Isera Mini EXPO: cibo e musica dal mondo

Musica e cibo dal mondo, tutto in una sola giornata di 13 ore no stop ! Domenica 18 dicembre, la vecchia scuola elementare di Isera, in Trentino, verrà allestita per ospitare l’evento denominato Mini EXPO. Riprendendo il concetto generale dell’Esposizione Universale che l’Italia ha ospitato nel 2015 a Milano, si vuole offrire la possibilità di assaggiare i piatti del mondo cucinati dai diretti interessati e di conoscere le tradizioni gastronomiche e culturali di alcuni Paesi. Mini EXPO non sarà soltanto cucina, artisti e gruppi musicali faranno da sfondo all’iniziativa proponendo le musiche tipiche dei Paesi ospitati; verranno inoltre allestiti spazi interni alla scuola dove espositori e associazioni prenderanno parte con i propri stand. Si parlerà di come il viaggio, in tutte le sue forme, ci faccia scoprire nuove realtà e di come ci avvicini a conoscere nuove culture e nuove persone, si parlerà di come il sapore del cibo ci avvicini a popolazioni diverse e di come la musica ci faccia muovere nel mondo!

Foto di Florio Badocchi

VIAGGIO AD ISERA

ll tranquillo borgo di Isera sorge sul territorio collinare che domina la città di Rovereto, sulla destra del fiume Adige, in Vallagarina. Isera e le sue otto frazioni: Cornalè, Marano, Reviano, Folaso, Casette, Bordala, Patone e Lenzima, sono ben esposte al sole e al riparo dai venti, zone ottime per la coltivazione del Marzemino, vitigno autoctono della Vallagarina, decantato anche da Mozart. Ogni anno “La vigna eccellente” premia il miglior vigneto di Marzemino e il produttore più attento alla sua cura.

Nel centro di Isera, caratterizzato da diversi edifici settecenteschi, è possibile visitare la Villa Romana, una villa urbano-rustica non distante dal tracciato lagarino della Via Claudia Augusta, scoperta poco dopo la Seconda guerra mondiale. La Villa Romana di Isera, i cui ruderi furono scoperti durante la costruzione della scuola d’infanzia d’Isera, è un unicum nel suo genere in tutto il Trentino Alto Adige per antichità dell’impianto, ricchezza e qualità della decorazione architettonica, abbondanza e varietà dei reperti. L’edificio è un grande complesso architettonico dipendente da una proprietà agricola, a testimonianza che fin dall’epoca augustea le popolazioni qui erano dedite all’agricoltura.

Isera

Si articola in due quartieri distinti e complementari: la pars urbana, dotata di sale di rappresentanza, ambienti di soggiorno e aree balneari decorate da affreschi e mosaici, e la pars rustica, composta dalle strutture e dai locali necessari al funzionamento produttivo della villa.

L’interesse per i resti dell’antico edificio, si deve all’iniziativa di Adriano Rigotti, noto studioso di antichità locali, che a seguito di un paziente lavoro di raccolta di testimonianze e informazioni, nel 1973 promosse e coordinò il primo scavo archeologico. Fu il preludio a una serie di campagne di scavo sostenute e finanziate dalla Fondazione Museo Civico di Rovereto in sinergia con il Centro studi lagarini e con l’Università di Trento. Gli scavi archeologici, condotti nell’area esterna e sotto i pavimenti della scuola materna, hanno consentito la messa in luce della parte settentrionale della struttura antica, che doveva svilupparsi anche verso sud al di sotto dell’attuale chiesa parrocchiale di Isera.

La villa, edificata in età augustea (fine I secolo a.C.- inizio I secolo d.C.) ed abbandonata fra la fine del I e l’inizio del II secolo d.C. a causa di un violentissimo incendio, s’impiantava su pendio attraverso un basamento artificiale in muratura (basis villae), articolandosi in terrazze affacciate sulla valle, oggi completamente scomparse. Gli ambienti scavati comprendono nella parte centro-sud una serie di vani rettangolari disposti a pettine interpretabili sia come sale di soggiorno che come ambienti di disbrigo o di attività servili, fra cui una cucina con focolare, mentre a nord un complesso di piccoli vani aperti su di un’area quadrangolare doveva costituire le terme private della villa, provviste di un sistema di riscaldamento ad hypocaustum; la facciata infine era movimentata da un ambiente absidato, probabilmente interpretabile come ninfeo.

Verso Isera

Da visitare ad Isera anche Palazzo Liechtenstein-Fedrigotti. Il palazzo, che rimase di proprietà dei nobili von Liechtenstein per oltre due secoli e mezzo per passare poi in mano alla famiglia Fedrigotti e, successivamente, al comune d’Isera, si eleva nella parte settentrionale di Isera, vicino alla strada che dalla piazza della chiesa procede verso la frazione di Reviano. Parte del fabbricato presenta una chiara impronta cinquecentesca, come la torretta centrale, parte del palazzo principale e della struttura settentrionale, mentre le restanti strutture sono databili verso la metà del 600. Oggi palazzo Liechtenstein-Fedrigotti è adibito a sede comunale e ufficio postale, mentre il cortile è utilizzato come spazio per manifestazioni e l’ampio giardino sottostante come parco comunale.

Nell’edificio sono presenti numerosi affreschi commissionati dai nobili proprietari durante le varie ristrutturazioni, in gran numero appartenenti a Giovanni di Dio Galvagni, pittore e poeta d’Isera (1763-1819). Egli affrescò tre stanze a piano terra: una a levante con quattro quadri grandi e due piccoli, senza cornice, rappresentanti scene campestri, dipinte con grazia e maestria. La stanza a settentrione è affrescata con figure di un colore cenerino; nel centro è raffigurata una donna con angeli e tre piccoli quadri raffiguranti tre stagioni (autunno, primavera, estate) con i prodotti caratteristici di ognuna, completano l’insieme.

Una delle cartoline del Museo “Salvatore Nuvoli”

Le pareti della terza stanza erano dipinte a colori variopinti con alberi immaginari e con una larga fascia di fiori e uccelli vaganti per il cielo. Mentre nelle prime due stanze tutto è rimasto inalterato nella terza ogni cosa è stato ricoperta da imbiancatura e calce.

Tra le cose da visitare ad Isera, terra del Marzemino, ricordiamo il Museo della cartolina “Salvatore Nuvoli” situato al piano terra di Palazzo Galvagni. La raccolta spazia dai rari esemplari dell’Ottocento fino alle immagini dei giorni nostri. I soggetti? La Prima guerra mondiale, l’Impero austroungarico, la satira politica, gli avvenimenti rinascimentali, l’insurrezione tirolese, le più note località turistiche del Trentino e dell’Alto Adige. Il Museo della Cartolina di Isera nasce alla fine degli anni Ottanta con la donazione delle collezioni di Carmelo Nuvoli al Comune di Isera. Una felice intuizione ha impedito la dispersione della vasta raccolta riunita nei decenni da Carmelo, che nel 1992 ha voluto dedicare il museo al padre Salvatore. Centro di documentazione della cartolina e della relativa cultura della immagine e della parola, il museo offre uno sguardo curioso ed inedito sul costume, gli stili di vita, le trasformazioni paesaggistiche, urbanistiche e culturali in Trentino Alto Adige, ma anche in Europa e nel mondo.

Castel Corno

Al nucleo base, costituito dalla collezione dello stesso Nuvoli, si sono successivamente aggiunte altre acquisizioni e donazioni, che portano la consistenza della dotazione del museo a oltre 35.000 cartoline di diverso genere, in particolare della zone di Rovereto, del Trentino-Alto Adige, a tema militare, pubblicitarie e disegnate da illustratori famosi; una biblioteca con circa 5.000 volumi, di cui 500 a carattere specialistico; una raccolta di erinnofili, piccoli francobolli utilizzati in passato per chiudere le lettere. Per motivi di spazio la collezione viene esposta a rotazione, con circa 1.000 esemplari esposti ed altri 1.500 circa visibili in cataloghi e raccoglitori.

Tra i pezzi più curiosi una cartolina francese del 1904: ha l’aspetto di un libro che, una volta aperto, “svela” una farfalla pronta a spiccare il volo. Arriva invece da Cuba una cartolina tra le più piccole al mondo (3 x 5,6 cm), mentre altri esemplari curiosi sono dotati di fori in cui infilare le dita, per simulare le gambe di una ballerina o il naso in un volto.

Castel Corno

Poco lontano da Isera sorge Castel Corno, a circa 850 metri d’altitudine. E’ stato edificato su uno sperone roccioso e prende nome proprio da questa particolare conformazione “a corno”. Raggiungerlo a piedi, è una piacevole conquista ! il castello regala, infatti, una vista unica, che spazia dal corso dell’Adige fino alle Piccole Dolomiti e costituisce inoltre uno dei più interessanti e suggestivi insediamenti fortificati della zona, soprattutto se si considera che esso rappresenta il risultato di un eccezionale adattamento da parte dell’uomo alla natura aspra del luogo.

Non si conoscono di preciso le primissime fasi riferibili al castello ma è probabile che questo complesso fortificato sia nato durante il fenomeno dell’ “incastellamento” che interessò tutta l’Italia Settentrionale.
Le prime notizie relative al castello risalgono alla seconda metà del XII secolo e secondo gli storici esso sarebbe nato come rifugio. Il castello è composto principalmente da due parti: il castello superiore, ossia il più antico e il castello inferiore, di più recente costruzione. Al centro di fatti d’armi e leggende, Castel Corno fu oggetto di contesa e conquista da parte di varie nobili dinastie e imprese militari fino all’inesorabile declino dopo l’occupazione napoleonica.

Il verde territorio d’Isera

Proprietà della famiglia dei Castelcorno, passò prima ai Castelbarco nel XIII secolo e in seguito ai Liechtenstein nel 1500. Durante la prima guerra mondiale divenne una postazione d’artiglieria austriaca, infine nel 1928 fu acquisito dal Comune di Isera.

L’insieme architettonico di Castel Corno, così come si presenta oggi ai nostri occhi, rappresenta l’esito di un susseguirsi di azioni edilizie che si sono variamente sovrapposte e integrate nel corso dei secoli. Il percorso all’interno del castello, che inizia oltrepassando la prima porta, oggi contraddistinta dalla presenza di un cancello di ferro, si configura come un viaggio a ritroso nel tempo, essendo la parte bassa del complesso architettonico più recente rispetto alla porzione superiore. Si pensa infatti che la prima sia stata realizzata per fungere da supporto logistico alla parte alta del castello, alla quale è possibile che si accedesse originariamente attraverso una scala a pioli in legno, la quale poteva eventualmente essere ritratta in caso di pericolo. Il complesso, durante la sua storia plurisecolare, fu usato soprattutto come appostamento difensivo di un capitano e di piccole guarnigioni.

Vigne da cui si ricava il Marzemino

Gli ambienti a funzione residenziale erano infatti ridotti al minimo a favore di strutture di uso militare. La natura isolata del luogo, gli spazi interni piuttosto limitati e le notizie che ci provengono da alcuni documenti e dagli inventari (che parlano di qualche panca, di una tavola e poco altro) inducono a pensare che in origine e per molto tempo gli abitanti del castello abbiano condotto una vita semplice e priva di sfarzi. Castel Corno divenne infatti una residenza nobiliare di un certo pregio solo durante il “periodo Liechtenstein” e cioè nel XVI secolo. Fra il 1987 e il 2003 sono stati condotti sui ruderi di Castel Corno, importati lavori di studio, coordinati dal Museo Civico di Rovereto, e di restauro, condotti dall’architetto Giuseppe Gorfer su incarico della Provincia autonoma di Trento. Alla fine delle operazioni si è potuto leggere l’esatto andamento planimetrico del castello con l’individuazione funzionale dei locali rinvenuti.

Il castello con le sue storie di banditi e di omicidi, di ratti ed assedi, ha sempre pesato come un incubo sulle genti dei villaggi vicini che sostengono che i ruderi sono abitati dagli spiriti. Una leggenda fortemente romantica narra la vicenda di Corrado e Berta. Sembra, infatti, che il cavaliere Corrado di Seiano ricevette ospitalità fra i muri di questo castello, incontrando, così, la bellissima castellana Berta.

La Casa del Vino ad Isera

I due, innamoratosi, decisero di sposarsi ma, durante la celebrazione del matrimonio, per magia, Berta si trasformò in una statua di pietra mentre una voce gridava: “Questo castello sarà maledetto per sempre”.

VIAGGIO GASTRONOMICO

Palazzo De Probizer, decorato con affreschi mitologici settecenteschi, ospita mostre d’arte, concerti ed incontri culturali ed è sede della Cooperativa Casa del Vino la quale ha avuto l’intuizione di dare in gestione parte dei locali per lasciare spazio ad un’offerta gastronomica che accompagnasse amabilmente i pregiati vini trentini prodotti dagli associati. Oggi il ristorante si presenta ai clienti attraverso un forte legame col territorio della Vallagarina, portando in tavola ogni giorno la tradizione culinaria trentina. Durante l’anno il ristorante conta ormai 30.000 presenze, attirate da un menù che varia ogni giorno, merito anche della qualità e ricerca dei prodotti locali e di un contatto sempre più diretto con i produttori. Da due anni il sabato e la domenica pomeriggio viene offerta la possibilità di degustare i vini venduti presso la Casa del Vino, accompagnati da assaggi di formaggi e salumi tipici trentini.

Locanda delle Tre Chiavi

Settimanalmente sono organizzate serate dedicate ai vini trentini dei produttori associati, abbinati a piatti cucinati con raffinatezza e singolarità, ospitando anche Chef provenienti da altre realtà e tradizioni culinarie. Disponibile anche un servizio di ospitalità con pernottamento e prima colazione.

La Locanda delle Tre Chiavi, con enoteca e giardino, propone ottime ricette trentine a km. Caratteristica della locanda è la calda atmosfera data dalla struttura originale dei locali, con soffitti in pietra o legno, dalle luci studiate per diffondere luce come se fossero candele, dalle bottiglie in esposizione che danno l’idea del buon vino accostato al buon cibo.

La Vineria De Tarczal si trova in un’antica casa rurale del ‘700. La famiglia che la gestisce vinifica da anni e con metodi tradizionali. La produzione perciò è limitata ma di grande qualità. All’interno dell’Azienda vinicola si trova una trattoria tipica trentina che offre prelibate specialità della Regione accompagnate dai vini prodotti dalla famiglia De Tarczal. L’ambiente interno è rustico e molto confortevole ed il menù varia a seconda della stagione.

La Vineria De Tarczal