La Notte delle 100mila candele a Vallerano

La Notte delle Candele di Vallerano

Sono attese oltre 20mila persone per l’undicesima edizione della “Notte delle Candele” di Vallerano, il magico evento che, sabato 26 agosto, illuminerà lo storico borgo medievale nel cuore della Tuscia viterbese, un appuntamento unico nel suo genere e di grande fascino. La sua peculiarità è costituita dagli oltre 100mila lumi che, all’imbrunire, vengono accesi per il centro storico di Vallerano, in ogni angolo, vicolo, piazza del paese, grazie alla partecipazione attiva e convinta degli abitanti del luogo.

La Notte delle Candele di Vallerano

Un’atmosfera intima e surreale con le fiammelle che esaltano i contorni degli archi, delle case e delle chiese, incorniciano le porte e le finestre seguendo i tratti di scalinate e vicoli. Un percorso magico che guida il pubblico alla scoperta di un viaggio artistico tra suoni, immagini ed emozioni.

Sabato 26 agosto (come da tradizione ultimo sabato dell’ultimo mese estivo), i 100mila ceri saranno i protagonisti di un’edizione, l’ultima per il sindaco di Vallerano Maurizio Gregori, che ha già registrato, con affluenze da tutta Italia (e anche da qualche nazione europea) il tutto esaurito. E quest’anno verranno allargati oltre il centro storico i confini dell’area luminosa, ospitando anche un maggiore numero di artisti (quasi trenta!) che si esibiranno in contemporanea nei punti più suggestivi del borgo permettendo alle migliaia di convenuti di vivere un percorso indimenticabile tra musica e arte di ogni tipo. Tutti gli eventi sono consultabili al sito:http://www.nottedellecandele.eu/. 

La Notte delle Candele di Vallerano

Altra novità, oltre il servizio navetta che dai parcheggi porterà all’ingresso della manifestazione, la piazza principale che, a sorpresa, sarà decorata con video e candele attraverso un lavoro suggestivo unico nel suo genere.

La manifestazione, come di rigore, sarà l’ultima tappa del festival “Piccole serenate notturne”, evento organizzato dall’Associazione culturale “Piccole Serenate Notturne Notte delle Candele” e che, giunto alla sua sedicesima edizione, ospiterà in Piazza dell’Oratorio, ad ingresso libero, anche il gruppo Collettiva Concorde con Un Domingo en la Boca (martedì 22 agosto – ore 21.30) e il quintetto vocale BMV Cabrio (giovedì 24 agosto – ore 21.30).
La “Notte delle Candele” di Vallerano è gemellata con la “Notte delle Candele” spagnola, la cosiddetta Nit d’espelmes che ha avuto invece luogo sabato 29 luglio, a Pals (Girona), in Costa Brava.

Nell’ambito della manifestazione si svolgerà anche il V Concorso fotografico “La Notte delle Candele“. La partecipazione al concorso è aperta indistintamente a tutti, in questa edizione il concorso ha come tema il “Colore” ed ogni partecipante potrà proporre foto relative alla serata del 26 agosto 2017. Per iscriversi al concorso è possibile inviare una e-mail all’indirizzo concorsonottedellecandele@gmail.com entro il 24 agosto. Da non dimenticare che l’iscrizione può avvenire anche la sera stessa, presso le biglietterie e i punti di ingresso.

VIAGGIO A VALLERANO

La Notte delle Candele di Vallerano

Adagiato sulle falde orientali del monte Cimino, Vallerano, a 17 chilometri da Viterbo, si presenta al visitatore con una caratteristica disposizione a ventaglio, difeso da baluardi medievali e valli naturali di antichissima genesi. La mitezza del clima, l’abbondanza di acque e il terreno adatto alle coltivazioni hanno spinto l’uomo ad occupare queste terre fin dall’età del Bronzo.

I bei palazzi rinascimentali, i vicoli ben ordinati e i tre campanili che svettano verso il cielo, rendono il centro storico uno dei più belli e particolari della zona, mentre la genuinità dei prodotti agricoli e il ben noto carattere accogliente degli abitanti bastano a soddisfare ogni desiderio di un soggiorno piacevole e rilassante.

Tufo, peperino, nocciole e castagne sono i signori del posto, assieme anche a tanta cultura. Anche se dati certi sulla sua origine possono essere rintracciati su documentazioni collocate intorno al 1200, con la edificazione del Castrum sulla parte più inattaccabile dell’avvallamento naturale scelto dai primi abitanti di queste terre, le prime tracce di insediamento sono fatte risalire all’età del bronzo.

Veduta del borgo di Vallerano

Le stesse opere murarie ritrovate nell’antico borgo medievale ed altre importanti testimonianze archeologiche portano ad affermare che l’antica rocca edificata sulla gobba tufacea tutt’ora ben visibile, sia stata abitata fin dal 1000 a.c. La presenza di numerose tombe etrusche, violate e saccheggiate in periodi diversi, e utilizzate in epoche successive prima come abitazioni e poi come fienili, stalle e ripostigli per conservare alimenti o per ricoverare animali domestici, testimoniano come Vallerano fosse integrato nel territorio che ebbe il nome di Etruria. Quest’area fu occupata dagli Etruschi fino al 300 a.C. passando successivamente sotto il dominio dei Romani che sconfissero gli Etruschi nella battaglia del lago Vadimone. Nelle campagne del paese si possono trovare grotte rupestri di origine Villanoviana.
Il borgo cominciò a svilupparsi già prima dell’anno 1000, ma le distruzioni del 1282 e del 1432 alterarono profondamente la natura medievale dell’abitato: rimangono il torrione, le mura e lo stemma dei Prefetti di Vico mentre i vicoli paralleli, i palazzi alti, le piazze e gli slarghi rimandano ad una urbanistica e ad una architettura rinascimentale.

Scorci caratteristici a Vallerano

All’interno e all’esterno del centro storico, il sottosuolo presenta oggi numerose cantine scavate a mano nel tufo, che ebbero diversi utilizzi a seconda del periodo storico: tombe, stalle, conserve alimentari, rifugi, laboratori di lavorazione del vino e delle castagne.

Numerose le chiese che arricchiscono artisticamente e storicamente il borgo laziale. La chiesa sconsacrata di Maria SS.ma della Pieve del XII secolo, poco distante dal centro storico, conserva in parte la sua originaria struttura architettonica romanica, mentre al suo interno sono di notevole interesse gli affreschi e le decorazioni absidali dedicati a Maria SS.ma, San Bonaventura e San Francesco d’Assisi.
Si affacciano sull’accogliente piazza dell’Oratorio due vecchie chiese: la chiesa della Madonna del Rosario e la vecchia chiesa di Sant’Andrea, fino al 1750 matrice e cattedrale, poi divenuta ospedale e ora scuola di musica. Conserva affreschi cinquecenteschi di notevole fattura. La nuova chiesa di Sant’Andrea Apostolo fu costruita nel 1751 sulle rovine dell’antico castello.

Vallerano, La Torre Barberia

Nel punto più alto del paese si erge la chiesa di San Vittore Martire, patrono di Vallerano. Al suo interno si conserva un fonte battesimale del 1450 in peperino, mentre di notevole bellezza è il soffitto a cassettoni, composto da 116 riquadri, datato 1762 e l’organo Alari 1750. All’ingresso di via Cellari, una piccola porta apre le Sepolture della chiesa di Sant’Andrea dove attualmente vengono allestiti i presepi statici.
Fuori dal paese, sorge il fiore all’occhiello di Vallerano: il santuario di Maria SS.ma del Ruscello dei Donatori di Sangue. Edificata sui disegni del Vignola a seguito del miracolo avvenuto il 5 luglio 1604, accoglie opere d’arte di straordinaria importanza e bellezza: l’annunciazione del Vandi, l’estasi di San Carlo Borromeo del Pomarancio e una tela del Lanfranco. Ma il capolavoro d’eccezione conservato nel santuario è l’organo monumentale barocco Burzi-Alari-Ercoli-Priori suonato nel 1707 da Georg Friedrich Händel. Il musicista era solito recarsi a suonare lo strumento e il 18 giugno 1707 alla presenza dei Farnese signori di Vallerano e dei Ruspoli presentò il noto “Salve Regina” con Margherita Durastante come soprano e lui stesso all’organo.

L’organo monumentale della Madonna del Ruscello

Molto suggestiva la leggenda che rende particolarmente interessante una visita alla chiesa del Crocefisso, situata lungo la strada che da Vallerano porta a Fabbrica di Roma. Sulla sua origine non si hanno notizie documentali ma quelle tramandateci dalle vecchie generazioni portano a ritenere che il culto per la Madonna fonte di grazia, fosse già presente prima del 1600. La località ove sorge la chiesa era chiamata la valle dei cinghiali, recita l’epigrafe in latino posta in ricordo del restauro ordinato nel 1747 dal Vescovo diocesano. E la leggenda vuole che siano stati proprio i cinghiali a dissotterrare una tegola con l’immagine della Madonna, immagine poi raccolta da un boscaiolo ed appesa ad un ramo di quercia per essere ammirata e venerata dai passanti: ben preso si diffuse la notizia di grazie e miracoli verificatisi nei pressi di questa immagine e fu così necessario erigere una piccola struttura che consentisse alla comunità religiosa di esercitare sul posto il ministero delle confessioni e le funzioni religiose. Intorno al 1600, considerato l’afflusso di pellegrini, fu deciso di edificare una chiesa più grande affidando il progetto ad un allievo del Vignola. Venne trasferito al suo interno un grande crocifisso appartenente ai passionisti di Carbognano i quali tentarono inutilmente di riappropriarsene ma senza successo perché, inspiegabilmente, il crocefisso “ritornò” all’interno della nuova chiesa. Il ripetersi di fatti miracolosi, narra l’epigrafe, fece assurgere la nuova chiesa al rango di Santuario affidandolo ai frati passionisti ospitati per lungo tempo nel retrostante conventino.

Il Santuario Madonna del Ruscello

In seguito, per vicissitudini storiche delle quali non sono date spiegazioni, la comunità religiosa lasciò il sito e la chiesa è rimasta per molto tempo abbandonata anche se la devozione per il Crocefisso non venne mai meno. Nel 1978 il vescovo, Monsignor Rosina, concesse l’uso della chiesa a gruppi di religiosi che sotto la responsabilità del cappuccino Padre Giuseppe Mercuri hanno provveduto ad eseguire nuovi lavori di restauro e, soprattutto, rinverdito la tradizione e la devozione per il Santuario. 

Il territorio valleranese è ricco di antiche testimonianze storico-archeologiche. Di grande interesse sono gli eremi monastici rupestri di San Leonardo, San Lorenzo e San Salvatore, gli ultimi due con affreschi del secolo XI.

L’insediamento di San Lorenzo secondo lo studioso Bertini-Calosso rappresentava “una piccola comunità benedettina”. In località La Stufa rinveniamo le Grotte di San Leonardo, un insediamento monastico in forma rupestre situato su un poggio collocato tra il Rio di San Leonardo e il Rio della Stufa.

Vallerano, Santuario Madonna del Ruscello

Il complesso viene interpretato come insediamento monastico del XII-XIII secolo e si ipotizza che sia appartenuto come San Lorenzo, ai benedettini. Nell’estate del 2015 l’insediamento di San Leonardo è stato interessato da una campagna di pulizia e studio da parte degli studenti dell’Università della Tuscia, attraverso la quale sono emersi particolari prima sconosciuti.

In località Pantaniccio si possono osservare, sebbene molto deteriorati, alcuni resti delle Grotte di San Salvatore con affreschi dipinti su tufo di epoca anteriore al XIII secolo.

In una grotta sono raffigurati il SS. Salvatore, gli Apostoli alcuni santi tra cui è chiaramente riconoscibile San Benedetto iniziatore del monachesimo. Infine in località Monti Festo troviamo la Grotta di Sant’Angelo, su una piattaforma tufacea si apre un antro naturale abbastanza profondo che collega due grotte, in una di esse vi era un affresco staccato abusivamente che ritraeva San Michele Arcangelo dipinto entro la nicchia.

Vallerano, Grotte Monastiche

Per valorizzare il territorio, è stato costituito un Gruppo archeologico intitolato a Francesco Orioli, cittadino di Vallerano, che ebbe tra le varie anche una cattedra di Storia e Archeologia all’Università di Roma nel 1846. Questi quattro interessanti siti sono sufficienti per iniziare un lavoro di recupero e di valorizzazione del territorio.

Il MIRACOLO DEL 5 LUGLIO 1604

Ogni anno per il 5 luglio, anniversario del Miracolo della Madonna del Ruscello, d’innanzi alla facciata si disegna la cosiddetta “stella”, un gentile omaggio alla Vergine stella del mare. Solitamente racchiusa in una forma circolare, è una composizione di disegni, anticamente delineati e colorati con petali o foglie di fiori ora sostituiti in parte con terre o con segatura colorata. La ricorrenza è salutata da campane che suonano a festa, collocate nei tre archi del grazioso campanile a vela che svetta elegante a lato della cupola.

La Madonna del Ruscello

Le origini della chiesa Santa Maria del Ruscello risalgono al lontano 1604. A trecento metri dalla Roccaforte di Vallerano, al centro dei Monti Cimini, poco distante da Viterbo, vi era ai margini di un ruscello una piccola cappella con un affresco della Vergine ed il Bambino del 1400. Il tempo e le intemperie avevano reso quasi irriconoscibile la sacra immagine, tanto che venne incaricato dal parroco Don Vittore Petrucci il pittore Stefano Menicucci di restaurarla. Mentre il 5 luglio 1604 l’artista era intento nel ritocco della bocca, dalle labbra della Vergine sgorgò miracolosamente del sangue. Subito il vecchio arciprete Don Pietro Janni mandò un messo ad avvertire a CivitaCastellana il Vescovo, Mons. Andrea Longo che solerte venne a constatare il miracolo. Folle di fedeli accorsero e con le offerte raccolte l’8 marzo 1605 si diede inizio ai lavori per la costruzione del tempio. Sul luogo del miracolo giunsero anche i Farnese, duchi di Parma e Piacenza, signori di Vallerano, che lo avevano acquistato dalla Camera Apostolica nel 1536, diventando parte dello Stato del Duca di Parma, grazie al loro cardinale, Odoardo diedero un enorme contributo per l’edificazione del santuario.

Vallerano

Il 23 aprile 1993 il Cardinale Camillo Ruini, su invito dell’allora Vescovo Diocesano Divo Zadi, si recò in visita al Santuario insieme a tutti i Vescovi della Conferenza Episcopale del Lazio. Scopo della visita fu l’ufficializzazione del riconoscimento della Madonna del Ruscello quale ” Patrona dei donatori di sangue ” per la regione Ecclesiastica del Lazio. Alla maturazione dell’importante decisione dei Vescovi hanno concorso sia le circostanze eccezionali del sanguinamento del labbro della Madonna (avvenuto non in risposta ad un gesto di sfregio o di incredulità, come sovente è accaduto in altri luoghi di culto, bensì alla generosità del parroco Don Vittore Petrucci desideroso di restituire integrità all’affresco) sia la grande sensibilità degli abitanti di Vallerano nel campo della donazione di sangue. La locale sezione AVIS (fondata nel 1982 dal gruppo UNITALSI, che ha sempre operato presso il Santuario ) è infatti fin dalla sua nascita ai vertici della graduatoria nazionale di donazioni per numero di abitanti.