Il nostro viaggio alla scoperta della magia dei Paesi Baltici inizia dalla capitale dell’Estonia, Tallinn. La città, con la sua cinta muraria e le sue torri ci appare come una vera e propria “cittadella fortificata”, caratterizzata da una struttura medioevale con strade strette e tortuose. Medievali sono pure i sapori, gli odori, la musica diffusa, di cui gli estoni sono orgogliosi e che amano far conoscere ai turisti.
La città ha un volto frizzante e giovanile, piena di giovani nei vicoli, nella piazza centrale, nei locali frequentatissimi. Dicono che Tallinn per questa sua caratteristica sia tra le città preferite dai giovani europei. Tutta la capitale estone, dalla collina più in alto alla parte più bassa racchiusa nella cinta muraria, è stata dichiarata Patrimonio dell’umanità dall’Unesco.
Il popolo estone, come pure i lettoni e i lituani sono giustamente orgogliosi della loro storia e della loro cultura. Pur avendo avuto diversi conquistatori che hanno cercato di appropriarsi delle loro terre: tedeschi, danesi, svedesi, polacchi e russi, hanno saputo strenuamente difendere le loro identità linguistiche, creando una letteratura, un’arte, una musica originali, facendone una questione nazionale soprattutto contro la russificazione intrapresa dai sovietici. Forse l’evento che accomuna maggiormente le tre nazioni sono i Festival di canti e balli; ha avuto un grande eco nel mondo il Festival della Canzone Estone tenutosi a Tallinn nel 1988 quando una moltitudine di 300.000 persone iniziò qui la propria protesta contro la lunga occupazione sovietica intonando inni patriottici fino ad allora proibiti.
Questo atto venne riconosciuto a livello internazionale come “Rivoluzione cantata” un modo per chiedere, pacificamente, il ritiro dell’occupazione straniera. Alle porte della capitale visitiamo il testimone di quella manifestazione, il grande anfiteatro o auditorium all’aperto da 25.0000 posti, che riesce ad accogliere fino a 30.000 cantanti, cori provenienti anche da altre parti del mondo.
Tallinn, che scopriamo aver poco più di 400.000 abitanti, è la capitale più piccola dei Paesi Baltici, ma qui vive circa un quarto della popolazione estone. Pikk Tanav è la via più lunga della città murata dove un tempo abitavano i mercanti più ricchi. Vi sorgono i palazzi più prestigiosi costruiti quando, a partire dal 1400 Tallinn entrò nella Lega Anseatica e la città prese la forma attuale. La casa della Gilda di S.Olaf costruita nel 1410 è la più antica; le Gilde erano corporazioni di mercanti che vedremo anche in Lettonia. Al n.71 della via principale vi è il complesso dei tre edifici noti come le Tre Sorelle, le case più famose della città. Il cuore di Tallinn è la piazza del municipio dalla quale si irradiano le vie principali.
A sinistra, alto e ben in vista, il Raekoda, il municipio, un edificio non ben definito perché sembra una chiesa con uno svettante campanile; fungeva nel passato anche da tribunale; uno delle pochissime costruzioni gotiche dell’Europa del nord conservatesi fino ai nostri tempi. Poco distante la duecentesca chiesa dello Spirito Santo con un interessante trittico sull’altare. Scopriamo che è una chiesa luterana pur se l’interno non ci sembra una chiesa evangelica per la presenza di tante immagini e statue religiose, ma la spiegazione c’è: prima dell’avvento della Riforma protestante era una chiesa cattolica, quindi i luterani hanno conservato alcuni vecchi arredi, anzi vi hanno aggiunti stemmi nobiliari e altro per ostentare i potenti dell’epoca. Scopriamo che in questo luogo sacro è stata adottata per la prima volta la Bibbia in vernacolo, cosa negata ai cattolici fino al Concilio Vaticano II. Più vicino alle mura si trova la chiesa norvegese di S.Olaf, antica ma ricostruita in forme neogotiche attuali tra il 1829-40. La nostra guida ci fa notare l’interno nudo gotico e la torre alta 124 metri con l’affilatissima guglia che marca il profilo della città.
Prima di salire sulla collina di Toompea uno sguardo alla ex chiesa cattolica di San Nicola, ricostruita dopo un bombardamento sovietico del 1944 e diventato ora museo d’arte medioevale e sala di concerti. E’ interessante per la guglia metallica e per l’interno che conserva la famosa Danza macabra. La visita sulla collina non è vana, se non altro per una vista spettacolare sulla città, per i monumenti russi, talvolta trasformati in sedi pubbliche. Degno di considerazione, poi, il quartiere Rotermann, area industriale sorta nel XIX secolo, oggi centro di un programma di sviluppo e risanamento urbano. Ma tutta la città, anche nel suo nucleo storico, con i cantieri sempre aperti, mostra di volersi restaurare ed abbellire. Il denaro non manca, l’economia sembra girare meglio che negli altri Paesi vicini, il tenore di vita è più alto, non abbiamo visto poveri per strada ma piuttosto auto di grossa cilindrata. Ci è stato detto che i tallinesi viaggiano gratis sui mezzi pubblici. Il giorno successivo visitiamo i quartieri meridionali di Tallinn, moderna città-giardino chiamata Nomme costruita negli anni Trenta del secolo scorso in stile liberty, per lo più con case in legno che oggi necessitano di qualche restauro.
Poi ci dirigiamo al parco del Palazzo Kadriorg (di origine zarista), edificio in stile italiano rinascimentale. In un luogo più isolato sorge la sede del Presidente della repubblica. Si completa la giornata al Cimitero Foresta, nato come cimitero pubblico nel 1933, interamente all’aperto, all’interno del bosco, senza recinzione con lapidi essenziali e senza fiori.
Il terzo giorno del nostro viaggio percorriamo 310 chilometri per raggiungere Parnu, importante porto marittimo dell’Estonia, città fondata nel XIII secolo e principale centro balneare del paese. Parnu nel periodo estivo triplica la popolazione, costituita da locali ma anche da scandinavi; ci sono anche tante offerte turistiche fuori stagione. L’entrata in Lettonia dal territorio estone procede quasi senza accorgerci, sappiamo infatti che le frontiere sono state abolite da quando i tre Paesi Baltici sono entrati nel 2014 nell’Unione europea e più tardi hanno iniziato ad adottare l’euro. Lungo il tragitto si aprono a perdita d’occhio le immense pianure, le colline moreniche, gli innumerevoli corsi d’acqua e il fitto manto di latifoglie e conifere che coprono il 40% del territorio lettone.
Mi esalta la vista di uno dei fiumi più lunghi d’Europa, il Daugava o Dvina occidentale che passa per Riga. Ma ancor più esaltante è l’avvistamento non raro della cicogna, presenza più assidua e numerosa rispetto agli altri Paesi europei.
Arriviamo finalmente a Riga, capitale della Lettonia, la città più grande dei Paesi Baltici con oltre 800 mila abitanti. A prima vista ci sembra una città moderna, caotica come le nostre. Vicino al nostro hotel ci incuriosisce subito la colorata chiesa cattedrale ortodossa neobizantina che forse ci interessa più che altro per la sua storia travagliata: costruita tra il 1876 e 1884 fu trasformata in epoca sovietica in planetario e, dopo i restauri, restituita al culto col ritorno all’indipendenza. Sempre vicino al nostro hotel si innalza il monumento alla libertà, che si staglia nell’ampia piazza all’incrocio di due viali principali ed esalta l’indipendenza della Lettonia avvenuta nel 1920. Riga non dispone di cinta muraria, smantellata a partire dal 1857 in seguito alla nascente industrializzazione e alla costruzione di nuovi quartieri. Al posto delle mura vi è un ridente parco con canale lungo 3 chilometri, punto di ritrovo dei cittadini. Questa zona è caratterizzata da estese aree verdi, da grandi viali, da interessanti edifici pubblici e soprattutto da palazzi in Jugendstil, stile che per altro caratterizza circa un terzo della città. La vecchia Riga, da tempo proibita al traffico, entrò presto nella Lega Anseatica e conserva l’atmosfera della città dei secoli XVII-XVIII. Il suo fulcro è la piazza del duomo, spazio attorniato da numerosi caffè dove la gente è seduta ai tavolini.
Il tempio luterano, la cui mole in mattone rosso domina la piazza, fu originariamente dedicato a S. Maria e venne fatto costruire dal vescovo cattolico Alberto da Brema dopo l’introduzione del cristianesimo con l’armata dell’Ordine teutonico. Qui è sepolto lo stesso fondatore, qui si trovano l’organo con ben 6718 canne e l’unico ritratto ben in vista di Lutero. La torre esterna (90 metri d’altezza) è coronata da una guglia barocca che costituisce uno dei simboli della città. Inconfondibili nel panorama della città anche la torre e la guglia barocca (123 metri d’altezza) della chiesa di San Pietro e la torre della cattedrale cattolica di S. Giacomo.
Non mancano innumerevoli edifici civili degni di considerazione: il complesso dei Tre Fratelli, sull’esempio delle Tre Sorelle di Tallinn; la casa al n.17 della Maza Pils, costruita da un mercante del XV secolo, la più antica abitazione di Riga; le due Gilde maggiore e minore, la prima, corporazione dei mercanti, la seconda degli artigiani; poco più avanti la Casa del Gatto, molto fotografata e il Castello di Riga costruito originariamente dall’Ordine teutonico, ora sede del Presidente della Repubblica.
Per finire, nella piazza del municipio sorge il magnifico palazzo gotico e rinascimentale della Confraternita delle Teste Nere a due facce, peccato perché ricostruito! Nel pomeriggio ci dedichiamo alla visita del museo etnografico sulle rive del lago Jugla dove sono state raccolte antiche abitazioni della campagna lettone del XVIII-XIX secolo.
Il giorno successivo ci aspettano 290 chilometri in direzione della Lituania. Arriviamo nei pressi della città di Siauliai, famosa perché qui avvenne, nel 1236, la sconfitta definitiva dei cavalieri tedeschi dell’Ordine dei Portaspada da parte del re Mindaus, che riuscì a unire le tribù e a costruire il Granducato di Lituania.
Finalmente una pausa alla Collina delle Croci, uno dei luoghi turistici “oscuri” e misteriosi, caratterizzata da una selva impressionante di croci di diverse dimensioni e fattura infisse nel terreno dai devoti pellegrini, una tradizione popolare che si perde nei secoli, da quando esisteva la servitù della gleba, ed è oggi simbolo dell’identità nazionale lituana e della libertà dalle molteplici schiavitù dell’uomo e delle nazioni. A Palanga, che sorge sulla via dell’ambra ed è tra i più bei siti che si affacciano sul Mar Baltico, visitiamo il Giardino Botanico e il Museo dell’ambra che custodisce straordinari pezzi di ambra grezza e lavorata; qui si trova la pietra più grande del peso di 3698 grammi. L’algida o timida guida locale si sforza di farci capire la natura dell’ambra, la sua importanza economica per tutti i popoli baltici ed i suoi poteri medici, grazie agli elementi naturali di cui è composta: acqua, terra e aria che combinandosi e agendo sulla resina circa 50 milioni d’anni fa, produce l’acido succinico in grado di rafforzare il sistema immunitario.
Proseguiamo verso l’imbrunire per Klaipeda, il porto più importante del Paese, terza città della Lituania. Tra le sue antiche vie rimaste dopo l’abbattimento del 60% delle industrie e delle case nell’ultimo conflitto, troviamo tracce caratteristiche dell’antica cultura tedesca che risulta evidente nella disposizione regolare delle strade e in alcune case in legno e in pietra. Klaipeda faceva parte della Lituania prussiana e, all’epoca di Napoleone, per due anni fu capitale provvisoria per poi essere rivendicata da Hitler come tedesca. Sulla principale piazza del Teatro notiamo oltre al teatro da cui si affacciò il dittatore, la statua di Simon Dach, scrittore tedesco e poeta nato a Klaipeda. Ci ha colpito anche un veliero finlandese del 1948 adagiato nel fiume, trasformato in ristorante. La sera alcuni di noi scoprono un localino dove gustiamo una delle specialità gastronomiche del posto, gli zeppelin, chiamati meglio cepelinai, una sorta di polpettine.
Klaipeda è il punto d’attracco per imbarcarci per la vicina penisola di Neringa. Si chiama così dalla dea del mare che secondo il mito la creò, oppure penisola dei Curoni per i suoi antichi abitanti.
Neringa è anche un comune con una strada lunga 48 chilometri che raggruppa cinque piccole frazioni, un luogo fantastico dove predomina il silenzio e un’atmosfera contemplativa, direi ancestrale. Nella frazione di Nida ci soffermiamo a visitare la casa estiva di Thomas Man dove scrisse “Giuseppe e i suoi fratelli”, ammiriamo le numerose casette in legno abbellite con ornamenti floreali e piante di diverse specie. In un ristorante gustiamo la zuppa fredda più famosa della Lituania, il saltibarsciai, a base di barbabietole, ed il badarai, una salsiccia di patate farcita con intestino di maiale. Facciamo poi una sosta alle dune bianche, che richiamano debolmente il deserto del Sahara nella verde Europa, e alla piazzetta della meridiana. Arriva quindi il momento di partire per Trakai, trenta chilometri dalla capitale Vilnius, cittadina che un tempo fu l’antica capitale lituana (XV secolo). Qui ci appare in un isolotto lacustre il castello fatto costruire da un altro personaggio importante lituano, il Granduca Vytautas il Grande, che iniziò il processo di unificazione politica del Paese.
Il castello più che per l’interno, molto ricostruito, affascina per la collocazione misteriosa e inespugnabile alla cui difesa si adoperarono i Karaimi, tribù di guerrieri turchi provenienti dalla Crimea venuti al seguito di Vytautas. I loro discendenti (circa 400) vivono ancora qui nelle loro caratteristiche case di legno. Visitiamo quindi Vilnius, il cui centro storico è entrato nell’elenco del Patrimonio artistico dell’Unesco. Un po’ isolata sorge la chiesa di San Pietro e Paolo, uno dei migliori esempi di tardo-barocco lituano con l’interno decorato da ben 2000 statue in stucco. Ci spostiamo quindi con il pullman per visitare la piazza della cattedrale, dove sorgono anche la torre campanaria, il palazzo granducale di nuova costruzione ed il monumento dedicato al Granduca Gediminas, capostipite dell’omonima dinastia che iniziò ad allargare i confini del Paese con la sapienza diplomatica piuttosto che con la spada. A bordo di una piccola funicolare arriviamo al cosiddetto Castello superiore, fatto costruire da Gediminas quando decise di trasferire la capitale da Trakai a Vilnius. Delle tre torri ne sopravvive una, emblema della Lituania, da cui si gode un superbo panorama sulla città. Ridiscesi sulla piazza vediamo studenti goliardici travestiti da antichi romani che trasportano in barella un loro compagno per l’addio al celibato. Dalla piazza della cattedrale, dalla quale si irradiano le vie principali iniziamo il nostro percorso di visita della città. Incontriamo un’infinita serie di monumenti tra cui: la chiesa luterana di San’Anna con la splendida facciata gotica; la porta dell’Aurora del XVI secolo, l’unica rimasta in piedi delle cinque che si aprivano nella cinta muraria per commemorare l’apparizione miracolosa della Madonna, Nostra Signora della Porta dell’Aurora o Madre Misericordiosa, da allora meta di tanti pellegrini, rispettata anche dai non credenti.
Da citare, ancora, la chiesa di santa Teresa che conserva l’immagine della Madonna Nera della Porta miracolata e la vicina basilica barocca di S. Casimiro, principe santo, edificio religioso che culmina con la caratteristica cupola, la lanterna e la corona reale. Interessanti anche alcuni edifici civili come la casa di Mikalojus K. Ciulionis, grande compositore, pittore e patriota lituano, il complesso dell’università di Vilnius, istituzione fondata dai gesuiti nel 1579, capisaldi della Controriforma cattolica, in cui è custodita la più antica biblioteca lituana. Prima di tornare in Italia c’è tempo di visitare l’agghiacciante Museo dove una volta c’era il quartiere generale dei servizi segreti del KGB, i cui sotterranei parlano ancora oggi di tortura e di morte.
di Luciano Marraffa (approfondimento: https://www.markos.it/viaggi/alla-scoperta-dei-paesi-baltici/
foto di Claudia Meschini