Attraverso le valli dell’Himalaya e del Karakorum, tra maestosi paesaggi e monasteri.
Amritsar si raggiunge con sei ore di viaggio da Nuova Delhi attraverso le verdi pianure dell’India occidentale. Suggestivi i paesaggi di campi coltivati, risaie e piccoli villaggi e le stazioni dove il treno viene preso d’assalto da colorati venditori di ogni genere di mercanzia. Arriviamo quindi nella capitale del Punjab e patria dell’etnia Sikh dove si visita il Tempio d’Oro di Amritsar il più importante luogo sacro per i Sikh di tutto il mondo, dove viene custodito il Guru Granth Sahib, il libro sacro; il libro viene esposto al mattino all’alba e vegliato per tutto il giorno da sacerdoti Sikh al ritmo di musiche, canti e inni in un ambiente di grande suggestione e religiosità.
Al pomeriggio raggiungiamo la frontiera con il Pakistan dove si assiste alla coloratissima e scenografica cerimonia del cambio della guardia. Dopo cena seconda visita al Tempio d’Oro per vedere una la cerimonia della chiusura del “libro sacro” che viene effettuata tutte le sere.
AMRITSAR – SRINAGAR
Con un volo raggiungiamo Srinagar, dove ci sistemiamo a bordo delle suggestive House Boat (case galleggianti) sul lago Dal, un luogo veramente d’incanto. Situata a 1.750 metri sul livello del mare e circondata da montagne e boschi, Srinagar è la città più importante del Kashmir indiano. E’ abitata da musulmani (la stessa popolazione che vive nell’adiacente Kashmir pakistano) e questa situazione ha creato per molti anni forti tensioni politiche che sono sfociate in vere e proprie battaglie militari. Da poco è stato raggiunto un accordo e la situazione si è normalizzata anche se sulle strade si trovano numerosi posti di controllo militare.
Il giorno successivo lo dedichiamo alla visita della città di Srinagar con le sue numerose moschee, i templi Hindu e Sikh che dimostrano la coesistenza di molte religioni, gli splendidi giardini Moghul e non ci facciamo mancare anche una bella camminata sulla collina di Shankracharya per visitare il tempio di Shiva e per ammirare il magnifico panorama della valle e del lago. Ritorniamo quindi alla house-boat dove si potranno contrattare simpatici oggetti di artigianato venduti dai commercianti che si affollano con le loro colorate barche. Interessante il mercato galleggiante che si svolge presto al mattino lungo le rive del lago, dove si concentrano innumerevoli imbarcazioni cariche di ortaggi, frutta e fiori, un bellissimo luogo caratterizzato da un’atmosfera di pace e tranquillità tra distese di fiori di loto e gigli d’acqua.
SRINAGAR – KARGIL
Partiamo al mattino con le vetture lungo una spettacolare strada che si inerpica attraverso le montagne; mano a mano che si sale di quota i boschi si diradano sempre di più per arrivare ad un ambiente di deserto di alta quota. Si supera il passo di Zojila-la (a 3.550 metri) per arriviare nello sperduto villaggio di Kargil situato sulle sponde dell’Indo.
Si prosegue sempre attraverso aspre e brulle montagne color ocra seguendo una pista intagliata sui fianchi di enormi montagne. Sul fondo delle valli appaiono, come per incanto, piccole vallate verdissime e minuscoli villaggi di contadini. Si superano i passi di Namika-La (3.900 metri) e poi di Fatu-La (4.100 metri). Si raggiunge il monastero di Lamayuru, la città dei guru, situato a 3.900 metri, uno dei più antichi del Ladakh e ricco di testimonianze religiose uniche. Arrivati poi a Ulay Tokpo ci sistemiamo in uno dei suggestivi campi tendati fissi, non lontano dall’Indo tra frutteti di albicocche e circondato da montagne di oltre 5.000 metri. I campi tendati in questa regione sono allestiti per la stagione estiva. Sono costituiti da grandi tende con due letti forniti di lenzuola, cuscini e coperte. I bagni sono in comune, dotati di acqua fredda e in alcuni casi anche calda. Una tenda (o una costruzione) ristorante con tavoli e sedie per la cena e la prima colazione.
ULAY TOKPO – LEH
Oggi visitiamo il monastero di Rizong che sorge arroccato sulla montagna. Attraversando poi l’Indo a pochi chilometri da Ulay Tokpo arriviamo al monastero-fortezza di Alchi: questo monastero, edificato a partire dall’XI° secolo, custodisce i tesori artistici più importanti della cultura buddhista in Ladakh: affreschi murali e sculture lignee antiche di grande valore. Si entra nell’ampia valle di Leh, caratterizzata da ambienti dolci e bucolici così differenti dagli aspri e violenti paesaggi dei giorni precedenti.
Non lontano dalla città si visitano i monasteri di Phyang e Spituk. A 44 chilomnetri da Leh sorge uno dei monasteri più importanti del Ladakh, Hemis, famoso per il suo festival che si svolge a luglio durante il quale i monaci in costumi tradizionali e con musiche sacre e danze rituali cham, rievocano il successo del buddhismo sulla religione preesistente. Visitiamo poi il monastero di Tiksey, uno dei più grandi e affascinanti del Paese localizzato in una scenografica posizione su di una collina. Rientrando a Leh visitiamo il palazzo estivo del re del Ladakh, che custodisce la più grande statua di Buddha Majtreja di tutto il Paese alta ben 15 metri e da cui si gode di una superba veduta sulla vallata. Lasciamo la ridente valle di Leh in direzione del passo Khardung-La che offre, dall’alto dei suoi 5.603 metri, panorami mozzafiato sulle maestose cime della catena del Karakorum che arrivano fino a 7.200 metri.
Questa è considerata la strada carrozzabile più alta del mondo. Si discende quindi nella Valle di Nubra, dove un tempo transitava l’importante via carovaniera che collegava l’Asia Centrale e il Tibet all’India. Non è raro infatti incontrare qui cammelli bactriani.
VALLE DI NUMBRA
Visitiamo Dishket, il monastero più antico e più grande della valle e la località di Hundar circondata dalle dune di sabbia del deserto d’alta quota sulle quali svettano ghiacciai a oltre 6000 metri. Risalendo la Valle di Nubra, chiusa agli stranieri fino a pochi anni fa dato che era contesa dalla Cina, arriviamo a Panamik, caratteristico villaggio himalayano e facciamo una passeggiata per raggiungere l’isolato monastero di Insa, da cui si gode di una splendida vista su tutta la Valle di Nubra, dalle dune alle alte vette circostanti (la camminata è un po’ impegnativa, circa 2-3 ore tra andata e ritorno e con un’ora di salita, ma la fatica è ampiamente ricompensata). Chi non se la sente, può visitare un piccolo lago che occupa una conca delimitata da pareti strapiombanti in un paesaggio molto scenografico. Tornati a Leh ci dedichiamo allo shopping, la città è infatti ricca di caratteristici bazar dove si trovano interessanti oggetti di artigianato.
Il giorno successivo partiamo verso sud-est per Chumathang, lungo il fiume Indo. Si transita da un remoto villaggio chiamato Puga, al bivio per Tso Kar e, superato un facile ma altissimo valico si arriva al laghetto Tso Kyagar, una perla di bellezza, da dove si continua per il lago turchese di Tso Moriri, “lago delle montagne” attraversato dal confine con la Cina. Fino a pochi anni fa la regione era chiusa agli stranieri data la disputa di confine con la Cina.

Una panoramica di Leh
E’ uno dei più alti laghi del mondo (4.500 m di altitudine per una superficie di 120 kmq, lungo 28 chilometri e largo fino a 8) e fa parte di un ecosistema protetto molto sensibile dato che nella sua area vivono alcune specie di uccelli rari (gru dal collo nero, anatra moretta, svasso collo nero) e una fauna varia (la capra tibetana, la gazzella tibetana, la volpe rossa, asini selvatici di Kiang, una specie rara di marmotta himalayana, ecc.). Il paesaggio è spettacolare con acque cristalline circondate da montagne di oltre 6.500 metri, ricoperte di ghiacciai. Sulla sua sponda occidentale il piccolo Monastero di Korzok, vecchio di oltre 350 anni, nei pressi del minuscolo villaggio omonimo. E’ l’unico insediamento umano permanente dato che la regione è frequentata, per i pochi mesi all’anno in cui è accessibile, solo dai pastori nomadi Khampa, di origine tibetana, che migrano attraverso le vallate himalayane in cerca di pascoli per le loro mandrie di yak e capre pashmina. Ripartiamo in direzione di Leh lungo un percorso che attraversa la zona più bella del Rupsu, regno dei nomadi Khampa; si ripassa per Puga e da lì risalendo un’altra valle dove si trovano anche fonti di acqua sulfurea, si supera un alto passo che si apre sul bacino di Tso Kar (4.485 metri). Con un po’ di fortuna si possono avvistare dei kyang, i cavalli selvaggi del Tibet, marmotte e aquile.
Tso Kar significa “lago bianco” per via dei residui minerali e i depositi di sale che lo circondano e ne fanno risaltare le sfumature blu e turchesi. Qui i nomadi Khampa per secoli hanno estratto il sale usato come merce di scambio in Ladakh. Nei pressi del lago si trovano alcune casupole, rifugio invernale dei nomadi. Si prosegue verso ovest fino alla strada che giunge da Manali. Si valica il passo del Tanglang (5.328 metri) e si raggiunge la valle dell’Indo proseguendo fino a Leh. Non resta poi che assaporare il volo che ci riporta a Delhi, un volo che, tempo permettendo, consente splendide vedute della catena himalayana. Uno spettacolo !