Un viaggio attraverso il Sud-Est Asiatico, alla scopetta di Paesi che ancora non conoscono il turismo di massa.
Prescindendo dalla Thailandia, che è stato un lungo viaggio via terra da nord a sud, fatto più di dieci anni fa, ho più di recente visitato Vietnam, Laos e Cambogia, un tour meraviglioso, difficile da sintetizzare, come è altrettanto difficile suggerire cosa è da considerarsi imperdibile per chi visita per la prima volta questa affascinante parte del Sud-Est asiatico.
Forse il più conosciuto dei Paesi indocinesi, il Vietnam offre al visitatore paesaggi incantevoli, una storia e una civiltà millenaria e una popolazione cordiale e serena, saldamente ancorata alle proprie tradizioni. E’ facile rimanere stupefatti dinanzi all’incredibile bellezza dei suoi paesaggi naturali a partire dal Delta del Fiume Rosso a nord, al Delta del Mekong a sud, dall’intera fascia costiera costellata di pagode e verdi risaie all’incantevole Baia di Ha Long, dalle acque cristalline e popolata da 2.000 isole e isolotti, alcuni poco più grandi di uno scoglio e completamente disabitati, inserita dall’Unesco nel Patrimonio Mondiale dell’Umanità.
Il Vietnam vanta inoltre una straordinaria civiltà ricca e millenaria, di cui restano testimonianze importanti nella città imperiale di Hue, anch’essa inserita nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco, My-Son antichissima città santa del regno Cham, Hoi An , custode gelosa dei templi e Hanoi la capitale con la cultura asiatica.
Dopo aver fatto parte per quasi un millennio dell’Impero Cinese, il Vietnam ha conosciuto nella sua storia recente eventi drammatici, che hanno avuto culmine negli anni Sessanta con la guerra fra il Nord comunista e il Sud sostenuto dall’intervento militare americano, uno degli avvenimenti chiave del Novecento. Oggi a più di trent’anni di distanza dalla fine del conflitto che lo ha devastato, il Vietnam offre la rara opportunità di vedere come un Paese di grande fascino e tradizioni stia muovendo i primi passi nel mondo moderno.
Il nostro viaggio in Vietnam inizia da Hanoi e, in particolare dal lago dell’ovest, luogo romantico, celebrato in poemi, canzoni e leggende vietnamite. La sua principale attrazione è la pagoda Tran Quoc. Il suo asse parte da una torre ottagonale a 11 piani, passa attraverso una sala delle udienze e raggiunge il tempio principale. Il mattino dopo il nostro arrivo in Vietnam è dedicato alla visita del Tempio della Letteratura, straordinario luogo di culto, è anche un eccellente espressione dell’elevata considerazione dei vietnamiti per la cultura e la letteratura, in particolare per il confucionesimo. Tra il 1070 e il 1919, gli studenti si radunarono in questo complesso di 5,6 ettari per apprendere gli insegnamenti del maestro e per cercare di ottenere il titolo di tien si (laureato).
In serata non potevamo rinunciare ad uno spettacolo di marionette sull’acqua, forma d’arte vietnamita che risale a un migliaio di anni fa e che ha radici profonde nell’agricoltura delle risaie del Delta del Fiume Rosso. Scolpiti nel legno di fico, quindi verniciati, laccati e lucidati, questi burattini scriteriati, sbandano su un palcoscenico allagato, recitando battute che si rifanno ai tesori del folclore e della storia del Vietnam.
Tappa successiva del nostro viaggio la Baia di Ha Long, con il suo ampio panorama di torri calcaree scoscese che si innalzano per decine di metri dalle acque color verde giada. Quasi 2000 isole costellano questo ramo di 1553 chilometri quadrati del Golfo del Tonchino. Secondo una leggenda, la baia si formò quando un dragone si tuffò nel mare, battendo freneticamente la coda da un lato all’altro, incidendo la regione e creando così un grande arcipelago. In realtà, nel corso degli ultimi 230-280 milioni di anni, l’acqua piovana e l’oceano hanno eroso il territorio, creando una serie di torri e di dirupi, contemporaneamente, le maree hanno cesellato le rive carsiche, dando un’apparenza vacillante a queste primordiali espressioni rocciose.
Dopo la visita a Nih Binh, punto di partenza per Tam Coc, un parco acquatico costituito da rocce calcaree ripide che ricordano le formazioni della Baia di Ha Long, raggiungiamo la città di Hue che raccoglie molte reliquie architettoniche e culturali dell’epoca imperiale. I santoni del rinnovamento urbano hanno ampiamente ignorato questa città, lasciando l’egemonia estetica alle sue secolari pagode, alle ville, alle case giardino e al fiume. L’imponente Cittadella Hue è un insieme meraviglioso di palazzi, padiglioni, templi, stagni, giardini, cancelli e sale ed è un’interpretazione sublime della più grande e più austera capitale dinastica di Pechino.
Il nostro viaggio in Vietnam si chiude con una breve visita al complesso archeologico di My Son, risalente a 1500 anni fa e riscoperto dai francesi nel 1898 e alla vicina città di Hoi An, un antico e incantevole porto commerciale, uno dei più belli del Sud-Est asiatico, rinomato per le case dei mercanti cinesi, per la griglia di strade sul lungomare e per le sale per le riunioni cinesi.
Lasciato il Vietnam il viaggio continua nella vicina Cambogia. La Cambogia è un piccolo regno, tagliato in due dal fiume Mekong che divide il paese tra nord e sud. Le sue dimensioni sono simili a quelle dell’Inghilterra e la sua popolazione, chiamata Khmer, è una fusione di razze mongole, melanesiane, cinesi, vietnamite e cham. La Cambogia viene identificata da tutti con il tempio funerario di Angkor Wat, uno dei siti archeologici più famosi del mondo e il maggior sito religioso del pianeta.
I monumenti di Angkor sono testimonianza dell’arte e della raffinata cultura del popolo Khmer. Il loro impero prosperò nell’attuale Cambogia tra il IX e il XV secolo. I loro sovrani ci hanno lasciato meravigliosi templi che hanno resistito per secoli al clima inclemente e all’espandersi della foresta tropicale. I templi di Angkor sono annoverati dall’Unesco nel Patrimonio Mondiale dell’Umanità. La loro visita è un’esperienza che da sola vale il viaggio ma il Paese ha molto altro da offrire: spiagge incontaminate, pagode e musei con una natura rigogliosa che regala scenari da grandi emozioni.
Un breve volo ci porta quindi a Phnom Phen, capitale della Cambogia, dove sostiamo per poche ore. Dopo una passeggiata tra le ville coloniali francesi ed i viali alberati del centro, visitiamo il bel palazzo reale con la sua pagoda d’argento (il tetto è ricoperto da ben 5329 tegole in argento massiccio) ed il tristemente famoso museo del genocidio, Tuol Sleng, ex campo di sterminio dei Khmer Rossi, dove vennero rinchiusi, torturati e uccisi migliaia di presunti oppositori del regime maoista di Pol Pot. Altrettanto sconvolgente la presenza, lungo le strade della capitale, di un gran numero di uomine e donne mutilati dalle mine antiuomo, flagello che ancora oggi infesta alcune zone del Paese.
Commossi e rattristati prendiamo la coincidenza aerea per Siam Rep, cittadina alle porte dell’antico sito archeologico Khmer di Angkor, uno dei siti archeologici più famosi del mondo e il maggior sito religioso del pianeta. A prima vista, i templi appaiono devastati dal tempo e da secoli di abbandono, poi una visita più accurata ci consente di apprezzarne i particolari: i raffinati bassorilievi dell’Angkor Wat e del Banteay Srei, gli enigmatici volti di pietra (ben 216) che decorano le torri del Bayon, le sorprendenti radici d’albero abbarbicate come enormi serpenti, alle antiche pietre del Ta Phrom, il tempio che meglio rappresenta lo stato di Angkor al momento della sua scoperta, quando la natura aveva ancora il sopravvento su questo affascinante sito archeologico del XII secolo.
Testimonianza dell’arte e della raffinata cultura del popolo Khmer, il templi di Angkor rappresentano l’apice dell’impero che prosperò nell’attuale Cambogia tra il IX e il XV secolo. I sovrani Khmer ci hanno lasciato meravigliosi templi che hanno resistito per secoli al clima inclemente e all’espandersi della foresta tropicale. I templi di Angkor sono annoverati dall’Unesco nel Patrimonio Mondiale dell’Umanità e la loro visita è un’esperienza che da sola vale il viaggio ma il Paese ha molto altro da offrire: spiagge incontaminate, pagode e musei con una natura rigogliosa che regala scenari da grandi emozioni.
L’ultimo giorno di permanenza in Cambogia partecipiamo, come graditi ed inaspettati ospiti, ad un pittoresco matrimonio, celebrato, sin dalle prime luci dell’alba, nella hall del nostro albergo. Poi, dopo una breve visita al lago Tonlè Sab e al suo animatissimo villaggio di pescatori, Chong Kneas posto a breve distanza da Siem Reap e costruito su palafitte e grandi imbarcazioni, torniamo nella capitale per prendere un volo che ci porterà nel Laos.
Poco più grande della Cambogia, il Laos ha un territorio formato da montagne e altipiani, ricoperti da un ‘intricata foresta. I villaggi e le due città più importanti Luang Prabang e Vientiane sono affacciati sul Mekong, che delimita i confini con la Thailandia e il Myanmar. Luang Prabang, antica capitale del regno Lan Xang, dichiarata dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità, sorge su una penisola formata dal fiume Mekong e dai suoi affluenti, il Nam Khane e l’Huai Hop, in una splendida conca naturale, circondata da colline. La leggenda narra che Buddha, nel corso di uno dei suoi viaggi, si fermò a riposare in questo luogo, nel cuore del Laos settentrionale e dapprima sorrise poi annunciò che qui sarebbe sorta una capitale ricca e potente.
Oggi Luang Prabang con i suoi 54 templi dai tetti dorati costituisce un complesso urbanistico eccezionale grazie al suo ricco patrimonio architettonico e al suo peculiare sviluppo, dapprima di tipo orientale, poi modificato dalle influenze coloniali europee.
Ma a farci innamorare del Laos è stata soprattutto la magica Vientiane. Visiamo subito il più fotografato monumento della città, simbolo nazionale, il Pha That Luang una stupa dal tetto dorato costruito nel XVI secolo. Altrettanto affascinante il That Dam. Secondo una credenza popolare in questa stupa abiterebbe un dragone a 7 teste che tentò di proteggere la città di Vientiane dalle razzie dell’armata del Siam che aveva invaso il paese nel 1828.
Non poteva mancare una passeggiata nel parco ombreggiato da file di palme e ornato di numerose fontane a Patuxai, dove si erige l’omonimo arco eretto tra il 1962 e il 1968 per commemorare la lotta nazionale per l’indipendenza dalla Francia. Sebbene alcuni abbiano voluto ravvisarvi una qualche somiglianza con l’Arco di Trionfo di Parigi, il suo stile è decisamente laotiano per quanto eclettico. Il monumento è di poco più alto del cugino di Parigi e abbastanza imponente se visto da lontano. Wat Si Sakett, complesso templare costruito nel 1818 durante l’occupazione siamese fu risparmiato dai siamesi quando distrussero la capitale, ed è probabilmente l’edificio originale più antico di Vientiane, oltre che tra i più suggestivi. Le mura del tempio presentano numerosissime nicchie (6840 per l’esattezza) che ospitano immagini del Buddha di varie dimensioni e materiali. Al centro del cortile si erge la sala ove avvenivano le consacrazioni dei monaci.
Un salto, poi, al colorato mercato di Talat Sao (Mercato diurno), il più famoso mercato di Vientiane con negozi disposti su due piani. Al pianterreno sono esposti i tessuti, orologi e materiali elettronici. Al piano superiore prevalgono i generi di abbigliamento e le gioiellerie dove dovrete dar prova della vostra abilità nel contrattare in quanto il prezzo iniziale richiesto è 3 o 4 volte superiore al valore dell’oggetto dei vostri desideri.
Ma è lo scenografico Parco dei Buddha a esaltare più di tutto il nostro entusiasmo. Ideato e realizzato nel 1958 da Luang Pu Bunleua Sulilat, un religioso buddista-induista, allo scopo di unire le due diverse religioni per mezzo dell’arte, il parco contiene circa 200 statue in cemento armato, alcune di grandi dimensioni e ornate con bizzarre decorazioni, che rappresentano miti di entrambe le religioni, animali fantastici e demoni. Le opere sembrano essere molto antiche pur risalendo solo a pochi decenni fa. L’installazione richiama molto da vicino i giardini europei del XVI secolo ed in particolare il Parco dei Mostri di Bomarzo, nel Lazio. Tra le molte imponenti statue vi è quella raffigurante il Buddha reclinato della lunghezza di circa 40 m. Altra opera notevole è una mostruosa testa, all’interno della quale è situata una scala; entrando attraverso la bocca spalancata, percorrendo tutti i gradini, simbolicamente si attraversa l’inferno fino a giungere in paradiso, rappresentato dalla bella vista del parco dall’alto.