Brasile del Nord-est, tra natura e città coloniali

Olinda, chiesa di Sao Francisco

Un retaggio di tre secoli di schiavitù, la presenza della cultura africana rende questa regione molto diversa dal resto del Brasile. Nel periodo della schiavitù, nel Brasile coloniale, gli incroci di razze non venivano stigmatizzati in modo particolare. Negli anni, padroni e schiavi, ex schiavi e i loro discendenti si integrarono in una nuova società brasiliana, creando un’interessante miscela di culture e linee di sangue con elementi portoghesi, olandesi, africani e indiani. Tutto ciò ha creato la cosiddetta cultura afrobrasiliana, visibile nelle persone, nel cibo, nella religione e nella musica del Nord-est.

Un esibizione di Capoeira a Salvador

Per quanto riguarda musica e le danze, gli africani portarono con sé la loro maestria alle percussioni e diedero vita alla capoeira, arte marziale ritmica, un tempo praticata solo dagli schiavi ed ex schiavi. Ha origine africana anche il candomblé, una fusione di cattolicesimo e credo africano scaturito dalla lotta tra l’imposizione al cristianesimo voluto dai portoghesi e il pantheon di divinità venerato dagli schiavi. Ogni Orixa, divinità africana, aveva personalità e poteri particolari associati a certi elementi naturali. Anche la cucina del Nord-est è ricca di retaggi africani come l’uso del latte di cocco e dell’olio rosso di dende, una palma importata in Brasile dagli schiavi africani.

Il mio viaggio nel Brasile del Nord-est non può che cominciare da Salvador, capitale dello stato di Bahia, fondata dai portoghesi nel 1549 sulle rive protette della Baia de Todos os Santos. Il centro coloniale, Pelourinho, che significa palo della fustigazione, è caratterizzato da strade acciottolate, case color pastello, palazzi restaurati del XVII e XVII secolo e da splendide chiese barocche, insomma un gioiello d’architettura coloniale e sito Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. In origine Pelourinho designava la piccola piazza triangolare nel cuore della città dove gli schiavi venivano fustigati in pubblico.

Una Bahiana nel Pelourinho a Salvador

Situato su un alto dirupo che domina la città sottostante, fu costruito dai portoghesi negli anni del boom tra il XVIII e il XIX secolo come centro residenziale e amministrativo. Tra i monumenti di maggior interesse la Cattedrale Basilica, costruita tra il 1657 ed il 1672, considerata uno degli esempi più ricchi di architettura barocca portoghese e la chiesa di Nossa Senhora do Rosario dos Pretos, centro delle tradizioni afrobrasiliane e la vicina Fondazione Casa dello scrittore Jeorge Amado, uno degli autori più famosi del Brasile.

Straordinaria poi la facciata riccamente scolpita in steatite della chiesa di Ordem Terceira de Sao Francisco, rimasta nascosta dietro strati di intonaco e riscoperta solo negli anni Trenta durante l’installazione di cavi elettrici. Ma il fiore all’occhiello del quartiere coloniale è sicuramente il complesso, chiesa e convento di Sao Francisco, uno dei monumenti barocchi più imponenti del Brasile. La chiesa, in particolare, spicca per l’interno ricco e opulento con pareti e soffitto ampiamente ricoperti di lamine d’oro. Tra i vai musei della zona, merita una visita approfondita quello Afro-Brasileiro, ospitato nell’edificio dell’ex Facoltà di Medicina. Vi sono raccolti manufatti e opere d’arte tutti legati alla diaspora africana in Brasile e una vasta collezione di fotografie. Il vanto del museo sono le 27 incisioni in legno a grandezza naturale degli Orixàs, le dività africane, realizzate dall’artista di Bahia Carybé (19911-1997).

Ma anche al di fuori del quartiere coloniale non mancano le attrattive come il famoso e frequentatissimo Mercado Modelo, costruito nel 1862, raggiungibile dal Pelourinho con l’Elevador Lacerda, quattro ascensori che coprono il tratto verticale di 72 metri in 30 secondi e dal quale nei giorni limpidi si gode una veduta della baia veramente spettacolare.

Salvador, chiesa di Nossa Senhora do Rosario dos Pretos

I due piani del Mercado ospitano oltre 260 bancarelle e tra i vari articoli vi sono dipinti naif del Pelourinho, berimbau, strumento a corda formato da un arco in legno con corda in metallo fissata a una zucca cava, tovaglie ricamate, amache, oggettistica in legno, spezie, dolci. Molto interessante anche la visita del Museo de Arte da Bahia che offre uno scorcio dello stile di vita opulento dell’élite coloniale di Salvador: argenteria, mobili, porcellane, dipinti, azulejos e cristalleria usate dalle famiglie locali che dominarono durante il XVIII, XIX e l’inizio del XX secolo. Nella parte bassa della città, denominata Barra, si erge il Forte de Santo Antonio, costruito nel 1535. L’edificio fu rinforzato agli inizi del XVI secolo, in risposta agli attacchi olandesi sulla costa e portato all’attuale forma a stella all’inizio del XVIII secolo. Un faro in cima al forte venne costruito in origine nel 1698, ed è ancora in funzione per le navi che entrano nella baia. Nel piazzale antistante stazionano moltissimi piccoli chioschi dove le bahianas, le donne in turbante e lunghi abiti bianchi, vendono i tradizionali bolinho de bacalhau, spuntino di origine portoghese fatto di patate schiacciate e baccalà a pezzettini, poi fritto in olio bollente e l’acarajè, uno dei cibi di strada più popolari del Brasile e che in origine veniva servito come offerta a Yansà, la dea delle tempeste. Si tratta di palle di fagioli schiacciati fritte nell’olio di dendé, poi tagliate a metà e servite con gamberi essiccati, vatapà (pasta di gamberi) e salsa piccante.

A 10 chilometri dal Pelourinho, in cima a una piccola collina sulla Bonfim Peninsula, una striscia di terra che si tuffa nella Baia de Todos os Santos, sorge la chiesa di Nosso Senhor do Bonfim, costruita tra il 1746 e il 1754 dal capitano Rodrigues de Faria per mantenere la promessa fatta durante una forte bufera nell’Atlantico.

Una delle incisioni in legno di Bahia Carybé

La chiesa è dedicata a Dio Padre ma onora anche Oxalà, la divinità suprema della religione candomblé. Il venerdì, i fedeli vestiti di bianco pregano Oxalà. La Sala dos Milagres (Camera dei Miracoli) raccoglie gli ex voto, oggetti fatti in cera, legno o addirittura oro che rappresentano un miracolo ricevuto, copie di cuori, fegati, seni, bambini, case e persino auto. All’esterno vengono dati, dietro offerta, i fitas, piccoli nastri colorati che portano fortuna. Il nastro deve essere legato attorno al polso con tre nodi esprimendo un desiderio per ciascuno di essi. Affinché si avverino bisogna portare il nastro fino a quando non si rompe. Prima di lasciare Bahia, meritano una sosta le numerose spiagge che da Porto da Barra arrivano fino a Praia de Itapuà, spiaggia famosa per le acque calme e le scogliere che formano piscine naturali con la bassa marea. La spiaggia per i brasiliani rappresenta un grande parco giochi, qui si socializza, si mangia, si beve, si gioca a calcio, a beach volley e footvolley, si passeggia, si ascolta e si fa musica e al calar della sera cominciano le feste che durano fino a tarda notte.

Il mio viaggio nel Brasile del Nord-est prosegue con un breve volo che mi porta a Recife e da qui, in circa mezzora di auto, raggiungo la splendida e tranquilla Olinda, fondata nel 1535 dai Portoghesi e ricostruita nel 1654, subito l’espulsione degli olandesi che l’avevano invasa. La cittadina conobbe un rapido sviluppo e divenne la capitale del ricco Stato di Pernambuco, cuore della coltivazione della canna da zucchero. Tra le meglio conservate del Brasile, è sede di uno dei Carnevali più famosi del Paese: una festa caratterizzata dalla sfilata di enormi bambole di cartapesta, sorrette con orgoglio dai partecipanti.

Una delle tante casette colorate di Olinda

Nel 1982 è stata dichiarata Patrimonio dell’umanità dell’Unesco per i suoi splendidi edifici in stile coloniale, le tortuose stradine lastricate, le casette colorate, i giardini, le chiese barocche e le tante piccole cappelle. La maggior parte di questa storica cittadina si sviluppa su una colina, facilmente raggiungibile a piedi, da cui si gode una splendida vista sull’oceano Atlantico, con i grattaceli di Recife in lontananza. L’Alto da Sé è uno dei punti più alti di Olinda e di sera la piazza pullula di gente che passeggia tra i mercatini gustando tapioca e piatti tipici a base di farina di manioca e bevendo latte di cocco direttamente dal frutto magistralmente tagliato dal venditore. Anche qui ad Olinda, come ovunque in Brasile, esistono gli economici ristoranti “a kilo”, cioè a peso. Da un ricco buffet si scelgono pietanze di tutti i tipi e le si dispongono su un piatto che poi viene fatto pesare: si paga in base a quanto pesa il piatto a prescindere dalla tipologia dei cibi.

Tra i monumenti e gli edifici da visitare spicca il complesso di Sao Bento (chiesa e monastero annesso) raso al suolo dagli olandesi e ricostruito alla fine del XVIII secolo. La chiesa custodisce un magnifico altare in oro. Altrettanto interessante il convento di Sao Francisco, primo convento francescano in Brasile: gioiello dell’edificio storico il bellissimo porticato che circonda il chiostro le cui pareti sono rivestite da pannelli di piastrelle portoghesi che illustrano la vita di San Francesco d’Assisi. La Piazza Do Carmo, la principale della cittadina, è dominata dalla splendida chiesa de Nossa Senhora do Carmo, situata su una piccola collina sovrastante, dietro la quale si apre l’azzurra immensità dell’oceano.

Un artigiano realizza le casette in sughero ad Olinda

Passaggiando tra le vie acciottolate di Olinda si incontra il Mercado Ribeira, in cui venivano un tempo venduti gli schiavi, l’edificio accoglie oggi un mercatino dell’artigianato. Tra gli oggetti più apprezzati le riproduzioni in sughero dipinto delle casette di Olinda, i dipinti naif su legno e le maschere di carnevale. Il vicino museo do Mamulengo espone una vasta collezione di bambole giganti provenienti dal tutto il Nord-est, utilizzate durante le sfilate del famoso Carnevale di Olinda. Per l’acquisto di un souvenir artigianale si può percorrere Rua do Amparo. Sono numerosi gli artisti che hanno infatti aperto il proprio atelier all’interno di uno degli edifici storici situati lungo questa coloratissima via, strada nota anche per gli ottimi ristoranti, bar e bed & breakfast.

Ancora un volo e raggiungo Sao Luìs capitale dello stato del Maranhao. Fondata nel 1612 dai francesi e poi conquistata dagli olandesi, la città passò sotto il dominio portoghese solo nel 1644 e in breve divenne il polo nevralgico delle esportazioni di cotone e zucchero. Il centro urbano si riempì di case costose ed eleganti edifici decorati dai vivaci azulejos, le piastrelle portoghesi. Nel 1997 la città, dopo l’avvio di una serie di progetti per la conservazione del centro storico, è stata dichiarata dall’Unesco Patrimonio mondiale dell’umanità.

Un coloratissimo negozio di artigianato a Sao Luìs

Il Beco Catarina Mina è un pittoresco vicolo del XVII secolo che collega le strade situate nella parte bassa del centro storico con l’Avenida Dom Pedro II. Il modo ideale per visitare il ricco centro storico di Sao Luìs è a piedi. Nella parte più antica si concentrano tutti i musei e i luoghi d’interesse storico della capitale. La cattedrale attuale, Matrix da Sé, conserva poco dell’originale struttura del 1699 e nel 1922 è stata sottoposta a massicci interventi di restauro con l’aggiunta di una facciata neoclassica che conferisce maestosità all’edificio. Il vicino Palazzo dos Leoes eretto nel 1766 nel punto in cui sorgeva l’originario Fort Saint Louis costruito dai francesi, è oggi sede del governo del Maranhao, alcune sale, splendidamente arredate con mobilia coloniale, sono visitabili accompagnati da una guida.

Non può mancare durante la visita della cittadina, una capatina al mercato Casa das Tulhas, un edificio allestito nel XIX secolo. Tra i suoi banchi si possono acquistare prodotti tipici come anacardi, gamberi essiccati, la tipica acqua ardente cachaca e, per chi ha voglia di provare l’ebrezza dell’insolito, un liquore artigianale la cui bottiglia consrva all’interno un grosso granchio intero ! Volendo poi fare una lunga passeggiata a piedi si può attraversare il ponte Josè Sarney che collega il centro storico alla parte moderna della città.

Una delle splendide spiagge di Sao Luìs

Sao Luìs è attorniata da splendide spiagge, tutte facilmente accessibili con i mezzi pubblici dal Terminal de Integracao, nel centro città.

Da Sao Luìs, in circa quattro ore di auto si raggiunge la Barreirinhas, principale porta d’entrata del parco nazionale dei Lecòis Maranhenses: 1555 kmq di spettacolari dune di sabbia bianca, continuamente rimodellate dall’azione dei forti venti costieri. Da maggio ad agosto, la pioggia si raccoglie tra le dune, creando lagune di acqua fresca e cristallina. In giugno, quando l’alta marea raggiunge la massima altezza, le dune appaiono come una distesa di “lenzuola” bianche, inframmezzate qua e là da nastri blu, turchesi e verdi. Le due pozze più famose e spettacolari sono la Lagoa Azul e la Lagoa Bonita ma nei mesi compresi tra novembre e febbraio, a causa della stagione secca, possono essere asciutte. A piedi i turisti hanno accesso solo a una piccola porzione del parco, quindi per poter ammirare al meglio le dune, in tutta la loro altezza e nelle loro mutevoli forme, vale la pena di prenotare un volo turistico da Sao Luìs: il panorama è magnifico. Chi invece preferisce visitare il parco via terra potrà prenotare un tour in jeep 4×4.

Pequenos Lecòis, la salita alla collina di Boi

L’inizio del viaggio è già di per sé un avventura: si attraversa infatti il fiume rio Preguicas (in lingua portoghese preguiça significa bradipo) con una chiatta sulla quale vengono imbarcate tutte le vetture per traghettarle da una sponda all’altra del fiume. La chiatta galleggiante viene spinta sino all’altra sponda del fiume da una più piccola barca a motore. Una volta sbarcati inizia il percorso sterrato in jeep lungo uno dei vari sentieri caratterizzati da sabbia e bassa vegetazione e si giunge quindi all’inizio delle dune. La prima laguna è situata proprio ai bordi del Parco ed è la laguna Esperanca, un ampio bacino che, anche durante la stagione secca, resta sempre pieno di d’acqua grigia azzurra balneabile. Un’altra gita piacevole, che permette di conoscere la zona da un diverso punto di vista, è quella che parte dal porticciolo di Barreirinhas a bordo di velocissimi motoscafi lancha voadeira. Si solcano le acque del fiume Rio Preguica, circondati da alte palme e da lussureggianti mangrovie, in direzione dell’oceano. La prima sosta è effettuata nella regione di Vassauras dove si possono visitare i Pequenos Lecòis e risalire le dune (la salita alla collina di Boi è facilitata dalla presenza di corde), oppure rinfrescarsi con un bel bagno nel fiume.

Tramonto sulle dune di Lecòis Maranhenses

La seconda sosta permette di visitare la piccola comunità dei pescatori di Mandacarù e, una volta giunti in cima al faro della marina militare, godere di una bellissima vista panoramica delle dune, del fiume Rio Preguica che sfocia nell’oceano e della foresta nativa. Ultima sosta quella nell’enorme spiaggia di Caburè una lingua di sabbia tra l’oceano e il fiume Rio Preguica. La spiaggia è bellissima: ampia, oceanica, deserta, totalmente selvaggia. Qui si può fare il bagno, affittare un quad, passeggiare sulla spiaggia per poi gustare un ottimo pranzo a base di gamberi freschi, pesce arrostito e tapioca in una delle baracche che si trovano fronte mare o fronte fiume. Si ritorna quindi a Barreirinhas, questa tranquilla cittadina di provincia tropicale, che negli ultimi quindici anni, cioè da quando il turismo a Lecois Maranhenses è notevolmente aumentato, ha cambiato parzialmente il suo aspetto, aprendo eleganti resort, trasformando alcune case in accoglienti pousadas ed edificando lungo il fiume, nella zona del porticciolo, numerosi ristoranti la cui architettura, essenzialmente in legno, non ha per fortuna intaccato lo spirito e l’atmosfera del luogo, preservandolo genuino e fuori dal tempo.

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Testi e foto Claudia Meschini