“Portobuffolè XIII secolo“, una festa in costume con oltre 300 figuranti in un piccolo borgo in provincia di Treviso dove per l’occasione le luci elettriche vengono spente e gli abitanti indossano, con disinvoltura, costumi medievali. Con cadenza biennale il gruppo “Gaia da Camino”, in collaborazione con la Pro Loco locale, organizza la rievocazione storica “Portobuffolè XIII secolo”, evento giunto alla 17° edizione, in programma quest’anno sabato 6 luglio.

“Portobuffolè XIII Secolo”
Portobuffolè ha goduto del grande privilegio di ospitare la nobildonna Gaia da Camino, artista e mecenate che accolse e incoraggiò gli artisti, facendo di Portobuffolè il centro del mondo.
Al calar del sole, il borgo medievale, splendido palcoscenico naturale, tornerà magicamente indietro di settecento anni, all’età tardo-medievale, grazie a trecento figuranti che indossano costumi d’epoca realizzati dalle donne di Portobuffolè e di Mansuè, rinomate per essere abili tessitrici. La manifestazione inizia con con l’apertura della porta della città, l’arrivo di un Cavaliere dal vicino Friuli ed il lento fluire del Corteo Storico, accompagnato dal suono delle chiarine e dei tamburi, suggestivo corollario all’esibizione degli sbandieratori. Nel frattempo, nell’antica Piazza Ghetto, alla luce di fiaccole e candele, su tavole riccamente imbandite si darà inizio al tradizionale Banchetto Medievale con un menù di deliziosi piatti rigorosamente basati su ricette d’epoca. Ad allietare i commensali, i canti dei menestrelli, gli spettacoli dei mangiafuoco e le esibizioni di saltimbanchi e commedianti, che ricreeranno l’atmosfera e l’ambiente di quei tempi.

“Portobuffolè XIII Secolo”
Nelle piazze del borgo, illuminate solamente dalla luce delle torce, si esibiranno vari gruppi folkloristici: gli Sbandieratori e i Musici di Santa Margherita d’Adige con le acrobazie della coppia Campione d’Italia, i musicisti del Convitto Musicale che accompagneranno i balli d’epoca di giovani danzatrici, gli spadaccini dei Grifoni Rantolanti, i giocolieri e sputafuoco del Convivio dei Giullari. Da non dimenticare poi il Torneo dei Quartieri con i giochi popolari, evento organizzato dal gruppo Amici di San Stino. Presente anche uno scribano che per l’occasione rilascerà ai richiedenti un attestato di presenza alla festa scritto rigorosamente in caratteri gotici. Il Gruppo “Gaia da Camino” con i suoi figuranti Nobili e Popolani porterà un tocco di classe alla manifestazione con le scene de “Il Debitor vien punito”, coreografia ripetuta nelle tre piazze e con la scena finale della “Vilissima masnada all’assalto – la Torre brucia”, realizzata nel palcoscenico naturale di Piazza Vittorio Emanuele. La festa sarà chiusa da una scenografica cascata luminosa di fuochi artificiali.

“Portobuffolè XIII Secolo”, Banchetto Medievale
GAIA DA CAMINO, DONNA LEGGENDARIA
A cavallo tra il XIII e XIV secolo, nel borgo di Portobuffolè, la celebre e discussa Gaia da Camino, figlia di Gherardo III, membro dell’illustre famiglia dei Caminesi e moglie di Tolberto Da Camino, già Podesta di Treviso, trasformò una casa torre in una piccola reggia (oggi conosciuta come Casa Gaia), ingentilita da bifore sulla facciata e affreschi ancora oggi conservati nelle stanze al primo e al secondo piano, dove la nobildonna amava ricevere artisti, musicisti e letterati. Gaia visse molto probabilmente tra queste mura, ma la sua casa non era così come la vediamo oggi. Sembra che le sue decorazioni volessero omaggiare la figura di questa donna trecentesca emancipata, mecenate di grande bellezza, cultura e intelligenza che fu anche un’autorevole figura nelle questioni politiche e una delle prime poetesse in lingua provenzale, citata da Dante nel Purgatorio.

“Portobuffolè XIII Secolo”
La voce popolare immagina che nelle due figure monocrome che incorniciano la finestra del corridoio al primo piano della Casa, si possano individuare i ritratti di Tolberto e Gaia Da Camino immortalati quasi a ben accogliere gli ospiti. I pareri storici su di lei si dividono in chi la ritrae come donna viziosa e dissoluta, chi come pia e morigerata: una figura affascinante e misteriosa. Ma il mistero potrebbe anche essere di facile soluzione: pare che nella famiglia da Camino vi fossero due donne di nome Gaia, dalle vite assai diverse tra loro.
VIAGGIO A PORTOBUFFOLÈ
Portobuffolè, piacevolissimo borgo medievale a pochi chilometri da Treviso, è annoverato tra i nove comuni veneti che si fregiano della Bandiera Arancione del Touring Club Italiano, marchio di qualità turistico ambientale destinato alle piccole località dell’entroterra che si distinguono per un’offerta di eccellenza e un’accoglienza di qualità. Appartiene inoltre al Club dei Borghi più belli d’Italia, grazie alla sua eccellente integrità storica. Elegante, raffinata, nobile e sofisticata, proprio come la padrona di casa, Gaia da Camino, che di Villa Gaia, signorile dimora del Trecento a Portobuffolè sulle sponde del Fiume Livenzo, fu l’anima e l’ideatrice. Un paese-gioiello sulla linea di confine fra Treviso e Pordenone, concentrato in cinque chilometri quadrati per secoli lambiti da un fiume che ora ha smesso di portare commerci e alluvioni, anche se restano i ponti su quello che fu il suo alveo, oggi ricoperto da un manto erboso.

Portobuffolè
Portobuffolè per i Romani fu Septimum de Liquentia, paese di agricoltori e pescatori sull’ansa del fiume a sette miglia da Opitergium (Oderzo), che poi divenne Portus Buvolendi, ossia porto canale (bova in latino medievale), oppure Portus Bufolendi (porto delle bufaline, barche usate per il trasporto fluviale delle merci), quindi una ricca cittadina mercantile medievale con un castello con sette torri e poi un’importante podesteria della Serenissima.

Piazza Beccaro, Ca’ Soler
Infine, dopo un lungo declino ottocentesco, le guerre e le alluvioni del Novecento – che la deviazione della Livenza del 1913 non bastò a impedire – oggi è la splendente Portobuffolè: borgo dove l’acqua ha disegnato la storia e dove la storia si legge nelle geometrie delle strade e delle piazze, nei decori di antichi palazzi e nell’orgoglio con cui la custodiscono poche centinaia di abitanti.
Attraversare il ponte in pietra, a due grandi arcate, che immetteva alla Porta Trevisana, distrutta nel 1918 dalle truppe austroungariche durante la ritirata, è già un’immersione nel passato per ammirare subito la singolarità del borgo in piazza Beccaro, una piazzetta con acciottolato dominata da antiche dimore riccamente affrescate. Fa bella mostra Ca’ Soler, la cui facciata principale guardava il canale, ora interrato, Caserma dei Carabinieri nel 1888, successivamente divenuta casa canonica. Nelle altre costruzioni si vedono ancora i resti di affreschi del ‘600. Beccaro, ricco mercante francese, residente a Portobuffolè, prima di morire (1394) lasciò le sue sostanze alla chiesetta di Santa Maria in Settimo. Una breve e stretta stradina in ciottolato, passando davanti alla Calle dei Fabbri, conduce davanti alla casa del Nobile Domenico Andretta, garibaldino, che partecipò alla Spedizione dei Mille.

Portobuffolè, mercatino d’antiquariato
Da piazza Beccaro si arriva in breve tempo presso il Museo Casa Gaia, una splendida dimora del Trecento in cui visse fino alla morte, avvenuta nel 1311, Gaia da Camino immortalata da Dante nel XVI canto del Purgatorio. Attualmente, il più pregevole aspetto di Casa Gaia è l’opera ad affresco databile al XIV-XV secolo. Nel 1995 venne inaugurato negli spazi di Casa Gaia, il Museo del Ciclismo “Alto Livenza“, dedicato a Giovanni Micheletto, vincitore del 4° Giro d’Italia con la mitica Atala, e a Duilio Chiaradia, primo grande cineoperatore della Rai e inventore della ripresa televisiva sportiva, in particolare di quella ciclistica, che gli meritò la fama di “scrittore per immagini”. Da allora la collezione è notevolmente aumentata, con cimeli di sempre maggior pregio. Attualmente, è uno dei più importanti musei italiani dedicati al ciclismo. Gino Bartali, sprovvisto di trofei perché li aveva ormai regalati ad altri appassionati, per non rimanerne escluso, ha donato un trofeo fuori dal comune.

Portobuffolè, Porta Friuli
Il campione offrì una canottiera di lana pesante, confezionata dalla madre e ancora intrisa del suo indelebile sangue, versato in seguito alla spettacolare caduta da un ponte di legno al suo primo Tour de France.
Tra le bellezze di Portobuffolè è annoverata la Torre Comunale del X secolo, l’ultima restante delle sette antiche torri del castello. È alta 28 metri e costruita in laterizio. Sull’orologio si trovava il buco dal quale i condannati erano calati nella sottostante prigione. La casa ai piedi della Torre era un tempo il Palazzo del Governo. Ovunque a Portobuffolè campeggia il leone di San Marco, segno della presenza e dell’indiscussa potenza della Serenissima: domina Piazza Maggiore (piazza Vittorio Emanuele II), dove risiedevano le famiglie più potenti della zona, lo si trova sulla porta del Monte di Pietà, fondato nel 1500 e sull’arco esterno di Porta Friuli. Quello di Monte di Pietà è un raro esempio di “Leon in Moeca”, dall’aspetto terrificante che veniva rappresentato in tempo di guerra.

Portobuffolè, il Duomo di San Marco
Piazza Maggiore è contornata da bei palazzi di epoche diverse, tra i quali spicca il Palazzo Pretorio (oggi Municipio), in stile rinascimentale che sulla piazza apre il suo loggiato con eleganti finestre a sesto ovale. È un rifacimento dell’antico Fontego (deposito) del grano e del sale (per il quale era attiva anche una presidiatissima Dogana) e che ospitava anche i banchi di cambio, le botteghe e gli alloggi dei mercanti che giungevano nell’attiguo porto di Porta Friuli. Piazza Maggiore fu spettatrice della caccia al toro, di antica tradizione veneta. Spettacolo abolito dall’autorità austriaca nel 1822. Accanto al Palazzo Pretorio sorge il Monte di Pietà, istituito dai Veneziani come magazzino di oggetti di pegno con i beni confiscati alla comunità ebraica, bandita dalla città nel 1480 in seguito alla condanna (rivelatasi poi ingiusta) di alcuni di loro, accusati d’infanticidio e arsi vivi in Piazza San Marco.

Duomo, Pala Francesco da Milano
Gli ebrei avevano realizzato a Portobuffolè un istituto di credito che affiancava i fiorenti commerci e avevano eretto anche la loro Sinagoga, che nel Cinquecento fu trasformata nell’attuale Duomo intitolato a San Marco. Accanto sorgeva l’abitazione dell’Arcisinagogo, sulla cui parete esterna si scorgono i resti di quello che era il muro di cinta del Ghetto, dove una targa in ebraico ricorda la tragica cacciata.
Prima di diventare chiesa Cristiana, il Duomo di Piazza Maggiore era quindi una Sinagoga Ebraica (nei lavori di restauro dell’ex casa dell’Arcisinagogo è apparsa una pietra con il candelabro ebraico a sette braccia e alcune lettere dell’alfabeto). Consacrato nel 1559 e restaurato più volte sia all’interno che all’esterno, il Duomo vanta all’interno un crocefisso ligneo del’400 di scuola tedesca, un bellissimo altare ligneo in radica rossa realizzato in epoca recente da un artista locale e un organo settecentesco con 472 canne di zinco e stagno.
Dalla Piazza si arriva al “Toresin” che sormonta Porta Friuli, principale via d’accesso alla città fortificata tramite l’omonimo ponte settecentesco in pietra cotta che sostituì il ponte levatoio dell’originario castello, accanto al porticciolo commerciale. Sull’arco esterno della torre, il Leone di San Marco inneggia ai “diritti e doveri dell’uomo e del cittadino”, segno evidente del passaggio della Rivoluzione Francese, mentre sul lato destro del ponte sono visibili i resti delle antiche mura della città medievale, con incassata una piccola Bocca della Verità di origine romana.

Portobuffolè, Oratorio Santa Teresa
Lungo ciò che resta delle antiche mura del borgo, si può scorgere una botola, la quale conduce ad una galleria sotterranea di due metri di larghezza, quasi tre d’altezza e una cinquantina di lunghezza che collegava i due porti della città, quello della piazza principale e quello di Via Rivapiana. Questo tunnel nei secoli ha avuto, poi, diversi usi, come ad esempio quello di sfogo per le tubature fognarie, e dalla popolazione è da sempre ricordato con il nome di “Slondrona”.
Fuori del borgo meritano sicuramente una visita la chiesa di San Rocco con la Madonna della Seggiola, Villa Giustinian costruita nel 1695 dalla nobile famiglia veneta Cellini e poi passata ai Giustinian. La Villa è incorniciata da un vasto parco all’italiana e decorata con fastosi stucchi ed affreschi che si richiamano alla scuola del Veronese. Interessanti, infine, l’Oratorio di Santa Teresa, edificato dai Cellini, ricco di stucchi e affreschi e la chiesa dei Servi, consacrata nel 1505.
Da non perdere a Portobuffolè la visita di un altro museo oltre a quello del ciclismo di Casa Gaia. La torre civica ospita infatti il Museo della civiltà contadina e dell’artigianato dell’Alto Livenza, esposizione che racconta come si è sviluppata, nel recente passato, la cultura di arti e mestieri in quest’area. Vi trovano posto oltre 2000 pezzi donati da cittadini di Portobuffolè, ma anche di altri comuni della zona che hanno voluto contribuire a creare questa interessante raccolta. In esposizione molti attrezzi utilizzati in agricoltura, per la lavorazione del legno, macchine da tessitura ancora funzionanti, oggetti di uso quotidiano. Portobuffolè ospita anche l’”Atelier di Barbie”, la mostra permanente dedicata alla bambola più famosa al mondo, allestita nelle ex scuole elementari del borgo.

Portobuffolè, Villa Giustinian
Il Museo è disposto sui diversi livelli della torre, che, oltre al piano terra, conta quattro altri piani. Da sottolineare che arrivati all’ultimo piano si può ammirare un panorama davvero unico. Da un lato si estende la grande spianata verde dei Pra’ de Gai, dall’altro si delinea il corso del fiume Livenza, che fino al 1911 scorreva sotto il ponte di Porta Friuli. Un paesaggio incantevole che si può godere solo in cima ai ventotto metri della torre.

Il B&B Gaia di Portobuffolè
Per chi desiderasse soggiornare a Portobuffolè per apprezzare in tutta tranquillità le bellezze del luogo, consigliamo il B&B Gaia antica villa padronale nobiliare poi casa privata, ora B&B recuperato con gusto. La struttura unisce in sé l’eleganza del passato e la ricercatezza del design originale, un luogo adatto sia per soggiorni di piacere che per motivi di lavoro, per famiglie così come per un week-end romantico. Il B&B Gaia offre due ampie camere arredate a tema con pavimento in legno, bagno interno, aria condizionata, set di cortesia ed asciugacapelli. Attiguo alla struttura un parcheggio privato gratuito su richiesta ed un ampio giardino ne quale si possono trascorre momenti di relax all’ombra di alberi secolari. Tra le parti di uso comune il B&B offre una sala di lettura con una piccola biblioteca e una sala colazione/relax.