La Carrese di Larino

La statua raffigurante S. Pardo

Il Molise è una terra molto legata alle sue tradizioni, ai suoi costumi, ai suoi riti, che costituiscono un punto di forza, un’opportunità, in grado di dare l’idea di una Regione unita, ricca di qualità e di tipicità. Ogni anno in Basso Molise, durante i mesi primaverili, hanno luogo antiche e spettacolari manifestazioni, tra religione, storia e tradizione, chiamate Carresi.

La Carrese di Larino

La Carrese di Larino festeggia il Santo Patrono, S. Pardo ed i Santi Martiri larinesi, Primiano, Firmiano e Casto. La festa si svolge secondo un rituale ben preciso nell’arco di tre giorni, dal 25 al 27 maggio e rappresenta un omaggio alla traslazione del corpo di S. Pardo, trasportato dalla Daunia su un carro agricolo in legno decorato con fiori e trainato da una coppia di mucche o buoi.

Il primo giorno, il 25, la coloratissima processione, composta di circa 120 carri, parte dal Centro Storico per raggiungere il Piano S. Leonardo e prelevare dal Cimitero comunale la statua di S. Primiano, in segno di invito alla festa. Nella notte si svolge una suggestiva fiaccolata notturna che accompagna i carri nuovamente nel Centro Storico. Il 26 i carri sfilano tra i vicoli e le stradine del borgo. Al termine della sfilata dei carri, si assiste alla processione dei tredici Santi portati a spalla dagli uomini del paese. L’ultimo giorno, il 27, i carri tornano sul Piano S. Leonardo per riposizionare la statua di S. Primiano al Cimitero.

La Carrese di Larino

Prima di tornare nel Centro Storico, ha luogo una divertente e colorita scampagnata, e quindi la processione riparte per concludersi con la messa in Cattedrale.

La Carese di Larino è preceduta il 21 maggio, dall’inaugurazione della IV edizione del Museo del Fiore, allestito all’interno del Museo Diocesano G.A. Tria. Il Museo del Fiore di S. Pardo è dedicato al fiore che decora i carri di S. Pardo e, in particolare, all’arte e alla creatività delle donne nei preparativi della festa patronale. I fiori esposti addobberanno i carri partecipanti al corteo processionale del 25, 26 e 27 maggio.

VIAGGIO A LARINO

Tra una meravigliosa vegetazione di alberi di olivo e di viti, nella zona collinare della provincia di Campobasso, sorge Larino, uno de centri più ricchi di storia del Molise. Fondato in età pre romana, Larino sorgeva un tempo in Piano S. Leonardo, sito abbandonato solo in età altomedievale, probabilmente in seguito ad un attacco saraceno che spinse la popolazione a rifugiarsi in un luogo più sicuro su uno sperone tufaceo difeso naturalmente da pendii scoscesi e da alte mura di cinta, l’attuale centro storico.

L’arrivo in Cattedrale della processione

La cittadina, un tempo nominata capitale del popolo italico dei Frentani, è divisa dal Vallone della Terra e si sviluppa su due distinti piani: a sinistra il centro storico, sorto appunto in epoca medievale in seguito alle incursioni saracene, ed a destra il Piano S. Leonardo, dove si localizzano i resti dell’antica Larinum. La città aveva un impianto urbano già molto solido ed evoluto nel IV secolo a.C. e dopo la vittoria dei Romani nel 319 a.C., Larinum divenne una res publica, mantenendo una propria autonomia rispetto alle altre città frentane. Successivamente, dopo la caduta dell’impero romano, la dominazione dell’Italia meridionale ad opera dei Longobardi (VI – X sec d.c.) influenzò la vita di Larino che divenne parte integrante del Ducato di Benevento, conservando una certa autonomia giuridica garantita dalla presenza di un conte.
La data tradizionale dell’842, associata alla memoria della traslazione delle reliquie del patrono S. Pardo, mette in relazione l’esodo definitivo dell’antica città dal sito collinare alla vallata sottostante. Nel nuovo nucleo, sotto la successiva influenza del Regno di Napoli, a partire dal XIII sec. d.c., Larino recuperò tutta la sua importanza e la presenza di un importante fortezza, successivamente adibita a residenza dei regnanti dell’epoca ne è la testimonianza unita alla costruzione della nuova Cattedrale (consacrata il 31 luglio 1319). Il 26 gennaio del 1564, il vescovo Belisario Balduino, reduce dal Concilio di Trento, aprì a Larino il primo seminario diocesano nel mondo cattolico. Con il riordinamento amministrativo nel Regno di Napoli (1806), la cittadina riacquistò un ruolo istituzionale determinante, divenendo capoluogo di distretto, così come quando passò (1811) dalla Capitanata al nuovo distretto di Molise.

L’anfiteatro di Larino

Il monumento più conosciuto della città è l’anfiteatro di età flavia, posizionato nella zona di Piano S. Leonardo, l’antica Larinum, fu costruito molto probabilmente tra il 70 ed il 150 d.C., grazie alla generosità di un ricco e benestante senatore della città, come attestato dall’iscrizione in pietra su di una delle porte. L’anfiteatro presenta una base di forma ellittica, con quattro ingressi principali e ben dodici porte secondarie che permettevano l’accesso alle gradinate. I resti rinvenuti sono in numero ridotto rispetto all’edificio originario, che poteva arrivare a contenere, nei suoi tre ordini di scalinate, fino a 10.000 spettatori ed era destinato principalmente a combattimenti di gladiatori e spettacoli di caccia. Nell’area dell’anfiteatro sono state ritrovate anche diverse tombe poiché molto probabilmente la stessa zona fu utilizzata come necropoli in età medievale. Un nutrito numero di edifici appartenenti all’antica area urbana romana è riscontrabile nella zona di Torre S. Anna.

Nell’area archeologica dell’anfiteatro

Lo scavo nell’area di Torre S. Anna ha restituito una zona artigianale ed una serie di edifici pubblici probabilmente connessi al foro cittadino. Sono stati inoltre rinvenuti statue, colonne, capitelli e basi che permettono di ipotizzare l’esistenza di un porticato.
Nell’ambito dell’architettura urbana preromana del III – II secolo a.C., si colloca una domus con un grande atrio pavimentato in ciottoli multicolore e un impluvio su cui giace un mosaico raffigurante scene marine contornato da un motivo di tralci e grappoli.
Nella parte retrostante all’attuale tribunale è visibile un ulteriore complesso urbano attraversato da una strada lastricata sui cui lati sorgono da una parte edifici destinati ad abitazione, dall’altra vari locali adibiti a laboratori, con delle vasche, un pozzo e dei canali di scolo.
Una struttura altrettanto imponente ed importante è il Palazzo Ducale, nel cuore della città medievale, un tempo era l’antico castello edificato intorno al 1100-1200 dai conti Normanni, un edificio imponente che ha subito, nel corso della sua storia, svariate modifiche. Oggi è sede del Municipio e del Museo Civico in cui sono conservati tre mosaici: il “mosaico degli uccelli” e il “mosaico del leone” sono entrambi mosaici policromi risalenti a fine del II secolo d.C. e primi inizi del III secolo d.C., rinvenuti una prima volta nel 1937 ed una seconda volta nel 1949 nei pressi dell’Anfiteatro Romano in via Giulio Cesare.

Uno degli splendidi mosaici di Larino

I due mosaici appartenevano ad un edificio privato, probabilmente una domus, il terzo mosaico detto il “Lupercale”, è un mosaico policromo risalente alla seconda metà del III secolo d.C., rinvenuto nel 1941 nella Villa Petteruti, presso la stazione ferroviaria e raffigura la lupa che allatta i gemelli sotto una rupe. Alle pareti della prima sala del museo sono state affisse nella prima sala una serie di epigrafi, iscrizioni romane provenienti dall’antica città di Larinum. Le epigrafi, sono delle interessanti testimonianze riguardanti dediche o commemorazioni scolpite su pietra. Il Museo Civico ospita anche la sezione Numismatica dove è possibile ammirare una riproduzione ingrandita di monete coniate nell’antica Larinum.
Oltre all’anfiteatro, ai mosaici, ai vari complessi urbani, sono stati rinvenuti altri reperti archeologici, quali numerosi pozzi dell’età imperiale. Anche Cicerone ha descritto dettagliatamente la vita attiva e l’abilità artistica e architettonica degli abitanti di Larinum.

La Cattedrale di Larino

Di rilevanza notevole è l’antica Cattedrale dedicata a S. Pardo, il patrono della città, una delle più importanti opere d’arte dello stile romanico dell’Italia meridionale, edificata nel XII secolo: la data di consacrazione, ossia 1319, è riportata nell’architrave del portale centrale in caratteri gotici. Si tratta di un monumento di stile gotico, a tre navate, con un caratteristico rosone a tredici raggi e un bel portale decorato con statue, ricchi capitelli e decorazioni floreali. Il campanile, edificato su uno più antico, di cui non restano tracce, si erge sul lato destro della Cattedrale su un imponente arco a sesto acuto risalente al 1451. All’interno della chiesa, dipinti trecenteschi, un’arcata rinascimentale cinquecentesca e la Cripta che fu realizzata alla fine del XV secolo dal vescovo di Larino Bonifacio per custodirvi le spoglie di S. Pardo.

Nel vicino Palazzo Vescovile è da visitare il Museo Diocesano G. A. Tria che custodisce svariati tesori della Cattedrale e del resto del territorio diocesano tra cui dipinti e sculture di pregio, due pannelli lignei del XV secolo, calici e pissidi. Fu inaugurato il 29 ottobre 2011 per volere del vescovo Gianfranco De Luca, con lo scopo di conservare, valorizzare e promuovere la conoscenza del patrimonio storico-artistico, proveniente appunto dalla Cattedrale di Larino e dal territorio diocesano.

Il rosone della Cattedrale di Larino

Di particolare interesse storico anche l’Archivio Diocesano, in quanto costituito da materiale documentario utilissimo per la ricostruzione della storia e dello sviluppo religioso, politico, civile, sociale e culturale dell’ampia zona compresa tra il Basso Molise e la Capitanata. Vi sono conservate antiche lettere e bolle tra cui un documento del 1181 relativo ai confini della Diocesi definiti da Papa Lucio III. All’Archivio è annessa una Biblioteca di testi antichi che comprende diversi volumi del ‘500 e del ‘600. Non mancano, inoltre, opere che interessano, in particolare, il territorio della ex diocesi di Larino, datati tra il XVIII ed il XIX secolo.

Non meno importanti della Cattedrale sono la chiesa di S. Francesco, le cui parti più antiche risalgono al XIV secolo, e quella di S. Stefano: entrambe conservano tele del XVIII secolo. Dipinti di grande valore sono conservati anche nella chiesa del convento di Larino, edificio fondato nel 1535, chiuso nel 1866 e tornato ad essere abitato a partire dal 1948 dai Frati Cappuccini. Al centro di piazza Vittorio Emanuele è situato il Monumento ai Caduti in guerra, realizzato da uno sculture locale, Vincenzo Puchetti.

Nell’antico municipium di Larinum erano presenti diversi complessi termali, quello più monumentale si trovava nelle vicinanza dell’Anfiteatro Romano, attualmente all’interno del Parco Archeologico di Villa Zappone.

Un mosaico delle Terme romane

Elementi caratteristici delle Terme sono i diversi vani destinati ai bagni d’acqua fredda, tiepida e calda e gli ambienti muniti di suspensurae, ossia pavimenti sostenuti da colonnine fittili, che permettevano il passaggio dell’acqua calda. Le Terme visibili oggi nel giardino della villa, sono solamente una piccola porzione di quello che potevano essere nell’antichità. Gli edifici termali vennero realizzati nel II secolo d.C. nei pressi dell’anfiteatro ed erano probabilmente ad esso funzionali. Di particolare bellezza sono i mosaici con motivi geometrici, animali marini e fantastici che pavimentavano le vasche e gli ambienti termali.
Meritano una bella passeggiata anche i dintorni di Larino: le dolci colline che circondano il borgo si presentano infatti ricoperte da enormi distese di olivi e di campi arati interrotti dai parcuozz, resti di antiche foreste di querce. I boschi, tagliati da splendidi sentieri, sono ricchi di piante aromatiche e fiori di ogni genere, tra cui diverse specie di orchidee.

LARINO NEL PIATTO

Immersa nelle colline tra ulivi secolari che guardano al mare, Larino vede la nascita dell’Associazione Nazionale delle Città dell’Olio nel 1994.

Torcinelli molisani

Nei territori percorsi dalla linea ferroviaria, sono presenti diverse varietà autoctone di olivo, la Salegna, la S. Pardo e la sempre più famosa, per l’elevata qualità del suo olio extravergine, Gentile di Larino. È questo l’olio cantato da poeti e scrittori dell’Impero Romano, apprezzato dal sommo oratore Cicerone nel corso della sua visita nel 63 a.C. Sempre lungo il percorso ferroviario, ad un’altitudine media di 250 metri, è possibile notare la massiccia presenza di vigneti autoctoni. Di notevole pregio è il vino rosso denominato Tintilia, prodotto da una delle aziende maggiori produttrice ed esportatrici del vino locale. Il suolo argilloso calcareo dona particolarità ai vini: struttura là dove l’argilla è più ricca, raffinatezza ed eleganza di bouquet là dove prevale il calcare e i ciottoli drenanti.

La gastronomia tipica molisana si differenzia in base alla conformazione del suo territorio. Mentre nelle zone più interne della regione, caratterizzate da una vasta area montuosa, dominano pietanze a base di carne di maiale, salami, salsicce paesane e soppressate – preparate secondo le antiche tradizioni gastronomiche – nel piccolo tratto di fascia costiera prevale, invece, una cucina più tipicamente marinara con piatti a base di zuppe, risotti e minestre.

La zeppole di S. Giuseppe

Per quanto riguarda i piatti tipici della zona di Larino, di particolare interesse sono i tradizionali spaghetti con la mollica, da mangiare con le mani. Si tratta di una portata tipica che si gusta in particolare il 19 marzo, giornata in onore di S. Giuseppe. A conclusione del pasto vengono servite le zeppole di S. Giuseppe, composte da pasta bignè fritta o al forno, guarnita con crema pasticcera e amarene. Oltre alle zeppole di S. Giuseppe, molto tipici sono le rose catarre, e i caragnoli,entrambi dolci guarniti con il miele e icalcioni, con un ripieno di ceci passati misti a cioccolato.

Molto rinomata la pasta fatta in casa che può essere condita con sugo e salsiccia fresca; i tipici cavatièlle ncatenàte sono realizzati usando uova e pancetta. L’acqua sale è un piatto povero tipico dei contadini e consiste nel bagnare il pane di alcuni giorni e condirlo con pomodori, origano, sale e olio; di origine contadina anche il pan cotto condito con i broccoli. Tra i secondi piatti citiamo i torcinelli, in realtà presenti anche in altre zone dell’Italia, Puglia e Basilicata soprattutto, un insieme di frattaglie di agnello e pecora, fegato, trippa ed altre interiora, ben ripulite, aromatizzate ed inserite nelle budella d’agnello. I torcinelli sono poi cotti alla brace o arrostiti.