Carnevale: a Canale D’Agordo si festeggia la Zinghenésta

Domenica 19 febbraio, nel weekend clou del Carnevale, a Canale D’Agordo, in provincia di Belluno, si festeggia la Zinghenésta, ovvero la ragazza più bella del paese, eletta annualmente regina della festa. Zinghenésta è l’ unico personaggio femminile protagonista principale (o maschera guida) di tutti i carnevali bellunesi e italiani.

La Zinghenésta danza con i Matiéi

Il carnevale tradizionale di Forno Canale (così era chiamato il paese fino al 1964) è menzionato già a fine ‘800 da Eduardo Casal (Studi Bellunesi, 1896) e da Edoardo Luciani nel suo “A tordio par Canal“ ed stata ripreso e riproposto negli ultimi anni, grazie al Comitato Organizzatore, diventando una delle più belle Mascherate dell’Agordino,

La Zinghenésta, protagonista principale dell’intera manifestazione è vestita riccamente: alla cintura le pendono fazzoletti (regalo degli ammiratori), ciondoli e nastri; la vita è chiusa con da un corsetto bianco, sul quale s’incrociano due strisce di stoffa finemente ricamata. Indossa una gonna pieghettata da festa, ai piedi calza gli scarpét e alle caviglie piccole sonagliere, mentre in mano porta un mazzo di fiori ed in testa il “Cappello dei Coscritti” (giovani che nell’anno appena iniziato compiranno 20 anni) abbellito da fiori di carta colorata fatti a mano. L’apice della festa è rappresentato dal ballo della Zinghenésta con i suoi corteggiatori e ad altre figure tipiche dei Carnevali del Bellunesi, come i Lachè e i Matiéi, evento che si svolge in piazza Papa Luciani. Le maschere guida come la Zinghenésta ricalcano il significato propiziatorio di abbondanza e fertilità e devono pertanto dare l’idea di autorità, potenza e bellezza. Sono caratterizzate da elementi ricorrenti: abbigliamento prezioso, alto copricapo, presenza di un bastone/scettro di comando, perfezione nelle forme e nelle vesti, nastri, fiori e colori sgargianti, continuo movimento in corsa o ballo, suono gradevole dato da bronzine o campanelli, oro e oggetti preziosi.

I balli in piazza durante la Zinghenésta

Queste figure solitamente non parlano ma si esprimono attraverso atteggiamenti e gesti. Proprio per questo, oltre che dalla musica, sono accompagnati dal Lachè che ha la funzione di aiutante e di tramite con il pubblico. Le maschere-guida di solito restano isolate durante la sfilata e ballano tra di loro, ma in alcuni momenti, come nelle soste in qualche piazza, possono concedere un ballo agli astanti.

Immagini del corteo della Zinghenésta

Affianca la Zinghenésta il Matèl, la maschera più tradizionale, le cui caratteristiche si possono ritrovare anche negli altri Carnevali delle Dolomiti. Indossa un cappello conico di circa 60 cm, ricoperto di tessuto e adornato di nastri colorati e fazzoletti frangiati. Il viso, incorniciato da un fazzoletto, quando non è coperto da un volto ligneo “da bello” è dipinto di bianco. Porta una lunga camicia bianca lasciata fuori dai pantaloni con dei nastri variopinti cuciti attorno al collo e una cintura anch’essa adornata di nastri e fazzoletti. Indossa un paio di pantaloni alla zuava coperti da due garmài e due lunghi calzettoni di diverso colore: rosso a destra e blu a sinistra. Completano la figura delle sonagliere e un lungo bastone fornito di nastri, fazzoletti e campanelli. I vari Matiéi accompagnano la Zinghenésta, saltando, danzando e facendo risuonare i campanelli in continuazione. Il Lachè è del tutto simile al Matèl, ma porta un cappello più basso. Le maschere sociali che seguono le maschere guida sono personaggi caratterizzati dall’uso di maschere di legno, che per nessun motivo dovevano essere tolte.

La Zinghenésta, maschere sociali

E’ il gruppo più numeroso ed è composto da personaggi che rappresentano l’esagerazione dell’umanità e della quotidianità locale. Al suo interno troviamo una varietà enorme di maschere dalle sembianze esagerate e grottesche che hanno lo scopo di compiere il vero senso del carnevale, ossia trarre in inganno il mondo esterno. Questo scopo viene raggiunto solamente quando i partecipanti non vengono riconosciuti, azzerando il proprio status sociale e dimostrando la potenzialità di rinnovamento, di cambiamento. Le maschere sociali sono composte quasi sempre da due gruppi di personaggi: i “Belli” vestiti elegantemente, con abiti da festa e volti lignei armoniosi e i “Brutti” vestiti in modo logoro, con abiti consunti e volti lignei deformi. Alcune tra le maschere sociali sono dette maschere “garanti del corteo”, che hanno cioè il compito di mantenere lo spazio vitale e una distanza tra le maschere guida e il pubblico presente, comportandosi anche in modo irriverente e ritualmente aggressivo, colpendo gli astanti con ramazze o sporcandoli con fuliggine, un comportamento che assume anche un significato magico e propiziatorio.

Lavorazione delle maschere in legno

Le maschere appartenenti a questo gruppo sono pagliacci, diavoli, spazzacamini e altre figure simili.

IL PROGRAMMA IN PILLOLE

Alle 8.15, partenza da Falcade della carovana carnevalesca in direzione di Caviola per raggiungere Canale d’Agordo. Dalle 09.30 alle 17.30, “Arte in Piazza Papa Luciani” a Canale d’Agordo. Rassegna di scultura con alcuni artisti del Consorzio Mascherai Alpini”. Alle 12, arrivo in Piazza Tancon alla storica Casa delle Regole di Canale D’Agordo per scoprire ed accogliere la Zinghenésta di quest’anno. Alle 15 la Zinghenésta ed il suo seguito sfilano da Piazza di Tancon, seguendo il tragitto “par strada Vecia, par strada Nova” per poi tornare in piazza Papa Luciani (arrivo previsto alle 15.15). Seguono musica e presentazione dei personaggi con le maschere del Carnevale di Canale D’Agordo. Alle 16 è in programma “La Maschera più bella”, concorso a premi aperto a tutte le maschere. Alle 16.30, processo al Carnevale e poco dopo il verdetto finale. Alle 18.30, conclusione della musica ma la festa continua fin che si ha voglia.

VIAGGIO A CANALE D’AGORDO

Canale d’Agordo, (Canal in ladino), caratteristico paese di montagna delle Dolomiti Patrimonio Naturale dell’Umanità Unesco, ha dato i natali ad Albino Luciani, papa per soli 33 giorni nel 1978 con il nome di Giovanni Paolo I. Annoverato tra i borghi più caratteristici e suggestivi del Bellunese, si colloca nella Valle del Bios, in una bella posizione raccolta e circondata da cime come le Pale di San Martino, il gruppo del Focobon e le Cime d’Auta, mentre poco più in là si possono scorgere il Pelmo e il Civetta.

Canale D’Agordo

Il paese si trova a quota 976 metri s.l.m e comprende anche le frazioni alte di Garés, Carfòn, Fregona e Fedèr.

Un tempo centro economico per l’intera Valle del Biois, grazie all’attività estrattiva delle miniere di Gares, alle pendici del Sass Negher e dei suoi forni fusori operativi fino al 1748, Canale D’Agordo era denominato Forno di Canale in riferimento alla presenza in loco di fucine distrutte in gran parte dall’alluvione del 1757. Con i metalli estratti, venivano forgiate spade di buona qualità, inviate poi alla Serenissima di Venezia.

La cittadina, leggermente discosta dalla strada principale che risale la Val Biois, si raccoglie attorno alla piazza Papa Giovanni Paolo I su cui si affaccia la bella chiesa arcipretale dedicata a San Giovanni Battista. Si presume che un edificio sacro fosse presente in questo luogo già dal 1300, ma la struttura attuale, su disegno ottocentesco dell’architetto feltrino Giuseppe Segusini, è il risultato di numerosi rifacimenti, ampliamenti e restauri.

Canale D’Agordo, la pieve dedicata a San Giovanni Battista

Al suo interno il tabernacolo di Andrea Brustolon del 1696, l’organo di Gaetano Callido del 1801, i bassorilievi di Amedeo da Pos e l’altare ligneo di Dante Moro del 1979. Tutto attorno, strette viuzze punteggiate dai caratteristici edifici dei fienili, i tabià in dialetto locale, offrono scorci sui monti circostanti. A breve distanza dalla chiesa arcipretale (100 metri da Piazza Papa Luciani), si trova la piazzetta di Tancon, oggetto di una recente opera di recupero, con la bella Casa delle Regole, un edificio del 1640 esternamente affrescato ed anticamente adibito a fulcro della vita amministrativa del paese. Era la sede della prima forma di governo democratico di queste valli, le Regole appunto, consigli composti dai capi famiglia che si occupavano della gestione dei beni collettivi. Di fianco alla Casa delle Regole si trova il Giardino della Memoria, un percorso monumentale opera di Giovanni Fontanive che onora i Caduti e Dispersi della Campagna di Russia 1941-43.

Una particolarità di Canale d’Agordo è sicuramente la grande abbondanza di fonti d’acqua potabile, testimoniata dalla massiccia presenza di fontane nelle vie del paese (Canale è anche definito “Il paese delle cento fontane). Come in altre località della Valle del Biois anche diverse facciate delle case di Canale D’Agordo sono dipinte con pitture murali ispirate alla storia ed alla cultura delle Dolomiti. Oltre alle pitture murali di Giuliano De Rocco, sulle facciate di alcuni vecchi rustici si intravedono ancora, anche se sbiadite dal tempo e danneggiate dall’incuria dell’uomo, vecchie pitture di arte popolare a sfondo religioso, alcune risalenti alla seconda metà del 1600, altre eseguite nel secolo successivo.

Canale D’Agordo, la Casa delle Regole

La loro funzione era di proteggere le case dalle sciagure o rappresentavano ex voto per grazia ricevuta.

A Canale d’Agordo venne fondata nel 1872 la prima Latteria Cooperativa d’Italia con l’intento di sollevare le misere condizioni di vita della popolazione locale grazie alla solidarietà e alla cooperazione. Fautore dell’iniziativa fu l’allora arciprete don Antonio Della Lucia, nativo di Frassenè Agordino. Lo storico edificio, acquisito dal Comune, sarà a breve ristrutturato grazie a fondi ministeriali e ospiterà nella parte superiore un allestimento in omaggio a don Antonio Della Lucia e al suo determinante contributo non solo per la latteria, ma per l’intera storia di questa zona. La parte sottostate dello stabile rimarrà dedicata alla produzione di latte e merce di latteria, insieme alla vendita dei vari prodotti. La Latteria museo di Feder, frazione di Canale d’Agordo, è un’altra vecchia latteria aperta a fine ‘800 e chiusa nel 1973. Oggi è un piccolo museo nel quale si trova l’attrezzatura che veniva utilizzata per la lavorazione del formaggio, del burro e della ricotta. Sempre a Canale D’Agordo, grazie all’avvocato Giovanni Battista Zannini, nacque durante il periodo asburgico, una delle prime birrerie d’Italia, rimasta attiva fino al 1930. Meta ogni anno di migliaia di pellegrini in visita ai luoghi natali del “Papa del sorriso”, il paese dolomitico ospita il Museo Albino Luciani, inaugurato il 26 agosto 2016 e la casa natale del Papa, situata in Via XX Agosto, aperta al pubblico a partire dal 2 agosto 2019.

Papa Giovanni Paolo I, Albino Luciani

Nel 2008, a 30 anni dall’elezione di Papa Giovanni Paolo I è stata inaugurata la Via Crucis di Papa Luciani per onorare le origini del Pontefice. Opera fortemente voluta dall’allora Arciprete di Canale d’Agordo Don Sirio Da Corte e dal sindaco Rinaldo De Rocco, per ricordare la figura di Albino nei luoghi della sua Infanzia, il percorso parte dalla Piazza centrale di Canale d’Agordo e prosegue in mezzo al bosco per due chilometri lungo la “Cavallera”, antica strada di collegamento con la frazione di Caviola (Falcade) in un ambiente suggestivo e raccolto. Lo scultore Franco Murer, figlio del più noto Augusto, ha realizzato 15 Formelle in Bronzo (40 x50 cm) che adornano altrettanti massi di Dolomia Bianca, presi dalla Cava di S. Tomaso Agordino: notevole il contrasto cromatico tra i due diversi materiali. Canale D’Agordo offre la possibilità di molteplici passeggiate sia in fondovalle che in quota, queste ultime più impegnative.

Via Crusic di Canale D’Agordo, una delle formelle di Franco Murer

Raggiungibile dal centro del paese, la Valle di Garés merita una menzione particolare per la sua unicità e per il fatto di essere un classico esempio di valle di origine glaciale ancora intatta, patrimonio Unesco dal 2009. Maestosa e selvaggia rappresenta il punto di partenza per escursioni di ogni difficoltà nonché luogo ideale per rilassanti picnic immersi nella natura. Imperdibile la gita alle suggestive Cascate delle Comelle, raggiungibili attraverso uno dei molteplici percorsi a piedi che circondano l’area del biotopo, micro ambiente della flora e fauna tipiche di montagna.

Valle di Garés, cascate delle Comelle

Nella Valle di Garés è presente una pista per il fondo omologata Fisi, con anelli di diverse lunghezze e centro fondo attrezzato, dedicata al locale campione italiano Franco Manfroi, gestita dalla scuola di sci locale. Canale D’Agordo si trova inoltre a pochi chilometri dalla Ski Area Tre Valli. Per chi desiderasse soggiornare a Canale D’Agordo, per apprezzare in tranquillità tutte le sue bellezze, consigliamo Garni Costa (Piazza Salvatore Serafini 1, Canale D’Agordo), un Tre Stelle con ristorante a due passi dalla piazza principale. Una realtà familiare aperta tutto l’anno che lavora in armonia da oltre 30 anni. Ospitalità e cordialità sono ciò che il cliente troverà alloggiando in questo. All’hotel Garni Costa è possibile vivere una vacanza perfetta in famiglia, in coppia, di puro relax o sportiva (le piste da sci sono facilmente raggiungibili), tanto in estate quanto in inverno. Le camere, luminose e rilassanti, sono realizzate, rifinite e arredate in legno. Disponibili camere superior doppie, triple, quadruple e family comunicanti e camere accessibili ai disabili. Tutte le sistemazioni sono dotate di servizi privati con doccia e asciuga capelli, kit da bagno, telefono, televisore con canali satellitari, cassaforte e connessione internet. La struttura è dotata anche di camere senza moquette e non fumatori.

Canale D’Agordo, in basso a sinistra l’hotel Garni Costa

CANALE D’AGORDO NEL PIATTO

Che sia un pranzo, una cena o un semplice break di metà pomeriggio, ogni occasione è ottima per assaggiare i sapori dolomitici. Dietro ad ogni piatto c’è una lunga e importante tradizione tramandata da secoli, di generazione in generazione, che privilegia alimenti poveri, genuini e sani, principalmente a chilometro zero. Nell’Agordino si possono assaggiare cibi prodotti direttamente dalle aziende locali, grazie ai loro orti e allevamenti di bestiame.

I casunziei, ravioli di rapa

Le patate, oggi come un tempo, sono alla base della cucina e vengono preparate in un’infinità di modi diversi, da sole o combinate con altri cibi. I cereali, frumento, segale, orzo sono utilizzati per fare il pane e le minestre. Molto utilizzate anche le rape che un tempo venivano coltivate perché si potevano conservare facilmente ed essere consumate durante l’inverno. Mucche, galline, pecore, capre e maiali costituiscono parte fondamentale dell’alimentazione cadorina ed i piatti che in passato venivano preparati in occasione dei “giorni di festa”, sono quelli che oggi numerosi ristoranti e rifugi ripropongono agli ospiti. Tra questi i casunziei, ravioli a mezzaluna con ripieno di rapa rossa e patata, conditi con burro fuso e spersada, cioè ricotta affumicata. Altri primi piatti tipici sono i canederli, grossi gnocchi realizzati con un impasto a composizione variabile a base di pane raffermo, uova, latte, speck o spinaci, cotti nel brodo, la minestra d’orzo o di fagioli. Fra i secondi abbiamo invece la selvaggina, i salumi e i formaggi, accompagnati dall’immancabile polenta o pane. Fra i dolci da non perdere il Carfogn (in ladino-veneto karfóñ), un piccolo crostolo (farina di grano, uova, zucchero e fritti nell’olio) ripieno di un composto a base di semi di papavero, cioccolato e grappa. Molto tipico anche lo zopes, un dolce povero a base di pane raffermo arricchito con grappa o rhum.

Carfogn