Amelia, l’Umbria da scoprire

Il dolce paesaggio dove sorge il borgo di Amelia

ll Comprensorio turistico di Amerino nell’area territoriale sud-occidentale dell’Umbria, si estende fra il territorio Ternano-Narnese a sud ed Orvietano a nord. Per la vasta estensione, il paesaggio è caratterizzato da situazioni morfologiche molto differenti: alle splendide pianure si susseguono rilievi collinari con una verdeggiante vegetazione; le boscose montagne caratterizzate da fenomeni carsici si stagliano su trasparenti corsi d’acqua. La campagna colma di leccete, oliveti e vigneti, rivela un antico passato dove l’economia era prevalentemente contadina e i casolari disseminati sono la testimonianza di quell’epoca. I castelli arroccati sulle colline conferiscono una atmosfera fiabesca; in queste zone ancora esiste un equilibrio tra l’uomo e natura, un ambiente ancora ecologicamente integro.

Passeggiando tra i vicoli di Amelia

Il sistema urbanistico delle città, tramandato nel tempo e giunto fino a noi, è ancora quello dei borghi medievali impregnati di storia e leggende, mentre castelli e boschi sono stati spesso punto di riferimento per la nascita di personaggi fantastici o mitologici.
Quella che un turista attento scopre visitando l’area del ternano è l’Umbria più genuina, dei borghi autentici, delle semplici chiese francescane, della natura ancora incontaminata. Attraversato dal fiume Tevere, il Comprensorio Amerino era frequentato dagli antichi romani per il suo clima mite, tanto che sono presenti numerose ville romane in tutta la regione. La costruzione della strada Flaminia fece diventare quest’area una zona strategicamente rilevante per il passaggio di merci e persone, tanto che si sviluppò un fiorente traffico che attraverso porti fluviali e strade commerciava con la vicina Roma. Lungo il Comprensorio, infatti, si possono scoprire città, siti archeologici, castelli, chiese che hanno segnato la storia e la cultura di questa terra. Luoghi di intensa spiritualità, ancora poco conosciuti, in quanto fuori dagli itinerari turistici di massa, ma certamente autentici e in grado di trasmettere forti emozioni attraverso un percorso eterogeneo che si snoda tra natura, paesaggi, tradizioni e intensi sapori alla base di una enogastronomia legata all’autentica genuinità dei prodotti.
Uno dei borghi sicuramente da visitare è Amelia, alloggiando, durante la visita, alla caratteristica country houseLa Gabelletta“. A proteggere il centro storico, vera perla del comprensorio, la cinta muraria di epoca romana, la cui costruzione ebbe inizio tra il III° e VI° secolo a.C. con blocchi di calcare massiccio poligonali incastrati a secco tra loro. Attualmente oggetto di restauro dopo il crollo di circa 30 metri della cinta, avvenuto il 18 gennaio 2006, sono una testimonianza della grandezza della città, tra le più antiche d’Italia.

Porta Romana, l’ingresso principale di Amelia

La Porta Romana rappresenta l’ingresso principale (in totale sei) alla città murata. Risalente al III secolo fu in parte ricostruita nel XVII. Importante opera di Antonio San Gallo il Giovane è Palazzo Farattini (metà del VI secolo). Si tratta del maggiore dei palazzi gentilizi amerini della zona e rappresenta uno studio preparatorio del più famoso Palazzo Farnese a Roma.
Di proprietà comunale e visitabile su richiesta, Palazzo Petrignani si contraddistingue per le decorazioni tradizionalmente attribuite alla scuola degli Zuccari. Edificata nel XIV secolo, la chiesa di Sant’Agostino è caratterizzata da un maestoso portale a ogiva e da numerosi affreschi di Francesco Appiani. Su Piazza Marconi, che conserva ancora parte dell’originaria pavimentazione, si affaccia la Loggia del Banditore. Tipica tribuna da cui venivano emanati gli editti e letti i bandi alla popolazione, la loggia è sormontata da un orologio ed è affiancata da una colonna eretta nel 1479 in onore di Stefano Colonna. Proseguendo la passeggiata per i vicoli, si giunge fino in cima al paese dove è possibile ammirare la Torre civica dodecagonale, risalente all’anno 1000 e l’adiacente Cattedrale dedicata a Santa Fermina, Patrona di Amelia. Al suo interno sono presenti numerosi stendardi sottratti ai turchi durante la battaglia di Lepanto (1571).

Amelia – Museo Archeologico, Il Germanico

Di fronte al duomo l’incantevole paesaggio offerto dal Belvedere. Altra grande attrazione turistica di epoca romana sono le Cisterne e l’Ipogeo Amerino, un insieme di cavità sotterranee che i romani utilizzavano come via di fuga dalla città, come deposito o per la nota abilità nella progettazione degli impianti fognari e idraulici in generale.
Il Museo Archeologico fornisce un panorama cronologicamente completo della storia di Amelia, dal periodo preromano a quello alto-medievale. Di notevole interesse è la statua bronzea con ritratto del Germanico, alta oltre 2,15 metri. La statua, di proporzioni di poco maggiori del vero, raffigura un generale romano armato e coperto da una corazza riccamente decorata. La figura sorregge con la mano sinistra una lancia, mentre la destra è sollevata nel gesto simbolico di rivolgersi all’esercito. I tratti somatici permettono di riconoscervi un ritratto di Nerone Claudio Druso Germanico. Nato a Roma nel 15 a.C. sotto il regno dell’imperatore Augusto, era figlio del condottiero Druso Maggiore, fratello del futuro imperatore Tiberio. Rimasto orfano, fu adottato dallo zio per volontà dello stesso Augusto, che voleva assicurarsi la successione e che gli diede in sposa la nipote Agrippina Maggiore. Germanico ebbe una brillante carriera politica e militare che lo impegnò nei Balcani, in Germania e in Oriente. In Siria, al ritorno dall’ultima campagna, nel 19 d.C., il giovane principe morì a causa di un’ignota malattia: le circostanze misteriose della sua morte gettarono un’ombra di sospetto contro lo stesso Tiberio, di cui era nota l’avversione nei confronti del figlio adottivo a causa della sua crescente popolarità. Dopo la morte furono tributati a Germanico grandi onori: le sue ceneri vennero deposte a Roma accanto a quelle di Augusto e gli furono erette numerosissime statue sia in Italia sia nelle province. Uno di questi ritratti si trovava all’interno del tempio di Apollo Palatino a Roma: si tratta forse del modello cui si ispirarono la statua di Amelia e gli altri ritratti dello stesso tipo.

Amelia - Museo Archeologico

Amelia – Museo Archeologico

La città di Amelia ospita una manifestazione di grande richiamo, il Palio del Colombi, un tuffo nel Medioevo fra giostre, cortei e sapori tipici. Il momento più spettacolare della gara consiste in un’appassionata sfida tra cavalieri, cavalli e balestrieri delle cinque contrade della città: Collis, Crux Burgi, Posterola, Platea e Vallis.
La rievocazione storica, ispirata agli statuti cittadini del 1346, è in programma tra luglio e agosto e comprende anche spettacoli teatrali, visite guidate, mostre e concerti. Il Palio riporta in vita costumi, cerimonie e usanze che caratterizzavano la vita di Amelia nell’epoca medievale: le sue cinque contrade si vestono a festa e si affrontano in una serie di sfide che vanno dalla spettacolare giostra equestre alle rappresentazioni teatrali all’aperto e culminano nel corteo storico di circa 400 figuranti che indossano costumi fedelmente riprodotti secondo le iconografie del tempo, grazie al paziente lavoro di ricerca ed elaborazione svolto dagli stessi contradaioli. La prima serata inizia con l’investitura dei cavalli, dei cavalieri e dei balestrieri nelle diverse contrade, in vista del “palio d’esordio” che si disputerà al campo dei giochi. Nel corso della festa si svolgono le prove ufficiali dei balestrieri e del gruppo Armata medievale, l’esibizione e la gara dei gruppi Musici delle contrade e degli sbandieratori, l’elezione del Consiglio degli Anziani e dei Dieci da parte del Popolo.

La Torre Campanaria di Amelia

La rievocazione entra nel vivo con i “banchetti della sfida” nelle vie delle contrade e, soprattutto, con il corteo storico che da Porta romana si dipana per le vie del centro storico fino all’arrivo e al giuramento del Podestà prima del Palio dei Colombi. La giostra vede sfidarsi i cavalieri delle contrade i quali, a due a due, lancia in resta, percorrono in senso opposto, al galoppo e nel minor tempo possibile, il campo di gara, con lo scopo di colpire, al termine della corsa, un piccolo bersaglio con la punta della lancia. Ad ogni cavaliere è abbinato un balestriere che, dopo ogni tornata, scaglia una freccia verso un bersaglio collegato ad una colombaia che, in caso di centro, si apre liberando in volo un colombo, senza alcun danno per il volatile.

L’UMBRIA NEL PIATTO
Un’interessante visita alle aziende agricole e cantine locali non può certo mancare durante una vacanza in queste zone dell’Umbria. Numerose le aziende agricole dove è possibile osservare come le coltivazioni avvengano nel pieno rispetto della natura e assaporare eccellenti produzioni biologiche come miele, marmellate e salse! La cucina dell’Umbria si connota per una vocazione spiccatamente contadina, schietta e semplice, a base di materie prime ed ingredienti base di qualità tali da aver raggiunto una grande notorietà anche al di là dei confini regionali.

E’ il caso del Tartufo nero di Norcia e di Spoleto (Tuber Melanosporum Vittadini), considerato fra i più pregiati a livello internazionale e battuto a peso doro nelle aste che da sempre si accompagnano alla vendita di questa pregiata specie di fungo. Il Tartufo Nero Pregiato umbro è uno dei vanti dell’enogastronomia umbra ed è un ingrediente onnipresente nei menù tipici della regione; su antipasti, primi o secondi, l’importante è che se ne grattugi in quantità!

Pasta al tartufo

L’Umbria è la sola regione italiana che ha ottenuto il marchio DOP, con cinque sotto denominazioni, per tutto il territorio regionale per la stupenda produzione d’olio di oliva, le zone di produzione sono i Colli di Assisi e Spoleto, i Colli Martani, Colli Amerini, Colli del Trasimeno, colli Orvietani.
In Umbria si beve bene. Dal punto di vista ampelografico la regione è ricca di specie autoctone oggetto anche di recenti valorizzazioni come il Grechetto, il Verdello e il Ciliegiolo. Prezioso il Torgiano Rosso Riserva DOCG, e l’austero Montefalco Sagrantino DOCG. L’Orvieto è sicuramente uno dei bianchi più famosi in Italia: ottimi per il dessert il Sagrantino passito, e l’Orvieto abboccato. Il Solleone è un vino liquoroso con personalità. Per farsi un’idea della qualità dei vigneti esistenti basta percorrere le strade del vino per scoprire la varietà di specie e le loro peculiarità: la strada del sagrantino, la strada dei Vini del Cantico, la strada dei colli del Trasimeno e la strada dei vini Etrusco Romana ci fanno capire che la coltivazione del vino nella regione risale agli etruschi.

In Umbria si beve bene

Oggi la viticultura moderna offre 13 vini meravigliosi: I DOC Torgiano Rosso riserva e il Sagrantino di Montefalco. I DOC Assisi, Colli Altotiberini, Colli del Trasimeno, Colli Perugini, Torgiano, Colli Martani, Montefalco, Lago di Corbara, Orvieto rosso e Colli Amerini, l’Orvieto Classico.
Tra i prodotti umbri più rinomati troviamo il farro della Valnerina, utilizzato nelle minestre e anche in farina e le lenticchie di Castelluccio, piccole, verdi e delicate. Le cipolle rosse di Cannara, la fagiolina del Trasimeno, il sedano nero di Trevi e la patata a buccia rossa di Colfiorito completano il catalogo delle specie tipiche. Luculliano è il tagliere umbro: delizioso è il Pecorino di Norcia, leggermente piccante e sapido; il prosciutto di Norcia, di nerbo e speziato e tutto il ricco catalogo di guanciali, coppe di testa, mazzafegati, lardo, uvetta e pinoli, e norcinerie varie. Non a caso con questo termine si descrive l’arte della produzione di salumi di maiale che, sembra, sia nata a Norcia grazie ai macellai di origine ebraica che conservavano e vendevano “l’impuro maiale” che non potevano mangiare per prescrizione religiosa.

Delizie Umbre

Tra le zuppe e le paste, rinomati sono le ciriole, condite con un sugo a base di trita, pomodoro e aglio, gli strangozzi che a Spoleto si condiscono con trota e tartufo e gli umbricelli preparati con asparagi o sugo d’oca. Strepitosi i manfrigoli di farro; lo blo blo è una minestra di fettuccine, lardo, pecorino e maggiorana. A Norcia, ovviamente, le paste si preparano col tartufo.

L’antica ricetta norcina prevede di aggiungere il fungo ad un soffritto preparato con acciughe. I crescentini sono dei raviolotti fritti, ripieni di formaggio e acciughe. A Spoleto non perdete gli spaghetti col rancetto (sorta di amatriciana con la maggiorana) e a Todi il Pasticcio di Jacopone, raviolo gigante, tagliato a fette e servito col ragù. Da segnalare, infine, il consumo di gustose polente preparate con funghi o con guanciale e pecorino, sorta di carbonara, e di varie focacce: imperdibile la torta al testo, ma anche i torcoletti, le schiacciate e le focacce con pecorino e prosciutto (ovvero la pizza perugina).

Molto amata è la selvaggina di piuma; da provare l’oca arrosto e l’anatra farcita; gustosissimi gli spiedi di beccacce alla norcina, farciti di rigaglie, salsiccia e maggiorana e i palombacci (colombi) si bagnano con una ghiotta salsa a base di vino, salvia, capperi, prosciutto trito e lardo. I tordi sono preparati sotto la cenere: prima si rosolano nel vino rosso, con chiodi di garofano, alloro, cipolla, salvia, rosmarino e bacche di ginepro e poi si imbottiscono con un battuto di lardo e pepe nero con olive; infine, avvolti nel prosciutto vengono cotti sotto la cenere incandescente. Preziosi sono i vari salmì di selvaggina.

Paste e insaccati, fiore all’occhiello d’Umbria

I cardi al grifo si infornano con trita di vitello e fegatini di pollo. La lepre lardellata viene stufata nelle erbe, nel vino e nel brodo, e condita con aceto e olive. Amatissimo il maiale, dal quale si ricava la strepitosa porchetta: l’impasto prevede fegato, cuore e polmoni con erbe e finocchietto. Le coratelle di maiale sono assolutamente da provare. Pregiata è la preparazione dell’agnello tartufato. Da non perdere poi la gallina ‘mbriaca: il volatile dopo essere stato lungamente marinato con cipolla e vino, viene bollito, in modo da ottenere una carne dolce e tenerissima.
I corsi d’acqua ed il lago Trasimeno ci regalano un pregiato pesce: a Spoleto è amatissima la trota del Nera al tartufo; il tegamaccio del Trasimeno è un gustoso brodetto. Apprezzatissima è la regina in porchetta, cioè la carpa lacustre imbottita di erbe ed il brustico (anguille allo spiedo) ed ancora il luccio alla griglia ed il filetto di persico alle erbe.
Fra i dolci da provare il torcolo, ciambella all’anice con canditi e passa, il torciglione, delizia alle mandorle, i maccheroni alle noci, la rocciata di Assisi, ripiena di uva passa, noci, miele, fichi secchi, prugne e cannella, gli zuccherini di Bettona e il pannociato di Todi.

foto Gianmarco Maggiolini