A Cividale del Friuli il Salone transfrontaliero del Vino Naturale

Torna BorderWine, il Salone transfrontaliero del Vino Naturale, l’unico evento dedicato al vino naturale in Friuli Venezia Giulia, vino coltivato e prodotto secondo rigidi parametri. La kermesse coinvolge anche le cantine produttrici dei tre paesi confinanti: Italia, Austria e Slovenja. La seconda edizione di BorderWine, che si terrà al Castello di Canussio a Cividale sabato 3 e domenica 4 giugno, è stata presentata in anteprima a Vinitaly all’interno dello stand del Friuli Venezia Giulia.

Foto di Riccardo Modena

Circa 50 cantine partecipanti, il doppio rispetto alla prima edizione, porteranno in degustazione i propri vini naturali, nati dal minor numero di lavorazioni e interventi sia in vigna sia in cantina. Per partecipare, infatti, ci sono precisi parametri da rispettare secondo il regolamento BorderWine: la scelta dei terreni, il rispetto della loro biodiversità, l’esclusione di alcun utilizzo di pesticidi, additivi o di manipolazione chimica o fisica. Il futuro dell’enologia e dell’agricoltura in genere, infatti, devono tener sempre di più conto sia del rispetto delle risorse ambientali, sia delle crescenti allergie e patologie legate alla “chimica” dei vini. Durante le due giornate saranno organizzati incontri e conferenze con i produttori, con gli enologi e con i sommelier per approfondire o iniziare a conoscere le caratteristiche dei vini naturali. Tra le più attese, confermata da pochi giorni, la degustazione di domenica 4 giugno alle ore 18:00 con i vini di Gravner condotta Gae Saccoccio (wine philosopher/food explorer www.lanaturadellecose.com).

Degustazioni a “Borderwine – Il Salone transfrontaliero del Vino Naturale”

Ma anche il cibo vuole la sua parte: durante BorderWine si potranno degustare i piatti di; “Sale e Pepe” di Stregna, “Mamm”, ciclofocacceria di Udine e altri prodotti agroalimentari grazie alla presenza di diversi produttori del territorio come Formaggi Zof, Fonda da Pirano, Agri Siamon, Rugo Formaggi e alcuni birrifici artigianali.

L’ingresso a BorderWine costa 20 euro e include il calice e la degustazione completa di tutte le cantine. I soci Slow Food e quelli dell’Associazione Italiana Sommelier hanno diritto ad un sconto sul prezzo d’ingresso (apertura al pubblico sabato 3 dalle 13.30 alle 20 e domenica 4 dalle 11 alle 20 . L’evento, che sarà inaugurato ufficialmente sabato 3 alle 12 con con le autorità e la stampa, è organizzato con il patrocinio di Ersa FVG e del Comune di Cividale del Friuli e con il supporto dei main sponsor Bluenergy, Prontoauto, Banca di Cividale e Enofriuli. Si ringrazia per il contribuito: Goccia di Carnia, Luce srl, Lavanderia Adriatica, G.S.E. srl, Pineta Noleggi.

Il Castello Canussio

VIAGGIO A CIVIDALE DEL FRIULI

Cividale del Friuli è il punto di partenza dell’itinerario longobardo in Italia. Fondata da Giulio Cesare con il nome di Forum Iulii, da cui poi ha preso il nome tutta la regione, divenne la capitale longobarda del Friuli. Riconosciuta dall’UNESCO come Patrimonio dell’Umanità ed insignito dal Tourign Club Italia della Bandiera Arancione, Cividale del Friuli è una cittadina culturalmente vivace e proiettata al futuro, eppur legata alle proprie tradizioni e alla sua storia, molto interessante da visitare, grazie al suo patrimonio artistico e culturale, caratterizzato da profonde tracce del passato.

Il Ponte del Diavolo

Arroccata sulle rive del fiume Natisone, Cividale ha sviluppato e mantenuto intatta nei secoli un’impronta nobile e austera, degna di una capitale dalla grande importanza strategica, segnata e arricchita dal passaggio di popoli stranieri, Longobardi e Franchi. Il ben conservato centro storico presenta le case con le facciate dipinte che si affacciano su un intrico di strade acciottolate e di piazzette silenziose. Cividale è anche capitale della rinomata zona di produzione, che si estende a est di Udine, di vini DOC e DOCG provenienti da numerose varietà di vitigni, tra cui il Picolit, il Tocai friulano, lo Chardonnay e il Sauvignon.
Il tour di Cividale del Friuli non può che iniziare attraversando il fiume Natisone sul Ponte del Diavolo (Puìnt dal Diàul in friulano), simbolo della città, dal quale si può ammirare una scenografica gola. Costruito in pietra a partire dal 1442 e ripartito in due arcate, poggia su un macigno naturale collocato nel letto del fiume Natisone. Il nome del ponte deriva da una leggenda popolare, alimentata verosimilmente dalle tormentate vicissitudini costruttive del manufatto: si dice che per costruire il ponte in questo punto particolarmente pericoloso, i cividalesi avessero chiesto aiuto al Diavolo.

Cividale del Friuli, il Duomo

Questi avrebbe preteso in cambio l’anima della prima creatura che fosse passata sul ponte. Accettato il patto, in una sola notte il Diavolo eresse il ponte, ma la mattina seguente i cittadini fecero passare sul ponte un animale (un gatto o un cane o, addirittura, un maiale). Il Diavolo così beffato, dovette accontentarsi dell’anima dell’animale, lasciando per sempre in pace i cividalesi. La costruzione venne abbattuta il 27 ottobre 1917 durante i tragici eventi della ritirata di Caporetto nel tentativo, inutile, di ritardare l’avanzata del nemico. Fu prontamente ricostruito, nelle stessa forma, dagli austriaci sotto la direzione di Anselmo Nowak ed inaugurato già nel maggio del 1918. Attraversato il ponte si giunge in centro storico, piazza del Duomo. Lo sguardo è subito catturato dall’imponente Basilica di Santa Maria Assunta, la cui luminosa facciata in pietra bianca reca i chiari segni dei suoi momenti di edificazione. L’edificio è stato infatti costruito dal XV al XVIII secolo, in stile gotico veneto. La misurata grandiosità dell’interno offre non pochi spunti d’ammirazione: tra gli altri la meravigliosa Pala d’argento di Pellegrino II, posta sull’altare, in lamina d’argento sbalzata con doratura a fuoco, che costituisce uno dei capolavori dell’oreficeria medioevale italiana.

Battistero di Callisto

Sulla navata sinistra si trova un grande crocefisso ligneo del ‘200 mentre, spostandosi su quella di destra, si accede al Museo Cristiano, allestito in alcuni locali adiacenti al duomo. Fu inaugurato nel 1946 per conservare le testimonianze storico-artistiche più rappresentative della scultura altomedievale, soprattutto di epoca longobarda.
Particolarmente importanti sono il Battistero di Callisto, un’edicola ottagonale, ornata da bellissime decorazioni scolpite, risalente alla metà dell’ VIII secolo e soprattutto, l’Ara di Ratchis, dedicata all’omonimo re dei Longobardi, nonchè duca di Cividale: si tratta di un parallelepipedo in pietra del Carso riccamente decorato, ritenuto una delle più raffinate manifestazioni artistiche dell’alto Medioevo. Di fronte al Duomo sorge il Palazzo Comunale, nel cui cortile interno, (entrata sotto la loggia all’orario degli uffici comunali), si trovano i resti di una Casa romana del I-II secolo, che fu portata alla luce nel 1938. A ricordo del fondatore della città Caio Giulio Cesare, davanti alla facciata principale, è stata collocata nel 1935 una statua bronzea copia di una marmorea di epoca Traiana che si trova in Campidoglio a Roma. Sempre in piazza del Duomo si possono ammirare palazzo Nordis, costruito nel tardo ‘400 e l’imponente Palazzo dei Provveditori Veneti, che chiude come un fondale scenografico il lato est della piazza. Costruito tra il 1565 ed il 1605 su un modello di Palladio, ospita dal 1990 il museo Archeologico Nazionale di Cividale del Friuli nel quale sono conservati in particolar modo reperti archeologici di età longobarda e importanti codici medievali.

Il Palazzo Comunale

Imboccando corso Mazzini, la principale via cittadina, ci si immergerà sempre di più nell’anima antica di Cividale, fino a piazza Paolo Diacono, quotidianamente animata dal pittoresco mercato delle erbivendole. Circondata da edifici antichi e interessanti, con tracce di affreschi e finestre sottolineate da cornici in cotto, è dedicata al più famoso storico longobardo, la cui casa, ricordata da una lapide, sorgeva proprio in questa piazza.
Lasciando la piazza e perdendosi un po’ tra le vie, passando accanto alle possenti mura di fortificazione che racchiudono le maestose porte della città, si incontrano chiese che dietro l’austera facciata in pietra spesso nascondono tesori inaspettati: come una splendida pala di Palma il Giovane in San Pietro ai Volti o il soffitto interamente affrescato della chiesa di San Silvestro e San Valentino. Colpisce, in particolare, la purezza delle linee di San Francesco, ubicata nella piazza omonima, chiesetta oggi sconsacrata e sede di mostre temporanee e manifestazioni.

La chiesa di San Francesco

Finita di costruire nel 1285, veniva utilizzata al tempo anche per le riunioni degli arenghi popolari, in cui venivano discusse le faccende del Comune; accanto alla chiesa sorge palazzo Pontotti-Brosadola, caratterizzato da una facciata molto semplice ma armoniosa. Edificato nel pieno ‘700, tra lo scalone in marmo e lo splendido salone da ballo conserva il miglior ciclo di affreschi di Cividale che regala un colpo d’occhio d’inseme unico e sontuoso.
Ritornando sui propri passi, alle spalle del Duomo, l’aria che si respira sa di antiche eco longobarde, qui più che mai. Poco lontano, dietro la chiesa di San Giovanni Battista, ci si trova in piazza San Biagio, sulla quale, oltre alla piccola chiesa di San Biagio, la cui facciata fu affrescata tra il 1506 ed il 1508, si apre il passaggio pensile che, tra l’incanto del verde sulle mura, porta al famosissimo Tempietto Longobardo, straordinario compendio di architettura e scultura alto medievale occidentale. Fitto è il mistero che circonda il piccolo edificio. Ne sono ignote sia l’originaria destinazione, che la struttura primitiva e le maestranze che vi operarono; Cosa certa è, invece, che costruzione e decorazione in stucco e a fresco furono eseguite poco dopo la metà dell’VIII secolo, verso il 760. Davanti all’edificio si apre il bellissimo panorama sul Natisone che scorre tra le pareti profonde e scoscese. Via Monastero Maggiore, dal caratteristico acciottolato irregolare, conduce direttamente all’Ipogeo Celtico, curioso e interessante complesso di grotte artificiali, scavate a diversi piani e raggiungibili con ripide ma suggestive scalinate.

Cividale, altare del duca Rachis

Diverse sono le interpretazioni sull’origine e la funzione e se ne ipotizza una funzione funeraria e in seguito quella di carceri in età romana e longobarda.

CIVIDALE DEL FRIULI NEL PIATTO

La zona di Cividale e delle Valli del Natisone offre una secolare tradizione culinaria, fatta di ricette semplici di origine contadina ma non per queste meno succulente.
Nonostante la povertà degli ingredienti, la cucina locale presenta sapori decisi e insieme delicati, quindi piatti sostanziosi ed equilibrati che vengono accompagnati dagli ottimi vini locali, anch’essi frutto di un millenario amore per la terra. Tra i prodotti più rinomati il frico che si presenta generalmente in due versioni: frico morbido e friabile. Entrambi si possono servire sia come antipasto che come secondo. Sebbene oggi il frico sia visto come un piatto festivo, in origine la sua preparazione era finalizzata al recupero di scarti di formaggio.

Il fiume Natisone

Il frico morbido si prepara con del formaggio di diversa stagionatura, patate, cipolla, olio e sale, e appare come una grossa frittata. Può essere arricchito con l’aggiunta di porro o speck. Il frico friabile invece è molto sottile e, a differenza del primo, non ha fra gli ingredienti le patate ma è fatto di solo formaggio. Facile da sagomare è ottimo per delle terrine di funghi o fonduta di montasio. Entrambe le tipologie sono abitualmente servite con della polenta di mais.

Il muset, una sorta di cotechino, viene preparato dai tagli del muso del maiale da cui prende il nome. La brovada è una rapa preparata in maniera tipica friulana. Le rape rivestono infatti grande importanza nella cucina del Friuli, ottenendo un posto di primo piano in molti piatti locali. La Stakanje, composta di patate, zucchine e tegoline condite con ciccioli, aglio e aceto, rappresenta il piatto forte di fine estate. La bizna è una minestra piuttosto densa fatta con rape, fagioli e grano turco, condita alla fine con farina di granoturco soffritta nel lardo. La versione più povera era composta solo di brovada e patate, priva di fagioli.

La tipica gubana

Sono principalmente due i dolci tipici di Cividale e delle Valli del Natisone, la gubana e gli strucchi, dolci di antica tradizione e gusto contadino. La gubana è un dolce le cui origini sono legate alle feste religiose più importanti del calendario (Natale e Pasqua), ma anche ad eventi particolari della collettività, quali matrimoni, cresime, ecc.
Nato nelle valli del Natisone, nelle zone di confine con la Slovenia, si pone come un ponte tra le due tradizioni gastronomiche. Tale legame lo si ritrova anche nell’origine del termine da cui il dolce prende il nome: “guba”, che in sloveno significa “piega”, probabilmente per indicare la forma a torciglione della gubana. Un viaggio alle sue radici parte dai tempi dei Romani, dove i pani venivano farciti di frutta e arricchiti con il miele, fino al Medioevo e al Rinascimento, quando un dolce simile fu addirittura incluso nel banchetto imbandito in onore di Papa Gregorio XII durante la sua visita a Cividale nel 1409. L’origine contadina (gubana friulana), impressa nella sua rustica farcitura, chiusa in una pasta lievitata a base di farina, si nobilita al contatto con la città. Gli strucchi, simili alla gubana nel ripieno, sono dei piccoli ravioli dolci fritti che si davano una volta ai matrimoni contadini al posto dei confetti.