La Festa di Primavera di Sorano, borgo in provincia di Grosseto, compie dieci anni. La festa, che si terrà nei giorni 25-26-27 aprile e 1-2-3-4 maggio, affonda, in realtà, le sue radici in un passato molto lontano. La celebrazione della primavera, nonché festa augurale per un buon raccolto, è infatti la ricorrenza più antica di questo territorio. Di origini pagane il suo ricordo si perde nella notte dei tempi della cultura contadina.
L’associazione Giovani Capaccioli, con il patrocinio del Comune di Sorano, della Pro Loco e dell’Avis di Sorano vuole riproporre con forza questo bagaglio di tradizioni e radici culturali che rischierebbe altrimenti di essere assorbito e forse dimenticato dalla civiltà moderna.
Si tratta di una festa paesana, all’insegna dell’accoglienza, dell’allegria e della spensieratezza, nella quale sono coinvolti un po’ tutti i residenti, organizzata per riscoprire e promuovere il territorio nelle giornate di primavera quando la natura si risveglia, le giornate sono più lunghe e calde ed è più piacevole fare gite e scampagnate fuori città. Sono infatti previste escursioni e visite guidate nei siti di maggior interesse storico e paesaggistico; in carnet anche un raduno di “cavallari”, uno di auto d’epoca ed un motoraduno in occasione del quale le mitiche Harley Davison, e non solo, saranno impegnate in un itinerario turistico che, partendo da Sorano, raggiungerà San Quirico, Pitigliano, Sovana per poi ritornare a Sorano. Sarà anche possibile organizzare giri in mountain bike con percorsi per tutti e non mancheranno i trekking esplorativi, come quello alle Vie Cave, oppure all’antica Vitozza, iniziative promosse dalla Cooperativa Zoe.
Nelle piazze e lungo le vie si potranno scoprire i prodotti artigianali tipici di questo territorio e non mancheranno svariate attività ludiche e di intrattenimento per i bambini e, la sera, concerti di musica dal vivo di tutti i generi e per tutti i gusti, ad ingresso libero.
Uno stand enogastronomico, aperto a pranzo e a cena nei giorni della festa darà la possibilità di gustare i tipici piatti e gli antichi sapori della cucina maremmana e sorseggiare un buon bicchiere di vino; tutti i prodotti, carne, vino, formaggi, affettati sono locali sia per valorizzare e rivitalizzare le attività commerciali del territorio, sia per avere un occhio di riguardo all’ambiente. Sorano ospiterà anche una mostra d’arte, “Maremma Arte Expò”, giunta alla VIII edizione. L’esposizione sarà allestita presso il Cortilone e la ex risalente alla fine del XVI° secolo, rimasta uno dei luoghi di culto più importanti di Sorano fino alla fine del XIX° secolo, quando la nutrita comunità ebraica locale si spostò a Pitigliano. Qui tutto il programma nel dettaglio.
VIAGGIO A SORANO
Sorano, definita “la Matera della Toscana”, per la sua particolare caratteristica urbana costituita da numerosi edifici rupestri scavati nel tufo che ricordano i celebri Sassi di Matera è, insieme a Pitigliano e Sovana, uno dei tre splendidi “paesi del tufo” della Maremma Toscana.
Un borgo pittoresco, con case e strade arroccate e improvvisi e suggestivi panorami sulle boscose gole sottostanti.
Sorano si sviluppò come antico possedimento della famiglia Aldobrandeschi che la fecero crescere come contrada difensiva, fortificandola con i bastioni all’interno dei quali ancor oggi è custodito il borgo più antico, ma il territorio comunale era già abitato sin dal periodo etrusco, come dimostrano i notevoli ritrovamenti di insediamenti e necropoli antiche. Dopo il matrimonio tra Anastasia, ultima erede degli Aldobrandeschi, e Romano Orsini nel 1293, il controllo di Sorano passò alla famiglia Orsini. Il centro seguì le vicissitudini storiche e politiche della vicina Pitigliano, dove era situata la residenza dei conti, e gli Orsini si impegnarono a potenziarlo fornendolo di fortificazioni efficaci che resero Sorano un rifugio sicuro dagli attacchi nemici: più volte infatti, nel corso del XV secolo, i senesi posero la fortezza di Sorano sotto assedio, riuscendo ad occuparla solamente nel 1417. Nel 1556, Sorano passò in mano ai Medici, che la inglobarono nel Granducato di Toscana assieme alla vicina Pitigliano.
Appollaiato su uno sperone tufaceo delimitato su tre lati dal fiume Lente, il paese offre al visitatore la possibilità di immergersi in un atmosfera tipicamente medievale. Domina su tutto il paese la Fortezza Orsini, imponente capolavoro di architettura realizzata dagli Aldobrandeschi e ampliata dai Conti Orsini oggi visitabile in quanto fa parte del Parco Archeologico “Città del tufo” insieme alla necropoli di Sovana, agli insediamenti rupestri di S.Rocco e Vitozza e al Masso Leopoldino. La Fortezza è costruita ed integrata sullo sperone tufaceo di cui sembra la naturale prosecuzione, i suoi sotterranei articolati su più piani, sono un labirinto di gallerie alcune delle quali risalgono all’epoca etrusca. La caratterizzano due bastioni angolari imponenti, collegati con la porta principale da una linea di mura, sormontata da uno stemma famoso e da una torre quadrata. La fortezza ospita il Museo del Medioevo e del Rinascimento, che vanta numerose opere in ceramica recuperate all’interno dei butti medievali di Sorano, della limitrofa località di Sovana e Castell’ Ottieri, distante una decina di chilometri circa.
Oltrepassato l’arco del Ferrini, situato ai piedi della Fortezza Orsini, una delle porte di accesso all’antico borgo, delimitato su questo lato da un enorme fossato oggi in parte interrato, si percorre la via principale sulla quale si affacciano edifici di notevole pregio architettonico, abbelliti spesso da portali in travertino decorati con stemmi araldici. Al centro del paese si trova la chiesa Collegiata dedicata a S.Nicola di Bari risalente al XIII sec. Al suo interno di particolare pregio è il fonte battesimale in travertino del 1563, un ciborio in pietra lavica della fine del 400 e alcune tele dei pittori Vanni e Aldi. A lato della chiesa si trova il Palazzetto Comitale testimoniato dalla presenza di un bel portale bugnato in travertino decorato con le rose araldiche, il collare e la scritta Ludovico Orsini. Da questo punto in poi un dedalo di viuzze si snodano all’interno dell’abitato, permettendo di raggiungere i quartieri del Borgo, del Ghetto, del Lazzaretto dove i mezzi moderni non possono arrivare. Nella parte più settentrionale dell’abitato si trova la piazza del Poio su cui si affaccia il Cortilone originariamente adibito a granaio; da qui si può salire al Masso Leopoldino, un enorme scoglio di tufo, somigliante ad una nave, rinforzato e modellato in età lorenese, su cui svetta la Torre dell’Orologio.
Da qui si può godere di una splendida vista dell’abitato sottostante e delle profonde gole vulcaniche che lo circondano. Scendendo lungo il versante nord-est si raggiunge la Porta dei Merli, caratterizzata da un portale bugnato in travertino sormontato da due stemmi: Cosimo II dei Medici e Niccolò IV Orsini. Le due feritoie verticali attestano la presenza in antico di un ponte levatoio. Superata la Porta dei Merli si entra nella valle del Lente, tra grotte rupestri di origine etrusca, fitti boschi ed alte muraglie di tufo.
Raggiunta la valle del fiume Lente è possibile percorrere alcune Vie Cave. Si tratta di grandi strade scavate dentro le colline di tufo, con pareti alte anche più di 20 metri che conducono il visitatore alla scoperta delle necropoli etrusche. Tra le splendide tombe è da segnalare quella monumentale, detta di Ildebranda, capolavoro tra i sepolcri che rappresentano il passaggio dall’Etruria arcaica a quella prossima a soccombere a Roma e al suo Impero. Protette e avvolte da una folta vegetazione che ne esalta il fascino e il mistero, vi sono anche le tombe rupestri.
La più nota delle quali è la Tomba della Sirena, ritrovata nei pressi della “città perduta” di Vitozza, un insediamento rupestre tra i più estesi in Italia, ove si contano circa duecento grotte, colombari etruschi e resti di un villaggio sorto in epoca medievale, il tutto situato in uno splendido parco di boschi cedui, su di un costone che domina la gola del fiume Lente. Si suppone che la maggior parte delle grotte fossero probabilmente abitate sin dal Paleolitico per far poi parte di una necropoli etrusca, Nel tempo hanno avuto vari riutilizzi ed alcune sono state abitate fino al secolo diciannovesimo: vi sono indicati anche i nomi degli ultimi abitanti. Qui sono visibili anche i resti di due castelli, di un torrione circolare, parti delle mura, di due porte d’accesso ed i resti della chiesaccia duecentesca.
Due chilometri prima di arrivare a Sorano, percorrendo la strada Sorano – Castell’Azzara, immediatamente prima del ponte sul Lente, consigliamo di prendere una stradina a sinistra che porta al complesso rupestre di San Rocco, situato su una grande terrazza panoramica.
Tutta l’area ha avuto una frequentazione umana a partire dall’età del bronzo, i numerosi insediamenti hanno lasciato molte tracce difficili da datare. La chiesetta di San Rocco conserva ancora al suo interno i resti di un affresco seicentesco. In tutta l’area si può curiosare nei vari ambienti scavati nel tufo: abitazioni rupestri, tombe, colombari. Da non perdere la punta estrema dello sperone tufaceo, il cosiddetto belvedere, da cui si può godere una favolosa panoramica sulla valle e sul borgo di Sorano; vi consigliamo di andarci nelle ore del pomeriggio, quando il sole illumina il borgo che appare così in tutta la sua bellezza. Sorano, come detto, sorge nella zona del tufo, un tipo di roccia derivante dalla cenere vulcanica fuoriuscita durante le eruzioni. La cenere si è compattata divenendo roccia solida, ma è riuscita a mantenere un’adeguata morbidezza che la rende adatta alle costruzioni. Il tufo è un’indicazione più che chiara che ci si trova in una zona vulcanica e le acque termali sono solo un altro sottoprodotto della “morte geologica” del vulcano.
La storica piscina chiamata “Il Bagno dei Frati” risale al XV° secolo ed era usata dai frati che vivevano nei locali dell’attuale Pieve di S.Maria dell’Aquila (situata nel centro della residenza). Di piccole dimensioni, con una profondità di 1.4 metri, può accogliere circa 15 persone ed è alimentata da due sorgenti termali che sgorgano direttamente dalla roccia, garantendo una temperatura dell’acqua di circa 34° in un contesto davvero unico. Oggi sono aperti al pubblico anche una grande piscina termale, un solarium di 3000 mq con prato all’inglese, lettini e ombrelloni e una piscina sportiva. Per chi volesse soggiornare nel comune di Sorano, in modo da visitare con tranquillità tutte le bellezze del luogo, suggeriamo l’agriturismo biologico Aia del Tufo. Esteso per 25 ettari, tra le verdi colline del Fiora, è il luogo ideale per immergersi nei ritmi e nel cuore della tradizione rurale. I padroni di casa da generazioni gestisono la struttura, curando tutta la filiera produttiva, dalla coltivazione delle materie prime rigorosamente biologiche, al ristorante dove si pratica una cucina a km 0, proponendo i piatti tipici della tradizione toscana.
Le camere dell’agriturismo sono semplici e confortevoli, dipinte riprendendo i colori della natura, caratterizzate da stralci di affreschi etruschi e arredate con mobili di legno in arte povera. L’autosostenibilità è il fiore all’occhiello di questo agriturismo il quale dispone di pannelli fotovoltaici per la corrente elettrica e per l’acqua calda, nonchè di un pozzo che fornisce irrigazione per le culture. All’Aia del Tufo da anni si pratica un tipo di agricoltura biologica tradizionale, e vengono recuperate e riprodotte varietà di semi antichi.
Tra le attività principali vi è la coltivazione di cereali: grano tenero e farro, orzo e un grande orto dove è possibile raccogliere verdure tutto l’anno. Attraverso un mulino aziendale con le macine a pietra si ottengono le farina utilizzate nella preparazione del pane e della pasta. Si salvaguardano anche il germoplasma dell’aglio antico maremmano, del mais di Pitigliano e di diversi tipi di legumi autoctoni di Sorano. La vigna presenta vitigni di Sangiovese e merlot e vi sono in azienda anche 250 piante di olivo, un frutteto misto: ciliege, prugne, susine, fichi, mele cotogne, albicocche, pesche, noccioli, noci e castagni, nonché un impianto misto di 50mila piante officinali: lavanda, Salvia Sclarea, Rosmarino e Issopo. Attraverso la distillazione in corrente di vapore si ottengono oli essenziali purissimi. L’Aia del Tufo è anche Fattoria didattica, una piacevole occasione per assistere e partecipare ai ritmi di un’autentica azienda agricola: cibare gli animali, raccogliere frutti e verdure direttamente nell’orto, assistere alla creazione del pane fatto in casa, alla macinazione della farina, alla trasformazione di latte di pecora in formaggio pecorino e in ricotta.
LA MAREMMA NEL PIATTO
Sorano vive immerso nell’isolamento dell’entroterra grossetano, tra la pianeggiante Maremma e il Monte Amiata, in quella fascia di terra collinare che, fino al secondo dopoguerra, era quasi impossibile da raggiungere. Una zona povera, chiusa in se stessa e sfamata dai frutti della terra; lontana dal mare. È facile quindi intuire come nella cucina soranese sia poco presente il pesce, mentre abbondino carni, formaggi, pasta, ortaggi e pane, utilizzato come accompagnamento da fresco e recuperato da secco nelle zuppe, nella panzanella o nei crostini.
Nella semplicità della tradizione si nascondono delle vere prelibatezze: piatti semplici ma speciali, riservati ai pranzi della domenica o alle feste, come i maccheroni con le noci, il baccalà fatto in tanti modi diversi o la semplice polenta, che diventa una vera squisitezza se accompagnata dal prosciutto marinato. Tra i vari tesori del patrimonio culinario di Sorano, un posto speciale è occupato dai tortelli. Accanto ai classici condimenti, qui esiste una ghiotta particolarità a metà strada tra dolce e salato: i tortelli con zucchero e cannella che si abbinano a meraviglia con i vini locali come il Morellino di Scansano o il Bianco di Pitigliano. Imperdibili, poi la tegamata, uno stufato di carne di manzo, pomodoro e patate, la “minestra di lenticchie di Esaù”, che ricorda una ricetta menzionata nell’Antico Testamento, il risotto con i carciofi e il cinghiale, che viene cucinato in vari modi, in umido, col vino rosso, con le spezie, come ragù per condire la pasta ecc. Tipica di tutta la Maremma è l’acquacotta, una zuppa di origine povera e contadina che può contenere varie verdure, tra cui bietole, pomodoro e carote. Viene accompagnata da crostini di pane e da un uovo in camicia.
Tra i dolci il tipico Sfratto, forse tra i prodotti più importanti della tradizione ebraica dei comuni di Pitigliano e Sorano. L’origine dello sfratto è legata alla decisione di Cosimo II Medici, nei primi anni del 1600, di far convergere tutti gli ebrei di Pitigliano in un unico quartiere. Gli ebrei venivano sfrattati dalle loro abitazioni e l’intimazione di sfratto era compiuta da un messo che batteva con un bastone sulla porta della casa, lo sfratto appunto. Di qui, la forma del biscotto: una sorta di grande sigaro farcito con un ripieno di noci tritate, miele, scorza di arancia, noce moscata e un involucro molto sottile di pasta non lievitata.