Due occhi per vedere, quattro gambe per andare
L’idea era quella di arrivare fino in India, 15.000 chilometri, più o meno, in sella ad un tandem: da Schio “fino alla fine del mondo”, attraverso i Balcani, la Turchia, l’Iran, le ex repubbliche Sovietiche, la Cina, il Pakistan e l’India. In due, da soli, Simone Salvagnin e Dino Lanzaretti, in piena autonomia. Un’impresa già di per sé impegnativa, resa ancor più dura dal fatto che Simone, percussionista, dall’età di dieci anni, soffre di retinite pigmentosa, una malattia degenerativa della retina che lo sta portando alla cecità. Con zaini, tenda, telecamera ad alta definizione, computer, per documentare il viaggio, senza limiti di tempo o di direzione. Per accumulare incontri, emozioni, ricordi, sensazioni e dar corpo al loro progetto denominato “Verso dove non so. Pedalando per il mondo senza meta” perchè il tragitto è stato deciso di giorno in giorno, senza un programma e tempistiche prestabilite.
Non due pazzi velleitari e incoscienti. Dino e Simone si sono preparati per mesi a quest’avventura, allenando il corpo e la mente, perché sapevano che il viaggio avrebbe assorbito tutte le loro energie, per molto tempo; sapevano che avrebbero dovuto affrontare e resistere a situazioni-limite.
Simone e Dino hanno, nel corso del viaggio dovuto produrre tutta l’energia di cui avevano bisogno da soli; garantendo, con una dinamo e un pannello solare, l’autonomia illimitata a tutte le loro attrezzature. Dimostrando che si può andare molto lontano senza lasciare nessun segno dopo il nostro passaggio ad emissioni zero. Cercando di documentare ogni Paese che hanno visitato e di raccontare con foto e video di 5/10 minuti l’uno impressioni, emozioni, incontri. La voce di Simone ha permesso anche ai non vedenti di ascoltare il nostro viaggio.
Quindi: reportage sulle diverse situazioni sociali, sulle condizioni di vita delle persone, sulla bellezza della natura, sulla situazione ambientale, senza paraocchi, stereotipi o pregiudizi. Con ironia, stupore, fatica, passione, allegria: cioè tutte le emozioni indispensabili di un viaggio. E dando spazio, anche, ai momenti di divertimento o di tensioni “dietro le quinte” che hanno dovuto affrontare.
Dino e Simone volevano che la loro iniziativa fosse vista anche come una campagna di sensibilizzazione contro il razzismo e la paura dell’altro. Religioni, costumi, leggi, convenzioni, tradizioni non possono infatti cancellare la naturale vocazione dell’uomo a vivere in pace. Solo la paura dell’ignoto ci porta a vedere, in un essere della nostra stessa specie, qualcosa di diverso e pericoloso anziché una preziosa risorsa per comprendere e crescere.
Qualche parola per definire cos’è la Convenzione Onu dei diritti delle persone disabili della quale questo progetto è stato ambasciatore in veste simbolica. Il messaggio riassuntivo è: Tutti i membri della società hanno gli stessi diritti umani che includono diritti civili, culturali, economici, politici e sociali. Tutte le persone con disabilità hanno il diritto di essere libere da discriminazione nel godere dei loro diritti. La convenzione sottolinea come la disabilità non sia nella persona stessa ma il risultato dell’interazione tra il soggetto e l’ambiente in cui vive. Alla attuale convenzione si è arrivati il 13 dicembre 2006 attraverso un lungo percorso di interessamento al tema della disabilita partito nel 1948 con la carta ONU dei diritti dell’uomo.
Il viaggio di Simone e Dino, iniziato a Schio, in provincia di Vicenza, si è concluso all’aereoporto della Malpensa a Milano con il loro tandem debitamente impacchettato. Erano partiti da Taskhent in Uzbekistan. Percorsi 8600 chilometri e attraversati 12 stati orientali dall’Italia all’Uzbekistan. Solo la burocrazia, la difficoltà di ottenere i necessari visti lungo il percorso, l’avvicinarsi dell’inverno himalayano con reale rischio di nevicate abbondanti che avrebbero bloccato il proseguimento, voci di bombardamenti lungo i confini tra Pakistan e Afghanistan con successivi spostamenti di talebani verso il Karakorum pakistano, hanno indotto i due viaggiatori ad abbandonare il progetto di raggiungere l’India. Un grande rammarico per entrambi che avevano riposto molto significato e aspettative in questo viaggio sperando di approdare in India… sarà per la prossima volta!