Due anni in viaggio gratis

Viaggiare per due anni, visitando 16 Paesi, spendendo in tutto 30 euro. Ecco come ci è riuscito un ragazzo olandese.

Diciamocelo pure: chi non sognerebbe di poter viaggiare da un paese ad un altro, da un continente ad un altro, senza dover spendere un euro? Magari per mesi, e perché no, per anni? Qualcuno è riuscito in questa impresa alle soglie dell’impossibile: si chiama Ramon Stoppelenburg, olandese, 36 anni, ha viaggiato per due anni, dal 2001 al 2003, in giro per il mondo spendendo, secondo quanto riferisce, solo 30 euro… Il suo progetto ha cominciato a prendere forma dopo aver letto che un ragazzo americano, Rich Schmidt, aveva inventato un sito internet, www.sendmeadollar.com, in cui chiedeva a ciascun internauta d’inviargli un dollaro a fondo perduto: fu un successo clamoroso e riuscì a guadagnare migliaia di dollari in poco tempo! Ramon ha pensato, allora, che se si può domandare del denaro via internet, si può chiedere anche un letto e da mangiare. Presto detto e fatto. Il giovane olandese ha costruito un sito internet, www.letmestayforaday.com(www.ospitami-per-un-giorno.com), dove spiegava la sua idea, sperando che qualcuno rispondesse. Non avrebbe mai immaginato che avrebbe risposto il mondo intero! Grazie anche alle sue capacità organizzative e di marketing e con il supporto della scuola di giornalismo che frequentava in quel periodo, Ramon ha trasmesso a giornali, radio, tv, olandesi e non, una miriade di comunicati stampa. Il giorno stesso della messa in internet del suo sito ha cominciato a ricevere le prime offerte. Il giorno dopo una radio locale diffondeva la notizia. In poco tempo giornali, siti internet e radio di diversi paesi s’interessano al suo progetto. Il sito raggiunge il milione di contatti mensili, e questo invoglia diverse società a mettere i propri banner pubblicitari al suo interno, permettendo a Ramon di finanziarsi il viaggio. Sei settimane dopo aver creato www.letmestayforaday.com, Ramon lascia la sua città natale, Hilversum con uno zaino, qualche vestito, una macchina fotografica digitale, un cellulare ed un computer portatile. Il tutto, offerto dagli sponsor.

Bandiere dal mondo

Viaggiare per due anni spendendo 30 euro…difficile da credere non ti pare?

“Invece è stato proprio così: sono riuscito a visitare 16 Paesi (Olanda, Belgio, Francia, Inghilterra, Austria, Isola di Man, Irlanda, Scozia, Danimarca, Norvegia, Svezia, Sud Africa, Spagna, Hong Kong, Australia, Canada) grazie agli inviti di chi, attraverso il mio sito internet, i giornali e la televisione era venuto a conoscenza della mia idea. L’unica spesa che ho sostenuto sono stati i soldi necessari per la registrazione del dominio web, per l’appunto, 30 euro. Poi, per sovvenzionarmi, ho cominciato a redigere la cronaca del mio viaggio per alcune riviste e webmagazine olandesi. A questo si devono aggiungere i soldi degli sponsor, gli aiuti della gente che incontravo durante i miei spostamenti ed i regali dei miei supporters (biglietti aerei, videocamera digitale ed altro). E’ stata la dimostrazione che con un po’ d’immaginazione si può fare quello che tante persone sognano tutta una vita, ma non riescono a realizzare per mancanza di denaro”.

E’ stato un viaggio o una lunga vacanza?

“Sicuramente un viaggio. Una vacanza, rappresenta solo un piccolo intervallo dalla frenesia della quotidianità, per non pensare più al lavoro e ai problemi di tutti i giorni; una breve fuga in qualche luogo esotico e niente più, lasciandosi viziare da piccoli lussi. Il tutto si risolve con qualche escursione, tante fotografie e filmini da portare a casa e mostrare agli amici.  Per viaggiare bisogna partire con un’altra mentalità: sai da dove e quando parti, ma non sai quando tornerai e se sarai poi ancora legato ai tuoi vecchi punti di riferimento. Significa assaporare e godere ogni singolo giorno in modo differente senza farsi prendere dall’angoscia del rientro a casa, perché si è padroni del proprio tempo 24 ore su 24. Per un viaggiatore il lusso è solo un optional, le cose più importanti sono le proprie esperienze personali, incontrare e confrontarsi con la gente, le culture e le lingue diverse”.

Ad un certo punto, però, non eri troppo soddisfatto della situazione in cui ti eri venuto a trovare…

“Era diventato un progetto difficile da gestire perché quando sono entrati in gioco gli sponsor e, di conseguenza, anche il denaro, stava diventando solo un businnes, mentre nelle mie intenzioni doveva essere un modo per far nascere nuove amicizie. La televisione, per esempio, mi ha fatto diventare così popolare che non potevo più avere un rapporto spontaneo con le persone. La gente mi ospitava a casa loro solamente perché mi avevano visto in televisione; mi presentavano ai loro vicini con orgoglio dicendo: “Guarda chi è venuto a casa mia!  E’ quel famoso ragazzo olandese che viaggia gratis per il mondo!”.  E io stavo lì, inebetito, capace di dire, a bassa voce, solamente “Ciao”.  La mancanza di spontaneità è stata una delle ragioni per le quali decisi, dopo due anni, di tornare a casa.  Era diventata una situazione insopportabile per me”.

Che effetto ti ha fatto diventare un “personaggio” nel giro di poche settimane?

“Non ero proprio interessato alla celebrità, anche se il supporto mediatico è stato un aspetto fondamentale del viaggio senza il quale non avrei potuto intraprendere la mia avventura. Sono stato immortalato mentre mangiavo popcorn con Geri Halliwell, delle Spice Girls e con Steve Irwin, attore nel film “The Crocodile Hunter”. Sono stato ospite della trasmissione australiana “A current affair”, ed anche la BBC ha raccontato della mia impresa. Nel 2002 ho vinto il prestigioso award come “Personalità Internet dell’anno” organizzato dal British Sunday Times, ed ho realizzato un gioco andato in onda sulla TV olandese OHM, “Letmestayforaday-tv-show”, nel quale si vincevano giri intorno al mondo. I miei racconti di viaggio sono stati pubblicati nell’USA Today, New York Times, il Cairns Post, il Sunday Times, The National Post”.

Ramon, il viaggiatore

Ti ha sorpreso questa catena di solidarietà che sei riuscito a creare via internet?  

“Mi ha fatto comprendere che una persona può facilmente condividere le proprie esperienze di vita con altre e, nello stesso tempo, essere aiutato a risolvere i problemi essenziali del proprio quotidiano, come, per l’appunto, vitto e alloggio. Ciò che però più mi ha più sorpreso è stata tutta l’attenzione mediatica nei confronti di questa mia esperienza.  Non avrei mai pensato che un’idea così semplice sarebbe stata “pompata” così  tanto dai media”.

Come hai cercato di ricambiare le persone che ti hanno ospitato?

“Mi ero impegnato a raccontare quotidianamente attraverso il mio sito internet le fasi salienti del mio viaggio: chi incontravo, chi mi ospitava, la loro vita, i loro sogni, il loro modo di cucinare e quanto accadeva durante il mio soggiorno nella loro casa. Questo è continuato per circa due anni, spostandomi da una località ad un’altra, incontrando ogni giorno persone differenti ed aggiornando il mio sito web quotidianamente. Il mio viaggio si era trasformato in un vero e proprio lavoro con pochissimo tempo libero. Era il “prezzo” da pagare per realizzare questo sogno”.

Significa che non ci si può mai sentire veramente liberi, neanche viaggiando?

In certi momenti mi sono sentito come un topo in trappola. Era come avere un lavoro a tempo pieno. Il website ed i lettori erano come la mia famiglia: se non avessi fatto le cose con diligenza i miei “figli” ne sarebbero restati delusi. Sapevo che l’unico modo per uscirne era…tornare a casa. Quando ho concluso il mio viaggio nel luglio del 2003 ero nauseato da tutto. Non ne volevo più sentire di viaggiare e del sito web. Avevo già visitato 16 paesi ed incontrato oltre 10.000 persone e dormito in 500 differenti letti, avevo ricevuto 3.577 inviti da 72 paesi diversi, pubblicato 7.000 fotografie e scritto 550 reportage”.

Usa ovest, anche qui Ramon ha messo piede

In che modo viaggeresti la prossima volta? Cambieresti qualcosa?

“Penso che viaggerò nuovamente per un lungo periodo, solo che non ho le idee chiare su quali destinazioni scegliere e sulle modalità da seguire.  Per ciò che riguarda l’esperienza di “letmestayforaday” è assolutamente terminata.  Era un progetto realizzato attraverso internet, che poteva funzionare solamente grazie all’attenzione che i mezzi di comunicazione di massa hanno avuto nei suoi confronti. La prossima volta che mi metterò in viaggio eviterò di coinvolgere i media o utilizzare internet.  Preferisco essere uno sconosciuto in Sud America o in Asia piuttosto che il signor “letmestayforaday” ovunque io vada”.

Attualmente ti occupi di qualcosa che direttamente o indirettamente è legato alla tua esperienza di viaggio?

“Dopo il mio rientro, terminata la scuola di giornalismo, sono diventato uno scrittore di viaggi, collaboro con quotidiani e periodici olandesi, oltre ad essere un commentatore radio. Inoltre, ho condotto un programma di viaggi sulla Dutch National Radio 1 che si chiama “Via con la BNN”.  Tuttavia, la mia penna prude ancora e la voglia di scrivere è ancora tanta!…”

Però hai appena finito di scrivere un libro sulla tua avventura…

“Si chiama proprio “Let Me Stay for a day”. Descrivo in dettaglio quanto mi è successo nei due anni trascorsi in giro per il mondo. Avendo scritto in inglese per la maggior parte del mio viaggio è stato poi molto impegnativo scrivere in olandese, anche se si tratta della mia lingua madre. Quando ho terminato il mio libro ero però di nuovo sicuro di una cosa: devo viaggiare ancora, e non vedo l’ora di partire nuovamente…”

Cosa suggeriresti a qualcuno che desidera viaggiare per lungo tempo ma con poco denaro a disposizione?

“Se dovessi consigliare a qualcuno cosa fare per intraprendere un lungo viaggio con pochi soldi a disposizione, direi di non provare a copiare quello che ho fatto perché non funzionerebbe una seconda volta su internet.  Meglio cercare di mettere in pratica un’idea propria ed originale.  Ma, soprattutto, ricordarsi sempre che è l’esperienza che ti insegna che qualcosa non è possibile, e non il parere o la disapprovazione della gente”.

Sei stato in Italia per raccontare la tua esperienza di “letmestayforaday”?

Sono stato invitato a Torino per raccontare la mia esperienza; ho accettato volentieri perché stavo lavorando al mio libro e avevo bisogno di una pausa di riflessione. Mi piacerebbe tornare in Italia perché non ho visto un gran ché del vostro Paese; se il mio libro fosse pubblicato in italiano, mi farei il giro di tutti i negozi in tutta Italia per promuoverlo e porre il mio autografo nelle copie! Già, potrei viaggiare scrivendo dei reportage giornalieri sul mio nuovo sito: “fammiautografareperungiorno.com”. Suona interessante, he! he!  Se solo le Case Editrici italiane sapessero che cosa si stanno perdendo!!!”

di Gianmarco Maggiolini