Ritorna l’appuntamento annuale con l’Aglio Bianco Piacentino, fiera giunta quest’anno alla 42^ edizione. Monticelli d’Ongina ospita dal 29 settembre al 2 ottobre l’evento autunnale che promuove il prodotto principe del suo territorio, che da quest’anno sarà protagonista non solo della mostra-mercato allestita in Piazza Casali, ma anche di alcuni piatti proposti dagli stand gastronomici gestiti dalla Pro Loco.
Variegati gli appuntamenti in programma e non solo legati alla gastronomia come ad esempio la 16° staffetta podistica notturna “Il miglio dell’aglio” (venerdì 29 alle 19) o il concerto di Alberto Fortis nel cortile di Palazzo Archieri (sabato 30 alle 22) o ancora il Raduno Bandistico con il Corpo Bandistico monticillese e le bande della provincia di Piacenza con sfilata per le vie del paese e concerto in Piazza d’Azeglio (sabato 30 dalla 20.30).

Locandina 2017
Non mancheranno la musica dal vivo, le esibizioni di danza e gli intrattenimenti per i più piccoli. In cartellone anche mostre d’arte, ma anche quella micologica (all’interno del Castello), ed i più svariati mercatini dedicati agli artisti dell’ingegno a carattere creativo, al biologico, ai commercianti e allo street food. L’inaugurazione ufficiale di “FestivAglio” la Fiera dell’Aglio e dei prodotti agricoli locali si terrà domenica 1 ottobre alle 11.15. Tra i vari appuntamenti domenicali, anche l’esposizione scafi da corsa e mini gare con motoscafi radiocomandati nel Parco della Rocca e la “Sgambettata a 6 zampe” passeggiata tra cane e proprietario. Lunedì 2 ottobre, spazio alla gara ciclistica amatoriale e alla Tombola paesana. Monticelli vanta un’eccellente qualità di aglio conosciuta e apprezzata sui principali mercati internazionali.

Aglio Bianco Piacentino
Qui le condizioni ambientali, climatiche e geofisiche concorrono a ottenere un prodotto di caratteristiche ottimali, sia per l’uso gastronomico che curativo. Questo prodotto, simbolo di Monticelli d’Ongina, è’ di varietà ”piacentino bianco”, con polpa bianca, profumata, carnosa, ricca di vitamine e sali minerali, eccezionale per finezza di aroma e soprattutto per la durata (si può conservare da un anno all’altro). Essendo Monticelli al centro della zona piacentina di produzione, ha ottenuto il titolo di ”capitale dell’aglio”. Elemento determinante per lo sviluppo di questo prodotto è la CO.PA.P. (Cooperativa Produttori Aglio Piacentino) che opera in loco favorendone la commercializzazione, la rigorosa e costante selezione sementaria, che oggi vanta una risonanza mondiale. Monticelli d’Ongina ha stretto vincoli di gemellaggio con altre municipalità che hanno nell’aglio la loro principale risorsa produttiva: Beaumont de Lomagne in Francia (http://www.beaumont-de-lomagne.fr/), Gilroy in California (http://www.ci.gilroy.ca.us/) e Takko Machi in Giappone (http://www.town.takko.aomori.jp/).
VIAGGIO A MONTICELLI D’ONGINA
Monticelli d’Ongina (Muntśéi in dialetto), comune della provincia di Piacenza occupa un punto strategico sul Po, una zona abitata già in epoca romana, come è testimoniato dai reperti trovati, alcuni dei quali, ora conservati nel locale Museo Archeologico.

La Rocca
Monticelli nel X secolo si trovava sotto la giurisdizione del Vescovo di Cremona, a cui subentrarono come feudatarie due nobili famiglie cremonesi: i Dovara e i Bonifaci de Unghinis; da questi ultimi deriva l’aggiunta d’Ongina al toponimo, e non dal distante corso d’acqua Ongina che scorre al confine con il Parmense e si getta nell’Arda. Nel 1335 Cremona divenne possedimento dei Visconti, duchi di Milano, i quali alla fine del secolo assegnarono Monticelli alla famiglia Pallavicino che nel corso del XV secolo fece costruire la Rocca, costituendovi una corte di grande vivacità culturale. Nel 1471 il vescovo di Lodi Carlo Pallavicino, grande benefattore e mecenate che nacque e morì a Monticelli, iniziò l’edificazione della Collegiata (oggi Basilica) di San Lorenzo, che ancora oggi conserva le spoglie del vescovo nell’abside. Nel XVI secolo, morto l’ultimo membro della famiglia Pallavicino senza eredi, Monticelli passò alla famiglia Farnese di Parma. Durante questo periodo il paese fu concesso in feudo ai Casali, una nobile famiglia piacentina. Successivamente passò sotto la dominazione borbonica e nel 1797 entrò a far parte delle repubbliche napoleoniche. Divenuto nel 1814 capoluogo di Comune, rimase tale sotto il Ducato di Maria Luigia per poi entrare con tutto il ducato nella nuova Italia.

La Rocca di Monticelli d’Ongina
Al XV secolo risalgono i primi insediamenti ebraici a Monticelli, destinati a ingrandirsi quando molti degli ebrei espulsi dal Ducato di Milano trovarono rifugio nel borgo. Provenienti soprattutto da Cremona, gli Israeliti di Monticelli ricevettero un benevolo trattamento dai Pallavicino e si inserirono nel tessuto sociale della città. La comunità ebraica monticellese era concentrata quasi interamente nella ”Contrada granda”, l’attuale via Garibaldi, dove sorgeva anche la Sinagoga (in uso fino al 1930), ed ebbe una notevole importanza per la vita economica e culturale del paese fino al XX secolo, quando con le leggi razziali fasciste molti ebrei fuggirono all’estero.

Monticelli d’Ongina, Museo Civico
Testimonianza della loro presenza è ancora oggi il cimitero ebraico, situato accanto a quello del paese. Il recinto cimiteriale conserva lapidi della seconda metà dell’Ottocento con intarsi in bronzo e altre dei primi anni del Novecento di gusto liberty.
Monticelli è un paese che riesce a comunicare allo sguardo del visitatore il proprio importante passato. Chi entra nel centro storico coglie subito quanto di rinascimentale e barocco ancora resti nel tessuto urbano: i portici e i palazzi nobiliari di via Martiri della Libertà, la Basilica di San Lorenzo, la chiesa di San Giorgio e, maestosa, la Rocca. Il centro storico di Monticelli conserva l’impronta che gli è stata data soprattutto dai Pallavicino che concepirono un’impianto urbanistico delimitato dalle attuali via Martiri della Libertà, via Pallavicino, via Alfieri, via Bixio. Le costruzioni erano allineate lungo le antiche contrade, tutte parallele e orientate verso la Rocca. Tra il 1500 e il 1700 il paese subì consistenti ampliamenti con la costruzione dei palazzi Azzoni e Archieri lungo via Martiri della Libertà. Pregevole è il complesso dell’ex ospedale (oggi casa protetta per anziani non autosufficienti), costruito nel 1700 per volontà del vescovo di Fidenza.

Monticelli d’Ongina, interno della chiesa di San Lorenzo
E’ della stessa epoca anche la villa Casali, oggi sede del Municipio.
La Rocca è uno dei più imponenti edifici di difesa presenti nel piacentino. Il monumento, uno dei più grandi oggi presenti nella bassa padana, è interamente costruito in mattoni cotti. A inizio Quattrocento, dopo l’acquisizione del feudo, i Pallavicino diedero l’avvio alla costruzione della Rocca, possente e destinata a funzioni militari e di presidio del territorio. Estintosi il casato nella seconda metà del Cinquecento, i nuovi Signori piacentini, marchesi Casali, ne divennero proprietari. Terminata la loro signoria sul territorio con la fine del feudalesimo, mantennero tuttavia la Rocca e vi abitarono fino al 1957, quando il castello venne acquistato dalla parrocchia di San Lorenzo. Di impianto caratteristico dei castelli di pianura, ha forma quadrilatera e torri angolari; due masti collocati al centro di due opposti lati hanno ponticelli in muratura (un tempo ponti levatoi). Nel volto del mastio di ingresso principale rimangono tracce di affreschi, fra i quali una quattrocentesca Madonna col Bambino.

La Rocca
Il cortile interno è rettangolare, circondato da un elegante porticato con arcate a tutto sesto, di cui attualmente rimane un solo lato (gli altri portici sono stati chiusi). Uno scalone in pietra conduce al primo piano agli appartamenti nobili con decorazioni ed affreschi settecenteschi. Nel salone principale il grande affresco del soffitto rappresenta il trionfo del casato Casali. Oggi questi saloni vengono adibiti a mostre d’arte, convegni, rassegne fotografiche, incontri di studio e manifestazioni culturali di vario genere. Collegata agli appartamenti nobili da una grande e lunga galleria è la Cappellina di Corte, (o Cappellina del Bembo). Costruita come cappella privata del vescovo Carlo Pallavicino conserva un ciclo di affreschi quattrocenteschi di Bonifacio e Benedetto Bembo raffiguranti episodi della vita di San Bassiano, l’Ultima cena, San Giorgio che uccide il drago; la Vergine Maria con i santi San Bernardino da Siena e e Bernardo di Chiaravalle, il Calvario, la crocifissione, l’Annunciazione, la Deposizione, i Quattro Evangelisti e un ritratto del vescovo Carlo Pallavicino.

Rocca, Cappella di Corte
Le cantine, un tempo utilizzate come scuderie e magazzini di cibarie, oggi ospitano l’Acquario e Museo etnografico del Po, sempre al piano terra, in alcune sale a cui si accede dal porticato del cortile, è collocato il Museo Civico.
La Basilica di San Lorenzo Martire (la Collegiata), voluta da monsignor Carlo Pallavicino tra il 1470 e il 1480, si trova sull’area dell’antico castello, di cui vennero utilizzati alcuni materiali edili. Nella sua costruzione sono stati utilizzati materiali di recupero dell’antico castello che sorgeva dove ora si vede la chiesa. A metà Seicento venne restaurata e solo nel 1877 vi fu aggiunta l’attuale facciata, mentre il campanile, sopraelevato nel 1881 (65 metri d’altezza), ospitò, a partire dal 1888, il nuovo concerto di otto campane. La Collegiata ha pianta a croce latina con abside esagonale, attualmente è lunga 51 metri e larga 35. Esternamente la facciata è tripartita e lo scomparto centrale timpanato, con decorazione musiva rappresentante la Vergine Immacolata. Le tre porte sono invece sormontate da lunette raffiguranti il patrono S. Lorenzo e i titolari delle altre due chiese, S. Giorgio e S. Giovanni Battista.

Monticelli d’Ongina, chiesa di San Lorenzo (la Collegiata)
Lo sfarzoso interno custodisce opere in gran parte di artisti cremonesi. Nella sacrestia della Basilica sono conservate altre opere pittoriche e un’importante e preziosa raccolta di paramenti sacri.
La ricostruzione quasi totale della chiesa di San Giorgio, avvenuta nel 1880 e la nuova facciata edificata quattro anni dopo, ha cancellato la struttura originaria risalente al 1302 come pure le successive ristrutturazioni. Antica chiesa parrocchiale, divenne sussidiaria con la costruzione della Collegiata di San Lorenzo.
Interessante anche la chiesa di San Giovanni Decollato, fondata nel Trecento che, al pari della chiesa di San Giorgio, perse il titolo di parrocchiale quando fu costruita la Collegiata di San Lorenzo. La chiesa attuale è il frutto della ricostruzione del 1870-1871, resasi necessaria per sostituire l’edificio preesistente fortemente deteriorato. La chiesa occupa una posizione alquanto insolita, trovandosi compresa fra le ali dell’attuale cimitero cattolico. L’altare maggiore in marmo bianco di Carrara ospita la pala della Decollazione di San Giovanni Battista, opera del 1595 di Andrea Mainardi detto il Chiaveghino.

La Rocca, Museo etnografico del Po
La religiosità popolare e rurale ha portato alla costruzione di cappelle votive (l’icona più rappresentata è quella della Madonna), principalmente poste lungo gli assi viari della Val d’Arda. Tali monumenti, pur non presentando pregi artistici particolari, sono comunque indicativi della concezione religiosa del mondo agricolo basato principalmente su un rapporto di do ut des.
Il pezzo forte del Museo del Po, allestito nella Rocca, è una piroga preistorica risalente a circa 4.000 anni fa, restituita dalle sabbie del fiume. Fra i reperti anche ossa di animali preistorici (mammuth, corna di bisonte, di cervo, di alce di circa 15.20mila anni fa, oltre a resti di vasellame e anfore romane). Raccoglie inoltre antichi strumenti di lavoro dei pescatori e dei cavatori di sabbia. Situato in una grossa parte delle cantine della Rocca, l’Acquario del Po è un importante settore di raccolta e di ricerca, costituito da una ventina di vasche per la conservazione e la presentazione al pubblico della fauna ittica del fiume. Sono presenti le specie di pesci che vivono nel tratto del medio Po.

Museo del Po, Acquario, pesciolino gambusia
Il Museo della civiltà contadina, sempre nella Rocca, dispone di una vasta rassegna di attrezzi per la lavorazione della terra oltre che di oggetti di uso comune nelle case di un tempo come l’ attrezzatura completa per fare il pane, la pasta, la polenta e poi ferri da stiro, tosta caffè, attrezzi vari da cantina per la pigiatura e la conservazione del vino ed altro materiale usato dalla massaia di un tempo.
Gestito dalla Pro Loco, il Museo Civico conserva documenti sulla storia politica e culturale del paese. Spiccano, oltre ai documenti di carattere storico, i cimeli dei personaggi illustri nati a Monticelli; la maggior parte di essi, per una consolidata tradizione locale, conobbe notorietà grazie alla musica. E’ il caso del pianista e compositore Amilcare Zanella, del soprano Brigida Banti Giorgi, del tenore Andrea Toscani.
Una escursione nel territorio di Isola Serafini, centro dell’area comunale di Monticelli, consente di scoprire l’ambiente padano del fiume. La zona di Isola è stata classificata Sito di interesse Comunitario per la sua importanza naturalistica in quanto punto di sosta e di rifocillazione per gli uccelli migratori.

Il Po tra Isola Serafini e Monticelli d’Ongina
Ricco di zone umide, in cui proliferano tutte le specie vegetali legate al fiume e di zone sabbiose, richiama in gran numero rondini di mare, fraticelli, falchi, gufi, picchi. Il tratto fra il torrente Chiavenna e la conca della centrale idroelettrica è luogo adatto al bird-watching. Non mancano numerosi esemplari di eleganti aironi bianchi e grigi.
GASTRONOMIA
La cucina monticellese è ricca e variegata, infatti ai piatti di pianura si aggiungono quelli preparati con il pesce del grande fiume. I prodotti più significativi del territorio sono i salumi ricavati dal maiale: salame, coppa, pancetta, lardo, prosciutto e culatello, i ciccioli e la sopressata.
Tra i primi piatti i marubèin (marubini), anolini di pasta all’uovo, farciti con ripieno a base di uova, grana padano, noce moscata e pangrattato e cotti in un brodo di carne mista (quella dei grandi bolliti). Una variabile di questo piatto, riscontrabile in alcuni ristoranti locali, è il ripieno fatto con lo stracotto. Un altro caratteristico primo piatto, tramandato dalla tradizione contadina, sono i pisarei e fasò, gnocchetti fatti con pangrattato e acqua, cotti in acqua e conditi con un sugo a base di pomodoro e fagioli borlotti.

Pisarei caserecci
Tra i secondi piatti troviamo: il bollito misto, gustato con la tipica salsa verde e la mostarda; la picula ‘d caval, carne di cavallo macinata, cotta in umido con pomodoro e verdure tritate fini; lo stracotto d’asino, muscolo d’asino che, dopo essere stato marinato nel vino con gli aromi, viene cotto a fuoco lento, per molte ore, nello stuòn, tipica casseruola di terracotta con il coperchio; pollame e selvaggina cucinati in vari modi, tra cui spicca la faraona alla creta, piatto di origine longobarda che prende il nome dalla tecnica usata all’epoca di rivestire di creta le carni, prima di passarle al fuoco; pesci d’acqua dolce, come anguilla, pesce gatto, storione, preparati sia fritti che in umido, o gli stricc, piccoli pesci di fiume che vengono fritti nell’olio bollente. Il dolce più caratteristico è la Spongata di Monticelli, una torta di pasta sfoglia farcita di un composto di miele, noci, pinoli, uvetta e amaretti tritati. E’ un piatto tramandato dalla tradizione ebraica, infatti era il dolce tradizionale della Pasqua ebraica. Infine i vini: a causa del territorio completamente pianeggiante, Monticelli non è una zona adatta alla produzione vinicola. Vi si possono però trovare i vini D.O.C del Colli Piacentini: Gutturnio, Barbera e Bonarda tra i rossi; Ortrugo, Monterosso, Malvasia e Savignon tra i bianchi.

Spongata di Monticelli