
Valle dell'Aconcagua e sorgenti acqua termale
Uno dei maggiori centri energetici del continente sud americano, ai piedi dell'Aconcagua, la più alta cima delle due Americhe.
La natura sembra aver trovato lungo i 5000 chilometri del territorio argentino il luogo ideale per manifestare la propria maestosa varietà: dalla rigogliosa foresta tropicale del nord ai panorami lunari del deserto della Valle della Luna; dalle distese senza fine della Pampa ai ghiacciai della Terra del Fuoco nel profondo sud.

Valle dell'Acongua
Chi visita l'Argentina può ancora oggi avvertire l'antica spiritualità delle popolazioni indigene locali, il cui legame con “pachamama” (termine sacro con cui si definisce “madre natura”) è ancora molto forte. Proprio la sacralità di “pachamama” contraddistingue una delle località argentine dal fascino e mistero ancora intatti: Puente de l'Inca, un piccolo villaggio situato sulle Ande a 2700 metri d'altezza, a 250 chilometri da Mendoza, seconda città argentina dopo Buenos Aires.
Puente de l'Inca rappresenta una tappa obbligata per gli amanti della natura e della new age, essendo considerato dagli argentini uno dei maggiori centri energetici presenti nel continente sud americano alla stessa stregua di “Machu Pichu” in Perù. La località è anche il punto di partenza di uno tra gli itinerari più suggestivi per gli amanti della montagna: la possibilità di raggiungere con un impegnativo trekking la cima del monte Aconcagua che, con i suoi 7000 metri d'altezza, rappresenta la vetta più alta delle due Americhe. Il nome “Puente de l'Inca” deriva dall'esistenza di un ponte di 20 metri di larghezza per 47 di lunghezza che a lungo fu considerato opera dei Mapuche, popolazione vissuta nella regione sotto l'egemonia degli Inca prima della conquista spagnola. Come fosse stato realizzato questo ponte restò per lunghi secoli un mistero. Persino il famoso antropologo George Darwin, e prima di lui molti altri studiosi, avevano cercato di capire quale tecnica ingegneristica fosse stata utilizzata per la sua costruzione. Solo agli inizi del 1900 fu scoperto che i veri artefici di quest'opera erano stati i rivoli d'acqua solforosa e ferrosa di una sorgente termale considerata sacra dagli Inca per le sue qualità terapeutiche.

Puente de l'Inca, l'hotel distrutto dalla valanga
Attraversando il Puente de l'Inca, si ha la sensazione di trovarsi dentro un quadro i cui colori sono stati pennellati ad arte dall'instancabile mano di “pachamama”. Le rocce calcaree ed i loro colori pastello (dal giallo-ocra al verde con qualche sfumatura d'arancio), sono gli elementi essenziali di questo dipinto le cui gradazioni cromatiche offrono effetti unici e spettacolari, in particolare quando il sole, con i suoi raggi, si riflette sulle rocce bagnate. Altrettanto unica è l'acqua della sorgente termale: le sue componenti minerali possiedono, difatti, la peculiarità di trasformare le caratteristiche fisiche di qualsiasi cosa vi resti immersa per un periodo abbastanza lungo. Nei banchetti di souvenir di Puente de l'Inca è così possibile acquistare, completamente pietrificati, scarpe, bottiglie, chiavi ed altri oggetti che i pazienti “alchimisti” locali hanno lasciato a bagno nelle acque della sorgente per qualche settimana.

I misteri di questo piccolo paesino di montagna sono legati anche ad un tragico fatto accaduto nel 1965, un incidente che per gli abitanti del luogo, risulta ancora difficilmente spiegabile. Un albergo fu distrutto nell'agosto di quell'anno da una valanga che risparmiò incredibilmente la chiesa vicina. La neve aveva compiuto la sua missione di morte e distruzione ma, allo stesso tempo, aveva rispettato quell'edificio sacro, simbolo d'amore e di pace, seppur di una religione che non apparteneva a quei luoghi e a quella cultura. L'albergo era stato costruito proprio dove scorrevano le sacre acque termali della sorgente sotterranea. Secondo le credenze popolari indigene “pachamama”, incarnata nella montagna,
si era accorta della cupidigia e dello scarso rispetto che l'uomo stava dimostrando nei confronti della natura e lo aveva per ciò punito. Nessuno cercò mai più di ricostruire l'albergo, ed i suoi resti sono rimasti lì come monito per chi avesse voluto sfidare nuovamente “madre natura”. Facendosi strada tra le sue rovine si possono comunque raggiungere le sorgenti termali sottostanti, dov'è tuttora possibile fare un bagno ristoratore immergendosi dentro le vasche destinate inizialmente agli ospiti dell'hotel.

L'aspro paesaggio ai piedi dell'Aconcagua
IL TREKKING SULLA “SENTINELLA DI PIETRA”
A 2 chilometri da Puente de l'Inca comincia il sentiero per raggiungere Aconcagua, la montagna più alta delle due Americhe e, per questo motivo considerata sacra dagli indigeni della regione. Ne è riprova il ritrovamento negli anni cinquanta, nei pressi della cima, di resti di guanaco, parente stretto dei lama, una scoperta che ha fatto supporre come in antichità, sotto la dominazione incaica, le popolazioni indigene si dedicassero, sulle cime dei monti, a riti sacrificali; la cosa è stata confermata dal recente ritrovamento di resti umani sul Cerro Liullaillaco, a 6700 metri d'altezza, nelle Ande settentrionali, altro segno tangibile dei sacrifici operati dagli Inca.

La valle dell'Aconcagua
Il nome Aconcagua – Ackon Cahuac in lingua “quechua”, parlata ancor oggi dagli indios peruviani significa “sentinella di pietra”. La Sentinella è l'unica montagna del continente americano scalabile fino in cima senza la tradizionale attrezzatura alpinistica. Il rifugio di Plaza de Mulas, a 4300 metri, aperto tra dicembre e febbraio, serve come campo base per le spedizioni che si prefiggono di arrivare fino alla vetta. Il fatto di considerare “facile” l'Aconcagua attira da sempre schiere di sprovveduti escursionisti, spesso destinati a clamorose dèbacles che, a volte, possono avere tragiche conseguenze. Sino ad oggi, solo il 30% di coloro che si sono cimentati in questa impresa sono riusciti a completarla; dimostrazione che l'Aconcagua resta una vetta difficilissima da raggiungere. Occorre, infatti, saper superare difficoltà diverse rispetto alle tradizionali ascese: l'enorme fatica di arrancare sui ghiaioni e la capacità di affrontare il gelido e fortissimo vento del Pacifico che, soffiando talora oltre i 200 chiolometri l'ora, spinge la temperatura fino a 30 gradi sotto lo zero.
Tra le scalate al monte più curiose segnaliamo quelle di un prete che celebrò la messa sulla sua cima, di un argentino che vi salì otto volte con il proprio cane, di un soldato che arrivò sulla vetta del monte portato da un mulo, di una spedizione formata da quattro non vedenti ed un signore con le gambe artificiali. Due nostri connazionali vollero, inoltre, distinguersi compiendo l'impresa in mountain bike, infine, un cileno ascese la montagna portandosi dietro un tavolo, per salirci sopra una volta giunto in vetta e diventare così l'uomo che si inerpicò più in alto di tutti ! Per realizzare il trekking sull'Aconcagua occorre un pass che si ottiene a Mendoza. I permessi si pagano alla Subsecretarìa de Turismo, presso l'ufficio del “Parche Provincial Aconcagua”, all'interno del parco “General San Martin”. Il periodo migliore per visitare la località è da metà novembre a metà marzo. Per informazioni più dettagliate, visitate il sito: http://www.aconcagua.com.ar.

Il paesaggio color ocra che circonda l'hotel distrutto
LA LEGGENDA
Molto prima dell'arrivo degli spagnoli, un capo tribù inca aveva un giovane figlio affetto da paralisi. Dopo aver provato tutte le medicine possibili senza ottenere alcun miglioramento, venne a sapere che nel sud del Paese esisteva una località dove sgorgava un'acqua miracolosa che poteva risolvere la malattia di suo figlio. Senza perdere un momento raggruppò i migliori guerrieri a sua disposizione e si diresse verso questo luogo. Quando vi giunse si accorse subito che le acque miracolose non erano facilmente raggiungibili, poichè un fiume in piena impediva loro il passaggio. I valorosi guerrieri decisero allora di abbracciarsi l'uno l'altro per formare un ponte umano che attraversasse il fiume. Il re con il figlio in braccio vi camminò sopra e, raggiunta la fonte, ne fece bere l'acqua miracolosa al ragazzo che guarì all'istante. Quando tornò indietro per ringraziare i suoi guerrieri, scoprì che si erano pietrificati. Furono i loro corpi eternamente abbracciati a creare il famoso Puente de l'Inca.
di Gianmarco Maggiolini
foto Gianmarco Maggiolini