Del mio viaggio in Costa Azzurra e Provenza conservo un romantico poster che raffigura l’abbazia cistercense di Sénanque, severo ed elegante edificio medievale in pietra grigia immerso in un campo fiorito di lavanda, un mare viola che si perde a vista d’occhio e sembra uscito direttamente da un quadro impressionista.
Osservando la piccola immagine incollata sulla porta della mia camera, mi sembra quasi di avvertire il ronzare delle api e delle cicale, il profumo intenso che si sprigiona dai campi, mentre il sole cocente illumina, con la sua luce brillante, quasi dura, l’austero edificio stagliato sul cielo azzurro. Nella realtà quando ho visitato l’abbazia, durante il mio viaggio in macchina on the road insieme alle mie amiche Patrizia e Fernanda e a suo marito Silvio, la lavanda non era ancora fiorita e le piantine verdi disegnavano lunghi rettilinei sul terreno scuro.
Fondata nel 1148 dai monaci di Mazan nell’Ardèche e situata nelle vicinanze di Gordes, l’abbazia di Sénanque è oggi sede di una comunità di monaci fedeli all’antica regola benedettina “ora et labora”. Alacremente, si occupano della produzione di miele e olio, della raccolta della lavanda e della manutenzione degli edifici dove, talora, vengono ospitati turisti in cerca di pace e armonia.
Il nostro viaggio in questo angolo di Francia inizia però da un luogo ben diverso, frenetico e mondano, il Principato di Monaco, il secondo stato più piccolo al mondo, ma, al contempo, uno dei più ricchi, grazie agli utili ricavati dal casinò, edificio progettato dall’architetto Charles Garnier, autore dell’Opéra di Parigi. Visitiamo velocemente Monaco, la parte antica del Principato, che si estende su un grande scoglio a picco sul mare ed il gaudente Monte Carlo, il nuovo quartiere edificato a fine Ottocento intorno al Casinò, per raggiungere poi la splendida Eze, una piccola perla medioevale arroccata in collina. Il borgo, pur essendo uno dei paesi più piccoli della Costa Azzurra, è così pittoresco che la sua atmosfera idilliaca, tipicamente mediterranea, ha saputo conquistare molte personalità tra cui Walt Disney che qui passava le sue vacanze. Dopo aver attraversato la doppia porta fortificata percorriamo le strette vie acciottolate. La dove un tempo si trovavano stalle e ovili oggi si affacciano case in pietra, studi di artisti, gallerie d’arte, ristoranti e negozi di souvenir.
Entriamo nella neoclassica chiesa di Nostra Signora dell’Assunzione edificata sopra un antico edificio religioso caduto in rovina. La leggenda narra che le pietre necessarie alla sua costruzione siano state portate a spalla dagli operai lungo i 400 metri che separano il paese dal mare. Nella parte più alta del borgo, accanto alle rovine del castello, da cui si gode una magnifica vista sul mare, visitiamo il giardino pensile, uno dei punti panoramici più belli della Costa Azzurra, un’oasi verde divisa in tre sezioni: il versante meridionale presenta cactus, agavi, aloe, specie di ambienti caldi e secchi, provenienti in particolare dall’Africa e dal Sud America, il versante settentrionale ospita piante mediterranee e subtropicali, come i mirti ed corbezzoli che crescono in atmosfere umide e ombrose. La terza sezione del Giardino Esotico è la più pittoresca, si tratta dello spazio Zen dove ci abbandoniamo ad un momento di relax sulle sdraio, cullati dal dolce rumore dell’acqua che scorre dalle fontane e dalle cascatelle.
Prima di lasciare Eze acquisto una romantica rondine in ceramica che oggi spicca il volo da una parete della mia cucina, sacchetti di lavanda profumata e di erbe aromatiche per insaporire la carne arrostita e persino un’ampia gonna provenzale in cotone stampato a fiori che, coraggiosamente, avrei in seguito indossato anche a Venezia.
Raggiungiamo quindi in auto l’elegante Nizza, cittadina già colonizzata da Greci, Liguri, Romani, contesa dal Regno di Sardegna e annessa in via definitiva alla Francia solo nel 1814. Passeggiamo lungo il porto, la Promenad e des Anglais, il cui nome rappresenta un omaggio agli inglesi che avevano fatto della località sulla Costa Azzurra il loro luogo preferito per una vacanza invernale. Risaliamo la parte più alta e antica della città in un intrecciarsi di vicoli, scale e case color ocra addossate le une alle altre, fermandoci infine a visitare un edificio rivelatosi per me come una vera e propria epifania. E’ stata infatti la visione della cattedrale ortodossa di San Nicola a spingermi, negli anni a seguire, ad organizzare tre diversi viaggi in Russia. Costruita sotto il patrocinio dell’ultimo zar Nicola II e di sua madre l’imperatrice vedova Maria Feodorovna, l’imponente cattedrale, sormontata da sei cupole a bulbo, nacque dall’esigenza di un luogo di culto e di preghiera per la folta comunità russa di religione ortodossa stabilitasi a Nizza dopo che la famiglia imperiale russa aveva cominciato a soggiornare regolarmente in Costa Azzurra, in particolare durante il glaciale inverno russo. Oggi la cattedrale ortodossa di Nizza è annoverata come la prima e più grande chiesa russa edificata al di fuori della Russia ed è nota anche per le oltre tremila icone conservate al suo interno.
Evitiamo le super turistiche Antibes e Cannes per inoltrarci nell’entroterra e visitare il Palazzo dei Papi di Avignone, residenza papale dal 1309 al 1377, epoca che Dante chiamò “Cattività avignonese” evidenziando le ingerenze della monarchia francese e la progressiva “francesizzazione” del papato. Mai prima di allora, infatti, i papi avevano soggiornato per un periodo così lungo fuori da Roma, anche se, per motivi di sicurezza, in altri momenti della storia il papato si era, temporaneamente, trasferito altrove.
Scatto varie foto all’imponente palazzo fortezza la cui struttura a prima vista appare quasi monolitica per poi alleggerirsi in archi e torricelle una volta entrati nei cortili interni. Iconica anche l’immagine del ponte medioevale di San Benedetto, appena fuori città, il cui nome dà il titolo alla canzone tradizionale per bambini “Sur le pont d’Avignon”. Delle ventidue arcate iniziali ne restano oggi solo quattro con due cappelle sovrapposte, un suggestivo troncone che diparte da Avignone e termina nel bel mezzo del fiume Rodano.
Acqua e ponti caratterizzano anche la successiva meta del nostro peregrinare in Provenza: Isle sur la Sorgue, la “Venezia del contado” celebrata anche dal Petrarca è un pittoresco borgo attraversato dalle cinque diramazioni della Sorgue che formano diversi canali punteggiati da antiche ruote idrauliche in legno ricoperte di muschio. Un tempo erano oltre 70 i piccoli mulini lungo canali e la loro presenza determinava l’economia medievale del paese.
Filande di seta, tintorie, cartiere e frantoi per cereali e olive caratterizzavano l’attività industriale della cittadina già in epoca preindustriale. Oggi Isle sur la Sorgue è un idillico villaggio ad economia rurale, meta di turismo internazionale con le sue terrazze in legno protese sull’acqua, i vicoli tortuosi, i balconi fioriti, i pescatori con le loro barche a fondo piatto, Nego-Chin, letteralmente “cane che affoga” che oggi, come un tempo catturano trote, anguille e gamberi con reti e tridenti (fichouire). Visitiamo la chiesa collegiata di Notre-Dame-des-Anges, il cui stile combina il gotico meridionale ed il barocco, la Torre d’Argento, emblema della città risalente al XII secolo, per poi perderci tra i banchetti del tradizionale mercato provenzale, dove casari, fornai e macellai, fruttivendoli, viticoltori, food truck, produttori di olio d’oliva, ma anche antiquari e venditori di souvenir di ogni tipo, offrono al visitatore un tuffo nelle tradizioni, nei sapori e nei profumi del territorio.
Ma il villaggio provenzale più scenografico e famoso è sicuramente Gordes, la cui silhouette arroccata su uno sperone di roccia immortalo in un paio di belle foto. Set di “Un’ottima annata” di Ridley Scott, frizzante commedia sentimentale con Rusell Crowe e Marion Cotillard, Gordes era stato in precedenza anche una delle location di “Un ussaro sul tetto”, pellicola diretta da Jean-Paul Rappeneau e interpretata da una giovane Juliette Binoche e da un bellissimo Olivier Martinez.
Un angolo di Provenza a cui non è rimasto indifferente lo stesso Ridley Scott che, dopo aver girato il film campione d’incassi, decise di acquistare una proprietà non lontano dal borgo di Bonnieux e dal famoso Château La Canorgue, il famoso vigneto, cornice di tutto il suo film.
Lasciamo anche Gordes e il suo castello cinquecentesco e, prima di raggiungere l’Abbazia cistercense di Sénanque, immortalata nel mio poster, meta finale del nostro viaggio, ci fermiamo ad ammirare il Village de Bories, le cui abitazioni in pietra dalla forma quasi conica sono molto simili ai trulli pugliesi e alle casitas spagnole. Prive di finestre, terminanti in alto a punta ed edificate senza l’utilizzo di malta, i bories vengono tuttora utilizzate come fienili e rimesse per gli attrezzi agricoli. Fino ad oggi non è stato però ancora chiarito il mistero per cui nei dintorni di questi villaggi non si siano trovati né luoghi di culto né cimiteri.
di Claudia Meschini