
Foto di Roberto Germogli
Il 14 aprile a Grassina, cittadina a pochi chilometri da Firenze nel popoloso comune di Bagno a Ripoli, alle porte del noto territorio del Chianti, torna l’atteso appuntamento con una delle più antiche Rievocazioni storiche dedicate alla Passione di Gesù Nazareno. Le sue vie, la sua piazza centrale sono i luoghi che ospitano i momenti tra i più importanti della rappresentazione. Anche negozi e botteghe partecipano all’evento arredando a gara le loro vetrine con immagini e segni che raccontano aspetti e significati del Venerdì Santo. Tutto il paese di Grassina è infatti protagonista dell’evento, chiuso al traffico dal tardo pomeriggio, ospita in ogni edizione suggestive iniziative che scandiscono il tempo in attesa dell’inizio della Rievocazione storica della Passione di Cristo.

Grassina/Rievocazione
Protagonista e spettacolare scenografia naturale della raffigurazione è il naturale scenario ad anfiteatro della collina alle spalle del borgo di Tegolaia, dove gli spettatori possono comodamente assistere seduti (300 le poltroncine numerate) alle varie scene della vita di Gesù ricostruite con sapienza spesso ispirate alla grande tradizione pittorica rinascimentale, culminanti sul finale con la Crocifissione. La data è una: il Venerdì Santo, il Venerdì prima di Pasqua. Da sempre la Rievocazione storica del Venerdì Santo è rigorosamente fedele alla data e al calendario liturgico coerente con la sue origini di Rievocazione religiosa nata probabilmente in ringraziamento per un paese scampato alla peste nel XVII secolo. Il Venerdì Santo data unica implica dei rischi. In caso di pioggia infatti la rappresentazione viene spostata alla sera del giorno successivo. Negli anni, raramente, la Rievocazione storica della Passione di Cristo non ha avuto luogo. Un tratto di autenticità volutamente confermato nel tempo.
Le origini dell’allegoria risalgono, secondo alcune fonti storiche, al lontano XVIII secolo. Oggi la celebrazione coinvolge oltre 500 figuranti in costume d’epoca. Per circa cinque ore lo spettacolo si sussegue con eventi suggestivi che rievocano e fanno rivivere lungo le vie del paese l’ambiente e i personaggi della Gerusalemme di 2000 anni fa. Gli appuntamenti della rappresentazione sono da sempre due (il Corteo storico e la rappresentazione sulla collina, il “Calvario”), alle quali si è aggiunto dall’ultima edizione una nuova realizzazione scenografica, ovvero la scena in Piazza Umberto I.

Grassina/Rievocazione
Il Corteo storico: le 500 figure in costume che sfilano lungo l’itinerario cittadino e compongono il Corteo storico della manifestazione, danno vita ad uno dei momenti più rappresentativi della serata. A fare da cornice ad un Cristo che ondeggia e soffre nei 90 minuti di percorrenza della Via Crucis, sono figure esili, possenti soldati e centurioni, luccichii di donne romane, il quadro dei ladroni, sommi sacerdoti, farisei, soldati romani a cavallo, cortigiani alla corte di Erode, Pilato e un nutrito popolo di Gerusalemme tutti quanti accuratamente vestiti con costumi perfettamente riprodotti. L’arrivo in prossimità del Calvario prelude alla fusione dei due eventi fino allora separati (Corteo e scene), che il coordinamento di una collaudata regia riesce tutti gli anni ad integrare con abilità e suggestione.
La scena in Piazza Umberto I: in piazza Umberto I, la piazza principale di Grassina, una novità scenica anticipa uno dei momenti più alti ed intensi della vicenda storica e umana di Gesù di Nazareth narrata dai Vangeli. La scena ha luogo a pochi passi da spettatori stupiti e suggestionati dai personaggi, dalle voci, dalle musiche e dalle luci, tanto da sentirsi coinvolti e parte integrante dell’evento stesso.

Foto di Roberto Germogli
La coreografia ricostruisce l’incontro e il dialogo di Gesù con il governatore Pilato, quel serrato e drammatico dialogo tra i due protagonisti, l’uomo e Dio, che sta al cuore del processo che porterà alla condanna e alla crocefissione del Nazareno. La suggestiva ricostruzione e ambientazione della scena, gli attori la scenografia i colori assieme alla presenza dei soldati romani fanno da preludio, in perfetta continuità, alla rappresentazione che si svolge a poche centinaia di metri nel naturale anfiteatro scenico ai piedi della collina del Golgota, dove viene raccontata in scene l’intera vicenda umana di Gesù Nazareno. Questo è il luogo storico della Rievocazione dove ha luogo l’incontro tra attori e figuranti che, in una straordinaria scenografia di luci e sottofondi musicali, celebrano e assieme assistono al trionfo finale della croce di Gesù Cristo.
La rappresentazione sul “Calvario”: i momenti salienti della vita di Gesù sono narrati nel contesto naturale della magnifica collina grassinese, dove 100 figuranti si muovono come ombre in un palcoscenico naturale caratterizzato da stradelle, muretti, ginestre e ulivi, un paesaggio e una raffigurazione scenica apprezzata e più volte lungamente applaudita da uomini e donne protagonisti dello spettacolo italiano; si ricordano a proposito le positive valutazioni espresse dal maestro Franco Zeffirelli, da Giorgio Albertazzi, dalla regina della danza Carla Fracci e dal regista Beppe Menegatti. Solo alcuni accorgimenti teatrali di uno scenario interamente naturale, creano quella suggestiva armonia di colori, suoni e luci che tanto colpiscono lo spettatore. I dialoghi e il testo sono liberamente tratti dai Vangeli di Matteo, Luca e Giovanni. Le musiche sono di Dvorak, Orff, Haendel, Grieg, Bach, Wagner, Verdi, Stravinskij, Beethoven, Faure, Malher, Albinoni.

Grassina/Rievocazione
Documentata anche da alcune notizie storiche la tradizione popolare fa risalire la Rievocazione storica del Venerdì Santo di Grassina ai primi decenni del XVII secolo. Si trattava però di un rito esclusivamente religioso, che in quegli anni si svolgeva in molte parti dell’Europa centrale e meridionale come pio atto di devoto ringraziamento per la liberazione dai flagelli della guerra e della peste nera. Con il passare del tempo, al sentimento mistico si è andato aggiungendo anche un elemento spettacolare di grande suggestione per gli eventi rappresentati per le forti motivazioni psicologiche e per l’ambientazione in scenari naturali di raro fascino. Sospesa negli anni della guerra, la Rievocazione fu ripresa ed ancora arricchita nel 1950, e continuò fino al 1966, anno della disastrosa alluvione di Firenze. Dopo 17 anni un gruppo di volontari grassinesi, ha riproposto la manifestazione con testi e adattamento musicale completamente nuovi.

Grassina/Rievocazione
IL PROGRAMMA 2017: dalle 21 inizio di due scene sulla vita di Gesù (discorso della montagna e processo di Ponzio Pilato) nella piazza principale Piazza Umberto I. In successione, integrato alla seconda scena, partenza del Corteo storico composto da circa 500 figuranti. Alle 21.30 inizio della narrazione della vita di Gesù (spettacolo a cui si assiste seduti in platea, nel contesto dello scenario ad anfiteatro della collina) e che si conclude con l’integrazione del Corteo, in arrivo intorno alle 23.15 e con la successiva Crocifissione. La manifestazione si conclude alle 23.45. In tale occasione si svolgeranno eventi collaterali come la visita gratuita con navetta ai tesori storici del luogo (Oratorio di Santa Caterina con annessa mostra sui papiri Egizi, antico Spedale del Bigallo, entrambe a Bagno a Ripoli e Fonte della Fata Morgana a Grassina). Sarà inoltre allestito un mercato artigianale a cura dell’associazione Estrosamente e non mancherà il concorso dedicato alle vetrine dei commercianti di Grassina, da votare attraverso la loro pagina fb.
VIAGGIO A GRASSINA
Si hanno notizie storiche del borgo rurale di Grassina sin da epoca etrusca, anche se molto scarse e frammentarie. Solo in epoca seicentesca si menziona l’esistenza di Grassina in uno statuto che ne attesta l’annessione al neonato comune di Bagno a Ripoli. Il documento è conservato nella Biblioteca Comunale di Ponte a Niccheri. Si parla di una vera e propria nascita della cittadina grazie alla fusione, avvenuta nel 1922, tra due storiche organizzazioni presenti nel territorio comunale: la Società Corale di Mutuo Soccorso San Martino a Strada, fondata nel 1888, e la Società Corale di Grassina, fondata nel 1877.

Nel borgo di Grassina
Per quanto queste due società abbiano contribuito a tale rinascita, nel secondo dopoguerra la Casa del Popolo prevalse sulle due società parrocchiali e diventò fulcro del paese, grazie alla sua predominanza culturale e geografica. Tale struttura si affaccia sulla piazza principale (Piazza Umberto I), e ciò denota il suo ruolo centrale nella vita del paese.
Grassina, fino ad inizio del secolo scorso, era inoltre nota come paese delle lavandaie in quanto la vicinanza a due torrenti, l’omonimo Grassina e l’Ema, permetteva alle famiglie di lavandai di detergere i panni delle famiglie benestanti fiorentine. Tra le famiglie più importanti di lavandai vi era la famiglia dei Benvenuti, dei Del Soldato e dei Vannini soprannominati anche Bubè; fu questa famiglia a dare il nome allo storico quartiere di Bubè. L’ultimo dei lavandai che lavoravano attivamente nel paese è stato Gino Vannini. Deceduto nel maggio del 2014, fu l’ultimo erede della stirpe a portare avanti la “cultura lavandaia”, che per secoli ha distinto i grassinesi e che inevitabilmente è andata sfumando. Le lavanderie, chiuse negli anni sessanta a causa della diffusione delle lavatrici, operavano principalmente nello storico quartiere della Mestola, dove le case si affacciano sul torrente Grassina.

Grassina, chiesetta di San Martino
Ancora oggi nelle case storiche si possono vedere gli strumenti del mestiere simbolo della frazione di Grassina. Il fulcro delle attività delle donne grassinesi era il chiassolo (piccolo chiasso, ovvero piazzetta) su cui appunto sorgono le abitazioni dei vecchi lavandai. Gli strumenti impiegati erano: i viai, i caloriferi e le prime lavatrici, dette volgarmente canarone, che consistevano in grossi cilindri al cui interno venivano posti i panni da lavare e i tòrci, simili a cestelli che tramite la forza centrifuga asciugavano i panni. Questi strumenti sono il lascito dell’ultima fase dell’attività lavandaia, di donne e uomini che trascorrevano la maggior parte del tempo in ginocchio sui greti dei fiumi con cenere o sapone, esposti alle intemperie. I lavandai si occupavano anche del trasporto della biancheria pulita per la restituzione alla clientela cittadina, utilizzando dei carri, i barrocci trainati da muli o asini. Proprio i barrocciai grassinesi attribuirono il nome di “via de’ Moccoli” a via Benedetto Fortini: essendo la via più veloce per raggiungere alberghi e abitazioni nel centro di Firenze questa strada era l’insostituibile luogo di transito dei barrocci che, tornando verso le lavanderie appesantiti dai panni sporchi, affaticavano notevolmente le bestie (ciuchi, muli, buoi) che dovevano trainarli.

Grassina, chiesa di San Michele Arcangelo
I barrocciai spesso moccolavano, termine usato nel vernacolo fiorentino per intendere l’atto di bestemmiare. Nelle vicinanze del paese troviamo la Fonte della Fata Morgana, fatta costruire nel tardo Cinquecento dalla famiglia Vecchietti, nel parco della propria villa e che si pensa fosse utilizzato come sito di bivacco per i lavandai che andavano a Firenze a riconsegnare la merce. Nella struttura sono visibile alcuni viai.
Grassina, storicamente nota anche come la porta del Chianti, per la sua posizione geografica, ultima frazione inclusa nel tessuto urbano fiorentino e inizio della famosa Via Chiantigiana, è divisa in quattro contrade: il Centro (comprendente la zona tra la chiesa di San Michele a Tegolaia e via Spinello Aretino), la Mestola (situata all’estremità occidentale del centro abitato, nella zona compresa tra Pian di Grassina e il Borgaccio), la Rana (nella zona compresa tra Tegolaia e Ponte a Niccheri) e la Barca, situata nell’estremo Nord del paese. Tali contrade non hanno ad oggi una divisione netta, ma in passato, poiché Grassina era costituita in origine da vari agglomerati poco distanti gli uni degli altri, i confini erano più facili da tracciare. Nei primissimi anni del secondo dopoguerra le contrade si sfidavano in palio, corso per le vie del centro storico.

Grassina
Come testimonia una targa affissa in via Costa al Rosso, l’ultimo palio si disputò nel 1949, cessando poi per cause indefinite. Dopo un sessantennio le competizioni tra le contrade sono state rimesse in pratica con modalità ben diverse: infatti oggi le sfide organizzate dal comitato delle contrade con l’aiuto di tutte le associazioni del paese, consistono in gare di bocce, tennis, burraco, calcetto, pallavolo e tiro alla fune. Al termine delle competizioni la contrada vincente ha il diritto di custodire una riproduzione in scala della Statua della Lavandaia situata in Piazza Umberto I. Le contrade hanno diversi colori che le contraddistinguono: la Mestola, bianco-viola; il Centro, rosso-verde; la Barca blu-giallo e la Rana, verde scuro-rosso amaranto.

Grassina, Fonte della Fata Morgana
In merito al monumento della Statua della Lavandaia, c’è da dire che si tratta di un bronzo a grandezza naturale che rappresenta una lavandaia nell’atto di sciacquare dei panni. Da notare tutta la serie di piccoli animali dislocati sulla veste della donna: una lucertola, un granchio d’acqua dolce e molti altri. L’autore della statua è lo scultore e professore Silvano Porcinai (natio proprio di Grassina del quartiere della Mestola).
La già citata Fonte della Fata Morgana è un piccolo edificio cinquecentesco, isolato nella campagna, tra gli ulivi. La casina, costruita nel Cinquecento, è stata creata per volere di Bernardo Vecchietti ed è attribuita al Giambologna. Classico esempio di architettura da giardino, ha una forma ad “elle” e al suo interno presenta materiali diversi come la pietra alberese e quella serena. Sotto i piedi invece, il pavimento è formato da un mosaico i cui sassolini formano la scritta Fata Morgana. Un tempo, in una nicchia, era collocata anche una statua a lei dedicata. L’acqua della fonte che si trova all’interno della casina, grazie anche alla fama di Morgana, seducente maga guaritrice, sembra avere virtù ringiovanenti. Tutto l’insieme sembra creato per stupire lo spettatore con un senso magico e fantastico espresso dagli elementi decorativi e architettonici della fonte accresciuto dal fascino della campagna circostante che avvolge il Ninfeo in una atmosfera quasi irreale.