“RegalmenteRosa”… La Fragola e i Vini di Govone a Corte

Nella storica e affascinante cornice del Castello Reale di Govone, nel Roero, in Piemonte, tornano a fiorire le rose del Re Carlo Felice, che incontrano la rossa e gustosa Fragola di Govone. Domenica 21 maggio è in programma la XV edizione di “RegalmenteRosa…la fragola e i vini di Govone a Corte”, manifestazione ideata e promossa dal Centro Culturale “Govone e il Castello”, in collaborazione con l’associazione “Govone Residenza Sabauda” e il Comune di Govone. Obiettivo della kermsse, far riscoprire il fascino dei giardini storici, delle reali villeggiature e dei prodotti del territorio, la deliziosa fragola di Govone e i pregiati vini Barbera e Arnei.

Il Castello Reale di Govone

Durante la giornata si potrà passeggiare per il parco del Castello Reale, osservare la fioritura delle rose antiche, scegliere i migliori prodotti del territorio nel mercatino dell’artigianato e della fragola e degustare i vini di Govone che, per l’occasione, sposano la fragola in un inedito abbinamento. Inoltre, i cantastorie “I Brav Om delle Langhe” allieteranno i visitatori con momenti musicali distribuiti in diversi punti del parco, mentre gli ospiti più piccini saranno intreattenuti da divertenti animazioni.

La fioritura del giardino di rose antiche invita ad un coinvolgente percorso in vasti spazi ariosi ove si respira una magica atmosfera, che richiama gli antichi fasti di inizio Ottocento, quando il Castello Reale di Govone era la residenza prediletta del Re Carlo Felice di Savoia e della Regina Maria Cristina. Ai visitatori sarà offerta la possibilità di visite guidate agli appartamenti reali del castello, incluse le preziose sale cinesi recentemente restaurate, di assistere a rievocazioni del mondo sabaudo dei primi del Settecento, a cura del “Gruppo Storico Pietro Micca della Città di Torino” e di visitare la mostra d’arte contemporanea a cura di “Govone Arte”, ma anche di pranzare nel parco del castello con menu a cura delle locali Pro Loco. La giornata si concluderà con il concerto dell’Orchestra Provinciale di Cuneo.

Particolare del roseto del Castello di Govone

VIAGGIO A GOVONE

Situato sulla sponda sinistra del fiume Tanaro, in provincia di Cuneo, a metà strada tra le città di Alba e di Asti, nel territorio del Roero, troviamo il paese di Govone. Il Comune conta circa 2000 abitanti, sorge su una collina alta 301 metri e comprende sei frazioni (S.Pietro, Canove, Traviano, Trinità, Montaldo, Piana) che si estendono sulle alture circostanti e nella pianura, sempre in prossimità del Tanaro. L’economia del Paese è essenzialmente agricola: caratteristiche sono le sue colture vinicole con eccellente produzione di Barbera, Bonarda, Dolcetto, Nebbiolo e Arneis. Abitato sin dall’epoca romana, come dimostrano numerosi ritrovamenti, Govone è citato in documenti altomedievali. Già feudo vescovile, passato poi alla proprietà della famiglia Solaro di Asti, fu in seguito sede di villeggiatura della casa Savoia nei primi decenni dell’Ottocento.Tra i tesori più preziosi del territorio, Govone vanta, infatti, un suggestivo castello, che fa parte delle Residenze Sabaude inserite nella lista del Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco e che ogni anno diventa cuore pulsante del Magico Paese di Natale, il tradizionale Mercatino natalizio con circa un centinaio di espositori tra il piazzale e il parco del Castello, la Casa di Babbo Natale e vari eventi e spettacoli ad animare la manifestazione.

Durante la seconda guerra mondiale, nel periodo dell’occupazione tedesca e della Repubblica Sociale Italiana, Michelina Saracco, proprietaria di un servizio di autobus, nascose e protesse nella zona membri della famiglia ebrea di Vittorio Dan Segre, suoi vicini di casa, salvandoli dalla deportazione. Per questo impegno di solidarietà, il 13 giugno 1988, l’Istituto Yad Vashem di Gerusalemme ha conferito a Michelina Saracco l’alta onorificenza dei giusti tra le nazioni.

Govone

Tra il 1819 e il 1820, re Carlo Felice di Savoia, avendo eletto il castello di Govone come residenza estiva preferita, lamentava la scomodità del viaggio da Torino che, tra Priocca e Govone, comportava il guado di un torrente (probabilmente il rio Vaneschia). Per evitare il traino della carrozza con due paia di buoi, tra il 1823 e il 1824, il sovrano fece costruire un ponte in regione Vaneschia: il Ponte del Re.

L’evoluzione sociale dell’intero Comune di Govone è da sempre legata al castello, che domina l’abitato e l’ampia valle del fiume Tanaro, costruito a scopo difensivo prima dell’anno Mille sul colle più alto, poi ricostruito, nelle forme attuali, a partire dal Seicento, ispirandosi in parte ai disegni degli architetti Guarino Guarini per facciata sul lato sud e Benedetto Alfieri per quella a nord. Attualmente il castello ospita il municipio di Govone ed è spazio espositivo per mostre ed eventi. Nel castello soggiornò appena diciottenne (anno 1730), il filosofo Jean-Jacques Rousseau, appena entrato al servizio del conte Ottavio Solaro.

Il castello Reale di Govone

La grandiosa costruzione in muratura è decorata con raffinata eleganza ed è costituita da due piani principali e un terzo di minor altezza, tra loro collegati da eleganti scaloni e scale di servizio. La facciata è ricca di decorazioni e sculture ed è affiancata da due avancorpi in mattoni rossi, rivolti a mezzogiorno. Lo scalone d’onore è formato da quattro rampe marmoree, fiancheggiate da parapetti a balaustra e decorate da possenti telamoni e bassorilievi provenienti dal castello di Venaria Reale. L’intera costruzione è delimitata a nord e ad ovest da un vasto parco all’inglese e ad est da un giardino pensile, ricco di aiuole, fontane ed alberi.

Nella posizione in cui sorge il castello, in cima alla collina, già in epoca medioevale si ergeva una fortezza con bastioni e torri angolari, tipiche delle fortezze del Monferrato. Alla fine del XVII secolo i conti Solaro, Signori di Govone fin dal XIII secolo, affidarono all’architetto Guarino Guarini i lavori di ampliamento e di abbellimento del castello. L’architetto preparò dei disegni ma non portò a termine il progetto. I lavori ripresero un secolo dopo da parte dell’architetto Benedetto Alfieri che li ultimò partendo proprio dai disegni del Guarini.

La chiesa dello Spirito Santo ed il roseto del Castello

Il castello divenne proprietà di casa Savoia nel 1792 e dopo il periodo napoleonico fu scelto come residenza estiva insieme al castello ducale di Agliè. Re Carlo Felice, assieme alla moglie Maria Cristina, fece completamente restaurare il castello agli inizi dell’Ottocento, sulla base di propri disegni. Analogamente si operò sull’adiacente parco dotato di giardino all’italiana. Alla sua morte, avvenuta nel 1831, il castello passò alla vedova Maria Cristina, che, a sua volta, lo lasciò in eredità a Ferdinando di Savoia Duca di Genova. Nel 1897 l’Amministrazione Comunale acquistò il castello mettendone all’asta i mobili e gli oggetti in esso contenuti. Il Castello Reale di Govone è oggi museo di se stesso, quale emblematica testimonianza della vita di corte piemontese di inizio Ottocento. Con deliberazione del dicembre 1997 viene annoverato tra le residenze sabaude piemontesi che l’Unesco ha inserito nella lista del patrimonio artistico mondiale e dal 2007 fa parte del circuito degli otto castelli, meglio noto come Castelli Doc. La rete dei castelli include i manieri di Grinzane Cavour, Barolo, Serralunga d’Alba, Govone, Magliano Alfieri, Roddi, Mango e Benevello. È inoltre inserito nel circuito dei “Castelli Aperti” del Basso Piemonte.

Particolare del portale d’ingresso del Castello

Il percorso di visita inizia dal fronte sud, realizzato su disegno di Guarino Guarini e decorato da bassorilievi che rappresentano telamoni e alcuni episodi delle dodici fatiche di Ercole attribuibili al luganese Giovanni Battista Casella, provenienti da Venaria. Passando al di sotto dello scalone d’onore, si accede all’atrio del piano terra, ornato da bassorilievi e stucchi realizzati dall’architetto Benedetto Alfieri. A fianco dell’atrio due scale gemelle conducono ai piani superiori. Simmetrica rispetto al salone d’onore, la Galleria di Levante conduce agli appartamenti reali: affrescata da Andrea Piazza e Carlo Pagani negli anni venti dell’Ottocento con temi classicheggianti, la Galleria ricorre a efficaci effetti di illusionismo ottico.

Gli appartamenti della Regina erano composti da camera da parata, camera di udienza, camera da letto e ambienti privati e di servizio e avevano ingressi separati. Dalla camera da parata della Regina una porta permetteva la comunicazione con la camera da letto del Re. Gli affreschi sono dipinti da Andrea Piazza e Carlo Pagani con interventi di Luigi Vacca e il percorso tematico delle pitture si ispira alla mitologia classica. Per il pavimento in legno, posto in opera negli anni venti dell’Ottocento e l’arredo ligneo in parte disperso, fu ingaggiata una famosa équipe di scultori in legno con a capo Giuseppe Maria Bonzanigo. Gli appartamenti del Re erano composti allo stesso modo di quelli della Regina. Il Salone d’onore fu affrescato interamente a trompe-l’oeil negli anni venti dell’Ottocento dai pittori Luigi Vacca e Fabrizio Sevesi: una complessa decorazione di finte architetture che riproducono pittoricamente il mito di Niobe dona al visitatore l’impressione di trovarsi davanti ad un’opera di scultura.

Il grandioso interno del Castello Reale di Govone

Le pareti sono dipinte a chiaroscuro con finte colonne e statue che rappresentano Niobe e i suoi figli, mentre sulla volta nella parte centrale è affrescato a colori l’Olimpo con Latona, Apollo e Diana.

La Galleria del Priore, rivolta a mezzanotte e comunicante con la cappella, testimonia il volto del castello nella seconda metà del ‘700, così come l’atrio a piano terra. Decorata da finissimi stucchi, era ornata da trentotto ritratti alle pareti. La Cappella di Santa Cristina, situata in un ambiente a fianco della scala secondaria del castello, è oggi priva dell’altare citato nell’inventario del 1824. Sulla volta è raffigurata l’assunzione in cielo di una martire, mentre agli angoli sono dipinte coppie di cherubini. Fiore all’occhiello del castello di Govone sono le famose Sale Cinesi, ovvero gli appartamenti destinati ad ospitare i principi e le principesse in visita a corte e dette “sale cinesi” per le tappezzerie di ispirazione orientale. Nell’Ottocento molte carte dette “cinesi” provenivano da Londra o da Parigi ma si pensa che le carte di queste sale risalgano al Settecento e siano state prodotte in Cina da artisti cinesi.

“Stanze Cinesi”: lavorazione della porcellana

I disegni, inseriti in uno sfondo di genere, rappresentano scene riguardanti la lavorazione di prodotti che costituivano alcune tra le maggiori fonti di ricchezza per la Cina di allora, la porcellana, la seta, il riso, il tè, oltre a soggetti di flora e fauna tipicamente cinesi. Pur non costituendo un unicum – ne esistono, in loco o in collezioni, alcuni altri esempi in Occidente – le carte da parati cinesi di Govone con cicli di produzione sono tra le più significative del genere, per vivacità dei colori, ampiezza di superficie, ricchezza e numero di scene, ma soprattutto nei soggetti singolari, rappresentati con dovizia di dettagli.

“Stanze Cinesi”: la lavorazione della seta

La residenza sabauda è circondata da un giardino settecentesco all’italiana, disegnato da siepi di bosso e vialetti che confluiscono ad una fontana centrale e da un parco all’inglese, con viali di platani ed ippocastani. Nel parco un’antica aranciera comunemente chiamata “Serra”, fatta restaurare dall’Amministrazione Comunale è ora adibita a salone per convegni, incontri e manifestazioni culturali.
I lavori di restauro di committenza sabauda si concentrarono, oltre che sugli interni sulla sistemazione del parco, per cui si possono individuare due fasi ben distinte. Una prima fase risale al XVIII secolo, all’epoca dei Solaro: si tratta di regole architettoniche di simmetria e regolarità e forme geometriche tipiche del giardino classico, mentre la seconda fase risale al XIX secolo, per committenza di Carlo Felice di Savoia su progetto di Xavier Kurten, all’epoca nominato da Carlo Alberto direttore del parco di Racconigi. Il progetto, caratterizzato dall’impianto di un parco all’inglese esteso sui lati nord e ovest del castello, manteneva invariati gli schemi esistenti creando effetti spettacolari, utilizzando nuove forme naturalistiche in opposizione a quelle geometriche e regolari del giardino classico, che si connotano nel libero impiego degli elementi naturali della vegetazione e dei movimenti del terreno.

Tulipani nel parco del Castello Reale di Govone

Verso ovest, oltre le mura, il parco veniva collegato da un ponte egizio a un grande bosco all’inglese, con percorsi di attraversamento dello spazio progettato che si estendevano verso la collina di Craviano, su cui per volontà di Carlo Felice era in costruzione un convento. Il parco è visitabile nei diversi periodi dell’anno: in autunno brillano i rossi e i gialli degli ippocastani, dei platani e delle querce; in primavera i blu e gli azzurri dei muscari e delle pervinche e il rosso dei tulipani Tulipa oculus solis Saint-Amans, varietà praecox Ten. che, come un regale tappeto rosso invade gran parte del sottobosco.

Antichi documenti, datati 1849 e 1852, redatti dai giardinieri Giovanni Battista e Giuseppe Delorenzi, ci permettono oggi di identificare le varie specie arboree e floreali allora coltivate, da cui nel 2000 è nata l’idea di realizzare un roseto. Voluto dall’Amministrazione comunale, dalla Scuola locale e dal Centro Culturale “Govone e il Castello” è stato finanziato dalla Regione Piemonte e inaugurato nel 2003. Collocato nel parco, nell’area retrostante la chiesa barocca dello Spirito Santo su un terreno già adibito a giardino all’epoca dei Savoia, su una superficie rettangolare di circa 450 metri quadri, il roseto presenta una grande varietà di rose antiche.

Da visitare a Govone anche la chiesa parrocchiale di San Secondo che sorge su uno sperone roccioso e presenta forme romanico- gotiche nella nobile facciata sud-ovest. Citata nella nota conferma di Enrico III alla chiesa di Asti nel 1041, venne ricostruita tra il 1350 ed il 1380. Sono testimoniati lavori nei primi anni del XIV secolo, poi nel 1499 e nel periodo che intercorre tra il 1726 ed il 1736. Un nuovo campanile fu costruito nel 1742. La chiesa fu chiusa perché pericolante nel 1857, sottoposta a restauro e riaperta al pubblico dieci anni dopo. Anche nei primi anni del Novecento fu interessata da lavori che la videro chiusa al culto dal 1913 al 1917.

Govone, foto aerea

La chiesa è a tre navate, con due cappelle laterali, una dedicata al Sacro Cuore, l’altra all’Addolorata, l’abside gotica è di forma pentagonale, con cinque monofore con vetrate istoriate rappresentanti le figure di cinque santi: San Secondo, San Rocco, S, Michele, San Sebastiano, San Defendente. Al fondo, sopra l’entrata principale della chiesa, collocato su grande tribuna barocca, un ricco organo del 1869, opera degli organari Collino. Sul lato sinistro si trova l’accesso  alla chiesa con un portale sormontato da un bassorilievo raffigurante San Secondo a cavallo.