Nell’affascinante borgo ligure Dolceacqua andrà in scena dal 29 al 31 ottobre il “Ghost Tour Dolceacqua di Halloween“. Itinerari del mistero, coreografie con il fuoco e musica dal vivo, tre giorni di eventi speciali e un gran finale in costume che animerà il castello con streghe, demoni e creature misteriose. Tre notti speciali organizzate dall’Associazione Culturale Autunnonero con il contributo del Comune di Dolceacqua e di Regione Liguria e la direzione artistica di Andrea Scibilia.

Autunnonero Ghost Tour
La notte di Halloween sarà una notte in cui tutto può accadere. Streghe, inquisitori e alchimisti animeranno il borgo dando vita a una grande festa alla quale tutti sono invitati a partecipare in costume, un mix esplosivo all’insegna di mistero, spettacolo e concerti nella magica atmosfera del Castello dei Doria.
Sabato 29 e domenica 30 sarà possibile vivere appieno l’esperienza del “Ghost Tour Dolceacqua” in una formula ancora più ricca di contenuti e spettacolo, a partire dalla collaborazione con l’Associazione Culturale Iannà Tampé e le sue coreografie con il fuoco e alla partecipazione straordinaria di Alessandro Bergallo, attore e autore del Teatro della Tosse di Genova. L’itinerario a piedi si addentrerà nella “Terra”, il cuore di Dolceacqua, in un viaggio notturno lungo strette e oscure vie che si inerpicano fino alla vetta della rocca da cui domina la valle il suggestivo castello dell’antico casato dei Doria. Un viaggio alla scoperta di luoghi custodi di antiche memorie accompagnati dagli Storyteller (narratori) del Ghost Tour e i suoi personaggi.

Ghost Tour Autunnonero
Simone Caridi, Nicoletta Cino, Eugenio Ripepi, Giorgia Brusco, Sara Rossi e Alessandro Bergallo narreranno, con il loro grimorio (libro di magia) e la fedele lanterna, di vicende oscure, leggende e tradizioni basate su fatti storici e racconti popolari, accompagnati dalle melodie d’arpa e dalla voce della soprano Claudia Murachelli e dai personaggi interpretati da Marta Laveneziana, Alessandro Cirilli, Serena Allera, Chiara Peirone e Syria Castello.
Il Ghost Tour Dolceacqua tornerà anche il 31 ottobre con due tappe del percorso che daranno poi il via a una notte di spettacolo e musica dal vivo al castello. La lunga notte di Halloween si aprirà alle 20.30 in Piazza Mauro, nel centro storico, con una tappa del Ghost Tour inedita e a partecipazione libera dedicata alla storia dimenticata del processo alle streghe di Dolceacqua. Il Tour continuerà quindi all’interno del Castello dei Doria – con ingresso a pagamento – con la tappa “Il mistero della polvere simpatetica”, con Alessandro Bergallo, e lascerà poi il posto allo spettacolo di giocoleria con il fuoco “Inquisitio” dell’Associazione Culturale Iannà Tampé e ai concerti della band Primula Nera formata da Federico Incardona (voce e chitarra), Zeno Uras (basso), Stefano Primerano (tastiere e synth) e Luca Pizzuto (batteria e cori) e della band Headliner Spiral69, formata da Riccardo Sabetti (voce, basso, synth), Andrea Freda (batteria) ed Enzo Russo (chitarra). Info e prenotazioni: 340.2139655 – ghosttour@autunnonero.com. Prevendita su www.facebook.com/autunnonerofest.
VIAGGIO A DOLCEACQUA
Nel 2007 il Comune è stato insignito della Bandiera arancione, il prestigioso marchio di qualità turistico ambientale del Touring Club Italiano rivolto alle piccole località dell’entroterra che si distinguono per un’offerta di eccellenza e un’accoglienza di qualità. Un ottimo biglietto da visita, insomma, per la piccola e suggestiva Dolceacqua, borgo medioevale che sorge sulle colline liguri tra Ventimiglia e Bordighera, in provincia di Imperia, in Liguria.

Dolceacqua
II toponimo Dolceacqua deriva quasi certamente dalla presenza di un borgo di epoca romana chiamato Dulcius, trasformatosi in seguito in Dulciàca, Dusàiga e Dulcisaqua. Il primo documento che cita Dolceacqua risale al 1151; infatti fu proprio nel XII secolo che i conti di Ventimiglia fecero costruire il primo nucleo del castello alla sommità dello sperone roccioso che domina strategicamente la biforcazione della valle verso Rocchetta Nervina e la val Roia da un lato e la media e alta val Nervia dall’altro lato.
I resti delle vestigia oggi sono meta del turismo internazionale e fra i più celebrati della Liguria di ponente. Molto caratteristici e meritevoli di un’attenta visita sono i carugi, la fitta rete di vicoli che caratterizza il borgo con un suggestivo saliscendi. Dolceacqua è anche ricca di botteghe di artigianato, di odorose cantine e di negozi di prodotti tipici e souvenir. I portali delle abitazioni del centro storico, lavorati in pietra nera locale, sono tanti e molto vari. Ce ne sono di tipo religioso, nobile o allegorico. Gli stemmi di origine napoleonica conservano tutt’ora il loro fascino.

Tra i “carugi” di Dolceacqua
La parte più antica, ai piedi del Monte Rebuffao, dominata dal Castello dei Doria, è chiamata dagli abitanti “Terra” (Téra nel dialetto locale). Quella più moderna, chiamata “Borgo”, si sviluppa sulla riva opposta del torrente Nervia, ai lati della strada che sale la valle; i due nuclei sono collegati da un elegante ponte a schiena d’asino, a un solo arco di 33 metri.
Il quartiere Terra, esaurito lo spazio disponibile per la sua espansione, crebbe in altezza mediante la sopraelevazione delle case, che raggiunsero anche i sei piani; oggi conserva intatta la sua atmosfera medievale e presenta angoli di grande suggestione, in cui il tempo sembra essersi fermato.
Il Ponte Vecchio è il simbolo di Dolceacqua. Claude Monet, che visitò il borgo per ben due volte, nel 1883 in compagnia di Auguste Renoir e poi nel 1884, riportò nei suoi scritti: “… il luogo è superbo, vi è un ponte che è un gioiello di leggerezza …”. Il Comune di Dolceacqua ha collocato, nel luogo esatto in cui l’artista posizionò il suo cavalletto, due pannelli con la riproduzione di due quadri di Claude Monet in cui furono raffigurati il ponte e il castello. Qui è stata girata parte degli esterni del film “Io sono l’amore” di Luca Guadagnino.
Il Castello dei Doria domina il borgo con le sue severe torri quadrangolari, regalando una vista mozzafiato della vallata. Il fortino, dove si eseguivano le pene capitali, segnava il confine tra la Liguria e il Piemonte. Costruito dai conti di Ventimiglia e acquistato nel 1270 da Oberto Doria, fondatore della celebre dinastia che dominerà Genova e la sua repubblica, il castello ha subito diverse trasformazioni nell’arco dei secoli.

Dipinto di Claude Monet
Nel 1526 un esponente della famiglia – Bartolomeo Doria – cedette al duca Carlo III del Ducato di Savoia i propri diritti feudali su Dolceacqua diventandone di fatto vassallo del duca savoiardo.
Il primitivo impianto feudale, difeso alla fine del Duecento dalla torre circolare, venne ingrandito ed incluso nel XIV secolo in una cinta muraria più ampia. Alla fine dell’età rinascimentale il castrum diventò una grandiosa residenza signorile fortificata, con imponenti apparati difensivi. Dopo aver resistito a numerosi assedi, il castello non poté tuttavia opporsi alle artiglierie pesanti franco-ispane che lo distrussero parzialmente il 27 luglio 1744 durante un episodio della guerra di successione austriaca. Subì gli ultimi oltraggi dal terremoto del 1887. Nel 1942 il castello è diventato proprietà del Comune di Dolceacqua. Oggi la struttura appare come divisa in due blocchi, la parte anteriore era destinata infatti al controllo e alla sicurezza del borgo nonché locali di servizio, prigioni e magazzini; la parte retrostante, collegata con il corpo anteriore tramite un ampio cortile, era invece il luogo ove erano ubicati gli ambienti di rappresentanza e di accoglienza degli ospiti e dove risiedevano i signori locali.
Ai piedi della “Terra”, la parrocchiale di Sant’Antonio Abate, di origini quattrocentesche, ingloba una torre angolare quadrata delle antiche mura, divenuta la base del campanile. L’edificio sacro venne rifatto in forme barocche ed è ornato da ricche decorazioni interne; custodisce il prezioso e delicato polittico di Santa Devota, opera del 1515 di Ludovico Brea, caposcuola della corrente pittorica ligure-nizzarda.

Dolceacqua, S.Antonio Abate
All’ingresso del paese sorge la chiesa di San Giorgio, costruita nell’XII secolo in forme romaniche, riconoscibili nella facciata e nella parte inferiore del campanile, fu trasformata poi in epoca gotica e barocca. La cripta, divenuta sepolcro della famiglia dei marchesi, accoglie tuttora le tombe di Stefano Doria del 1580 e di Giulio Doria del 1608, raffigurati sulle lastre di copertura nelle armature d’epoca. Il soffitto ligneo conserva rare travature dipinte del Quattrocento.
Il santuario dell’Addolorata, a levante del paese in regione Morghe, è una costruzione del 1890, ogni anno meta di un devoto pellegrinaggio, occasione di incontri conviviali che ripetono per alcuni giorni secondo una consolidata tradizione locale. Percorrendo la strada che porta al santuario si incontra anche la piccola chiesa dedicata a San Gregorio.
Numerose cappelle campestri sono disseminate sulle colline circostanti, ricoperte da vigne ed oliveti secolari, tra queste, la cappella di San Bernardo conserva alcuni affreschi del XV secolo. La cappella di San Martino, presso la confluenza del torrente Barbaira con il Nervia, si distingue per l’insolita copertura a cupola; fra le cappelle più antiche si ricordano inoltre quelle di San Rocco e di San Cristoforo.

Un bello scorcio di Dolceacqua
Nel quartiere del Borgo l’oratorio di San Sebastiano, in cui si può ammirare una pregevole scultura lignea attribuita al Maragliano, è sede di una Confraternita che celebra il martirio del Santo la domenica più vicina al 20 gennaio mediante una solenne processione, con trasporto di un grande albero di alloro ornato di ostie variopinte, simbolo dell’abbondanza e dei raccolti agricoli, evidente retaggio di una cerimonia pagana legata al ciclo della morte e della resurrezione della vegetazione. Poco distante dall’oratorio, in via Barberis Colomba, la chiesa di San Michele.
Le rovine del convento dei padri agostiniani, a sud dell’abitato, in posizione panoramica, ricordano che questo centro religioso nel Cinquecento fu dipendenza dell’abbazia piemontese della Novalesa presso Susa, prima tappa di un percorso storico che collegava le sponde del Mar Ligure ai valichi alpini.
Se le attività ricreative e di conoscenza dell’ambiente sotto il profilo storico, monumentale ed architettonico possono attrarre ed impegnare il visitatore, altrettanto può dirsi dell’aspetto sportivo. Escursionismo, passeggiate a cavallo e percorsi in mountain- bike, Dolceacqua offre diverse opportunità per i più sportivi che troveranno nel territorio circostante sentieri e percorsi di varia difficoltà in grado di far conoscere tutto il patrimonio ambientale e culturale della zona.
GASTRONOMIA
La fama del paese è legata alla produzione del Rossese di Dolceacqua, un vino rosso rubino a denominazione di origine controllata, dal sapore morbido, aromatico e dolce, la cui gradazione minima è di 12,5 gradi (quando raggiunge i 13 gradi è chiamato Superiore ).

Rossese di Dolceacqua
Il Rossese di Dolceacqua è ottenuto da un vitigno unico ed è prodotto in un numero limitato di bottiglie. Si può vantare di essere la prima D.O.C. in Liguria.
Altrettanto rinomato l’olio extravergine di oliva taggiasca. Dagli argentei uliveti vengono raccolte le olive con il sistema della bacchiatura o ramatura. Successivamente nei frantoi avviene la frangitura, con la riduzione delle olive in pasta, distribuita poi negli sportini sistemati in strati e sottoposti a spremitura; il risultato è l’olio extravergine di oliva, un prodotto locale, eccellente, ricercato. L’olio ottenuto da olive Taggiasche è noto per il più basso grado di acidità presente sul mercato che di solito non supera 0,4%. Il sapore è dolcemente corposo, rotondo, con vellutati retrogusti di mandorla, il colore è dorato velato.
La Michetta è il dolce tipico di Dolceacqua e lo si può trovare tutti i giorni nei negozi di alimentari del paese, impastato e cotto secondo diverse filosofie di pensiero culinario.

Michetta di Dolceacqua
Si tratta di una specie di brioche di pasta lievitata cotta al forno, dalla forma arrotondata alle estremità e al centro e con due incavi su ogni lato, spolverate di zucchero. Dal 2008 la Michetta è protetta dalla Denominazione Comunale di Origine, con l’obiettivo di salvaguardare le peculiarità produttive e organolettiche di questo antico prodotto, che costituisce un patrimonio di valore economico e culturale di Dolceacqua.
Le specialità gastronomiche di Dolceacqua appartengono all’alimentazione mediterranea.
Gli antipasti comprendono varie proposte, citiamo l’erbun, una torta di zucca gialla tritata, con polenta, latte, un porro tritato sale e olio; la pasta cun e erbe, pasta di pizza condita con erbe di stagione finemente tagliate tritate e amalgamate con uova, formaggio aglio e prezzemolo e le sciure cène, fiori di zucca ripieni di purea e verdure bollite e condite con uova, formaggio, pesto, olio e sale.

Coniglio alla ligure
Le salse più comuni sono tre: u pistu (il pesto) vero emblema della gastronomia ligure, ha quali ingredienti basilico, olio, aglio, formaggio e pinoli; a bagna (il sugo di pomodoro) richiede la cottura di pomodoro con soffritti di cipolla e aggiunta di basilico e aglio; la salsa agra che condisce pesci fritti e verdure, è fatta con pomodori pelati tritati finemente, cotti in aglio, olio e prezzemolo, con aggiunta a fine cottura, di sale e aceto. Tra i primi piatti gli gnochi de pan (gli gnocchi di pane), utilizzano il pane secco, bagnato nel latte, strizzato e fatto asciugare in padella con una noce di burro e poi condito con bietole bollite, tritate, uova, formaggio e maggiorana. L’impasto ottenuto viene amalgamato fino ad ottenere delle palline che si cuociono in acqua bollente e poi condite con burro fuso e formaggio. Tra i secondi piatti il cuniu (il coniglio alla ligure). Tagliato a pezzi, si fa ben rosolare nell’olio in una casseruola, aggiungendo aglio e cipolla, quindi si ricopre di vino Rossese ed odori. La lavorazione è completata dall’aggiunta di olive in salamoia. Il cartelètu è un piatto ottenuto dal quarto anteriore del capretto da cui si ricava una tasca che viene riempita di bietole, uova e formaggio e poi cotta.