Alla scoperta dei mistici regni himalayani

Bhutan, Paro, il “Nido della Tigre”

Un tour meraviglioso che offre l’’opportunità unica di sperimentare i mistici regni himalayani del Nepal, del Bhutan e del Sikkim (regione che fa parte oggi dell’India), un spettacolare viaggio promosso e organizzato da un tour operator locale, Bhutan Travel Gate, uno dei migliori tour operator accreditati dal Department of Tourism, Royal Government of Bhutan.

Sikki, la capitale Gangtok

DETTAGLI DEL VIAGGIO (10 NOTTI, 11 GIORNI)

PRIMA TAPPA: SIKKIM

Primo stato indiano interamente bio, il Sikkim, nel Nord-est dell’India, al confine con Bhutan, Tibet e Nepal, offre vedute suggestive del monte più alto dell’India, il Kangchenjunga (8.586 m), nella catena montuosa dell’Himalaya. Il Sikkim è ricco anche di ghiacciai, pascoli di montagna e migliaia di specie di fiori selvatici. Ripidi sentieri conducono ai monasteri buddisti sulle alture; uno di questi è Pemayangtse, che risale ai primi del ‘700. Gangtok, la capitale è adagiata a circa 1600 metri. L’altitudine e la lontananza da vie di comunicazioni importanti l’hanno preservata dal destino di grande agglomerato urbano. Qui si visiterà il Namgyal Institute of Tibetology, costruito nel 1958, un centro di ricerca per il buddismo Mahayana e la cultura tibetana. Oltre ad essere un museo di manufatti tradizionali e antichi, si possono qui acquistare anche libri religiosi buddisti e altri oggetti di artigianato. Nelle vicinanze si trova un gompa per giovani lama.

Sikkim, Gangtok, Su-La-Khang o Cappella reale

Sempre a Gangtok si andrà alla scoperta del Tsuk-La-Khang o Cappella reale, principale luogo di culto e di riunione per i buddisti, al cui interno è conservato un vasto repertorio di reliquie. Rumtek, il più grande monastero del Sikkim, sorge a circa 20 chilometri da Gangtok in un contesto naturale molto rilassante che invita alla meditazione. Molto simile, architettonicamente, al quartier generale di Kagyu in Tibet, fu costruito sotto la direzione di Changchun Dorje durante la metà del 1700 e dopo un periodo di abbandono e degrado è tornato a splendere in tutta la sua bellezza. Altrettanto affascinante lo stupa Do Drul Chorten, caratterizzato da ben 108 “ruote della preghiera”, oggetto di culto tipicamente tibetano su cui è tradizionalmente impresso il mantra Om Mani Padme Hum in sanscrito. Secondo la tradizione del buddhismo Tibetano far girare le ruote ha più o meno lo stesso effetto meritorio di recitare una preghiera. Il monastero di Do Drul Chorten contiene diverse reliquie, un libro sacro e una statua di Guru Rimpoche, in sanscrito “Nato dal Loto”, il primo e più importante diffusore del Buddismo in Tibet, venerato anche in Nepal e Sikkim.

Sikkim, il monastero di Rumtek

Durante la permanenza nella capitale Gangtok si visiterà anche il Directorate of Handicraft & Handloom, Centro dell’Artigianato istituito nel 1957 con l’obiettivo di preservare e promuovere l’arte e l’artigianato della popolazione del Sikkim e di Gangtok, in particolare. Variegati gli splendidi manufatti da ammirare e acquistare: tavoli pieghevoli intagliati a mano (Choktse), tappeti caratterizzati da temi e disegni tradizionali, maschere dipinte a mano, scialli, bambole in legno e dipinti realizzati da artisti locali.

Il terzo giorno del tour prevede la partenza per le colline di Darjeeling dove, dopo una sosta al giardino del tè di Lopchu si visiteranno il monastero di Yiga Choling o di Ghoom, costruito dai lama Mogolian nell’anno 1850, il Parco zoologico di Padmaja Naidu e l’Istituto di alpinismo himalayano. Darjeeling popolarmente conosciuta come la “Regina delle colline”, è famosa anche per l’omonimo tè, il più pregiato dei tè neri. Qui fu costruita la Darjeeling Himalayan Railway (patrimonio Unesco), un collegamento ferroviario tra le colline di Darjeeling e le pianure, percorso dal Toy Train, minuscola locomotiva a vapore a quattro ruote del XIX secolo, tuttora in uso nella tappa Darjeeling – Ghoom, una leggenda vivente, capace di suscitare romantici echi di un’epoca passata.

Sikkim il Toy train della Darjeeling Himalayan Railway

SECONDA TAPPA: BHUTAN

Il tour Himalayano proseguirà quindi in Bhutan, la “Terra del drago tonante”, un Paese fuori dall’ordinario, dove la felicità degli abitanti è più importante del prodotto interno lordo. Un regno medievale Buddhista che inevitabilmente deve confrontarsi con i tempi moderni, ma che cerca strenuamente di mantenere la sua identità culturale. Il Paese si è aperto al turismo solo nel 1974, durante l’incoronazione del 4° re, Jigme Singye Wangchuck.

Thimphu, una bancherella del Craft Bazaar, foto di Claudia Meschini

Fu la prima occasione in cui un gran numero di visitatori, soprattutto indiani, entrò in Bhutan come invitati per le cerimonie. Wangchuck divenne poi noto a livello mondiale per aver introdotto nel Paese l’indicatore che calcola il benessere della popolazione, il FIL “felicità interna lorda”, che si basa su fattori come qualità dell’aria, salute dei cittadini, istruzione, ricchezza dei rapporti sociali.

A Thimphu, l’attuale capitale del Bhutan, adagiata lungo le rive del fiume Wang, in una bellissima vallata, si avrà modo di girare liberamente tra le 80 bancarelle del Craft Bazaar. I prodotti artistici in esposizione e in vendita coprono tutti gli aspetti delle arti e dei mestieri tradizionali del Paese. Sempre a Thimphu si visiterà il Trashi Chhoe Dzong, una fortezza edificata nel 1641 da Zhabdrung Ngawang Namgyel, ricostruita nella struttura attuale dal defunto re, sua maestà Jigme Dorji Wangchuck tra il 1962 e il 1969. Ospita il Segretariato, la sala del trono e l’ufficio del re, il Ministero degli Interni, quello delle finanze e, nel corpo centrale, vi risiedono alcuni monaci.

Una bimba Bhutanese, foto di Claudia Meschini

Lasciata Thimphu si raggiungerà Paro, dove, dopo aver ammirato la sottostante valle di Thimphu dalla collina su cui è edificata un’enorme statua del Buddha, si raggiungerà l’Istituto Zorig Chusum, comunemente noto come Arts & Crafts School o Painting School. L’Istituto offre ai propri studenti un corso di sei anni dedicato alle 13 arti e mestieri tradizionali del Bhutan. Durante la visita, si potranno osservare gli allievi impegnati ad apprendere le varie abilità insegnate nella celebre scuola. Altrettanto interessante la visita del mercato del fine settimana di Paro. Molti abitanti della valle si riuniscono sulle rive del fiume dove si tiene questo mercato, un luogo interessante da visitare che offre l’opportunità di socializzare con la popolazione locale.

Accentuano la bellezza naturale di Paro le eleganti case in stile tradizionale che punteggiano la valle e le colline circostanti che si potranno ammirare lasciando la città in direzione del famoso Ponte sospeso del monastero di Tamchog Lhakhang, sul fiume di Paro. Il Lhakhang e il ponte furono costruiti da un santo tibetano nel XIII secolo, Thangthong Gyalpo chen nella sua vita civile era anche un fabbro e un architetto. Dei numerosi ponti a catena in ferro costruiti in Bhutan ne sono rimasti solo pochi ancora utilizzati. Attraversare questo vecchio ponte può essere un’esperienza elettrizzante per i turisti. Alcune delle maglie originali della catena di ferro utilizzate per costruire il ponte si trovano in mostra nel Museo Nazionale di Paro.

Paro il Ponte sospeso, foto di Claudia Meschini

Durante la permanenza in città si avrà anche l’occasione di visitare il Museo Nazionale, ospitato nel Ta Dzong (torre di guardia), dove un’intrigante collezione di manufatti fornisce una meravigliosa introduzione alla ricca cultura e al patrimonio artistico del Regno. Il viaggio in Buthan giunge al culmine con l’escursione al Taktsang Ghoempa noto anche come “Nido della tigre”. La camminata fino al punto panoramico, da cui si potrà godere di una vista spettacolare del monastero aggrappato al lato della montagna, durerà circa un’ora, un’ora e mezza seconda della forma fisica di ciascun viaggiatore. Dopo una sosta refrigerante alla caffetteria View Point, si proseguirà il cammino per raggiungere il monastero (circa un’altra ora di percorso). La leggenda narra che nell’VIII secolo Guru Rinpoche volò sul dorso di una tigre dal Bhutan orientale fino a questo luogo e qui meditò in una grotta per tre mesi. Il principale Lhakhang (monastero) dell’attuale complesso monastico risale al 1692.

Il “Nido della tigre”, foto di Claudia Meschini

Il “Nido della tigre”, gravemente danneggiato da un incendio nel 1998 è stato oggi riportato completamente al suo antico splendore. La tappa successiva, dopo il pranzo in caffetteria, sarà Drukgyel Dzong (fortezza) che si trova sul crinale nell’alta valle di Paro, a 30 minuti di auto a nord dalla città. Drugyel Dzong, che significa “Fortezza dei Drukpa vittoriosi”, fu costruita nel 1649 da Zhabdrung Ngawang Namgyel. L’edificio era stato un’importante base per la difesa nella regione fino al 1951, quando fu distrutto da un incendio. Costruito esclusivamente a scopo difensivo contro le minacce esterne al confine, non ha mai svolto funzioni amministrative e religiose. Le rovine esistenti dello Dzong sono relativamente ben conservate e si possono quindi facilmente comprendere le caratteristiche del complesso. Sebbene la maggior parte dei componenti in legno dello Dzong, ovvero le capriate del tetto, i telai di porte e finestre, i pavimenti e i soffitti siano quasi totalmente assenti, la maggior parte delle strutture murarie in pietra e terra battuta sono ancora in piedi e offrono ai visitatori la conoscenza delle antiche pratiche difensive del Buthan. La ricostruzione della fortezza è iniziata nell’aprile 2016 per celebrare la nascita di Sua Altezza Reale il Gyalsey e commemorare, al contempo, l’anno di nascita (1616) di Guru Rinpoche. I lavori di restauro dovrebbero essere completati a breve.

TERZA TAPPA: NEPAL

Il viaggio a Kathmandu, capitale del Nepal, avrà inizio nella grande piazza centrale, Durbar Square, uno spazio pubblico storico, sito Unesco, situato nel cuore di Kathmandu.

Un monaco nella Durbar Square di Kathmandu, foto di Claudia Meschini

Durbar Square è circondata da numerosi templi e palazzi, la maggior parte dei quali furono costruiti tra il XII e il XVIII secolo. L’architettura degli edifici riflette lo stile Newari, caratterizzato da intricate sculture in legno e squisite lavorazioni in pietra e metallo.

Alcune delle principali attrazioni di Durbar Square includono il Tempio Taleju, il Kumari Ghar (Casa della dea vivente) e il Palazzo Hanuman Dhoka. Il Kumari Ghar è particolarmente famoso in quanto è la residenza della Kumari, una ragazza venerata come l’incarnazione vivente della dea indù Taleju. Oltre al suo significato storico e culturale, Durbar Square funge anche da popolare luogo di ritrovo per residenti e turisti. È un vivace centro di attività con venditori ambulanti, bancarelle di cibo e musicisti che creano un’atmosfera vivace. Purtroppo anche la piazza è stata danneggiata dal grave terremoto del 2015 ed è attualmente in fase di restauro.

Il viaggio alla scoperta di Kathmandu, proseguirà con la visita dello stupa di Swayambhunath, noto anche come Monkey Temple, uno dei templi buddisti più antichi e sacri del Nepal, patrimonio Unesco. Si ritiene che lo stupa sia stato costruito nel V secolo d.C. e abbia subito numerosi rifacimenti e aggiunte nel corso dei secoli. È situato su una collina nella valle di Kathmandu e offre viste panoramiche sulla zona circostante. Qui sorge anche un piccolo tempio dedicato ad Harati, la dea del vaiolo, adorata sia dagli indù che dai buddisti. Il sito ospita una grande popolazione di scimmie, che sono considerate sacre e costituiscono una parte importante dell’ecosistema del tempio.

Katmandu, lo stupa di Boudhanath

I visitatori possono risalire una lunga scalinata per raggiungere lo stupa ed esplorare l’area circostante che comprende una varietà di templi e santuari più piccoli. Per stupa si intende una struttura a forma di cupola adornata con bandiere della preghiera e caratterizzata da un paio di grandi occhi dipinti su ciascuno dei quattro lati, che si dice rappresentino gli occhi onniveggenti del Buddha.

Boudhanath, gli occhi onniveggenti del Buddha, foto di Claudia Meschini

Un altro stupa che si visiterà durante il viaggio a Kathmandu è Boudhanath, uno dei più grandi stupa (santuari buddisti) del mondo, importante luogo di pellegrinaggio per i buddisti. Boudhanath, patrimonio Unesco, fu costruito nel XIV secolo come tributo al Buddha, il quale si ritiene che abbia visitato il sito predicendo che lì sarebbe stato costruito un grande centro religioso. Lo stupa, circondato da una passerella circolare e da ruote della preghiera, è costruito su una piattaforma a tre livelli ed è sormontato da una grande cupola bianca che si dice rappresenti il mondo dei vivi. La cupola è coronata da una cuspide dorata che rappresenta l’illuminazione. Boudhanath è sia un luogo di pellegrinaggio per i buddisti di tutto il mondo che una popolare destinazione turistica. Lo stupa è circondato, infatti, da altri monasteri e negozi che vendono manufatti buddisti ed i visitatori potranno osservare monaci e monache impegnati in suggestivi riti e cerimonie religiose.

Boudhanath, pellegrini e turisti, foto di Claudia Meschini

La visita proseguirà a Pashupatinath, famoso tempio indù situato sulle rive del fiume Bagmati a Kathmandu, uno dei templi più importanti e sacri del Nepal, dedicato a Shiva, venerato dalla comunità indù come il Pashupati, il Signore di tutti gli animali. Il complesso religioso, patrimonio Unesco, si sviluppa su una vasta area, comprendente numerosi templi, ashram e altre strutture religiose. Il tempio principale, adornato con intricati intagli e decorazioni, è una struttura a pagoda con un tetto dorato. Si ritiene che Pashupatinath, destinazione popolare per i pellegrini indù provenienti da tutto il mondo, sia stato costruito nel V secolo e abbia subito numerosi restauri nel corso degli anni. Una delle caratteristiche più notevoli di Pashupatinath sono i ghat per la cremazione situati sulle rive del fiume Bagmati. Gli indù credono che la cremazione eseguita in questo sito sia una pratica sacra e di buon auspicio e molte famiglie portano qui i corpi dei loro cari per la cremazione. La ricca storia del tempio, la straordinaria architettura e la vibrante atmosfera religiosa lo rendono un’esperienza davvero unica e memorabile per chi è interessato alla cultura e alla spiritualità indù.

Bhaktapur, il Tempio Nyatapola, foto di Claudia Meschini

Il viaggio proseguirà a Patan, cittadina della Valle di Kathmandu per visitare la Durbar Square, patrimonio Unesco, la grande piazza che ospita numerosi antichi templi, palazzi, cortili e statue, ottimi esempi dell’architettura tradizionale Newari. Costruita nel XVI secolo durante il regno del re Siddhi Narsingh Malla, la Durbar Square di Patan include diverse attrazioni tra cui il Tempio di Krishna, considerato uno dei templi più importanti di Patan, il Tempio di Mahaboudha, realizzato interamente in mattoni di terracotta e decorato da centinaia di immagini di Buddha sulle pareti. La piazza ospita anche il Museo di Patan, situato all’interno del restaurato palazzo Keshav Narayan Chowk, che al suo interno conserva un’importante collezione di arte tradizionale Newari: statue in bronzo, sculture in legno e manufatti religiosi. Ultima tappa di questo spettacolare viaggio è Bhaktapur, altra cittadina della Valle di Kathmandu. La sua Durbar Square, sito Unesco, racchiude un complesso di templi, santuari e palazzi costruiti durante la dinastia Malla che governò il Nepal dal XII al XVIII secolo. La Durbar Square è nota per la sua squisita architettura, le intricate sculture in legno e le meravigliose sculture. Le strutture più importanti della piazza includono il Palazzo delle 55 finestre, una magnifica struttura costruita nel XV secolo, il Golden Gate, un ingresso decorato che conduce al Taleju, un tempio a tre piani dedicato alla dea indù Taleju e, infine, il Tempio Nyatapola, un edificio religioso a cinque piani dedicato alla dea Siddhi Laxmi. La Durbar Square è anche sede di numerosi festival ed eventi culturali durante tutto l’anno, tra cui il festival Bisket Jatra che si celebra ad aprile.

Questo viaggio ti ha incuriosito? Contatta Suraj Chhetri, titolare di https://bhutanbesttouragent.com: +975-02-341121 – bhutantravelgate@gmail.com

Nepal tra tradizione e modernità, foto di Claudia Meschini