Valle della Loira, Bretagna e Normandia, la Francia in treno

Valle della Loira, Castello di Chambord

Silvia è seduta sul ciglio della strada, gli occhi coperti dagli occhiali scuri, la fronte appoggiata ad una mano stanca, accanto a lei c’è il trolley nero, mentre io, che le scatto questa foto, sono ai bordi della carreggiata dove, abbandonati a terra ci sono il mio trolley blu, la borsetta e la custodia dell’inseparabile macchina fotografica.

Chartres, Casa Picassiette

E’ la foto emblema del tribolato inizio del nostro viaggio nella Valle della Loira, in Bretagna e a Mont-Saint-Michel, gioiello della Normandia. Abbiamo appena l’asciato l’aeroporto di Parigi e ci stiamo dirigendo a piedi verso l’hotel Ibis che si trova a poca distanza (se percorsa in macchina). Nessun taxi ha voluto farci salire a bordo, la corsa è troppo breve ed economicamente poco vantaggiosa ed i “gentili” tassisti preferiscono dare la precedenza a clienti diretti alla ben più lontana Parigi. Stessa sorte ci tocca la mattina dopo quando ci salva il passaggio al volo offertoci da un magnanimo tassista, fortunatamente diretto all’aeroporto. E da Charles de Gaulle che infatti parte il treno diretto a Chartres, prima tappa del nostro viaggio. Raggiungiamo l’hotel e, ancor prima di salire in camera per lasciare le valigie e darci una rinfrescata, do uno sguardo al porta cartoline metallico posto accanto al bancone della reception e l’occhio mi cade su una costruzione davvero singolare. Casa Picassiette o la casa dai mille pezzi è un’opera insolita e naif, oggi eletta a monumento storico.

Chartres, la cattedrale

Ceramiche, frammenti di stoviglie e mosaici di vetro ne decorano le pareti interne ed esterne, i pavimenti, i soffitti e gli arredi, così come il giardino, la cappella e l’annessa tomba. Era il 1936 quando un francese di mezza età, Raymond Isidore, iniziò a coprire la sua casetta con mosaici multicolore, piccoli pezzetti di vetro e cocci che trovava per strada durante le sue passeggiate e ammucchiava poi in giardino. L’eccentrico mosaicista francese impiegò più di 25 anni per completare l’impressionante Maison Picassiette, continuando imperterrito nel suo meticoloso lavoro, nonostante gli sberleffi e le derisioni dei concittadini che consideravano il suo hobby eccentrico e privo di senso. Conservo ancora in camera, in una bella cornice di lacca rossa, una foto che mi ritrae seduta sulla sedia-trono del giardino di Casa Picassiette. Le pareti alle mie spalle ed il pavimento sono tappezzati da molteplici decorazioni a mosaico che ritraggono figure zoomorfe, fiori e disegni astratti partoriti dalla fervente fantasia di Isidore.

Dopo aver ammirato la cattedrale di Notre-Dame, famosa in tutto il mondo per le sue splendide vetrate duecentesche, lasciamo Chartres in treno per raggiungere Tours, città base per la visita dei principali Castelli della Loira. Per fortuna nella stanza del nostro hotel troviamo l’opuscolo di un tour operator che organizza gite in giornata a bordo di un pulmino.

Cattedrale di Chartres, una vetrata

Prenotiamo due diverse escursioni che fanno tappa ad alcuni tra i più rinomati castelli della zona. Non si tratta di visite guidate bensì solo di un servizio di trasporto tra un luogo e l’altro ed i tempi concessi ai turisti per visitare i singoli manieri rinascimentali sono davvero risicati. Non riuscendo a comunicare verbalmente con noi, l’autista ci indica sull’orologio il tempo che abbiamo a disposizione, intimandoci di essere puntali altrimenti il pulmino bianco sarebbe ripartito senza di noi a bordo. Nella nostra visita “mordi e fuggi” prediligiamo quindi gli esterni, i parchi, i giardini, il lussureggiante contesto in cui sono racchiusi i fiabeschi edifici. Commissionati ai più grandi architetti francesi e stranieri e ispirati a Rinascimento italiano, i Castelli della Loira erano usati dai sovrani non solo come dimore, ma anche per brevi soggiorni di piacere, in particolare per feste e partite di caccia. Alcuni di queste sontuose costruzioni sono ancora, almeno in parte, abitate dai discendenti delle antiche e nobili famiglie che li avevano fatti erigere, altri sono completamenti aperti alle visite del pubblico e trasformati in musei.

Castello di Azay Le Rideau

Nel villaggio di Azay Le Rideau visitiamo l’omonimo castello, “un diamante sfaccettato” come lo definì Balzac, un elegante edificio eretto su piloni in mezzo all’acqua e ornato da quattro torrette che si specchiano sulle acque del fiume Indre. Ancora più incantevole il Castello di Ussè che ancora oggi ospita gli appartamenti privati del Marchese di Blacas. Costruito al limitare dell’oscura e misteriosa foresta di Chinon, dominando con la sua alta figura bianca la valle dell’Indre, il castello di Ussè ispirò allo scrittore Charles Perrault il celebre racconto “La bella addormentata nel bosco”. Il primo signore conosciuto delle terre di Ussè fu nel 1004 un temibile vichingo, Gelduin I, che qui edifico luna fortezza in legno. Bisognerà aspettare l’Ottocento perché Ussè assuma le caratteristiche che gli conosciamo oggi, ossia un castello di diletto con terrazza e giardini alla francese disegnati da Le Notre, il celebre architetto dei giardini di Versailles.

Castello di Ussè

Terminato verso il 1536 il Castello di Villandry è uno degli ultimi grandi castelli costruiti lungo le sponde della Loira durante il Rinascimento. Per avere una visione panoramica d’insieme del Giardino Ornamentale, degli Orti Rinascimentali e del Giardino d’Acqua, io e Silvia saliamo fino al belvedere, una sorta di prolungamento dei saloni interni del castello. Villandry gode di un primato unico. Lo spagnolo Gioacchino Carvallo, che lo acquistò nel 1906, fu infatti il fondatore, nel 1924, dell’associazione “Dimora Storica” che raggruppa i proprietari di immobili storiche in Francia così come in Italia e altrove. Carvallo fu dunque un pioniere dell’apertura al pubblico di questo tipo di monumenti. Del rinascimentale castello di Chenonceau, edificato preservando il maschio di un pre esistente mulino fortificato, ammiriamo l’originale galleria a due piani che, sorretta da un ponte a cinque arcate, congiunge le due rive del fiume Cher.

Castello di Villandry

A Chambord, il più grande e fiabesco Castello della Loira, che sorge in un immenso parco recintato dove vivono cervi, cerbiatti e caprioli, catturano la nostra fantasia le decine di abbaini, camini, guglie, capitelli e torricelle, posti sui tetti in ardesia del maschio centrale e dei quattro torrioni cilindrici. Camini e abbaini caratterizzano anche le case a graticcio della città vecchia di Tours, pittoresche dimore che si affacciano intorno a place de Plumereau e nelle limitrofe viuzze.

Castello di Chenonceau

E proprio percorrendo una di queste stradine che giungiamo in Place Foire-le -Roi, dove al numero 41 si trova una casa a graticcio di legno con l’insegna “A la Pulcelle armée”: qui nel 1429 Giovanna d’Arco si fece fare la sua armatura. Visitata la gotica cattedrale intitolata a Saint Gatien ed il Palazzo Arcivescovile è già tempo di riprendere il treno per spostarci nella Bretagna nordoccidentale e raggiungere Dinan, incantevole cittadina ancora oggi circondata da bastioni fortificati medioevali rimasti pressoché intatti. Percorriamo le strette strade del centro storico, ripide e tortuose, lungo le quali si affacciano belle case a graticcio, in parte occupate da botteghe di artisti e artigiani; ci soffermiamo ad ammirare il panorama sul fiume Rance dal belvedere del jardin anglais situato dietro Saint-Sauveur, la basilica in stile gotico di Dinan.

Ma l’apice del gotico francese lo scopriamo solo a Mont-Saint-Michel, la “meraviglia dell’Occidente”, “pezzo forte” del nostro viaggio che, già galvanizzate, raggiungiamo in taxi da Pontorson, cittadina nel cuore della baia di Mont-Saint-Michel.

Le casette a graticcio di Tours

Percorrendo la strada che conduce a questo stupefacente isolotto roccioso di 78 metri d’altezza, chiediamo al tassista di fermarsi per scattarci una foto tra lanose pecore al pascolo. Sullo sfondo del paesaggio, in parte verde in parte grigio per la sabbia bagnata, si staglia la rocca, stupefacente sintesi dell’architettura medioevale, oggi meta turistica, un tempo di pellegrinaggio. Per godere appieno e con tranquillità della magica atmosfera di questo luogo mistico, unico al mondo, soggiorniamo in uno dei pochi hotel presenti sull’isolotto che, durante l’alta marea viene circondato dalle acque del mare anche se oggi una diga di quasi due chilometri lo collega stabilmente alla terraferma. Consacrata all’arcangelo Michele nel 708 a seguito di apparizioni miracolose, nel 966 Mont-Saint-Michel fu affidata dal duca di Normandia ai monaci benedettini che ne fecero uno dei primi luoghi di pellegrinaggio del mondo cristiano.

Il centro di Dinan

Ma questo isolotto roccioso fu anche una piazzaforte inespugnabile durante la Guerra dei Cento Anni combattuta contro gli inglesi e una prigione da cui era difficile evadere a causa delle sabbie mobili e dell’alta marea che, a partire dal primo pomeriggio, sale di un metro ogni quarto d’ora invadendo la baia per ben 17 chilometri.

Lasciati i bagagli in hotel ci lanciamo alla scoperta di questo gioiello dell’arte gotica. Percorriamo la Grand-Rue, in realtà una stradetta acciottolata, ammirando le antiche case del Quattrocento e del Cinquecento, alcune delle quali oggi trasformate in botteghe di souvenir. Sulla cima del monte si erge davanti a noi la cattedrale iniziata in stile romanico e completata in gotico fiammeggiante con i suoi innumerevoli edifici conventuali. Percorriamo il giro di ronda dei bastioni per ammirare la distesa di sabbia che muta colore sotto i raggi di un tramonto dorato reso ancor più suggestivo dai nuvoloni scuri che proiettano ombre sulla sottostante cappella di Saint Aubert e sulla baia.

Mont-Saint-Michel

Ed è proprio nella parte alta di Mont-Saint-Michel che nel 1365 il governatore di Pontorson, Bertrand du Guesclin, prima di partire per la Spagna alla guida delle “grandi compagnie” fece costruire per sua moglie un “castello”, la dimora Tiphaine. Pontorson non era infatti un luogo sicuro e Tiphaine aveva già precedentemente rischiato d’essere rapita dagli inglesi. Visitiamo l’abitazione signorile, ulteriormente abbellita nel XIV con vetrate e affreschi alle parerti. I discendenti di Du Guesclin, nei successivi restauri dell’antica proprietà, hanno saputo ricreare l’atmosfera del XIV secolo, grazie a diversi mobili e suppellettili accuratamente selezionati e ad alcuni “oggetti curiosi” tra cui un’autentica cintura di castità ed il ritratto del primo proprietario, Bertrand du Guesclin. Non si può lasciare Mont-Saint-Michel senza percorrerne il perimetro camminando sulla sabbia.

Mont-Saint-Michel, dimora Tiphaine

Per due volte, la sera dopo cena e la mattina successiva, mi inoltro nell’esplorazione della baia finendo impantanata fino alle caviglie nel fango che ripulisco divertita ad una fontanella.

Sabbia e maree ci aspettano anche a Saint-Malo, antica città corsare che diede i natali a Jacques Cartier, lo “scopritore del Canada”. In splendida posizione alla foce del fiume Rance, Saint-Malo mantiene intatto tutto il suo fascino di vecchio borgo marinaro pur essendo diventata, nel tempo, una cittadina ottimamente attrezzata per il turismo. Intatta la stupenda cinta muraria, così come gli antichi bastioni del cammino di ronda che percorriamo per ammirare dall’alto il panorama che si perde sui tetti d’ardesia del borgo e sulla baia. Sempre dall’alto fotografo Fort National, fortezza diroccata, scenograficamente posta su un isolotto a 300 metri dal centro storico, raggiungibile a piedi solo con la bassa marea.

Saint-Malo

Inoltrandoci nella zona del pittoresco raggiungiamo Saint-Servan, grosso sobborgo di Saint-Malo da cui parte la magnifica passeggiata panoramica lungo le Corniche d’Aleth che si snoda intorno al promontorio fino a Fort de la Cité e a Tour Solidor, svettante castelletto sul mare, un tempo adibito a prigione oggi museo dedicato alla navigazione intorno a Capo Horn, estrema punta dell’America Meridionale. La sera ci fermiamo a cena in uno dei tanti locali del porto finendo catapultate in un’allegra festa scozzese a base di balli, canti, fisarmoniche, fiumi di birra e soprattutto moules, ovvero le mitiche cozze bretoni che in quest’angolo di Francia sono preparate in vari modi, soprattutto à la créme, ovvero con burro (ogni presente nella cucina francese), prezzemolo, scalogno, vino bianco, un pizzico di pepe e un goccio di panna. Non possiamo lasciare l’affascinante Bretagna senza vedere, sia pur brevemente, il suggestivo litorale caratterizzato da frastagliate falesie a strapiombo sulle acque blu scuro dell’oceano.

Saint Malò, Tour Solidor

Siamo fuori stagione, a maggio, e quindi, nonostante i nostri ripetuti “pellegrinaggi” all’unico punto informazioni di Saint-Malo, riusciamo a trovare soltanto un bus che ci porta fino a Pointe du Grouin. Questo sperone roccioso, ultimo baluardo prima di entrare nella baia di Mont Saint-Michel, è un magnifico osservatorio, esposto ai venti. La vista ricompensa la breve passeggiata lungo sentieri infossati che, dipanandosi tra la bassa vegetazione punteggiata da fiorellini gialli, raggiungono, progressivamente, le rocce frastagliate e le scogliere battute dal vento. La giornata è limpida e soleggiata e, a 25 chilometri di distanza, distinguo l’inconfondibile profilo di Mont Saint-Michel.