Irene Grandi in Burkina Faso

Irene Grandi racconta un altro modo di viaggiare.

Le rockstar, testimonial più accreditati per passione e impegno, sono da sempre tra i principali promotori di progetti di solidarietà e impegno civile. Protagonista, nonché madrina, della V edizione di “Nature”, la fiera del naturale e del benessere di Venezia, è stata la cantante toscana Irene Grandi che ha portato il pubblico della manifestazione alla scoperta di un Paese economicamente povero, ma ricchissimo di tradizioni, arte e cultura: il Burkina Faso.

Irene Grandi e Gianni Gobbato, presidente di VeneziaFiere

Irene Grandi e Alberto Cuomo alla fiera “Nature”

La sua esperienza in Africa si è concretizzata nel gennaio del 2007 grazie all’adesione ad un viaggio promosso da Unicoop per sostenere, attraverso l’iniziativa “Il cuore si scioglie”, l’adozione a distanza. Per Irene, che da 10 anni ha adottato a distanza una bambina del Burkina Faso, questo viaggio si è rivelato particolarmente intenso ed emozionante sia da un punto di vista umano che professionale ed artistico: “un’esperienza unica – spiega la cantante – che mi ha permesso di stringere collaborazioni con musicisti africani e di venire in contatto con interessanti realtà artistiche locali; tra queste, il Centro Culturale Desirè Somè, dove l’associazione Djambe di Venezia e la cooperativa Sinibà di Bobo Dioulasso organizzano ogni anno nel periodo natalizio viaggi di formazione artistica e artigianale, occasioni uniche per viaggiare in terra africana fuori da luoghi comuni e lontano dai percorsi turistici tradizionali, a diretto contatto con gli artisti e le famiglie locali”.

Come si è svolto il viaggio in Burkina Faso ?

Irene Grandi durante una delle sue visita nelle strutture in Burkina Faso

“Abbiamo visitato varie strutture tra cui un albergo, un complesso destinato alla formazione di operatori turistici e agronomi ed una pizzeria-spaghetteria, realizzate da Unicoop e dal Movimento Shalom. Si tratta di strutture ora autonomamente gestite dalla popolazione locale e quindi simbolo di un modo diverso di sostenere l’Africa e il Burkina Faso, una cooperazione fuori dagli schemi, non assistenzialista, ma capace di creare posti di lavoro”.

Che viaggiatrice sei ?

“Sono una viaggiatrice accanita e di viaggi ne ho fatti davvero tanti; non amo quelli organizzati e stanziali, i classici “pacchetti vacanza”, tanto per capirci. Non fanno per me le vacanze relax, quando viaggio devo far fatica, devo spostarmi, conoscere cose e persone, insomma entrare veramente in contatto con il luogo che visito, con quello che offre culturalmente, paesaggisticamente e umanamente. Un esperienza che consiglio a chi cerca un altro turismo e non si accontenta della vacanza-riposo”.

Un luogo che ti affascina in particolare ?

Amo molto l’Africa, anzi in un’altra vita forse ero africana, è un posto dove tutto è possibile, anche cose che da noi sono impensabili come il tassista che si ferma a comprarti l’accendino quando tu gliene chiedi uno in prestito, un Paese dove la gente è istintivamente calorosa, allegra, non stressata e condizionata dal tempo. In Africa, anzi, l’orologio è un optional, le cose si organizzano all’ultimo momento, anzi spesso non si organizzano affatto e nascono come per incanto, basta che ci siano le persone a volerlo, un po’ come è successo con il mio concerto, nato un po’ per caso e trasformatosi in un evento rimasto nel mio cuore e nel cuore degli artisti che vi hanno partecipato e di chi vi ha assistito.

Raccontaci di questo concerto africano…

“Si è svolto nella grande arena del “Jardin de la Musique” nella capitale del Burkina Faso, Ouagadougou. Sette gruppi spalla africani hanno preceduto la mia esibizione con Alif Naaba, un cantante e compositore particolarmente noto che contamina i ritmi tradizionali africani con una musica ricca di slancio internazionale. Il nostro è stato un incontro professionalmente molto interessante che ha coniugato la melodicità italiana alla ritmica africana. Per l’occasione io ho cantato nella lingua morè un brano di Alif Naaba dal titolo “Africa”, mentre Alif ha interpretato in italiano la mia canzone “Lasciala andare”, un’esperienza unica, una “fusione di culture” molto apprezzata dagli stessi artisti africani che non hanno tante occasioni di uscire dal loro Paese e quindi di collaborare con un artista non africano. Del concerto e del mio viaggio in Africa ho anche tanti ricordi tangibili, tra questi la sciarpa scambiata con una cantante africana, la collana in osso ricevuta in dono da Alif quando un anno fa è venuto in Italia, e soprattutto il Dvd “Burkina Faso andata e ritorno” che racconta la mia esperienza ed i progetti di sostegno e cooperazione in atto in questo Paese.

Cosa rappresenta la musica in Africa ?

La musica fa parte della vita, anzi è uno dei mezzi migliori per diffondere la cultura, tramandare e far conoscere storie e leggende, visto che la tradizione orale, quindi la parola e il canto, sono molto più usati e diffusi della scrittura. La musica in Africa è imprescindibile dalla danza, dal movimento, dal contatto con la terra e anche io, istintivamente, durante la mia esibizione mi sono tolta le scarpe ed ho cantato e ballato libera e a piedi nudi.

Musicalmente ti ha “contaminato” la ritmicità africana ?

E’ probabile che nel mio prossimo disco ci sia un po’ di Africa, anzi  vorrei proporre a dei musicisti locali alcune mie canzoni nuove in modo che possano arrangiarle. Ne verrebbe fuori un altro grande concerto e, perché no, un disco diverso e sicuramente interessante per me e per chi mi ascolta”.

di Claudia Meschini

foto Alberto Cuomo

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