Moncalvo celebra il Tartufo Bianco e il Bue Grasso

 

Fiera del Tartufo di Moncalvo

Ritorna domenica 18 e domenica 25 ottobre a Moncalvo, nel Monferrato, il tradizionale appuntamento con la Fiera Nazionale del Tartufo Bianco, evento annuale giunto quest’anno alla 66^ edizione. Una realtà con radici salde che, con una crescita costante, anno dopo anno, ha cercato di affermarsi per diventare non una manifestazione fine a se stessa, ma per alimentare l’immagine invitante di una località dove è bello ritornare, anche in altre occasioni, durante tutto anno.

Fiera del Tartufo di Moncalvo

Per questo motivo la Fiera svolge un suo ruolo turistico-culturale, portando con sé una serie di appuntamenti che mirano alla valorizzazione di questo territorio ricco di tradizioni, di cultura e di storia. La kermesse, fiore all’occhiello della Città Aleramica, vanta tradizioni storiche che risalgono al XIV secolo, quando il tartufo moncalvese era Ambasciatore ufficiale delle terre monferrine presso tutte le Corti europee. Se ne ha testimonianza in un documento conservato nell’Archivio Storico Comunale datato 1594. È esattamente una fattura di pagamento per il trasporto di: “un gallone, un agnello, una lonza e otto libbre di trifole (circa 4 kg) con seraci (forme di ricotta)”. Dunque a Moncalvo nel 1594, i tartufi c’erano già, un dato incontestabile. Una copia di questo prezioso documento è esposta nel Ristorante Barbetta di New York, che nel novembre 2000 ospitò una rappresentanza della Amministrazione comunale. In tempi recenti la Fiera è rinata quando, all’inizio del Novecento, il proprietario di una locanda dove ogni settimana, di giovedì s’incontravano i trifulau per il mercato, organizzò la prima mostra concorso.

Fiera del Tartufo di Moncalvo

Da grande estimatore di tartufi, il locandiere sceglieva una giuria composta da trifulau ai quali faceva esaminare gli esemplari, custoditi nei tradizionali fazzoletti di cotone a quadroni blu, poi premiava i più belli singolarmente, ed il gruppo più abbondante. Il premio era costituito da un invito a pranzo per i fortunati cercatori il giovedì successivo. Questo cerimoniale si svolgeva già all’epoca la terza domenica di ottobre (data storica) e continuò così fino al 1955. In quell’anno il Comune trasformò questa “festa tra amici” nel Concorso del Tartufo di Moncalvo e del Monferrato. La sua sede diventò l’antico, stupendo porticato che delimitava il castello, che resta ancora oggi, con qualche cambiamento dettato da nuove esigenze, il palcoscenico e la cornice dell’evento e dà continuità tradizionale alla kermesse gastronomica. Successivamente la denominazione “concorso” è cambiata per diventare “fiera”, e negli anni ’60 e ’70, la manifestazione ha preso una connotazione precisa, che continua fino ad oggi. Nel 1973, per delibera comunale, l’organizzazione della Fiera è stata affidata ad una commissione di esperti guidata dal Presidente, di nomina consigliare.

Fiera del Tartufo di Moncalvo

Le domeniche di festa sono diventate due, fissate nella penultima e ultima domenica di ottobre di ogni anno. La piazza, in quest’occasione, si anima con stand ricchi di prodotti dell’enogastronomia tipica del territorio e dell’artigianato locale e viene abbellita coreograficamente dalle opere di Mario Pavese, sensibile artista e abile grafico che crea e brevetta per la manifestazione il marchio che ancora oggi la identifica nel mondo. Oggi la fiera dedicata al fungo più prezioso al mondo è uscita dai confini geografici naturali dopo una crescita maturata nel tempo.

Moncalvo

Lo dimostrano le 30.000 presenze, che aumentano ogni anno e l’interesse che sa suscitare per essere diventata non solo un importante elemento trainante dell’economia locale, ma anche un appuntamento di forte interesse turistico e culturale, grazie a una serie di manifestazioni artistiche e sportive (mostre pittoriche e fotografiche, escursioni sulle colline, degustazioni enogastronomiche), che fanno da naturale corollario alle giornate del tartufo. Quest’anno è obbligatorio l’utilizzo della mascherina nei pressi della fiera, come da ordinanza del sindaco.  La 66^ edizione della Fiera del Tartufo è stata adattata alla situazione contingente con nuove aree e un minor numero di espositori, una cinquantina, per garantire i giusti spazi ed evitare assembramenti. Quest’edizione è impreziosita dalla presenza delle specialità siciliane in arrivo dalla città di Patti che sarà presto gemellata con Moncalvo, presenti nella prima domenica di Fiera, il 18 ottobre. Qui, nel dettaglio, il programma 2020: http://www.fieradeltartufodimoncalvo.it/it/programma.html.

LA FIERA DEL BUE GRASSO
I “giganti bianchi” sono pronti a catturare la scena e la carne piemontese a conquistare i palati. Ecco la Fiera Nazionale Bue Grasso che il 9 dicembre 2020 spegnerà simbolicamente 383 candeline.

Fiera del Bue Grasso

Rassegna zootecnica dalla secolare tradizione, tra le più importanti d’Italia, la manifestazione si inserisce in un ricco carnet di appuntamenti che vanno sotto il nome di “Sua Maestà il Bue Grasso”, quest’anno in programma dal 5 al 13 dicembre. Pubblico e buongustai saranno coinvolti in visite alle stalle e alle cantine locali, agli uliveti (in programma anche una degustazione di olii), al castello, al museo di Moncalvo e al mercatino dedicato ai prodotti tipici artigiani ed enogastronomici. Un centinaio di addetti ai lavori e migliaia di visitatori affollano ogni anno gli antichi portici del Castello Gonzaga per rendere omaggio ad una tradizione secolare. Dai vitelloni della coscia con gobba (i “fassoni”), ai manzi, fino ai buoi grassi, i famosi “giganti bianchi” di oltre 10 quintali con la Fiera del Bue Grasso si celebra l’eccellenza della Razza Bovina Piemontese. Lo spettacolo nello spettacolo è la sfilata nell’anello centrale della piazza, dove i buoi si contendono l’ambito Gran Premio Città di Moncalvo, sotto l’occhio critico di una giuria specializzata di allevatori e veterinari.

Fiera del Bue Grasso

Il campionissimo, sfila con gualdrappa in groppa, verso il centro della piazza tra gli applausi di una folla festante. Il gusto della rassegna gastronomica si assapora sia sotto il palatenda, meglio noto come il PalaBue a cura della Pro Loco Aleramica, in piazza Carlo Alberto, che nei migliori ristoranti della zona, dove vengono serviti i pregiati tagli di Bollito Misto.

VIAGGIO A MONCALVO
Bandiera Arancione del Touring Club Italiano, Moncalvo è il centro abitato più piccolo a conservare il titolo di città.

Moncalvo, Castello

Incastonata nel cuore delle colline del Monferrato, si caratterizza per il pregiato contesto ambientale e paesaggistico fatto di colline ondulate e coltivazioni di viti, tanto che tutti i paesaggi vitivinicoli del Monferrato sono stati riconosciuti dall’Unesco come Patrimonio dell’Umanità entrando, nel 2011, nella lista mondiale per la peculiarità dei caratteri naturali e antropici, perché essenza della cultura del vino che qui ha plasmato il paesaggio e oggi racconta l’interazione tra l’uomo e l’ambiente produttivo.
Il nome della ridente cittadina, antichissimo borgo di origine romana, deriva dal nome latino Mons Calvus, ovvero Monte di Calvo, il nobile romano che lì costruì la propria villa attorno a cui si sviluppò la città. Nel corso dei secoli Moncalvo conobbe la dominazione ecclesiastica e l’avvicendarsi di diverse famiglie nobili tra cui i Graffagno e i Gonzaga, subendo anche diverse occupazioni straniere fino a passare sotto i Savoia agli inizi del XVIII secolo. Nel passato è stata anche capitale del Marchesato del Monferrato.

Moncalvo, colline del Monferrato

La città sorge compatta, raccolta nella cinta muraria e circondata dai torrioni. Dall’alto della torre del belvedere, sulla piazza centrale del mercato, si può ammirare la valle sottostante e scorgere le cime innevate delle Alpi, il Monviso, le colline con i vigneti allineati, i campi biondeggianti di grano, i verdi prati e i boschi del Parco del Sacro Monte di Crea. Per gli amanti dell’arte, il tour non può che iniziare dal museo cittadino, nel quale sono conservate opere di Giorgio Morandi, Modigliani e Chagall.

Moncalvo, il  teatro civico sito nell’edificio della Guardia

Allocato nelle sale che un tempo furono del convento delle Orsoline in Via Caccia al numero 5, il museo è un piccolo gioiello che stupisce turisti e visitatori. Vi si trova esposta la collezione privata dell’ambasciatore moncalvese Franco Montanari, donata alla città di Moncalvo, una preziosa pinacoteca con opere di Guttuso, de Chirico, Chagall, Afro, Maccari e tanti altri pittori del Novecento, nonchè opere di arte africana e anche una raccolta di arte giapponese tra cui stampe, dipinti seicenteschi e Kakemono. È possibile ammirare tra le altre opere, tre capolavori di Orsola Maddalena Caccia, tre meravigliose nature morte che in realtà sono narrazioni teologiche, vere e proprie preghiere. L’A.L.E.RA.MO Onlus che gestisce il Museo in convenzione con il Comune, allestisce tutti gli anni svariate mostre temporanee di vario genere in modo da incontrare l’interesse di tutti. Tutte le mostre e gli eventi vengono promosse e presentate sul sito web del museo. Un modo nuovo, accattivante e accogliente di fare cultura.

Moncalvo, bastioni di piazza Carlo Alberto

Con le ultime luci del giorno si può ammirare un bellissimo panorama dai bastioni di piazza Carlo Alberto, risalenti al XII secolo, che sono tutto ciò che resta dell’antico castello fortificato, sito nella piazza principale, dimora dei Marchesi del Monferrato. I bastioni fungono da belvedere offrendo un punto di osservazione privilegiato sulle colline del Monferrato. Una particolarità architettonica di Moncalvo sono le piazze principali. Da notare che Piazza Carlo Alberto si affaccia su piazza Garibaldi. Le due piazze si trovano, infatti, una adiacente all’altra formando un unico grande spazio aperto e ognuna di esse conserva il proprio piccolo tesoro speciale. Su piazza Carlo Alberto si nota la facciata dell’unica Sinagoga europea costruita su una piazza principale, testimonianza di una delle comunità ebraiche più antiche ed influenti del Piemonte. Su piazza Garibaldi, invece, si affaccia il teatro storico, costruito nel 1878 nei pressi dell’antico corpo di guardia del castello, ove sino al 1530 circa si trovava la chiesa di Santa Maria di Piazza.

Moncalvo, Teatro

Sulla facciata sono presenti i busti di Gabriele Capello, ebanista di Re Carlo Alberto, e del pittore Guglielmo Caccia. Ospita ogni anno una stagione teatrale in prosa e una stagione in lingua Piemontese, oltre che svariati altri eventi singoli.
Particolarmente suggestivo è il centro storico, con alcuni scorci medievali (casa Lanfrancone in via XX Settembre, casa Demaria in piazza Garibaldi) e piccoli negozi storici, contraddistinti da insegne che creano un’atmosfera retrò, come quelli presenti lungo Via XX Settembre, un tempo via Fracia, che anticamente era il cuore commerciale della città.
Degne di rilievo sono poi alcune dimore signorili risalenti ai secoli XVII e XVIII, palazzo Dal Pozzo, palazzi Manacorda, palazzo Testafochi, Palazzo Testa Fochi, Palazzo Mancorda, in via Cissello,uno dei pochi edifici rinascimentali rimasti a Moncalvo, è oggi sede di un istituto bancario. Uno dei palazzi più suggestivi è, la già citata casa Lanfrancone, che conserva alcune tracce del suo originale aspetto gotico, risalente al XIII secolo.

Moncalvo, Castello

Avendo subito varie ristrutturazioni l’edificio è oggi caratterizzato da un aspetto prevalentemente Ottocentesco. II palazzo che ospita il municipio, già proprietà di Guglielmo Caccia, fu poi convento delle monache Orsoline (prima meta del XVII secolo): nell’ufficio del Sindaco sono conservate alcune interessanti nature morte, dipinte da Orsola Caccia, figlia di Guglielmo.
Non mancano edifici religiosi d’interesse storico ed estetico come la chiesa della Madonna delle Grazie, collegata all’attiguo palazzo Testafochi. Fu costruita tra il 1756 e il 1758 su progetto del celebre architetto Conte Francesco Ottavio Magnocavalli. Sull’arte maggiore si colloca un magnifico trono in legno scolpito e dorato. Interessante anche la chiesa di San Francesco le cui strutture più antiche (absidi, campanile, sacrestia e chiostro) risalgono al XVI secolo. Verso la metà del XVII secolo buona parte della chiesa crollò e ne fu decisa subito la ricostruzione. L’interno conserva notevoli opere pittoriche di Guglielmo Caccia, detto il Moncalvo, e della figlia, Orsola, le pareti esterne sono caratterizzate da mattoncini rossi.

Bujì, gran bollito misto

L’attuale chiesa di Sant’Antonio fu costruita sul sito della precedente Confraternita dei Santi Giovanni e Paolo. Nelle nicchie d’altare ornate di lavori in legno dipinto e stucchi vi sono alcune tele di ottima qualità.

MONCALVO NEL PIATTO
Il patrimonio enogastronomico moncalvino è la punta di diamante dell’intero comparto commerciale aleramico. Le eccellenze di questo settore sono ben rappresentate nei ristoranti e nei punti vendita gastronomico-alimentari della cittadina. Il pregio delle produzioni più tipiche sono certificate dalle De.Co (Denominazioni Comunali) e, pur rilevando l’estrema qualità di tutte le tipologie alimentari prodotte in loco, merita soffermarsi su alcune eccellenze, in particolare, che sono: agnolòt ‘d Moncarv, car crùa ciapulaja, grissia, salam cheucc (agnolotti di Moncalvo, carne cruda battuta, pane grissia, salame cotto). La storicità gastronomica di Moncalvo trova inoltre espressione in due grandissime eccellenze che sono, per l’appunto, il Bue Grasso di razza piemontese ed il tartufo bianco di Moncalvo (T. Magnatum Pico).

cotechino

Queste due prelibatezze sono, inoltre, la base di tue piatti tipici quali il Bujì (il sontuoso bollito misto) e l’Euv con la trifola (l’uovo con il tartufo). Il panorama produttivo si amplia con la grandissima qualità delle produzioni vinicole tipiche che trovano nel Grignolino, nella Barbera, nel Ruchè, nei bianchi e, in questi ultimi anni, anche negli spumanti, denominazioni di origine garantite di altissimo livello. Ma il panorama gastronomico non finisce qui perché esistono anche nicchie produttive locali di rinomato pregio quali la casearia (formaggi caprini) e l’olearia (olio extravergine di oliva), nonché produzioni di polenta ed aceto e piccole produzioni conserviere di qualità.