Avella, in provincia di Avellino vi aspetta il 12, 13 e 14 ottobre per la settima edizione della sagra più attesa di tutta la bassa Irpinia la “Sagra della Castagna e della Nocciola”. Eccellenze enogastronomiche Irpine mixate a visite guidate agli incantevoli siti archeologici di Avella Città d’Arte: l’Anfiteatro Romano, il Castello Normanno, le Tombe Romane, il Palazzo Ducale, il chiosco del Convento dei Francescani, le chiese ed il Centro storico dell’antica Abella.
L’itinerario si svolgerà a bordo di un divertente trenino o di navette messe a disposizione dall’organizzazione con tappe in tutti i siti da visitare. La sagra, animata da tanta buona musica popolare dal vivo, sarà l’occasione giusta per gustare succulente pietanze a base di prodotti tipici locali: anzitutto nocciole, noci, castagne e poi porcini, cinghiale, cotechini locali, salsicce, broccoli, caldarroste, cassata Avellana e tanti dolci a base di nocciole, noci e castagne…..il tutto annaffiato da Aglianico Irpino e birra artigianale o industriale. Sarà anche possibile acquistare prodotti tipici locali: formaggi, salumi, noci, nocciole, castagne, porcini e tutto ciò che la bassa Irpinia produce oltre ad altri prodotti di vario genere esposti da artigiani e rivenditori locali. Sabato 13 e domenica 14 gli stand gastronomici saranno aperti a partire dalle 12 per cui sarà possibile pranzare stando comodamente seduti all’aperto in Piazza Municipio o nel cortile del Palazzo Ducale, ascoltando dell’ottima musica popolare itinerante. Per prenotazioni ed informazioni: Tel. 3205553395 – peppe.sorice@virgilio.it – www.iramidelmelo.it.
VIAGGIO AD AVELLA
Avella, situata sulle sponde dell’antico torrente Clanio, nel cuore di una grande conca dell’Appennino Campano, offre una varietà di risorse fruibili dal punto di vista turistico. I primi insediamenti umani risalgono a circa 25.000 anni fa lungo le rive di quello che oggi è poco più di un torrente ma, che un tempo, alimentava persino i Regi Lagni. L’abbondanza di materie prime sul territorio e l’ottima posizione geografica, ha attirato, nel corso dei secoli, diverse popolazioni: Osci, Etruschi, Sanniti.
Fu però nel 339 a.C. che la storia del borgo subì un’evoluzione, allorchè divenne una colonia romana e, come tale, fu dotata di edifici che ancora oggi attraggono il turista più curioso. Tra questi l’Anfiteatro Romano e le Tombe Romane (mausolei funebri dello stesso periodo dell’anfiteatro con una visibile struttura a dado).
Un cinghiale e, sullo sfondo, gli Appennini. Questo lo stemma eloquente del comune di Avella che, in una sola effige, racconta la storia di un borgo più volte assediato nel corso dei secoli. Oggi il simbolo della cittadina archeologica è la nocciola, precisamente la nocciola Coryllus Avellana, che qui abbonda: in latino il nocciolo si chiama nux avellana, mentre in spagnolo, in portoghese e in occitano la nocciola è chiamata rispettivamente avellana, avelã e avelano. Sono presenti nel territorio diverse aziende per la lavorazione della frutta secca, e una specialità unica è la cassata avellana, cosparsa di nocciole, dolce creato da una storica pasticceria locale.
Il centro storico di Avella riveste notevole interesse storico-artistico-ambientale per la presenza di opere architettoniche appartenenti a diversi periodi storici come il Castello dedicato all’Arcangelo Michele, i cui resti sorgono ad un’altitudine di 206 metri sulla collina dove era edificata l’Acropoli dell’antica città di Avella, in una posizione particolarmente strategica.
Fondato tra l’XI e il XII secolo, costituiva uno dei più imponenti complessi fortificati della Campania. Secondo la tradizione fu edificato dai Longobardi sui resti di un tempio di Ercole e, nel corso della sua storia, rimase coinvolto in numerosi conflitti e più volte assediato, a partire dall’invasione dei Saraceni dell’ 884 per finire a quella ungara dell’anno 937. Quasi completamente distrutto dalle continue incursioni nemiche, fu fatto riedificare dai Normanni e trasformato in una nobile residenza. Demolito in parte dal terremoto del 1456, venne rifatto da Pietro Spinelli nel 1553 ma, nonostante il costoso restauro, fu completamente abbandonato verso la fine del XVI secolo. Oggi ne restano rilevanti ruderi che lasciano immaginare l’antica imponenza: la torre cilindrica su base troncoconica, le mura difensive e parte delle mura della zona residenziale che si estendono lungo le pendici della collina. Recenti scavi hanno portato alla luce alcuni blocchi tufacei, probabilmente residui della struttura templare di epoca romana dedicata ad Ercole. La collina su cui sorge il Castello di Avella è stata teatro anche di ulteriori ed importanti ritrovamenti archeologici. Tra le rovine fu rinvenuto, infatti, nel 1685, il famoso Cippus Abellanus, risalente al 150 a. C. circa ed attualmente custodito presso il Seminario Vescovile di Nola. Si tratta di un blocco di pietra con incisa in lingua osca l’attestazione di un accordo stipulato fra Nola ed Abella per l’utilizzo di un territorio comune sul quale sorgeva un santuario dedicato ad Ercole.
Nel centro storico di Avella sorge il Palazzo Ducale risalente al ‘500, struttura arricchita da un ampio parco con giardino d’ispirazione vanvitelliana al cui interno si trovano i resti di un antico platano dal tronco di 15 metri di circonferenza piantato quattrocento anni fa.
Situato nell’attuale piazza Municipio, il Palazzo Ducale fu costruito dai Colonna e, successivamente, ampliato e abbellito da Carlo Spinielli. Oggi è anche sede del Museo Archeologico, una realtà espositiva che preserva le antiche testimonianze dei primi insediamenti in questo territorio: corredi funebri, reperti sacri e rappresentazioni dell’iconografia delle popolazioni preistoriche.
Avella è caratterizzata dalla presenza di numerose chiese appartenenti a diversi periodi storici, trasformate e rielaborate attraverso i secoli. Tra queste la chiesa di San Pietro, uno degli edifici religiosi più antichi, sorta sui resti del foro romano e trasformata nel ‘700 da Maria Giovanna Doria del Carretto. La facciata è racchiusa tra due campanili gemelli, l’interno, a tre navate, custodisce diversi resti dell’età classica; nella cappella del SS. Nome di Gesù, dietro l’altare in marmo con colonne di porfido, si trova un sarcofago recante un’iscrizione del V secolo.
Interessante anche la Collegiata di S.Giovanni Battista (XVIII secolo) che conserva al suo interno opere di notevole pregio: l’altare maggiore in marmi policromi, il sarcofago del cardinale D’Avanzo, una tavola nel 1581, opera del napoletano Decio Tramontano che raffigura il “Cristo Redentore, due acquasantiere del ‘500 e diverse tele del ‘700 con figure di Santi.
Da non dimenticare anche una visita alla chiesa e convento della SS Annunziata (XVI secolo), edificio caratterizzato da una facciata in stile rinascimentale. Al suo interno sono presenti elementi di grande importanza artistica: il soffitto a cassettoni con tele di Giuseppe Castellano, il coro ligneo (XVII secolo) di Gianfranco del Tito, l’altare maggiore in marmi policromi e diverse tavole del ‘500 poste nelle cappelle laterali. Il chiostro del convento è circondato da portici ad archi sorretti da colonne monolitiche; le pareti e le volte sono, invece, ornate da affreschi del Buongiovanni, raffiguranti scene delle vita di San Francesco.
Ma Avella è famosa soprattutto grazie alla presenza di importanti resti di epoca romana e alla sua caratteristica struttura urbana a scacchiera; la città venne infatti costruita seguendo il principio dei cardi e dei decumani, i primi orientati lungo la direttrice nord-sud ed i secondi lungo quella est-ovest; il decumano major, oggi identificabile con il Corso Vittorio Emanuele, caratterizzato da bei palazzi padronali ottocenteschi, conduce direttamente all’Anfiteatro le cui dimensioni lasciano chiaramente immaginare la grandezza che aveva la cittadina in epoca romana.
Anche il ritrovamento lungo la via Popilia di tre maestosi monumenti funerari, appartenenti ai ceti più alti della società sono simbolo di ostentazione e di ricchezza sociale per la comunità del tempo. Risalenti al periodo fra il I a.C. e il I secolo d.C e perfettamente conservati, insieme ai resti dell’acquedotto detto di “San Paolino” lungo il corso dell’alto Clanio, sono un ulteriore prova dell’importanza assunta dall’antica Abella. Le tombe romane sono disposte lungo l’asse principale che collegava la cittadina romana di Avella con Avellino, Maddaloni e Nola.
L’area archeologica dell’Anfiteatro romano rappresenta il primo nucleo del Parco Archeologico dell’antica Abella. L’anfiteatro, situato nel settore sud-orientale della città antica, in un’area precedentemente già occupata da strutture abitative del periodo sannitico, costituisce l’opera architettonica di epoca romana più importante della città e ricalca, per dimensioni, quello di Pompei. L’arena, la cui raffigurazione compare sul lato di una base di statua di calcare di età antonina oggi conservata nella piazza antistante il Palazzo Ducale, fu edificato nel I sec. a.C. ed è oggi perfettamente conservato.
Da visitare ad Avellla anche il Museo Archeologico-Antiquarium, situato nell’edificio della Soprintendenza, con reperti dal Neolitico al Romano.
La ricchezza di Avella non è data soltanto dalla sua storia ma anche dalle bellezze naturalistiche del suo paesaggio. Un trekking molto battuto è il percorso che parte dal Castello ed arriva a Tuppo Tuotolo a quota 1215 metri. Man mano che si sale, apre sempre più la visuale sul golfo di Napoli ed è percorribile anche in mountain bike ed a cavallo. Inizia a circa 1 chilometro dal Castello di Avella, appena finisce la strada asfaltata. Il primo tratto, su carrareccia, consente l’accesso a molti poderi. Il percorso prende quota con discreta pendenza e con curve molto strette. Giunge a quota 650 procedendo quasi sempre in direzione nord, tenendo in vista il Vesuvio e Capri e al lato Ischia e Procida.
Sorprenderà il turista amante della natura la panoramica strada che conduce al Campo di Summonte da dove, con lo sguardo, si raggiungeranno Punta Licosa e l’isola di Ponza, il massiccio della Maiella e la valle del Vùlture.
Ma ciò che renderà ancora più entusiasmante la passeggiata in questi luoghi saranno le camminate attraverso le floride piantagioni di nocciole, l’incontro con le mandrie di bufali, abilmente controllate da cavalieri, lungo i sentieri che si snodano nella valle delle Fontanelle, la vista dei volteggi che i corvi e gli sparvieri compiono nelle gole dei Monti di Avella. Salendo poi in quota fra i castagneti e i lecceti, ed attraversando boschi di faggio si giungerà in un ambiente incontaminato; la morfologia della regione e l’inaccessibilità di alcune zone erano condizioni ideali per il lupo ed il cinghiale, purtroppo oggi estinti. Anche il tasso, la puzzola, la faina e la martora che popolano la zona corrono oggi il rischio di estinzione.
L’itinerario naturalistico è ben completato dalla possibilità di visita a cavità naturali di grande interesse: la grotta delle Camerelle di Pianura, profonda circa 150 metri offre lo spettacolo di ricche concrezioni e di imponenti formazioni colonnari mentre quella degli Sportiglioni, popolata da pipistrelli, che si sviluppa per quasi 250 metri rientra fra le prime dieci grotte regionali per interesse biospeleologico.
Ma c’è anche un’altra grotta, a circa 2 chilometri da Avella, seguendo il corso del fiume Clinio, nel Vallone delle Fontanelle: la grotta di San Michele, lunga 55 metri e profonda 5, utilizzata nell’antichità per riti religiosi come testimoniato dalla presenza di interessanti decorazioni pittoriche bizantineggianti, di mano popolare, databili anteriormente al 1300.
AVELLA NEL PIATTO
Oggi nota per la sua produzione di nocciole, tant’è vero che l’origine del suo nome sarebbe legata proprio all’etimologia della parola “nocciola”, Avella è un piccolo comune ubicato sulla via che collegava – e collega tuttora – la pianura Campana con la valle del Sabato e il Sannio Irpino. Grazie alla sua favorevole posizione, le sue terre sono coltivate della pregiata nux Abellana che costituiva un tempo la principale risorsa economica, alla quale si aggiungevano lo sfruttamento dei boschi e l’allevamento nelle zone più alte.
Ma non solo nocciole, tra le tante prelibatezze che si possono assaggiare in questo paese della bassa Irpinia, citiamo la pasta tipica di tutto l’avellinese, i paccheri, maccheroni fatti a mano e conditi con ragù di carne e pomodoro, o con ortaggi e legumi, come voleva la tradizione povera e contadina.
Tutta la pasta provinciale è pasta fatta a mano, di varie forme e misure. Le più comuni sono i fusilli, i cavatelli, le tagliatelle, i ravioli, le orecchiette. Ad Avella è possibile gustare dell’ottimo baccalà, tipico pesce del nord Europa che, una volta giunto in queste terre, viene sapientemente marinato con i migliori sapori locali e accompagnato con peperoni cruschi. Il pane di Montecalvo Irpino o di Calitri, è uno dei prodotti più tipici di tutta la provincia. La sua panificazione è un’arte locale ancora tutta da scoprire. Regina della provincia, come in tutta la regione e anche nel resto del mondo, resta la pizza Margherita.
E veniamo agli ortaggi e alla frutta. La cipolla ramata è una varietà tipica del territorio collinare di questa area. L’aggettivo ramato è dovuto al tipico colore della tunica esterna del bulbo. Dolce al gusto, intensa nell’aroma, è uno dei prodotti ortofrutticoli di maggior pregio a livello nazionale. In questa provincia gli ortaggi hanno precise caratteristiche tipiche e uniche, ed entrano nella preparazione di numerosi piatti caratteristici e tradizionali che si rifanno all’antica cultura contadina e pastorale. Le ciliegie Irpine hanno una grande varietà e una produzione che copre un quarto di quella della regionale.
Turgide, sode e d’intensa colorazione si distinguono in base alle zone di provenienza. Gradevolmente zuccherine, armonicamente acidule di fondo, queste varietà sono consumate non soltanto come frutta da pasto, ma anche candite, sotto alcool e nei cioccolatini. Notevoli anche i vini. Qui si coltivano ottimi vitigni bianchi e rossi che producono vini come il Taurasi, il Greco di Tufo, il Fiano di Avellino, tra le più importanti Docg della Campania. Vini che da tempo hanno varcato i confini nazionali, esportando nel mondo i sapori e i profumi della provincia Irpina.