Sconfinando tra le Ande attraverso montagne, quebradas colorate, salares, vulcani e gayser.
Salta è una bella cittadina chiamata “Salta, la bella” situata a 1200 metri di altitudine sul versante orientale delle Ande, nel Nord Ovest dell’Argentina, regione ricca di storia, colori e folklore e caratteristica architettura coloniale. Interessantissima la visita al Museo Maam, dove si possono ammirare i corpi perfettamente conservati dal gelo e dall’aria secca di tre bambini Inca, ritrovati nel 1999 da un equipe del National Geographic sulla vetta a 6.790 metri del vulcano Llullaillaco. I bambini di Llullaillaco furono sicuramente offerti in sacrificio alle divinità Inca con un sorprendente corredo di più di 100 oggetti: piccole statue d’oro e d’argento, tessuti, spondylus (conchiglie spinose considerate sacre nel periodo precolombiano), etc..
La straordinaria scoperta ha permesso di avere molte più informazioni e certezze sui rituali della civiltà Inca e sulla sua influenza nella regione del Nord Argentino.
SALTA – TILCARA PURMAMARCA
Si parte verso Nord attraversando alcuni tipici pueblos, Volcan, Tumbaya, Maymar per entrare nella Quebrada de Humahuaca lungo la strada che costituiva l’antico “Camino Real” degli Inca, via di comunicazione tra Buenos Aires e Lima. La vegetazione è qui differente e diventa subtropicale in alta quota. La strada inizia a salire fino a raggiungere i 2.500 metri di altezza. Si prosegue lungo questa quebrada (una valle molto stretta) per ammirare dei paesaggi veramente spettacolari di montagne colorate dichiarate dall’Unesco Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Le montagne e le valli circostanti si riempiono gradualmente dei grandi cactus cardones. Continuando a salire lungo la quebrada si può ammirare la Paleta del Pintor altra formazione che ci meraviglia per le fantastiche colorazioni. Arriviamo quindi a Tilcara dove, sulla cima di una collina che domina la valle, si trovano i resti di una antica roccaforte degli indios Omahacas dell’epoca precoloniale. Si raggiunge poi Purmamarca un pueblo disteso alle falde del Cerro dei Sette Colori.
PURMAMARCA – HUMAHUACA – IRUYA
Continuando a salire lungo la quebrada si attraversa la linea del Tropico del Capricorno dove è stato costruito un monumento; poi ci attende il nostro primo passo andino. Visitiamo quindi le chiese di adobe (il tipico impasto di argilla e paglia dei pueblos andini) e una piccola selva di cardones, dove si può ammirare il cactus più grande della quebrada, da sempre venerato dalle comunità locali. Giungiamo al pueblo di Humahuaca caratterizzato da viuzze di sassi e case di mattoni crudi, una torre dell’orologio con la statua del santo patrono che a mezzodì esce e benedire gli astanti e la seicentesca chiesa de la Candelaria. Siamo a 3.000 metri d’altezza. Poi imboccata una pista sterrata ci dirigiamo verso la Valle nascosta di Iruya. Superiamo i 4.000 metri al Passo dell’Abra del Condor. Il paesaggio cambia improvvisamente e ci accoglie una valle circondata da montagne di velluto e una ripida discesa ci accompagna sino al pueblo di Iruya e alla sua tipica chiesetta.
IRUYA – CASABINDO – SALINAS GRANDE – SUSQUES
Partiamo per il pueblo di Casabindo dove il 15 di Agosto si celebra la festa patronale della Vergine dell’Assunzione. Dalla prima mattina il villaggio si popola di indios dei villaggi limitrofi per assistere alla processione e alla “toreada la vincha”, una corrida incruenta a cui tutti possono partecipare. Continuiamo il nostro viaggio tra le Ande. Ecco apparire il bianco specchio di Salinas Grandes, una distesa di sale bianco piatto a 3.700 metri, racchiuso da vulcani e montagne di granito che si tinge di ogni colore al tramonto creando effetti veramente spettacolari.
Con le vetture si raggiunge il centro di questo deserto di sale circondati da un paesaggio surreale e si possono ammirare le vasche di acqua blu da cui si raccoglie il prezioso minerale. Ancora 50 chilometri d’asfalto lungo la strada che conduce verso il Cile e raggiungiamo l’antica capitale della puna, Susques dove si trova la più antica chiesa del nord e forse dell’attuale Argentina, costruita nel 1598.
SUSQUES – PASSP DE JAMA – SAN PEDRO DE ATACAMA
Partiamo per il primo spettacolare attraversamento dalla Cordigliera andina tramite il passo di Jama a circa 4.800 metri per discendere sul versante cileno. Si attraversa la puna, l’altopiano andino, con i suoi spazi che sembrano infiniti, i vulcani e una zona di rocce monolitiche di ignimbrite di fronte a una laguna dalle acque quasi nere. Proseguendo in un ambiente desertico per arrivare a San Pedro de Atacama, piccolo paesino che sino alla fine de degli anni ‘90 non aveva corrente elettrica e che oggi, pur mantenendo l’antico fascino, si è sviluppato turisticamente (con alcuni tra i più lussuosi hotel del sudamerica) rispettando, però, l’impatto ambientale. Dinanzi a noi, la figura maestosa del vulcano Licancabur, il vero re di questa parte delle Ande.
Al mattino presto ci accingiamo a raggiungere i Geyser del Tatio, un ambiente dalla bellezza surreale a 4.300 metri di altitudine: geyser, fumarole e piscine naturali di acqua calda bordate da residui salini colorati. E’ proprio il mattino presto, verso le 7, il momento migliore per osservare, nell’azzurra limpidezza dell’altopiano, i fenomeni dovuti all’intensa attività vulcanica sotterranea, prima che i venti mattutini disperdano il vapore delle fumarole. Sulla strada del ritorno è possibile visitare con un piccola camminata la zona di Machuca e la sua verde valle ricca di animali e uccelli andini tra cui fenicotteri, le folaghe giganti, i patos andini, e i suris (una specie di piccolo struzzo).
Imperdibile poi la visita alla Valle della Luna, dove gli agenti atmosferici hanno modellato il territorio in forme policrome e bizzarre e dove al tramonto, nella magia delle sue luci sul deserto di Atacama, ci diveryiamo a scalare un’immensa duna di sabbia color grigio cenere.
MINIERA CHUQUICAMATA – ANTOFAGASTA
Si lascia San Pedro e attraversando il deserto di Atacama, ci si dirige verso la costa. Oggi sarà la volta della miniera di Chuquicamata, la più grande miniera di rame a cielo aperto del mondo. La miniera di proprietà della Conelco, è così produttiva da apportare quasi il 25% del Pil del Cile. Nella visita oltre agli aspetti storici, architettonici e produttivi, si possono ammirare il buco principale scavato durante quasi 130 anni di lavorazione: 4.700 metri di lunghezza , 900 m di larghezza e quasi un chilometro di profondità. Si raggiunge quindi la Carretera Panamericana e la costa… immaginate dopo giorni di deserto e montagne, avremo di fronte a noi il tratto più vasto al mondo di mare, oltre 18.000 chilometri per arrivare alla costa dell’Indonesia… Giungiamo quindi a Antofagasta, principale porto per l’esportazione e le importazioni di merci sudamericane in Cina e Giappone e viceversa. Città ricca di storia mineraria (porto boliviano passato al Cile dopo la Guerra del Pacifico poco più di un secolo fa) e con un centro storico interessante.
Proseguiamo lungo la Panamericana, l’incredibile sistema di strade lungo circa 25.000 chilometri che si sviluppa lungo la costa pacifica del continente americano dall’Alaska fino al Cile; mancano solo 87 chilometri tra Panama e Colombia in una zona di selva tropicale montana chiamata Sierra del Darien. Continuando entriamo nella Riserva Nazionale di Poposo famosa per la sua vegetazione endemica. Non lontano si trova l’osservatorio Astronomico Cerro Patanal, il più grande e il più avanzato del mondo. Questa località è stato scelta per le sue 365 notti senza nubi all’anno e l’assenza di umidità, caratteristiche che rendono questo luogo il miglior sito al mondo per l’osservazione astronomica. Il viaggio continua sino alla deviazione per Taltal, piccola città portuale contornata da belle spiagge bianche (ma non dimenticate che a causa della corrente di Von Humboldt le acque cilene sono tra le più fredde del pianeta!).
CHANARAL – PARCO NAZIONALE PAN DE AZUCAR
Dedichiamo la giornata alla visita del Parco Nazionale Pan de Azucar, un area di quasi 45 mila ettari che racchiude il più bel paesaggio di questa parte della costa sudamericana, con vegetazione tipica che si è adattata perfettamente alla quasi assenza di precipitazioni (il fenomeno della Camanchaca, nubi costiere che non rilasciano quasi mai pioggia). La costa del Pacifico è frequentata da leoni marini, pinguini di Humboldt, otarie marine e la parte del deserto costiero da guanaco, volpi grigie e patagoniche. Il Parco presenta spettacolari vendute sul vasto paesaggio costiero.
Ci aspetta poi una giornata lunga, ma epica, che prevede il secondo attraversamento della catena andina.
Si lascia la costa dell’Oceano Pacifico e ci si inoltra tra le montagne in strette valli per raggiungere il posto di frontiera cileno e, dopo aver effettuato le formalità, si costeggia Salar de Maricunga da cui si ha una vista spettacolare sulla Cordillera Claudio Gay. Poi la Pampa de Piedra Pomes, con i resti di antiche eruzioni vulcaniche.Arriviamo allo specchio d’acqua della Laguna Verde, dove i più temerari potranno bagnarsi nelle basiche piscine di acque termali della Laguna. Qui si fermano alcuni giorni gli alpinisti che tentano di scalare l’Ojo del Salado che con i suoi 6.908 metri è il vulcano più alto al mondo. Ed eccoci al mitico Passo di San Francisco, sfiorando i 5.000 metri, siamo circondati dalle vette più alte delle Ande, i vulcani più alti al mondo: Ojos del Saldo, Incahuasi, Tres Cruces, tutti tra i 6.800 e i 6.900 metri. Siamo sul tetto del Sud America.
Sbrigate le formalità della dogana argentina, in un paesaggio duro ed affascinante al tempo stesso con un cielo cobalto sopra la testa, una bella strada asfaltata discende verso la valle desertica di Fiambalà, base della tappa più sahariana delle ultime 3 Parigi-Dakar, dove ci aspetta una notte di relax e bagni nelle Terme di Fiambalà in una piccola valle incastonata tra cactus e sabbia.
FIAMBALA’ – ROVINE DI SHINKAL – QUILMES
Oltre alle valli semidesertiche circondate da montagne di 5.000 metri che caratterizzano il paesaggio, qui si può visitare due delle più belle rovine archeologiche dell’Argentina, per prime le rovine di Shinkal di origine Inca, visto che questo era un punto nevralgico lungo uno dei principali cammini incaici, che scendevano da Cuzco sino all’altezza dell’attuale Mendoza alla ricerca, in particolare, di metalli preziosi. Le rovine, purtroppo in uno stato di quasi abbandono, sono un esempio della capacità e della forza organizzativa degli Inca. Poi il pueblo di Quilmes, costruito attorno e sulle falde di una montagna che fu l’ultimo villaggio di un’agguerrita tribù locale ad arrendersi agli spagnoli nel 1665, dopo una drammatica resistenza.
Si prosegue lungo la Ruta 40, una delle strade più famose al mondo, con i suoi 5.000 chilometri di lunghezza, che collega il confine Argentino-Boliviano con la Terra del Fuoco. Entrati nella Provincia di Salta raggiungiamo i verdi vigneti di Cafayate terra di vino e folklore.
CAFAYATE – QUEBRADA DE LAS CONCHAS – QUEBRADA DE LAS FLECHAS – MOLINOS – PARCO NAZIONALE DE LOS CARDONES – CUESTA DEL OBISPO
Dedichiamo questa giornata all’esplorazione di due meraviglie naturali di questa regione. Si entra nel canyon della Quebrada de las Conchas, un vero e proprio canyon di oltre 50 chilometri, ritagliato dall’erosione delle acque, in una zona ricchissima di giacimenti rocciosi di argilla, ferro, calce e ceneri. Giacimenti sedimentari rossi risalenti in certi casi a 450 milioni di anni fa riportati alla luce dalla spinta tettonica che ha prodotto la catena Andina ed erosi dagli agenti atmosferici in forme spettacolari: una vera meraviglia geologica. Ritornati verso Cafayate inizieremo il nostro viaggio verso Nord, sempre lungo la Ruta 40, che in questa zona attraversa uno dei suoi paesaggi più spettacolari.
Si percorre la Quebrada de las Flechas, con altri scenografici passaggi tra rocce rosse, canyon e montagne. Poi l’oasi di Angastaco e il piccolo pueblo coloniale di Molinos, fino ad arrivare alla Casa de Campo di Las Paya, immersa nella vegetazione e nella storia di un antico possedimento coloniale a pochi chilometri da Cachi.
Ultima giornata di viaggio nella regione del Nord-Ovest dell’Argentina e ultime emozioni del viaggio. Si passa per Seclantas e il camino de los artesano dove possiamo ammirare famiglie locali tessere con telai a mano. Poi si attraversa il Parco Nazionale de Los Cardones, i grandi cactus che caratterizzano le pendici delle Ande e successivamente un ultimo piccolo ma bel deserto: Los Colorados. Raggiunto un passo a 3.600 m si inizia la discesa lungo la Cuesta del Obispo, con viste su tutta la valle circondata da montagne vellutate e torrioni di arenaria rossi. Purtroppo ora è tempo di tornare a casa, passando nuovamente per Salta. Alla prossima !
foto di Claudia Meschini e Gianmarco Maggiolini