Torna, anche quest’anno, “GiroLaguna: in bici e barca, visitando la Laguna Nord“. L’appuntamento è per oggi, sabato 7 maggio, a Cavallino-Treporti, tappa iniziale di un percorso tra cielo, terra e mare, pedalando in mezzo alla natura, accompagnati da guide certificate MTB, per conoscere la Laguna di Venezia, le Valli da pesca, patrimoni naturalistici come Lio Piccolo e Valle Sacchetta. Non solo bici però, infatti dopo un ristoro in agriturismo tipico, a base di prodotti a Km zero, si salirà a bordo per ammirare la Laguna dalla barca. Ideatrice dell’iniziativa, giunta con successo alla 4° edizione, è Adria Bikes Hotel-ABH, organizzazione che riunisce agriturismi e hotel dall’elevato standard di servizi dedicati al cicloturismo e al mondo bici.
Le iscrizioni a questa edizione sono ormai chiuse, ma per gli appassionati della bici sono disponibili una varietà di itinerari tra il mare Adriatico, la laguna di Venezia (valutata dall’Unesco patrimonio mondiale dell’Umanità) fino all’entroterra e oltre, nel Trevigiano, dove si incontrano anche le note colline del Prosecco. Una straordinaria varietà di percorsi a misura di ciclista e per tutte le gambe – dalle più allenate alle più “principianti” – corredati da un ampio ventaglio di servizi dedicati, messi a disposizione dalle strutture aderenti ad ABH, per scoprire al meglio la natura, le tradizioni e l’eno-gastronomia dei luoghi più piacevoli dell’Alto Adriatico.
Adria Bikes Hotel-ABH, nata nel 2013, dalla volontà di un gruppo di albergatori amanti delle due ruote, ha come obiettivo principale quello di creare, nel territorio dell’Alto Adriatico, un network di strutture (non solo ricettive) attrezzate per soddisfare le esigenze dell’ospite ciclista, professionista o semplice appassionato di bicicletta e cicloturismo.
Già in questi primi 3 anni di attività, ABH ha dato nuovo risalto ai percorsi ciclabili esistenti nel territorio ed avviato un nuovo dialogo tra strutture ricettive, Enti e Istituzioni locali, gettando le basi per la realizzazione della Venezia Orientale, destinazione cicloturistica di eccellenza, entro il 2018.
Adria Bikes Hotel-ABH sostiene, inoltre, il progetto per lo stoccaggio di Co2 che Valle Sacchetta ha intrapreso nel 2014, seguendo le indicazioni del Protocollo di Kyoto, per contrastare il riscaldamento climatico del nostro Pianeta; per ogni partecipante al GiroLaguna, ABH devolverà a Valle Sacchetta un contributo di 6 Euro (già compreso nella quota di iscrizione), che verrà utilizzato per compensare le emissioni di Co2 nell’atmosfera di ogni partecipante. A tutti i presenti sarà rilasciato un certificato personale di azzeramento delle proprie emissioni.
IL LITORALE DI CAVALLINO-TREPORTI
Le bellezze naturalistiche delle sue ampie spiagge sabbiose che si estendono per quindici chilometri fino al vicino centro balneare di Jesolo, i campeggi attrezzati e i villaggi vacanze immersi nel verde delle pinete, il fascino e la magia dei paesaggi lagunari e delle valli da pesca che, con la loro varietà di flora e fauna, da Treporti si estendono fino a Lio Piccolo e Mesole, le ricchezze eno-gastronomiche e i suoi pregiati prodotti ortofrutticoli provenienti da orti e campi – bagnati dalle acque dolci e salate della laguna, dei fiumi e del mare -, fanno di Cavallino-Treporti uno dei litorali più belli del Nord Adriatico.
Oggi il Parco Turistico di Cavallino-Treporti, una lingua di terra che si estende tra mare e laguna, è la seconda spiaggia d’Italia, con quasi sei milioni di presenze turistiche l’anno e vanta il primato assoluto in Europa per l’offerta turistica plein air. Famosa per le sue bellezze paesaggistiche e ambientali, è Il luogo ideale per chi vuol trascorrere una vacanza all’insegna della natura, del mare e delle bellezze artistiche della vicina città d’arte, Venezia.
Il territorio del comune è costituito da una penisola (il Litorale del Cavallino) che separa la Laguna Veneta Nord dal mare Adriatico. Il fiume Sile (che scorre nel vecchio alveo del Piave e per questo noto anche come Piave Vecchia) la separa a nord-est dal territorio comunale di Jesolo.
Una possibile escursione in bici può essere quella lungo i territori di Treporti e delle aree umide di Lio Piccolo. Queste aree costituivano e tutt’oggi costituiscono un’ habitat eccezionale per ogni sorta di animale lacustre e fonte di sostentamento per i pescatori. Inoltre lungo le rive del Canale Pordelio è possibile accedere alle valli degli Orcoli e di Lio Maggiore anch’esse di notevole interesse faunistico e ambientale.
L’intero Litorale è legato alla continua evoluzione dell’assetto idrogeologico e fa parte di un equilibrato sistema, un insieme di acqua e terra che è sempre in continuo movimento e procede determinando di marea in marea la sua conformazione.
Località come Ca’ Savio, attuale sede amministrativa, e Punta Sabbioni hanno origine recentissima. Le Mesole sono sorte nel Trecento, Saccagnana e Cavallino nel Cinquecento e Treporti alla fine del Seicento. La testimonianza di Marziale (90 d.C.) conferma come invece l’area di Lio Piccolo fosse eletta a luogo di villeggiatura già in epoca romana.
Gli scavi archeologici qui intrapresi hanno individuato, per metà sott’acqua, resti di splendidi pavimenti a mosaico appartenenti a quell’epoca. Sebbene Lio Piccolo sia oggi una località prettamente agricola e scarsamente popolata, le testimonianze archeologiche descrivono il luogo come un fiorente scalo commerciale in epoca imperiale, legato, per contiguità e cultura, a Lio Maggiore e ad Altino. Lio Maggiore, grazie alla sua posizione strategica era più importante di Lio Piccolo, essendo inoltre direttamente collegato con l’entroterra tramite il canale Caligo e, sembra, da una strada lastricata. Dopo la caduta dell’Impero Romano, le isole lagunari costituirono un rifugio per le popolazioni provenienti da Altino e da altre grandi città, in fuga davanti alle invasioni barbariche. Ma i secoli seguenti furono di decadenza: regnavano incontrastate la povertà e la malaria. Lo scavo del Canale Cavallino (ora denominato Casson), consentì una nuova via di navigazione tra la laguna e il Piave e contribuì a rendere più sano e salubre il territorio: il canale fu aperto alla navigazione nel 1632, come testimonia la lapide posta sulla facciata di una casa, presso le “porte”, o chiuse, di Cavallino.
La zona del Cavallino-Treporti racchiude una varietà di manufatti storico ed artistici che la rendono fra le più importati dell’area lagunare. Qui si trovano edifici di grande interesse come il convento trecentesco delle Mesole, dai chiari connotati architettonici delle costruzioni venete, la villa cinquecentesca di Saccagnana, la chiesa del Seicento della SS. Trinità a Treporti e le chiese Settecentesche di Santa Maria Elisabetta a Cavallino e di Santa Maria della Neve a Lio Piccolo. Questa chiesa fu eretta nel 1791 per merito della nobile famiglia veneziana Boldù che era in possesso di tutta l’isola. Dopo vari passaggi di proprietà pervenne ai padri armeni mechitaristi dell’isola di S. Lazzaro nella laguna di Venezia. Nel 1900 fu costruita l’adiacente canonica, e nel 1911 il campanile. Attorno alla chiesetta dedicata a Santa Maria della Neve sorgono una manciata di edifici, mentre il paesaggio circostante si caratterizza per la presenza di orti – dove si coltivano, tra l’altro, le note castraùre (il primo germoglio del carciofo violetto) e le zizołe (giuggiole) – con qualche casone isolato, intervallati da canali, zone di barena e valli da pesca.
Tra gli edifici che richiamano più vivamente l’attenzione di chi si percorre le strade di Cavallino-Treporti si segnalano le costruzioni militari: batterie e forti, tra cui il notevole Forte Vecchio, costruito dagli Austriaci tra il 1845 e il 1851 sul Lungomare San Felice, a Punta Sabbioni. E poi le torri telemetriche della prima guerra mondiale per individuare l’obiettivo nemico. Un sistema di fortificazioni che sembrano sottolineare l’importante posizione strategica di Cavallino-Treporti durante le guerre, a difesa di Venezia da ogni minaccia.
Le Valli da pesca costituiscono il più ricco e spettacolare ambiente naturale. Anche in questo itinerario ritroviamo i caratteri dominanti dell’ambiente di Cavallino con i suoi contrasti, dai paesaggi lagunari alla quiete degli orti per concludersi là dove si apre il mare, presso le porte di collegamento tra fiume e laguna. Lungo il percorso si tocca il centro storico del Cavallino per poi immergersi nel paesaggio tipico lagunare delle valli Falconera (così chiamata perchè nel Medioevo vi si catturavano i falconi di passo) e Musestre, popolate dalla tipica fauna composta principalmente da sterne, gabbiani reali, germani reali.
Tra le valli da pesca di maggiore interesse troviamo la splendida Valle Sacchetta, accessibile dall’ultimo lembo di terra che abbraccia la Laguna nord di Venezia. Assistere alla fraima (le operazioni che danno corso alla pesca), è uno dei momenti più importanti nella vita della valle. Con grande abilità i valligiani selezionano il pesce catturato nei lavorieri: gli esemplari della giusta taglia vengono pescati mentre i più piccoli sono immessi o indirizzati nelle peschiere dove trascorreranno l’inverno.
Una caratteristica del litorale di Cavallino-Treporti sono le barene, aree con un margine lievemente rialzato, depresse al loro interno e attraversate da canaletti di origine erosiva, i ghebi. I terreni fortemente salati e i suoli compatti delle barene impediscono il passaggio di aria nelle parti profonde: per questo motivo le piante non raggiungono mai altezze rilevanti. La vegetazione delle barene risulta approssimativamente omogenea e dipende dal grado di salinità del terreno.
Ai margini delle barene, nelle zone maggiormente soggette ai fenomeni di marea, troviamo una varietà di piante dai bei colori come la spartina graminacea, che spesso determina una elevazione dei terreni, portando all’attecchimento di altre specie e quindi all’evoluzione delle velme, aree che emergono solo periodicamente, nelle fasi di bassa marea. A queste essenze si alternano altre specie come la puccinellia, il limonio, la salicornia fruticosa, il patano. Nei terreni meno salati, in prossimità di acque salmastre o dolci, la vegetazione è dominata dalla presenza dei giunchi. Su questo tipo di terreno, dopo un attento consolidamento si procede alla coltivazione.
GASTRONOMIA
La cucina del territorio veneziano ha una grande, millenaria tradizione, che ne fa una delle più varie e pregiate d’Italia. Essa è legata al particolare territorio della città lagunare, in cui acqua e terra si compenetrano strettamente, e alla sua grande storia fatta di dominazioni e di intense attività commerciali con l’Oriente. Zafferano, pepe, cannella, uvetta sultanina sono ingredienti molto presenti, sia nelle ricette dolci che salate.
Adagiata sulla laguna, circondata da canali e isole, ecco che la sua cucina è ricca di piatti di pesce: dal pesce “povero” ma squisito, come le sarde, a quello saporitissimo, come le anguille, fino ai pesci più delicati e pregiati, come la sogliola e il branzino e poi muggini, orate, ghiozzi, granchi (moleche e masanete), capesante, schie e mitili. Dalle abbondanti pescate della Serenissima viene la tradizione del saor: per conservare il pesce, soprattutto per i lunghi viaggi che i marinai dovevano affrontare in mare, lo si cuoceva con olio, aceto e cipolle.
Nella cucina dei Dogi il pesce ha sempre avuto un posto di primo piano: tant’è che già nel lontano 1173 la legge annonaria (emanata dal doge Sebastiano Zini) che fissava il prezzo massimo delle derrate alimentari, dedicava un’attenzione particolare al pesce.
Ma non dimentichiamo anche i prodotti della terra, come i frutti e gli ortaggi delle isole di Sant’Erasmo, delle Vignole e, per l’appunto, del litorale del Cavallino-Treporti: in primavera ed estate le castraure (piccoli carciofi), i piselli e i deliziosi asparagi e in autunno la zucca e il radicchio.
Lo sviluppo della città di Venezia è strettamente legato al commercio marittimo nel Mediterraneo e agli scambi con l’Oriente, condizioni che hanno influito profondamente sullo stile di vita dei suoi abitanti e sulle tradizioni alimentari.
Un caso esemplare è il vino che le terre lagunari non erano in grado di produrre e che quindi veniva importato, il più famoso è la Malvasia, proveniente dall’Egeo e dal Mediterraneo Orientale (si chiamava infatti “vino navigato”, per dire che arrivava viaggiando nelle stive delle navi e invecchiava a bordo), così comune a Venezia da dare il nome a ponti, calli e campielli, ma anche ad osterie e spacci di vini.
Dal Nuovo Mondo, per mare, arrivò invece il mais e la polenta diventò presto un alimento basilare, come accompagnamento del baccalà, del fegato, degli osei (uccellini) in umido e, più in generale, di tutti i piatti con il pocio (sugo). Il baccalà, di tradizione spagnola, cibo di magro per eccellenza, venne rielaborato in una miriade di ricette squisite fra le quali spicca il baccalà mantecato. La carne appare poco sulla tavola dei veneziani, ad eccezione degli animali da cortile, cucinati ripieni ed insaporiti con molti aromi. Nelle pasticcerie troneggiano vassoi di biscotti secchi (baicoli, zaletti, pan dei dogi) spesso intinti nel vino dolce, nella cioccolata o nello zabaione.
Da provare un giro di bacari (osterie), per gustare un’ombra (bicchiere di vino bianco) o uno spritz (vino bianco o prosecco e soda, spruzzato con Aperol o Campari), accompagnato dal cicheto, appetitoso spuntino che spazia dalla carne al pesce, dalla verdura al formaggio.

Lio Piccolo