
“Pesa Vegia”, foto Carlo Borlenghi
Il 5 gennaio a Bellano, pittoresco borgo sul lago di Como, torna la “Pesa Vegia“, grande rievocazione storica di un fatto avvenuto durante la dominazione spagnola, quando una delegazione di bellanesi si recò in barca a Como a perorare il mantenimento dei pesi vecchi che erano stati sostituiti da quelli nuovi, di più difficile e complicata applicazione e che creavano imbarazzo tra la popolazione locale, formata prevalentemente da commercianti e artigiani.

“Pesa Vegia”, figuranti
L’ambasciata ebbe successo ed i bellanesi ritornarono felici di essere riusciti a conservare la “Pesa Vegia”.
Oggi la “Pesa Vegia” celebra il ripristino delle vecchie unità di misura con una festa caratterizzata da ricche scenografie, suggestive ambientazioni ed effetti coreografici, splendidi costumi e oltre 200 comparse. Un appuntamento immancabile delle festività natalizie, una manifestazione con alle spalle oltre 400 anni di storia che ogni anno si ripresenta ai suoi visitatori rinnovandosi e insieme mantenendo immutate leggenda e magia.
I bellanesi, infatti, festeggiano questo evento ogni anno da 4 secoli, anche in tempo di guerre e privazioni, inscenando il corteo dei Re Magi, la corsa delle Pese per le vie del paese e il falò sul molo. Negli anni molti sono stati i cambiamenti e le innovazioni nel modo di festeggiare la lieta novella, come ad esempio la lettura dell’editto dal balcone del Municipio, il presepe vivente, il castello di Re Erode e altro ancora: elementi che, inseriti nella tradizionale Festa dei Re Magi, danno luogo a quella manifestazione popolare dove il sacro si fonde con il profano in un legame indissolubile dal nome “Pesa Vegia”.

“Pesa Vegia”, foto di Carlo Borlenghi
Anche quest’anno la festa sarà animata da musica, giocolieri e mercatini, dal gioco del “traino delle pese”, dai cortei storici, incluso quello dei Re Magi in sella ai loro cammelli. A partire dalle 12 i ristoranti di Bellano proporranno i loro appetitosi menù tipici. Gran finale a mezzanotte con il Gran Falò acceso sul molo.
Molte sono le leggende e le ipotesi sorte negli anni intorno alla nascita di questa ultracentenaria manifestazione. Dal lavoro di ricerca svolto recentemente da Antonio Rusconi (e sfociato nella pubblicazione del libro “Pesa Vegia tra leggenda e realtà”), viene documentata come più verosimile una datazione intorno al 1605, anno in cui vi fu l’emanazione di una grida, a cura del Governatore Pedro Acevedo, Conte di Fuentes, che annullava una precedente sua riforma del 1604 e ripristinava in uso le vecchie unità di misura (da qui il nome “Pesa Vegia”). Le nuove unità di misura, ossia la “pesa nova”, avevano, come detto, provocato gran disappunto nei commercianti Bellanesi: quell'”iniqua ordinanza” era ritenuta una vera calamità per le attività commerciali del paese qualora non si fosse riusciti a contrastarne l’applicazione. Ed in una concitata riunione in Municipio veniva deciso di ricorrere allo stesso Governatore, affinché annullasse le nuove pese e emanasse una nuova grida per ripristinare le vecchie misure. Il Conte di Fuentes, dimostrando tutta la sua magnanimità, accolse le suppliche dei Bellanesi, e si mise a capo di una delegazione con destinazione il borgo lariano. L’atmosfera era tesa in paese per l’esito della spedizione. Sin dal primo pomeriggio un insolito via vai animava la Puncia e dopo il tramonto la spiaggia al dì là del fiume Pioverna era ricolma di giovani e vecchi che attendevano con ansia il natante.

“Pesa Vegia”, foto Carlo Borlenghi
Il tempo scorreva inesorabile. Il buio incalzava, l’aria era pungente, gelida. Accovacciati intorno ad un falò uomini e donne erano pensierosi, preoccupati. E di tanto in tanto puntavano gli occhi verso l’oscurità del lago per capire un qualche minimo segno. Il rumore di uno sciacquio giunse improvviso. I Bellanesi infreddoliti si alzarono in piedi a scrutare in lontananza. E quando videro la gondola corriera, con quanto fiato avevano in gola, lanciarono dalla riva il grido “Pesa vegia o Pesa nova?”; “Pesa Vegia” fu la risposta.

“Pesa Vegia”, foto di Carlo Borlenghi
Popolani e commercianti esultarono. Tutto il paese accorse nel molo per accogliere i messi spagnoli latori della benevola ordinanza. Qualcuno si ricordò che era la vigilia dell’Epifania e pazzi di gioia inscenarono la rappresentazione dei Magi e, improvvisando un lungo corteo, percorsero le vie del borgo soffermandosi a bere ed a mangiare nei bar e nei ristoranti aperti per tutta la notte sino al mattino.
VIAGGIO A BELLANO
Bellano, borgo in provincia di Lecco, in Lombardia, sorge su un promontorio situato sulla sponda orientale del Lago di Como, dove l’amplissimo panorama abbraccia la costa occidentale del lago, da Menaggio su fino a Dongo. Bellano ha ottenuto la Bandiera Arancione, il prestigioso riconoscimento del Touring Club Italiano, un marchio che certifica le qualità turistico-ambientali dei borghi d’Italia. La conformazione del paese è caratterizzata dalla presenza del torrente Pioverna che lo divide in due parti: la più antica, sede del porto vecchio e della chiesa prepositurale e la più moderna dove si trova la stazione ferroviarioa. Alle spalle del borgo l’entroterra è caratterizzato da numerose frazioni e da molti nuclei antichi e popolati.

Bellano
Bellano conobbe vicende drammatiche nel corso della storia, gli eserciti che dalla Valtellina volevano raggiungere la pianura padana percorrendo la Valsassina passavano a nord per Bellano e a sud per Lecco. Intorno a Bellano avvennero scontri nel corso delle guerre fra Como e Milano (secolo XII), fra i Visconti e Venezia (1447), fra il Medeghino e gli Sforza (secolo XVI) e durante il passaggio dei Lanzichenecchi portatori della peste (1628).

Bellano, Santa Marta
Attraversando via Manzoni, che taglia il centro storico del paese, si possono vedere numerosi portali, corti, androni di antiche case patrizie, scale di pietra viva e stemmi araldici che rimandano alle origine settecentesche. Chi giunge a Bellano si trova su uno dei lungolago più suggestivi della sponda orientale del Lario, da dove si ha una splendida visuale dei paesi e delle montagne sulla sponda opposta del lago. Da qui, attraverso una delle tante viuzze che sbucano sul lago si giunge sulla caratteristica via Manzoni che ci guida di fronte alla chiesa di Santa Marta e all’ex sede dell’omonima confraternita, oggi centro parrocchiale. La scuola è documentata dal 1387, mentre la chiesa è citata per la prima volta nel 1455 dalla visita pastorale di Gabriele Sforza. Di particolare rilievo il prezioso gruppo ligneo di nove statue a grandezza naturale raffigurante la Deposizione ed attribuito allo scultore Giovanni Angelo Del Maino. Su di un lato della chiesa di Santa Marta si apre la piazza della Prepositurale dedicata ai Santi Nazaro e Celso. In stile tardo romanico con una facciata marmorea costituita da bande di marmo bianco e nero e coronata da archetti rampanti, la chiesa si distingue per lo splendido rosone fregiato di ricchissime trine di terracotta.

Bellano, Santa Marta, affreschi
Altri elementi di spicco di questa chiesa a tre navate, sono il tabernacolo con la statua di marmo dedicata a Sant’Ambrogio, i pregevoli affreschi della volta centrale oltre ai due grandi confessionali in legno intagliato e al battistero in marmo. La Prepositurale dedicata ai Santi Nazaro e Celso è stata costruita dai Maestri Comacini nel XIV secolo ed è oggi Monumento Nazionale.
Nella parte più antica di Bellano si trova la chiesa di San Nicolao. Attualmente sconsacrata e di proprietà dell’Amministrazione comunale che la utilizza per iniziative culturali, fu anticamente un punto fermo per la religiosità di tutta la zona. Notevoli sono gli affreschi che la decorano e che testimoniano la sua passata importanza. Dietro l’abside della Parrocchiale, vicino al torrente Pioverna, che a breve distanza precipita nel famoso Orrido, sorge la chiesa dei SS. Rocco e Sebastiano al Ponte, la cui costruzione nel 1489 è attestata dalla data incisa sull’architrave del portale.

Bellano, San Nazzaro e Celso
La chiesa venne consacrata nel 1502 e resa nel 1587 sede dell’omonima Confraternita che l’amministrò sino alla soppressione del 1786. Restaurata nel 1969, oggi è dedicata ai caduti bellanesi di tutte le guerre ed ospita due tele del pittore bellanese Giancarlo Vitali.
Nella frazione di Lezzeno sorge il Santuario della Madonna di stile barocco. Il 6 agosto 1688 il contadino Bartolomeo Mezzera, passando da una cappelletta che aveva fatto costruire, vide che la Madonna raffigurata in un medaglione in gesso piangeva lacrime di sangue. In suo onore, con l’approvazione dei vescovi di Milano e Corno e con l’interessamento del parroco di Bellano, venne fondato nel 1690 un Santuario su progetto di Giovanni Battista Quadrio, ultimato nel 1704, di cui è ancora ben leggibile l’elegante struttura, con facciata mistilinea, campaniletto e interno dall’elegante e robusto tono classicista. Nel 1896 la chiesa veniva elevata a Santuario arcivescovile e in tale occasione Luigi Morgari realizzò coi suoi collaboratori una complessa decorazione ad affresco dell’edificio, comparabile con quella del Santuario di Rho.
Una visita obbligatoria è quella all’Orrido di Bellano. Si tratta di una gola naturale formatasi in 15 milioni di anni, creata dal torrente Pioverna le cui acque, nel corso dei secoli, hanno modellato gigantesche marmitte e suggestive spelonche. I tetri anfratti, il cupo rimbombo delle acque tumultuose dell’Orrido ne fanno una delle località più note del Lario.

L’Orrido di Bellano
La peculiarità dell’Orrido consiste nella possibilità di percorrere un tratto all’interno della gola camminando su passerelle fissate nella roccia, per così ammirare da vicino assordanti meandri che si affacciano su strapiombi vertiginosi. Il percorso è molto suggestivo, fra cascate e grotte naturali, panorami mozzafiato e una ricca vegetazione, il sole si riflette negli anfratti, creando bagliori incredibili. La leggenda narra di un guerriero di nome Taino, che la fantasia locale vuole sepolto proprio nelle profondità dell’Orrido di Bellano, insieme al suo immenso tesoro, custoditi da un enorme pietra che ricopre la sepoltura. La forza delle acque nei secoli scorsi era utilizzata per la lavorazione del ferro e nella conciatura delle pelli, oggi la potenza della cascata viene utilizzata per alimentare due centrali idroelettriche. A guardia dell’Orrido, su di una roccia del fiume Pioverana sorge la Casa del Diavolo; una curiosa torretta di cui non si conosce ne l’origine ne la funzione, la torre ad esagono irregolare si eleva su quattro piani collegati tra loro da una scala a chiocciola. Si narra che al suo interno si svolgessero licenziosi festini accompagnati da riti satanici ed evocazione del maligno.

Sentiero del Viandate, foto Karen Pozzi
Il suo nome è legato alle figure mitologiche, fra cui un satiro, che decorano la facciata dell’ultimo piano della torre. La Cà del Diavol evoca nell’immaginario collettivo paure e riti satanici, rendendo palpabile il fascino misterioso del luogo.
Il Sentiero del Viandante è un’antica mulattiera risalente al periodo romano che percorre la costiera orientale del Lago di Como, lungo le prime pendici dei monti. Ciò che trionfa in questo sentiero è il sapiente equilibrio tra l’attività umana e la natura. Si scoprono agglomerati di case rustiche in pietra, i ruderi dei vecchi mulini, i castelli, le innumerevoli cappelle e le chiesette montane, i terrazzi coltivati a vigna e ad olivo. L’antica via di collegamento unisce i comuni e le valli del territorio ed è segnalata da cartelli indicatori arancioni. Molti appassionati di escursionismo la percorrono a tappe, assaporando momenti di evasione, immersi in un ambiente con bellissimi panorami che uniscono il lago al cielo. Il sentiero comincia, ad Abbadia Lariana presso la chiesetta di S.Martino e termina al santuario della Madonna di Val Pozzo in territorio di Piantedo.

Bellano, il porticciolo
Vicino al lago nei pressi di Bellano, si trovano aree verdi e strutture sportive: campo polifunzionale, piscine all’interno del Lido di Bellano, Circolo Vela Bellano e una pista ciclabile. Recentemente è sorto anche il “Palasole”, moderna costruzione a forma di vela, adibita alle numerose feste organizzate in paese. Bellano è ormai un paese turistico e attrae persone da ogni parte d’Italia ed Europa anche per la presenza di artisti di spicco. Basti pensare agli artisti Giancarlo e Velasco Vitali oppure allo scrittore Andrea Vitali che ambienta i suoi romanzi sempre a Bellano. Molti dei suoi lettori infatti visitano questo borgo per vedere i luoghi affascinanti dove si ispira lo scrittore.
Bellano presenta numerosi nuclei storici e frazioni, la stragrande maggioranza dei quali ha anche la propria chiesa (se ne contano ben 13 su tutto il territorio comunale, oltre a numerose cappelle votive). Tutte sono raggiungibile tramite sentieri o mulattiere, e il panorama che si gode da questi punti di vista è invidiabile.

Bellano
CUCINA TIPICA DEL LAGO DI COMO
Nella cucina lariana predomina il lago, ma non mancano i rustici sapori di montagna, né le delizie collinari. Montagna e collina sono custodi di quella tradizione povera e genuina che ha i suoi simboli nelle polente taragna, di grano saraceno, nella polenta uncia condita con burro, aglio e formaggi, o nella pult, una polentina di farina di mais e di frumento, molto molle che viene mischiata col burro e consumata intinta nel latte freddo, solitamente nella stagione estiva.

Pesce in carpione
Sulle tavole del Lago di Como ha un posto d’onore il fritto misto di lago: alborelle in quantità e agoni, da friggere infarinati in padella di ferro, bottatrice, filetti di persico e lavarello, da cuocere impanati con l’uovo in burro e salvia con un goccio d’olio. Il pesce in carpione, fritto e poi marinato in aceto, cipolla, alloro, è parente del pesce in salsa verde, grigliato e marinato in una salsa di prezzemolo, mollica di pane con aceto, capperi, acciughe, aglio, rosso d’uovo, olio d’oliva (ideali lavarelli, agoni e salmerini). Il piatto tipico della cucina del lago di Como sono i missoltini o missultin, gli agoni pescati a maggio, essiccati al sole e conservati a strati, con foglie d’alloro, nella missolta, un recipiente chiuso da un coperchio di legno gravato di pesi, in modo che i missoltini restino sotto pressione per alcuni mesi. Si degustano dopo una breve cottura su griglia, irrorati d’olio e aceto, con polenta abbrustolita e vino rosso. Esiste anche una notevole tradizione di insaccati: tipica è la brianzetta, ottenuta dalla lavorazione della pancetta di maiale. Tra i numerosi formaggi, ricordiamo la semuda di latte vaccino scremato, a pasta soffice, di colore giallognolo e di sapore delicato, fatto stagionare da 3 o 4 settimane a diversi mesi.

Miascia, una torta dalle origini antichissime
Tra i dolci la miascia, una torta dalle origini antichissime: si fa impastando pane raffermo, latte, uova, zucchero, burro, mele o pere, pinoli, uvette e, a discrezione, amaretti sbriciolati, cioccolato amaro, scorza di limone. Il masigott è un impasto rustico e friabile, dalla caratteristica forma semisferica, di farine bianca e di grano saraceno, zucchero, burro, uova, uvette, pinoli, arancia candita e lievito. La cutizza è un impasto di farina, acqua, uova e latte che viene fritto in olio bollente e spolverizzato di zucchero.