La Passione di Sorvendolo: sacrale e popolare

La Passione di Sorvendolo

Quaranta attori, trecentosessanta comparse tra i cinque e gli ottant’anni, trentasei repliche di cui tre interamente recitate da bambini, oltre cinquemila mq di anfiteatro capace di ospitare circa duemilacinquecento spettatori su apposite tribune coperte. Sono solo alcuni dei numeri che trasmettono la maestosità della Passione di Sordevolo, borgo piemontese situato in provincia di Biella, un evento che quest’anno si svolgerà da sabato 18 giugno fino al 25 settembre.

La Passione di Sorvendolo

Sacrale e popolare; così si può sintetizzare l’essenza di questo spettacolo ricco di valori religiosi, artistici e culturali, risalente ai primi dell’Ottocento, che, ogni cinque anni, coinvolge l’intera popolazione (millequattrocento anime) di Sordevolo. Proprio per queste dimensioni demografiche e temporali, l’evento può essere considerato un “gigantesco affresco animato”, un unicum nel panorama folkloristico italiano e forse europeo. La rappresentazione si svolge nell’anfiteatro all’aperto del paese che, scenograficamente, si trasforma in un piccolo lembo di Palestina. La scenografia è curata nei minimi particolari, le musiche appropriate, gli effetti coreografici eccezionali e di rara suggestione. Gli attori sono amatoriali, ma portati ad altissimo livello da insegnanti di recitazione professionisti, tanto da non accorgersi veramente di possibili loro sbavature. Per alcuni, si tratta di una specie di “trans agonistica” che li avvolge dal momento in cui si accingono a mettere in scena la Passione, lasciando affiorare un pathos, un coinvolgimento e una immedesimazione nei personaggi quasi mistica. Si tratta di un vero e proprio fenomeno sociale per tutta Sordevolo, tanto che coloro che ricoprono i ruoli principali nella rappresentazione continuano a essere “marchiati” nella vita di tutti i giorni dal proprio personaggio. Camminando per strada è sorprendentemente facile imbattersi, per esempio, in Mario “il Giuda”, Laura “la Maria”, Roberto “il Gesù”. E spesso l’assegnazione dei ruoli diventa fonte di invidia e litigi come di alleanze e compromessi tra parenti, amici e conoscenti. Questo profondo coinvolgimento della comunità sordevolese ha fatto sì che nel centro del paese si realizzasse anche il Museo della Passione.

La Passione di Sorvendolo

Inaugurato nel 2005 dall’Associazione Teatro Popolare ed allestito in via permanente nel Coro e nella Sacrestia della seicentesca chiesa di S. Marta, racconta attraverso immagini, documenti, video, costumi, l’aspetto teatrale, storico, antropologico e culturale dello spettacolo a partire dalla sua prima edizione del 1816. Chi fosse interessato a vedere la Passione di Sordevolo può acquistare i biglietti sulla piattaforma di Ticket One. Info: cell. 3756135686, tel. 0152562486, passione@passionedisorvendolo.com.

La Passione di Sorvendolo

COSA VEDERE NEI DINTORNI DI SORDEVOLO

La Trappa di Sorvendolo è senza dubbio uno dei luoghi più suggestivi e misteriosi della zona. L’edificio, che si contraddistingue per i suoi livelli di finestre con arcate regolari sovrapposte, venne costruito nella seconda metà del Settecento per volontà di Gregorio Ambrosetti, facoltoso esponente di un’importante famiglia di imprenditori lanieri.

La Trappa di Sorvendolo

A Sordevolo le imprese laniere hanno rappresentato il fulcro dell’economia della zona per molto tempo, tanto che nelle sale riccamente decorate del Palazzo Comunale ancora oggi si può compiere un viaggio nella storia di questa attività visitando la mostra permanente dell’Archivio Tessile dei Lanifici Vercellone. Tornando alla Trappa, l’idea di Ambrosetti era quella di realizzare un convento destinato ai frati Passionisti. La congregazione, però, non arrivò mai a Sordevolo per l’opposizione del Comune. Solo nel 1796, per sei anni, si insediò una congregazione di monaci Trappisti in fuga dalla Francia rivoluzionaria. Della loro presenza sono restate tracce indelebili in ciò che rimane della sala capitolare, dove su parte degli intonaci e sulle colonne si osservano i resti di affreschi, devozioni, croci e altri disegni simbolici. Oggi la Trappa ospita l’Ecomuseo della Tradizione Costruttiva, uno dei siti della Rete Museale Biellese. Nell’edificio è anche possibile alloggiare in camere semplici e spartane, ispirate alle sue finalità monastiche, con bagni comuni e colazione inclusa.

Santuario di Oropa

Nel periodo di alta stagione (aprile-ottobre) è aperto un servizio di ristorazione il cui fiore all’occhiello è rappresentato dallo spezzatino di carne bovina, razza pezzata rossa di Oropa. Altra specialità della casa è il piatto misto di antipasti accompagnati dal burro a latte crudo dell’Alto Elvo, presidio Slow Food. La valorizzazione di questi prodotti ha permesso alla Trappa di essere inserita negli itinerari del progetto Slow Food Travel Montagne Biellesi, iniziativa volta a promuovere le eccellenze gastronomiche del territorio.

A dodici chilometri da Biella sorge il Santuario D’Oropa, considerato uno dei più importanti Santuari mariani presente nel nord Italia, fu costruito a partire dal 369 d.c. ad opera di S. Eusebio, primo Vescovo di Vercelli. La leggenda fa risalire infatti al Santo la conservazione in una nicchia di un masso erratico di una statua lignea della Madonna Nera (presunta opera di San Luca Evangelista), da lui portata fino ad Oropa da Gerusalemme.

Santuario di Oropa, la statua lignea della Madonna Nera

Della prima metà del 1300 è invece la statua gotica della Madonna Nera che si venera oggi nella Basilica Antica del santuario. La statua rappresenta la Beata Vergine con in braccio Gesù bambino. Entrambi presentano la singolare caratteristica del volto bruno dovuto, si presume, al fumo delle candele che nel corso dei secoli hanno modificato il colore della scultura lignea. In occasione del quinto centenario dell’incoronazione della Madonna Nera, (1920-2020) un manto in suo onore è stato realizzato con 15.000 pezzetti di stoffa inviati dai devoti di tutto il mondo, ciascuno dei quali accompagnato da una preghiera scritta. Il manto, cucito a mano dalle suore del Monastero di Orta San Giulio, rappresenta uno spettacolare ed emozionante mosaico di colori di rara bellezza. Alla Madonna Nera di Oropa sono attribuiti numerosi miracoli e grazie di cui vi è testimonianza negli scritti antichi conservati nel Museo dei Tesori, sempre a Oropa. Tra questi, uno dei casi più clamorosi risale al XVII° secolo e vide protagonista un ragazzo, Giovanni Sa a cui fu tagliata la lingua. Il ragazzo si recò al Santuario supplicando la Beata Vergine di farlo parlare nuovamente. Il miracolo si avverò e lingua tornò al suo posto. Il caso fu studiato da numerosi teologi e medici che constatarono la veridicità dei fatti e sentenziarono che si trattava di un vero miracolo. Nel museo sono inoltre conservati i paramenti liturgici, i documenti storici e gli ori che nei secoli sono stati utilizzati durante le incoronazioni centenarie della Madonna Nera dal 1620 al 1920. Il santuario offre, inoltre, un patrimonio unico di arte e cultura tra cui la settecentesca Porta Regia progettata da Juvarra, la biblioteca storica ricca di antichi volumi, il padiglione reale dei Savoia, le gallerie degli ex-voto.

Santuario di Oropa

Oltre al Santuario, è possibile visitare il Sacro Monte, realizzato tra il 1600 e il 1700 e composto da dodici cappelle ciascuna con all’interno decine di statue policrome, dipinti e affreschi dedicati agli episodi più importanti della vita di Maria. Il sito è stato recentemente considerato come Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’Unesco mentre l’intero territorio è divenuto Riserva Naturale Speciale Sacro Monte di Oropa.

Santuario di Graglia, la fontana in pietra

Con la vicina funivia situata alle spalle del Santuario, in meno di dieci minuti si può arrivare a 1900 metri di altitudine dove sia in estate che in inverno si possono svolgere varie attività sportive e fare escursioni naturalistiche.

L’origine del Santuario di Graglia risale al XVII° secolo e fu opera del parroco del paese, don Nicolao Velotti. Dedicato alla Madonna Nera di Loreto, fa parte di quel sistema di complessi devozionali prealpini che caratterizzarono una diffusa religiosità popolare mariana e cristiana a partire dal XVI secolo. Il progetto iniziale prevedeva la costruzione di ben cento cappelle, ognuna delle quali contenente statue policrome a grandezza naturale rappresentanti scene della vita di Gesù Cristo. I lavori ebbero inizio nel 1616 ma morto don Velotti, e a causa delle continue guerre dell’epoca, il progetto subì lunghissime soste e fu ripreso solo nel 1760 grazie al parroco don Carlo Gastaldi, acquisendo quello che è il suo attuale aspetto. Nel cortiletto della Madonna sono presenti due meridiane artistiche e una fontana in pietra. Da segnalare anche la Biblioteca del Santuario, ricca di volumi antichi, di grande valore, perfettamente conservati. All’interno dell’edificio si trova un apprezzatissimo ristorante dove vengono proposti gustosi piatti regionali tra i quali il brasato all’Erbaluce, lo stufato alla birra Menabrea, il bollito misto alla piemontese. Nel Santuario è presente anche un albergo con diverse tipologie di camere, tutte con servizi privati.

Una visita particolare merita il Circolo Storico San Grato di Sordevolo adiacente all’omonima abbazia. Nell’edificio il poeta Giosuè Carducci, il drammaturgo Giuseppe Giacosa, lo scrittore e compositore Arrigo Boito e la cantante lirica Eleonora Duse erano soliti trascorrere le settimane estive per fuggire dall’afa della città e trovare la giusta ispirazione per comporre drammi e opere.

Santuario di Graglia

La presenza di Giosuè Carducci è testimoniata dalla lapide presente nella facciata principale dell’edificio all’interno del quale si può visitare la stanza occupata dal sommo poeta con alcuni suoi oggetti personali.

Nel vicino borgo di Candelo sono da visitare il Ricetto e la riserva naturale della Baraggia.  In merito al Ricetto possiamo affermare che siamo di fronte a una delle architetture del 1300 meglio conservate in Europa.

Il Ricetto di Candelo

I Ricetti erano strutture fortificate in cui si accumulavano prodotti coltivati e beni e dove, occasionalmente, trovavano rifugio gli abitanti della zona in caso di situazioni di pericolo o guerra. Il borgo, di forma pentagonale, è quasi interamente cinto da mura con torri cilindriche agli angoli. Nel Ricetto si accedeva transitando per una massiccia torre con due aperture, una più larga per i carri e una più stretta per i pedoni, delimitate dalla presenza di due ponti levatoi. Oggi i suoi edifici ospitano spazi museali, botteghe artigiane, hotel e ristoranti. Sulla piazza antistante l’ingresso si trova il Palazzo del Principe, una casa-forte di tre piani del 1400 e la chiesa di S. Maria Maggiore del 1100. Visitare il Ricetto oggi significa fare un tuffo nella vita rurale medievale di cui si potrà apprezzare l’unicità grazie a visite guidate, laboratori didattici ed eventi in programma tra le mura del borgo. Tra i più importanti, segnaliamo “Candelo in Fiore”, quest’anno a partire dal 21 maggio al 5 giugno. Gli appassionati di bike e trekking potranno abbinare la visita al Ricetto ad uno degli itinerari che attraversano la vicina Baraggia, riserva naturale unica per caratteristiche geologiche e specie botaniche. Estesa su un altopiano ad un’altitudine tra i 150 e i 340 metri, è caratterizzata da felci aquiline e brughiera capaci di creare un paesaggio unico, tanto da essere considerata l’ultima Savana presente in Europa.

A Graglia, frazione Campiglie sorge la Fabbrica di Acqua Lauretana il cui nome fu scelto in onore della Madonna Nera di Loreto, venerata nel vicino Santuario di Graglia. La sorgente di acqua Lauretana venne scoperta casualmente negli anni sessanta dal funzionario di polizia Teresio Rossello durante una camminata in montagna.

Candelo, riserva naturale della Baraggia

Imbattutosi fortuitamente nella fonte, Rossello decise di placare la sua sete provando a berne qualche sorso ricevendone benefici immediati e una notevole sensazione di piacere e appagamento. Rossello portò un campione dell’acqua all’Istituto tecnico Quintino Sella di Biella che sancì l’eccezionalità della sua composizione chimica. Con soli 14 milligrammi di solidi dissolti per litro, è infatti estremamente leggera, tanto che nessuna acqua minerale o di sorgente in Europa ha valori così bassi.

Menabrea Botalla Museum

Il primo stabilimento nacque a circa 850 metri di altitudine, nei pressi della sorgente, per mantenere inalterata la purezza originaria dell’acqua e tutte le sue qualità organolettiche. Da vedere poi il Menabrea Botalia Museum di Biella. La prima parte del museo è dedicata alla storia del birrificio Menabrea, il più antico d’Italia ancora attivo. Visitando il MeBo si potrà conoscere la storia dell’azienda attraverso foto d’epoca, manifesti pubblicitari, oggetti originali. Nelle sale del museo vengono ospitati gli utensili d’officina, gli attrezzi degli antichi bottai, le bottiglie che, uniti a pannelli descrittivi e a didascalie, permettono al visitatore di approfondire non solo la storia della birra, ma anche le fasi della produzione. Nella seconda parte del museo, viene evidenziata la stretta collaborazione tra le aziende Menabrea e Botalla, quest’ultima specializzata nella produzione di formaggi, che ha portato alla nascita di Sbirro, il formaggio alla birra che simboleggia l’unione tra le due eccellenze biellesi. Al termine della visita sarà possibile acquistare varie tipologie di birra (tra cui alcune a produzione limitata) e il gustoso formaggio Sbirro.

Ristorante Mov-Ing, Opera di Paolo Barrichello utilizzata per servire il dessert

Una menzione particolare merita il ristorante MOV-ING di Biella, nato dall’estro e dall’esperienza di Paolo Barrichello, artista poliedrico, specializzato in lavorazioni meccaniche. Barrichello ha deciso di coniugare passione, creatività, design e tecnologia per sviluppare un progetto gastronomico d’eccellenza, che affonda le radici nei prodotti del territorio biellese, coniugando piatti di qualità, serviti possibilmente su una delle sue opere, eventi culturali e laboratori creativi. Di Paolo Barichello è l’opera intitolata “MMXXII”, ovvero 2022 in numeri romani, che sarà collocata all’ingresso dell’Anfiteatro di Sordevolo e che raffigura una grande croce i cui elementi sono realizzati intrecciando i profili di volti umani maschili e femminili.

di Gianmarco Maggiolini