Il 27 ed il 28 maggio a Carloforte, sull’isola di San Pietro, nella provincia del Sulcis, sud ovest della Sardegna, si svolgerà la sedicesima edizione della Sagra del Cus Cus Tabarchino – il Cascà di Carloforte, una delle manifestazioni più caratteristiche e particolari della Sardegna.
Saranno due giorni di festa molto intensi – dalle 10 del mattino alla mezzanotte – con musica, spettacoli e animazione oltre a show cooking aperti a tutti e gratuiti, laboratori tematici, animazione per i più piccoli con i giochi gonfiabili e attività culturali come la visita guidata al Museo Multimediale di Carloforte, all’Oasi Lipu e all’Oasi dell’Asinello sardo. Da non perdere, poi, l’occasione di trascorrere qualche ora di relax in una delle belle spiagge di Carloforte e dell’isola di San Pietro in genere.
Il menù della sagra prevede la degustazione di diverse varianti del famoso cuscus tabarchino, conosciuto anche come “Cascà di Carloforte”, oltre a piatti tipici come il patè di tonno e la capunadda del pescatore. In occasione della festa sarà allestito un ampio villaggio espositivo con le migliori specialità agro alimentari del territorio, stand degli artigiani e degli hobbisti. Durante i giorni della manifestazione, che ha il duplice obiettivo di valorizzare il tipico piatto della tradizione culinaria tabarkina e di promuovere le eccellenze dell’isola di San Pietro, sono previsti forti riduzioni tariffarie sui traghetti Delcomar che collegano i porti di Portovesme e Calasetta all’isola di San Pietro con corse continue diurne e notturne. Svoltasi per la prima volta nel 2000, la “Sagra del Cus Cus tabarchino” ha ottenuto sin dal primo anno un ottimo successo di pubblico, grazie all’impegno e all’entusiasmo degli organizzatori: l’Associazione Ciao, l’Amministrazione Comunale e tutta Carloforte.
IL CASCA’ DI CARLOFORTE
Il Cascà di Carloforte è il piatto che forse meglio descrive l’anima e la storia di questa popolazione di origine ligure ma che visse, prima del definitivo trasferimento in Sardegna, a Tabarka in Tunisia, assumendo nell’uso alcuni cibi tunisini come il cuscus, ma modificandoli.

Sagra del Cus Cus Tabarchino
La ricetta di Carloforte, prevede di unire alla semola in granelli, precedentemente lavorata con poca acqua e olio e cotta in una couscussiera al vapore, diverse verdure, tagliate a pezzetti, rosolate e stufate (ceci lessati, piselli, verza, carota, melanzana, zucchina, cipolla), aromatizzando poi il tutto con le spezie “saporita”: (coriandolo, cannella, chiodi di garofano, anice stellato). In passato il cascà era un piatto semplice e povero realizzato con le verdure provenienti dagli orti famigliari: l’elemento base della sua preparazione era, oltre alla semola opportunamente lavorata, il cavolfiore, oggi sostituito per comodità d’impiego dal cavolo verza. Col tempo il piatto, che è tuttora il principe della tradizione gastronomica locale, si è evoluto, ed alla ricetta base si sono aggiunte le varie verdure di stagione e la carne suina. Il piatto così trasformato è divenuto cibo della festa in epoca recente, preparato anche in occasione della festa patronale di San Carlo. Il Cascà viene oggi proposto come piatto della pace e della fratellanza.

Carloforte
VIAGGIO NELL’ISOLA DI SAN PIETRO E A CARLOFORTE
L’Isola di San Pietro (in lingua tabarchina Uiza de San Pé, in sardo Isula ‘e Sàntu Pèdru), è situata al largo della penisola del Sulcis, nella parte sud-occidentale della Sardegna. Ha un’estensione di 51 km² (sesta isola italiana) e circa 6.500 abitanti prevalentemente concentrati nella località di Carloforte, unico centro abitato dell’isola. L’asperità del perimetro di San Pietro, caratterizzato da un’alternanza di sporgenze e rientranze, è mitigata dalla presenza delle piccole spiagge sabbiose che si sviluppano fra ripide scogliere e vengono bagnate da un mare limpidissimo.

La “calata della tonnara”
Nel periodo compreso tra il 15 maggio ed il 15 giugno, al passaggio dei tonni lungo la costa di San Pietro, viene effettuata la “calata della tonnara” ossia la tradizionale impresa collettiva di pesca del tonno rosso Thunnus thynnus.
Nell’isola sono presenti anche dei Nuraghi: ciò dimostra una presenza umana della zona in tempi antichissimi. Le frequentazioni dei fenici, dei sardi, e molto più tardivamente dai romani hanno lasciato sull’isola le vestigia preistoriche di quelle culture, specialmente tombe, analoghe a quelle della contigua isola di Sant’Antioco e della costa sarda del Sulcis. A partire dal 1738, a San Pietro, allora disabitata, giunse una popolazione di lingua ed origini liguri provenienti da Tabarka, piccola isola tunisina, colonia ligure di proprietà dei Lomellini. Erano circa trecento le famiglie qui sbarcate, nel 1532, provenienti da Pegli e dintorni su invito dei Lomellini, nobile famiglia genovese che era riuscita ad ottenere in concessione dal re Carlo V quel piccolo territorio allo scopo di praticarvi la pesca del corallo ed il commercio in generale.

Le alte falesie di San Pietro
I discendenti dei coloni provenienti da Tabarka costituiscono fondamentalmente la popolazione attuale, parlante in grande prevalenza la lingua di radice ligure detta tabarchina. La lingua e le origini sono condivise con la popolazione di Calasetta, soggetta nel 1770 ad analoga colonizzazione di popolazione di eguale origine, nella parte contigua dell’isola di Sant’Antioco. La fondazione della città di Carloforte sull’isola di San Pietro fu dedicata al re Carlo Emanuele III di Savoia, promotore della colonizzazione; il nome dell’isola è invece più antico, e fu scelto come riferimento alla devozione della popolazione verso San Pietro il quale, secondo una leggenda, vi approdò nel 46 d.C. I cinquanta chilometri quadrati o poco più del territorio isolano, per la maggior parte incontaminati, sono una sorta di museo a cielo aperto, popolato com’è da piante e animali. I botanici hanno contato oltre 520 specie vegetali, alcune molto rare, come l’acchiappamosche che fiorisce solo nelle isole minori sarde e nell’arcipelago delle Baleari, e una addirittura esclusiva solamente dell’isola. È l’Astragalo (astragalus maritimus Morris) che vive e vegeta in poco più di due ettari e che gli stessi studiosi hanno cercato di trapiantare altrove senza però riuscirvi. Il che ha reso ancora più prezioso questo particolare endemismo.

La palma nana
L’entroterra dell’isola è ricoperto da una fitta macchia mediterranea, dalla quale si sprigionano i profumi di rosmarino, cisto, mirto, corbezzolo, ginepro coccolone (zenàive), di ginepro fenicio (sàina) pino d’Aleppo e palme nane. Queste ultime sono esempi dei più antichi esemplari della flora mediterranea e nel mese di agosto producono i caratteristici datteri giallo-rossastri. L’isola, a parte la cicindela, è un luogo di felicità per gli ornitologi, perché qui possono osservare e studiare tantissime specie dell’avifauna appartenenti a famiglie sistematicamente distanti grazie, alla varietà degli ambienti che caratterizzano l’isola: si va dalle zone umide delle saline agli habitat rocciosi delle coste a falesia, regno quasi incontrastato dei falchi ed in particolare del falco della regina (falco Eleonorae) per il quale proprio sull’isola esiste la più importante, a livello mondiale, stazione di osservazione.
La costa nord-ovest dell’Isola di San Pietro è la più selvaggia ed incontaminata. E’ caratterizzata dal susseguirsi di sporgenze e rientranze che cadono a picco sul mare, con altezze che arrivano anche a 150 metri. Nel punto più alto della punta di Capo Sandalo si staglia il faro più occidentale d’Italia.

Carloforte, Piscine Nasca
Particolarmente suggestive sono la grotta di Punta delle oche e la grotta di Nasca, accessibili via mare con piccole imbarcazioni, luoghi ideali per immersioni subacquee e snorkeling. In zona anche il Trogiu: una piscina naturale scavata dalla natura in mezzo agli scogli.
L’Oasi LIPU Carloforte si estende con una superficie di 236 ettari nella parte occidentale dell’isola. La scogliera si presenta come una aspra piattaforma rocciosa a picco sul mare, alta fino a 130 metri, intagliata da profonde insenature (Cala Vinagra e Cala Fico) e solcata da canali che sfociano in mare. Le rocce, erose dal vento e dagli altri agenti atmosferici, sono caratterizzate da piccole cavità, nicchie e fessure che danno al paesaggio un aspetto selvaggio e ricco di fascino. L’unica spiaggia situata sulla costa occidentale è La Caletta, che è anche la più estesa. Inserita nell’ampia Cala Spalmatore, dagli scogli rossicci e una vegetazione verdissima, La Caletta è una delle spiagge più grandi e spettacolari dell’isola di San Pietro grazie alla sua sabbia fine e bianca e alla bassa scogliera che la delimita, con rocce e scogli che dalla spiaggia arrivano sin dentro l’acqua.

Isola di San Pietro, Calavinagra
Procedendo verso sud la costa diventa nuovamente rocciosa. Qui si trovano alcuni luoghi caratteristici quali La Conca, un anfiteatro naturale degradante sul mare, con nelle immediate vicinanze, una piscina naturale. La costa della Mezzaluna è invece caratterizzata da una serie di grotte raggiungibili solo via mare. Sempre proseguendo verso sud si incontra la prima spiaggia della costa meridionale: la spiaggia delle Chinolle. Da lì in poi il litorale diventa un intercalare di spiagge e scogliere: la spiaggia del Lucchese, La Bobba, caratterizzata dalla presenza de Le Colonne, due faraglioni di roccia emergenti dal mare, e ancora la spiaggia di Guidi, Punta nera, il Giunco, a meno di tre chilometri dal paese, una spiaggia piuttosto lunga alle cui spalle si trovano le saline, le due spiagge di Girin, famose per la presenza di sabbia bianca di granulometria fine. Le località più belle della costa di San Pietro sono accessibili solo via mare, quindi è consigliabile noleggiare una barca con o senza skipper o effettuare un giro dell’isola organizzato dai vari operatori turistici del settore. L’isola si può raggiungere in traghetto dagli approdi di Calasetta e da Portoscuso. La traversata dura circa 30-40 minuti.

Le Colonne, due faraglioni di roccia emergenti dal mare
Carloforte (U Pàize, ossia “Il Paese” in ligure tabarchino, Carluforti in sardo campidanese) fa parte del circuito dei “I borghi più belli d’Italia” ed è l’unico centro abitato dell’isola oltre ad essere comune onorario della città metropolitana di Genova. Ancora oggi l’origine ligure dei suoi abitanti la si può riscontrare nell’urbanistica del paese, come si può notare visitando il suo centro storico, a cominciare dal lungomare Battellieri nel quale oltre al monumento dedicato a Carlo Emanuele III, si possono ammirare i vecchi palazzi settecenteschi e ottocenteschi che nacquero nel periodo in cui Carloforte si espanse oltre le mura.

Carloforte, il Museo Multimediale
Interessante la storia della chiesa dei Novelli Innocenti, antecedente alla colonizzazione dell’isola, eretta in memoria dei giovani e bambini facenti parte della cosiddetta “Crociata dei fanciulli” che partì da Marsiglia nel 1212. Due delle sette navi che componevano la flotta affondarono al largo dell’isola di San Pietro, tutti i naufraghi perirono ed alcuni vi furono sepolti. La piccola chiesa ridotta a rudere fu restaurata dai tabarchini all’epoca della colonizzazione ed è ubicata nella parte sud dell’abitato. La chiesa della Madonna dello Schiavo, dedicata alla omonima Madonna, si trova nella centralissima Via XX Settembre ed accoglie la statua venerata dai carlofortini esuli in Tunisia. Tra le architetture civili citiamo la Torre San Vittorio – Osservatorio astronomico, costruita nel 1768 come avamposto difensivo a sud della cittadina. Cessate le necessità di protezione, la torre venne convertita nel 1898, mediante apposite modifiche strutturali, a osservatorio astronomico. Vi fu istituita una delle cinque stazioni internazionali per lo studio della precessione degli equinozi con lo studio di piccole variazioni dell’inclinazione dell’asse terrestre. La Torre San Vittorio ospita, dal 2016, gli spazi del Museo Multimediale che tratta la storia dell’isola di San Pietro.

Fenicotteri rosa alle saline di Carloforte
Il Cineteatro Giuseppe Cavallera, noto come U Palassiu (“il palazzo”), nella centrale via Roma, è un edificio monumentale costruito negli anni venti del Novecento dai lavoratori di Carloforte organizzati nella Lega di Battellieri. Ospita un teatro ed è soggetto a vincolo come bene architettonico di interesse nazionale.
A seguito delle incursioni barbaresche Carloforte fu protetta da un sistema di mura con vari fortini che circondava tutto l’agglomerato urbano. Una parte delle mura è ancora esistente nel quartiere alto del paese (il cosiddetto “Castello”), in essa è presente ancora la “Porta del Leone” così chiamata per la scultura di una testa di leone inserita nelle mura. Il monumento più importante di Carloforte, risalente alla fine del 1700, è quello dedicato a Carlo Emanuele III, ubicato nella piazza omonima sul lungomare. Costituito da un gruppo marmoreo di tre statue con al centro il sovrano, fu eretto in segno di riconoscenza al re. La statua centrale è chiamata affettuosamente Pittaneddu dai carlofortini. Le statue sono opera dello scultore genovese Bernardo Mantero.

Carloforte, spiaggia Girin
Le saline di Carloforte, situate non lontano dal paese, sono state utilizzate per la produzione del sale probabilmente fin dai punici, ma solo dal 1770 furono sfruttate con regolarità su decisione del Governo Sabaudo che le trasformò in salina artificiale. La produzione cessò definitivamente nel 1998. Oggi sono diventate l’habitat di numerose specie di uccelli acquatici: l’Avocetta, il Cavaliere d’Italia, il Fraticello e la Garzetta. Tra le specie che utilizzano la salina stagionalmente vi è l’Airone Cenerino ed il Martin Pescatore ed il Fenicottero Rosa con circa 500 esemplari censiti dalla LIPU.

Cascà di Carloforte
CARLOFORTE NEL PIATTO
Tradizioni gastronomiche liguri, mediterranee e nord africane si sono intrecciate nel corso del tempo e sono state conservate dai profughi tabarkini adattandole ovviamente alle nuove risorse alimentari che trovavano sull’isola. Ancora oggi si preparano i maccaruin, maccheroni che un tempo venivano serviti come primo piatto nelle feste nuziali, lo stocafisso alla tabarkina, la cassolla, zuppa di vari tipi di pesce e crostacei in salsa ristretta, con olio, pomodoro, prezzemolo e aglio. Da segnalare la cappunnadda, piatto povero utilizzato un tempo dai marinai durante le lunghe navigazioni, a base di gallette ammorbidite nell’acqua e condite con olio, aceto, pomodori e tunnin-a (tonno salato). Dalle influenze liguri viene la farinata, a base di farina di ceci, acqua e olio cotta al forno, degustabile nella maggior parte delle pizzerie locali. Fra i dolci tipici troviamo i panetti con i fichi, i giggeri e i canestrelli. A farla da padrone è comunque il tonno, che viene pescato nelle tonnare locali e consumato in tutte le varianti possibili. Del tonno non si butta via quasi nulla. La bottarga (uova salate), il musciamme (filetto), il cuore e tutte le interiora sono lavorate dalle abili mani dei tonnarotti, in modo artigianale, nel rispetto delle più antiche tradizioni locali. Il trancio di tonno alla Calofortina si presenta come un brasato. Viene cotto in casseruola nel vino bianco e profumato con alloro e aceto in salsa bruna.

Tonno alla Calofortina