Ritorna dopo la pausa dovuta alla pandemia l’evento enoturistico più conosciuto del Veneto. La Primavera del Prosecco, la rassegna nata 26 anni fa dalla grande forza del volontariato delle Pro Loco, oggi una delle più importanti e seguite manifestazioni enoturistiche italiane. Dal 3 al 12 giugno l’evento fa tappa a Vittorio Veneto, con uno stand degustazione allestito presso gli impianti sportivi del Marco Polo Sporting club.
Il presidente della Pro Loco Vittorio Veneto, Antonino Sonego e i suoi collaboratori non nascondono la soddisfazione per i numeri “importanti” che fanno già prevedere un ottimo risultato. Oltre 40 Cantine e Produttori, oltre 80 vini in degustazione e ben 65 a concorso ove una commissione di esperti Fisar, Onav e Assoenologi giudicherà e decreterà il miglior Prosecco Superiore Docg 2022. L’evento ha per finalità la promozione del Prosecco Superiore DOCG ma anche la scoperta del territorio di produzione, le colline Patrimonio Unesco con la sua magnifica natura, ma anche i suoi borghi ricchi di fascino e la sua cultura gastronomica.
In contemporanea all’evento è organizzata anche la 38° “Festa del Pesce” promossa dall’Upd Costa, un’occasione, quindi, per degustare, non solo ottimi vini ma anche piatti di pesce preparati secondo tradizione. Nell’ambito della tappa vittoriese della Primavera del Prosecco è incluso il 17° Palio Nazionale delle Botti, in programma sabato 4 giugno. Il Palio delle Botti nasce nel 2006 grazie all’idea dell’allora Presidente della Pro Loco di Vittorio Veneto, Aldo Buosi che negli uffici comunali aveva rinvenuto una foto del 1923 dove a una festa paesana organizzata nel comune di Missione Consolata si correva una gara con le botti. Buosi aveva anche partecipato ad una manifestazione analoga ad Avio. Il Palio delle Botti è una gara tra fazioni di “spingitori” di diversi Comuni che si affrontano in una spettacolare corsa per le vie di antichi borghi storici per la conquista del Palio di stoffa. Nel 2007 per celebrare i 20 anni dell’Associazione Nazionale “Città del Vino“, viene organizzato un circuito nazionale a cui sono invitati a partecipare tutti i Comuni Soci che hanno desiderio di confrontarsi e sfidarsi, facendo rotolare e spingendo botti da 500 litri per le vie dei centri storici delle Città del Vino di tutta Italia.
I vincitori delle varie gare locali si aggiudicano il diritto di partecipare alla finale che si svolge nei mesi di settembre/ottobre, dove si scontrano le Città più forti per decretare la vincitrice del Palio delle Botti delle Città del Vino. La 22° edizione della Mostra dei Vini di Vittorio si chiuderà domenica 12 giugno, ma la domenica successiva, il 19, è in programma Rive Divine, giunta quest’anno all’8° edizione. Una tradizionale passeggiata tra le colline vittoriesi che unisce l’attività motoria all’aria aperta alla degustazione di prodotti tipici del territorio a km 0 a tante le specialità come l’olio, i formaggi, i salumi, primi piatti, lo spiedo tipico e naturalmente i dolci.
Il tutto accompagnato dai migliori vini, la birra artigianale, i liquori e la Grappa. Per l’iscrizione a Rive Divine è necessario compilare la scheda di adesione e versare la quota di partecipazione entro il 5 giugno 2022. Oltre 40 le aziende coinvolte in 6 percorsi differenti ciascuno con 4 tappe di sosta e degustazione. Un gran finale in centro città in Piazza del Popolo, a Vittorio Veneto. Per ulteriori informazioni: ufficio IAT 0438 57243.
VIAGGIO A VITTORIO VENETO
Protetta da dolci colline e solcata dalle acque tranquille del fiume Meschio, la città sorge alle pendici delle Prealpi Trevigiane, di cui è il capoluogo. Nata nel 1866 dall’unione delle antiche città di Ceneda e Serravalle, Vittorio Veneto, è oggi un’importante città d’arte per il rilievo delle architetture civili e religiose, per la bellezza delle sue piazze e per il numero, la varietà ed il pregio delle collezioni pubbliche storico-artistiche ed etnografiche. Il suo nome, scelto in onore di Re Vittorio Emanuele II, divento Vittorio Veneto il 22 luglio del 1923 quando Vittorio ottenne il rango di città. Passeggiando per le sue vie le due anime emergono in maniera evidente nell’assetto urbano e negli edifici storici. La città si può girare piacevolmente a piedi ed i suoi dintorni sono caratterizzati da bellissimi paesaggi dove concedersi passeggiate rilassanti nella natura. Ceneda e Serravalle furono frequentate in epoca rinascimentale dai massimi artisti italiani, quali, tra gli altri, Jacopo Sansovino e Tiziano Vecellio, Ceneda, in particolare, ha dato i natali nel XVIII secolo a Lorenzo Da Ponte, letterato e librettista delle più importanti opere di Mozart.
Vittorio Veneto è stata inoltre sede dell’episcopato di Albino Luciani, divenuto successivamente Papa Giovanni Paolo I. Sede vescovile da oltre mille anni, Medaglia d’Oro al valor militare per il suo impegno nel periodo della Resistenza contro le truppe nazi-fasciste, Vittorio Veneto è universalmente nota quale luogo della vittoriosa battaglia finale della Grande Guerra (1915-18), che pose fine alle ostilità italo-austriache. Imperdibile, dunque la vista al Museo della Battaglia, che racconta la storia della Grande Guerra attraverso la predisposizione di allestimenti emozionali multimediali e non.
Per la sua posizione circa a metà strada tra Venezia e Cortina d’Ampezzo e per la sua storia questa cittadina veneta si può considerare una porta d’ingresso alle Alpi e un ponte verso la cultura germanica.
Il cuore della città è uno scrigno che custodisce tesori e sorprese: palazzi sfarzosi, scorci caratteristici, passeggiate lungofiume, sentieri che dal centro portano alle colline, le famose Colline del Prosecco. E non pochi negozi per darsi allo shopping, bar dove concedersi un bicchiere di vino o uno spritz e ristoranti dove assaggiare la gustosa e variegata cucina veneta, quella pedemontana in particolare. Il centro della città è Piazza del Popolo, nata dopo l’unione dei due paesi, dove sorgono oggi il Municipio e il Monumento ai Caduti. Da non perdere nel quartiere di Ceneda il già citato Museo della Battaglia, la cattedrale di Santa Maria Assunta, sede della Diocesi di Vittorio Veneto, situata in Piazza Giovanni Paolo I. Risalente probabilmente al Duecento l’aspetto attuale in stile neoclassico della cattedrale si deve a una ricostruzione fatta nel Settecento.
La chiesa custodisce al suo interno importanti opere d’arte e le reliquie di San Tiziano, patrono della diocesi. Anche Vittorio Veneto ha il suo castello medievale: è l’antichissimo castello di San Martino, di cui abbiamo testimonianze scritte fin dall’epoca dei Longobardi e dei Franchi. Per secoli fu residenze nobiliare, poi divenne sede vescovile; tra i suoi illustri ospiti in anni più recenti ci fu Albino Luciano, il futuro papa Giovanni Paolo I. Il castello è visitabile con tour guidato ed è raggiungibile da Piazza Giovanni Paolo I percorrendo via Brevia. Sempre da piazza Giovanni Paolo I ci si può dirigere verso zona Meschio dove sorge la chiesa di Santa Maria del Meschio, nella quale è esposta la splendida Annunciazione di Andrea Previtali. Serravalle, nella parte nord di Vittorio Veneto, fu potentemente fortificata da re e principi barbari e nel 1174 divenne feudo dei Da Camino. Poco resta dell’antico insediamento romano del I sec.a.C articolato in un sistema difensivo il cui castrum principale era collocato nella stretta di Serravalle.
L’inizio dello sviluppo urbano si colloca nel XII secolo ma conosce il suo massimo splendore nel XV secolo durante il dominio della Serenissima. La sua suggestiva Piazza Flaminio è incorniciata da una serie di palazzi datati tra il XV ed il XVII secolo. L’aspetto attuale della piazza risale all’Ottocento, ma è ancora possibile ammirare splendidi edifici che risalgono a epoche più antiche. Sul lato settentrionale di Piazza Flaminio si affaccia Palazzo Cesana, costruito nel 1485 su progetto di Pisano da Treviso. Si riconosce facilmente per le splendide decorazioni esterne che riportano scritte in latino. Notevole è la Loggia della Comunità, oggi Museo del Cenedese, un’esposizione di storia e arte locale inaugurato nel 1938 che racconta il territorio compreso tra Piave e Livenza, dalla Val Belluna al mare Adriatico. Il museo si compone di una sezione archeologica che espone reperti neolitici, paleoveneti, celtici e romani, e una sezione artistica con dipinti antichi e moderni. Un tempo sede del potere cittadino, dove si riunivano il Maggior e il Minor Consiglio, la Loggia di Serravalle fu realizzata tra il 1462 e il 1476 e presenta in facciata affreschi del XV secolo di Diario da Treviso; sull’adiacente torre campanaria è collocato uno fra i più antichi quadranti d’orologio d’Italia e d’Europa.
I luoghi sacri di Vittorio Veneto conservano un fascino particolare, tra questi il Duomo di S. Maria Nuova che custodisce una pala d’altare del Tiziano e la pieve di Sant’Andrea di Bigonzo, la più antica chiesa della città (XIII secolo), chiesa madre di Serravalle prima della costruzione del Duomo, le cui ricche decorazioni interne sono da collocare tra il XV ed il XVI Secolo. Ruolo importante per la città lo assume il fiume Meschio, attorno al quale si snodano storia, natura e tradizioni, da scoprire seguendo il percorso ciclopedonale di 5 chilometri che segue il suo corso, regalando scorci inediti di Vittorio Veneto attraverso antiche costruzioni, vecchie filande e i caratteristici Meschet, opere idrauliche realizzate dai serravallesi per contenere il fiume dopo la rovinosa alluvione del 1598. Interessanti sono anche i percorsi naturalistici del Monte Altare e di S. Augusta. Dal centro di Vittorio Veneto parte una piacevole passeggiata che in circa 30 minuti porta al Santuario di Santa Augusta, una chiesetta situata in una magnifica posizione panoramica che permette di ammirare un’incantevole vista sul Col Visentin e le Colline del Prosecco.
Il primo tratto della salita che conduce al Santuario di Sant’Augusta è costituito da una breve scalinata monumentale che prosegue con un ameno sentiero di ciottoli su cui si affacciano piccole cappelle intitolate alle basiliche romane costruite come ex voto nel 1630 alla fine di un’epidemia di pestilenza. Un’altra bella passeggiata che parte dal centro di Vittorio Veneto è il Sentiero delle Perdonanze, un percorso di circa 6 chilometri con un dislivello di 280 metri. La passeggiata permette di immergersi nelle colline circostanti il centro urbano di Vittorio Veneto e di scoprire lungo il percorso chiesette, viste panoramiche e persino trincee austroungariche. Il punto d’arrivo è la Cappella delle Perdonanze, da qui il nome del sentiero. Per chi desiderasse soggiornare a Vittorio Veneto per apprezzare in tranquillità tutte le sue bellezze, consigliamo l’Hotel Calvi (Viale Pier Francesco Calvi 19), una struttura immersa in un bel giardino con prato all’inglese, diverse varietà di rose, grandi piante di limoni ed una piscina a disposizione degli ospiti. L’Hotel Calvi era già residenza privata nel 1800 ed è divenuto locanda nel 1912.
Ristrutturato completamente nel 1999 conta oggi 12 camere di diversa metratura e tipologia. Molteplici le caratteristiche delle camere dotate di tutti i moderni comfort: dai mobili in ciliegio massello tipici dell’antica tradizione Veneta, al bianco stile inglese di “Minacciolo” passando per lo storico lettone della nonna restaurato da mani esperte oppure il romantico letto a baldacchino. Ulteriori caratteristiche dell’Hotel, l’antica sala dei camini con piacevole affaccio sul fiume Meschio, e la boutique in cui si possono trovare cuscini e sacchi creati e dipinti a mano oltre ad un prodotto unico e brevettato dai gestori dell’Hotel: “il ferma tovaglie” realizzato con tessuti pregiati. Si tratta di pezzi unici, eseguiti esclusivamente ed interamente a mano per un’attività in continua innovazione.
VITTORIO VENETO NEL PIATTO
(Testo a cura della Pro Loco di Vittorio Veneto)
La tradizione culinaria pedemontana ha risentito della dominazione longobarda e in seguito di quella veneziana che si stabilirono nelle nostre zone. La popolazione locale apprese dai longobardi l’arte dello spiedo poiché questo popolo, costituito da abili guerrieri e cacciatori, era solito cucinare la carne sul fuoco usando appositi schidioni o le armi stesse. Nel corso dei secoli la cottura della carne ha conosciuto nuove preparazioni come i brasati, il salmì e i civieri che accompagnati dalla polenta costituiscono una vera leccornia.
Più popolare e contadina è la tradizione delle erbe, usate sia per le loro virtù taumaturgiche sia come contorno. Tra queste possiamo ricordare una gran varietà di erbe da campo come i spàresi da rùst (turioni del pungitopo), i bruscàndoi (apici del luppolo selvatico), le radicèe (tarassaco), ancor oggi impiegate nella cucina locale. Piatti prelibati e un tempo di facile reperibilità sono gli s’cios (le lumache) e i funghi.
La gastronomia locale è basata su pietanze che prediligono i piatti a base di carni, in particolare quelle tipiche della cacciagione come lepre, capriolo ed altra selvaggina: a questo proposito tradizionale è il piatto pòenta e òsei. I piatti a base di lumache sono per lo più riservati alle occasioni speciali. Un classico della cucina contadina sono i fasòi col musèt, una minestra di fagioli nella quale per dare maggior sapore viene cotto il cotechino servito poi a parte e accompagnato dal crèn (una salsa di radice di ràfano). Ci sono poi le trippe, in umido o asciutte, e i bigoì in salsa, una pasta fresca con sugo di sarde, riservata per i giorni di vigilia.
Un dolce tipico, costituito da elementi semplici come la farina da polenta e l’uvetta, è la pinza, che si mangia in occasione del Panevìn. A questo si possono aggiungere i formaggi a pasta dura come l’imbriago, stagionato nelle vinacce, e a pasta molle come la casatella, ossia il formaggio che le donne una volta producevano direttamente in casa. Non possono mancare gli insaccati tra cui la sopressa, un tempo simbolo di gioiosa opulenza. Re indiscusso della tavola, uno tra i vini bianchi più amati è il Prosecco tranquillo o frizzante. Ci sono anche altri vini bianchi come il Verdiso, il Pinot bianco, lo Chardonnay e l’Incrocio Manzoni. Tra i vini rossi spiccano il Cabernet dal gusto forte e deciso e il Marzemino, ricordato nelle opere del vittoriese Lorenzo Da Ponte, librettista di Mozart. A fine pasto si possono gustare il raro Torchiato di Fregona e il nobile Cartizze. Non si possono tralasciare le Grappe, una volta prodotte direttamente in casa, ricavate dalla distillazione delle vinacce.