Tuscia in Fiore Vernissage, arte e musica dal mondo

Tuscia in Fiore

Torna a Viterbo, dal 7 al 10 dicembre Tuscia in Fiore Vernissage, quattro giorni di arte e musica dal mondo. Tutti i giorni, dalle 16 alle 20, durante il lungo ponte pre-natalizio, sotto i portici del grandioso palazzo Grandori in piazza della Rocca, è in programma la fase finale di un contest online iniziato in estate che ha ricevuto 139 proposte provenienti da molti paesi: Palestina, Nigeria, Ungheria. Filippine, Danimarca, Tunisia, Irlanda, Grecia, Cipro, Egitto, Giordania, Camerun, Georgia, Città del Capo, Pakistan, India, Canada, Stati Uniti, Barbados, Ucraina, Finlandia, Argentina, Venezuela, Spagna, Ruanda, Hong Kong, Macedonia, Norvegia, Spagna, Turchia, Repubblica Ceca, Guatemala.

Tuscia in Fiore Vernissage

Tre fasi di giudizio hanno selezionato i finalisti dal nutrito gruppo. I vincitori (pittrice) Alia Corn-Cipro, (multimedia artist) Yousef El Sayes-Giordania, (virtuoso) Filip Velkowski-macedonia, (cantante) Florence Sibley-Spagna, (pittrice) Lilit Nshani-Armenia, (cantante) Stefania Cortorillo-tre Croci, (cantante) Monique Borgstroem-Denmark, (pittrice) Magdalena Jagodzka-Polonia verranno affiancati da alcune proposte della Tuscia: “i migliori Anni”, “la casa del Musical” “Scuola Egidi” “Bonucci Ranucci Duo” “Rappers della Tuscia presentati da Dario Ubaldini”, “Misirlou”, il Flamengo di Lara Stella e special guests.

Tuscia in Fiore

Un evento fantastico per tutta la famiglia ad ingresso libero, che mette Viterbo e la Tuscia al centro del mondo. Il 10 dicembre, serata finale della kermesse, tutti i finalisti parteciperanno al grande concerto finale, una jam session che precederà la premiazione del vincitore assoluto e l’investitura, da parte del sindaco di Viterbo, dell’ambasciatore artistico della Tuscia. Tuscia in Fiore Vernissage è un’iniziativa che nasce dalla collaborazione tra l’associazione “La via degli Artisti” & ETS Tuscia in Fiore, la Regione Lazio e l’assessorato alla cultura del comune di Viterbo. Produttore Esecutivo, Nuccio Chiossi, responsabile delle giurie: Simona Tartaglia vedova Capitani. L’idea del contest online è di Etruriart, supporto di TusciaTimes e FIDAPA sezione Viterbo.

VIAGGIO A VITERBO

Viterbo vanta il centro storico medievale più grande d’Europa e tra i più integri d’Italia, tutt’oggi cinto da mura risalenti al XII sec d.C. A ovest del territorio viterbese si estendono vaste zone archeologiche e termali probabilmente attribuibili al periodo etrusco e romano.

Tuscia in Fiore

Nota da sempre come “La Città dei Papi”, nel Medioevo Viterbo ricoprì il ruolo di Capitale della Cristianità e per molto tempo rimase sotto l’ala protettrice del sistema Pontificio. Il suo passato ricco di avvenimenti storici ha accresciuto nel corso del tempo il suo patrimonio storico e culturale. Il vero gioiello di Viterbo è il cuore medievale identificato con il quartiere San Pellegrino, caratterizzato da vicoli suggestivi, palazzi in pietra, archi, scalette, ponticelli, torri, logge, chiesette, che concorrono tutti a creare un quadro architettonico davvero unico e imperdibile.

Tra i principali monumenti del capoluogo spicca, con il suo magnifico loggiato, il Palazzo dei Papi che fu, dal 1257 al 1281, la residenza papale voluta da Alessandro IV. E’ noto anche per aver ospitato l’interminabile elezione pontificale fra il 1268 e 1271. Tra gli edifici storici di grande pregio, anche il Palazzo dei Priori che sorge a fianco di un più antico edificio: il Palazzo del Potestà, collegato al primo da un antico corridoio.

Viterbo, quartiere San Pellegrino

Di notevole spessore artistico e architettonico sono le chiese di Viterbo, come ad esempio la cattedrale romanica di San Lorenzo, adiacente al Palazzo dei Papi che conserva uno splendido pavimento cosmatesco. Interessante anche la chiesa di Santa Maria Nuova, una delle più antiche della città, realizzata sui resti di tempio dedicato a Giove, il cui particolare della testa si erge sul portale.

Vicinissima a piazza San Lorenzo è visitabile la suggestiva Viterbo sotterranea, un reticolo di cunicoli, tunnel che dal centro storico giungono fino oltre le mura. Il tratto percorribile è quello che si snoda sotto piazza della Morte per un centinaio di metri; nati probabilmente al tempo degli etruschi per incanalare acqua, in seguito i cunicoli divennero passaggi segreti e rifugi antiaerei durante la Seconda guerra mondiale.

Viterbo, Palazzo dei Papi

Viterbo è caratterizzata dalla presenza di un gran numero di fontane. La maggior parte sono state costruite con la classica forma “a fuso” e realizzate con la pietra più diffusa localmente, il peperino. L’acqua che serve queste fontane viene dai vicini monti Cimini, la catena che divide Viterbo da Roma. La Fontana più antica è Fontana Grande, a pochi passi da Porta Romana. Molto bella anche la Fontana San Tommaso in piazza della Morte e quella che si trova nel cortile di Palazzo dei Priori, mentre una delle più grandi della città è la Fontana di Piazza della Rocca. Da perdere la visita al museo al Museo Civico ospitato nell’ex convento di Santa Maria della Verità dove si possono ammirare i resti delle necropoli della Tuscia. Interessante anche la Pinacoteca che conserva numerose opere degli anni tra il XII e il XIV secolo, tra cui due dipinti di Sebastiano del Piombo (la Pietà e la Flagellazione) e alcune opere di Antonio del Massaro, allievo del Pinturicchio e del Perugino.

Viterbo, cattedrale di San Lorenzo

Viterbo è anche famosa per la Macchina di Santa Rosa, un’imponente baldacchino trionfale che viene trasportata a spalla da circa 100 facchini per le vie del centro storico di Viterbo la sera del 3 settembre di ogni anno, vigilia della ricorrenza della festa di Santa Rosa. La manifestazione rievoca la traslazione della salma di Santa Rosa, avvenuta per volere di Papa Alessandro IV nel 1258 ed ogni anno attrae nella città di Viterbo migliaia di persone. Il trasporto muove da piazza San Sisto, nei pressi di Porta Romana, dove la Macchina viene assemblata nelle settimane precedenti per giungere fino alla chiesa dedicata alla Santa, a cui è annesso il vecchio convento delle clarisse. L’altezza della struttura varia a seconda dei progetti ma è comunque intorno ai trenta metri ed il peso sulle cinque tonnellate. Solitamente ogni cinque anni viene dato incarico di realizzare un nuovo modello della macchina.

Viterbo, la Macchina di Santa Rosa,

Vale davvero la pena spostarsi cinque chilometri fuori dal centro di Viterbo per visitare Villa Lante ed il suo meraviglioso giardino: giochi d’acqua, fontana, cascate, statue, scale, casini da caccia con affreschi, tutto in uno scenario straordinariamente armonioso, le cui decorazioni realizzate con piante di bosso saranno più apprezzabili se viste dalle terrazze. Villa Lante, una delle maggiori opere architettoniche del manierismo italiano del XVI secolo, è attualmente di proprietà dello Stato Italiano, e gestito dalla Direzione Regionale Musei del Lazio (già Polo Museale del Lazio). In virtù della sua bellezza è stato votato come parco più bello d’Italia nel 2011. La fondazione della villa risale al 1511 e fu commissionata dal Cardinale Gianfrancesco Gambara a Jacopo Barozzi detto “Il Vignola”. Solo nel 1566 la Villa fu terminata da Tommaso Ghinucci da Siena, architetto ed ingegnere idraulico. Tutto quello che ruota intorno all’acqua è merito suo. Il nome attuale le fu attribuito nel XVII secolo quando passò nelle mani di Ippolito Lante Montefeltro della Rovere, I duca di Bomarzo.

Viterbo è da sempre zona ricca di acque termali, libere e a pagamento. Le più famose terme libere sono quelle del Bullicame, a circa tre chilometri dal centro. Dal Medioevo papi e popolo hanno approfittato delle caratteristiche curative di queste acque sulfuree, citate anche nella Commedia di Dante come ricorda una lapide all’ingresso. Sono formate da due piscine libere, anche se completamente prive di servizi. In direzione località Castiglione (circa 8 chilometri da Viterbo) ci sono le terme Bagnaccio con ingresso libero ma servizi a pagamento gestiti da un’associazione.

Terme di Bullicame

VITERBO NEL PIATTO

Il territorio della Provincia di Viterbo è una vera e propria miniera d’oro per gli amanti della buona cucina e dei sapori decisi e genuini. Verso la fine del Lazio, già quasi Toscana e anche un po’ Umbria, la cucina di Viterbo e della provincia unisce i sapori di queste tre grandi culture gastronomiche. Tra i prodotti tipici più famosi ritroviamo le nocciole e le castagne dei monti Cimini. Vengono usati per produrre farina per i dolci e anche per zuppe particolarmente gustose, come la zuppa di ceci e castagne, tipicamente invernale. Questa ricchezza di alberi di castagno, di querce e di faggi fa della Tuscia un luogo adatto alla crescita di funghi porcini. L’altro fungo tipico di questo territorio è l’ovolo, ottimo nelle insalate, ancora più gustoso nelle zuppe. Dallo studio delle tombe etrusche si è dedotto che anche a quell’epoca si produceva olio in questi luoghi. Al giorno d’oggi sono molto apprezzati il Canino dal sapore fruttato e il Tuscia, più deciso, entrambi a denominazione di origine protetta.

La sbroscia, zuppa di pesce viterbese

La Tuscia è straordinariamente ricca di legumi, consumati perlopiù nelle stagioni più fredde in ottime zuppe. Uno dei piatti simbolo della gastronomia Viterbese è l’acquacotta, un piatto definito “povero” perché per la sua preparazione si utilizzavano materie prime reperibili in campagna e nell’orto. Ottima la pasta fresca, sia fatta solo con acqua e farina che con le uova; da assaggiare i lombrichelli, spaghettoni prelibati sia con condimenti semplici che col ragù di cacciagione; il più famoso è quello con salsiccia e vino rosso, detto “alla viterbese”. La cucina di Viterbo è ricca di carne, non solo di maiale o bovina, ma anche quella degli ovini, spesso allevati da sardi che vivono in zona: non a caso uno dei piatti più amati è l’abbacchio, l’agnello preparato al forno. La cacciagione non manca, sono particolarmente apprezzati i piatti a base di carne di cinghiale, di lepre, di beccacce e fagiani. Molto gustosi anche gli insaccati, porchetta e capocollo in primis.

Tozzetti di Viterbo

Per i curiosi del pesce di lago, imperdibile il coregone alla Bolsenese (proveniente dai laghi del nord Italia e ambientato benissimo in quelli laziali). E’ preparato con aglio, fiori di finocchio selvatico seccati, aceto di vino bianco, pepe e salvia. Da non perdere la sbroscia, una zuppa di pesce, patate e pomodoro, servita su pane raffermo. Ottimi i dolci, tra i quali i tozzetti di Viterbo, biscotti con nocciole sbucciate che a Soriano vengono arricchiti anche con rhum.