I Castelli Romani

Castel Gandolfo

Il buen ritiro di Papi e Imperatori.

Con la bella stagione il Parco Naturale dei Castelli Romani, alle porte della capitale, si trasforma in una grande calamita che, anno dopo anno, attira milioni di persone grazie ai percorsi naturalistici, al verde, alla presenza di pittoreschi laghi, all’aria salubre e al buon cibo.
I Castelli Romani hanno una storia le cui origini si perdono nella notte dei tempi e che risalgono ancora prima della fondazione di Roma. Il nome deriva probabilmente dal fenomeno urbanistico del cosiddetto “incastellamento”, sviluppatosi in epoca medioevale, che vide la nascita di borghi ben fortificati. Se “Castelli Romani” è, infatti, il nome storico, “Colli Albani” è quello geografico e “Vulcano Laziale” quello geologico. Il paesaggio dei Colli Albani è molto diversificato: fertili colline occupate da vigneti ed oliveti, aree montane ricoperte da fitti boschi di castagno, zone prative, laghi, radure e pascoli, senza contare le numerose aree archeologiche testimonianza delle civiltà che, a partire dai Latini, abitarono nella zona. Quindici sono i centri storici inglobati nell’area dei Castelli Romani disposti concentricamente sulle alture vulcaniche dell’antico Vulcano Laziale: Albano Laziale, Ariccia, Castel Gandolfo, Frascati, Genziano, Grottaferrata, Lanuvio, Lariano, Marino, Monte Porzio Catone, Monte Comparti, Nemi, Rocca di Papa, Rocca Priori e Velletri; borghi ricchi di storia e monumenti, meta di villeggiatura e di riposo di nobili e potenti che, a partire dal secolo XVI, iniziarono la costruzione delle magnifiche Ville Tuscolane descritte più volte da artisti di tutto il mondo in occasione del loro Gran Tour d’Italie. Per la particolare bellezza dell’area e, soprattutto, per il piacevole stile di vita che offrivano questi luoghi, Imperatori e Papi scelsero l’area dei Castelli Romani per costruire le loro dimore fuori Roma.
Lasciando la città da sud, quale che sia la via consolare scelta, l’Appia, la Tuscolana, l’Agnagnina, i Castelli rimangono la meta obbligata per conoscere una “Roma minore”, come gli stessi romani amano definire queste terre.

CASTEL GANDOLFO

Castel Gandolfo, Palazzo Pontificio

Eletto uno dei borghi più belli d’Italia, Castel Gandolfo, è un paradiso a fior di lago, noto in tutto il mondo come luogo di buen retiro dei Papi, residenza estiva papale da quando nel 1600 Papa Urbano VII fece costruire il suo palazzo e vi stabilì la sua residenza.
In seguito a questo evento il territorio si arricchì di lussuose residenze che Papi e nobili romani, fecero costruire e di cui restano tracce nelle magnifiche Ville Pontificie.
Il paese, il cui nome deriva da un castello fatto erigere dalla nobile famiglia Gandolfi, cui appartenne fin dal secolo XII, sorge su un’altura che domina il lago di Albano ed include quasi tutto il suo arco costiero. La visita della città inizia da Via Ercolano che ospita i principali monumenti, come Villa Torlonia, dove soggiornò Goethe durante il suo secondo viaggio in Italia. Il Palazzo Pontificio realizzato nel seicento dall’architetto Carlo Maderno, fu successivamente ampliato e restaurato come ci ricorda la lapide collocata sopra il portale; al suo interno conserva pregevoli opere d’arte tra cui la Cappella Privata, che ospita un’immagine della Madonna del Santuario di Czestochowa. E’ importante ricordare che oltre ad essere la residenza estiva del Papa, il palazzo è anche la sede della Specola Vaticana, osservatorio astronomico del Vaticano di fama internazionale.
Dalla piazza principale si accede direttamente a un terrazzo panoramico dal quale si gode una bellissima vista del lago, circondato dal verde intenso dei boschi e dal maestoso profilo del Monte Cavo, sulla cui cima sono ancora visibili i resti delle mura di cinta del Tempio di Giove Laziale.
Di fronte al belvedere troviamo l’ingresso di Villa Barberini, sobria dimora pontificia realizzata nel XVII secolo in cui è possibile visitare un bellissimo parco all’italiana, il Giardino della Magnolia, la villa ospita anche i resti monumentali di Villa Domiziano, un enorme complesso romano di età imperiale scarsamente conservato.
Dopo aver passeggiato per il borgo medioevale non si può fare a meno di scendere in riva al lago, una passeggiata lungo le sue rive e’ garanzia di relax a contatto con la natura e la storia. Tra i resti archeologici si incontrano due ninfei di epoca romana, il Ninfeo Dorico e quello Bergantino.

Rocca di Papa

Scavato nella roccia, il Ninfeo Dorico, risalente all’era repubblicana, è un ambiente rettangolare con volta a botte e due file di nicchie su due piani: al primo piano undici, al secondo sette. Nel ninfeo giungeva l’acqua attraverso una canalizzazione scavata nella roccia sovrastante. Il Ninfeo Bergantino, conosciuto anche con il nome di Bagni di Diana per un mosaico raffigurante la dea della caccia, risale all’età’ imperiale. Si tratta di un ambiente circolare, con al centro una grande vasca, forse appartenuto alla villa di Domiziano.

ROCCA DI PAPA

La seconda tappa è Rocca di Papa, paese situato in posizione strategica nel cuore dei Castelli Romani che ha conservato perfettamente il suo impianto urbanistico medioevale. Arroccato su di un lato del Monte Cavo con punti che arrivano a 700 metri di altezza, vi si può godere di un panorama strepitoso su Roma, su Castel Gandolfo e sugli altri paesi circostanti. Da Via dei Corsi, dopo aver camminato per le sue viuzze strette del centro che formano interminabili dedali in saliscendi, ci incamminiamo verso Monte Cavo. Il percorso che sale lungo le pendici del monte è conosciuto come l’antica Via Sacra, suggestiva strada di lastricato romano lungo la quale incontriamo, oltre ai numerosi Cisternoni Romani che gli abitanti del luogo usavano per raccogliere l’acqua, il Santuario della Madonna del Tufo, un’edicola votiva fatta erigere da un viandante miracolato dalla Vergine agli inizi del Cinquecento, al cui interno c’è un’immagine della Madonna dipinta su un grosso masso. Alla sommità del Monte troviamo i resti del Tempio di Giove Laziale, cui i latini erano molto devoti.

ALBANO LAZIALE

Albano Laziale

Proseguiamo per Albano Laziale, dove si trova uno dei maggiori siti d’interesse archeologico dei Castelli Romani. L’abitato, si formò, infatti, intorno a un grandioso palazzo, fatto erigere nel I secolo d.C. dall’imperatore Domiziano. Molto importante per il successivo sviluppo della città fu l’accampamento militare che vi impiantò nel 192 d.C. l’imperatore Settimio Severo: una vera città militare chiamata Castra Albana capace di ospitare fino a 6.000 legionari, di cui sono visibili tutt’oggi numerose testimonianze come i resti delle Mura e la Porta Pretoria che costituiva l’ingresso principale.
Dei numerosi monumenti romani situati lungo l’antica Via Appia sicuramente il più noto e singolare è quello del Sepolcro degli Orazi e dei Curiazi, (I sec.a.C), un complesso misterioso unico per la sua architettura, attribuito ai protagonisti della leggendaria battaglia tra Roma ed Alba Longa. Interessante è anche una visita ai Cisternoni, una delle cisterne romane più grandi al mondo costituita da cinque navate, utilizzata come riserva idrica dell’accampamento. Una delle testimonianze più interessanti dal punto di vista architettonico è la Rotonda, un grande edificio a pianta centrale ornato con pavimenti mosaicati, fatto costruire da Domiziano con funzione di Ninfeo e trasformato da Settimio in edificio termale.

GROTTAFERRATA

Grottaferrata, Abbazia di San Nilo

Grottaferrata, Abbazia di San Nilo

A Grottaferrata imperdibile l’Abbazia di S.Nilo, un monastero di origine greco-bizantina fondato nel 1004 dal monaco Nilo sui resti di una villa romana attribuita a Cicerone. Successivamente intorno al XVI secolo furono edificate le mura di cinta e le torri che conferiscono all’Abbazia l’aspetto severo di un castello. Il sito è ricco di tesori e testimonianze, tra cui gli affreschi situati nella cappella di S.Nilo, opera del Domenichino. Anche qui, in un posto così austero, è vigile la cultura del vino, come d’altronde avviene nell’intera zona dei Castelli Romani. I monaci basiliani che da oltre mille anni vivono nel monastero, producono e vendono, infatti, un ottimo vino. La cantina, un antro oblungo con una fila ordinata di botti, è il regno di Frate Neofita, un simpatico monaco barbuto che con orgoglio vi farà assaggiare il suo vino prelibato.

FRASCATI

Si distingue per le innumerevoli Ville Tuscolane tardo-rinascimentali e barocche edificate quando la cittadina entrò a far parte dei territori della Santa Sede.

Villa Aldobrandini a Frascati

Delle ville che popolano i Castelli, quelle di Frascati sono senza dubbio fra le più sontuose: vescovi e Papi, quasi a gara, per imperitura gloria loro e dei loro discendenti, misero al lavoro i più grandi artisti dell’epoca.
Villa Aldobrandini è certamente la più scenografica e svetta con la sua imponenza su tutta Frascati; da qui si gode un panorama superbo di Roma, come da un balcone aperto sulla città eterna. Circonda la facciata posteriore della villa un magnifico esemplare di giardino all’italiana ricco di platani secolari, aiuole di bosso e fontane, da dove il Papa e la sua corte potevano affacciarsi per ammirare i giochi d’acqua delle numerose fontane collocate nei terrazzamenti del giardino.

Per chi avesse ancora voglia e tempo per scoprire le delizie architettoniche di Frascati, suggeriamo una visita a Villa Torlonia con i suoi bellissimi giardini, in parte diventati Parco Comunale, o alla raffinata Cattedrale di San Pietro di Girolamo Fontana. Tra gli edifici religiosi e civili meritano una visita anche la Chiesa di Gesù con la scenografica “finta cupola” (sec. XVII), la Rocca, oggi palazzo vescovile che presenta due torri quadrilatere e una cilindrica e la chiesa romanica di S. Maria in Vivario eretta sui resti di una villa imperiale romana.
Oltre alle Ville Tuscolane, il nome del paese è legato alla produzione del celebre vino Frascati Doc, esportato in tutto il mondo; la zona di produzione è caratterizzata da numerosi casali antichi che risalgono al 1600-1700, costruiti a seguito di concessione da parte della famiglia Borghese proprietaria del territorio per mettere a coltura terre sino ad allora coperte di selve.

ARICCIA

Ariccia, chiesa dell’Assunzione del Bernini

Proseguiamo il nostro itinerario tra i paesi dei Castelli Romani per ritrovare il genio di Gian Lorenzo Bernini che ad Ariccia si manifesta visibilmente nella Chiesa dell’Assunzione, con la sua cupola ampia e bassa che caratterizza il panorama della città latina, già frequentata dai nobili romani come centro di villeggiatura per via del suo clima dolce. Considerata un altro capolavoro della tarda architettura barocca, per la sua realizzazione il Bernini si ispirò al Pantheon di Roma; al suo interno la chiesa custodisce pregevoli dipinti del Borgognone, del Gimignani e gli stucchi del Naldini.
Nel 1661 Ariccia entrò in possesso della famiglia Chigi che affidò al grande architetto barocco il compito di riprogettare in senso scenografico la città.

Ariccia, Palazzo Chigi

Il Bernini impreziosì il borgo di Ariccia progettando numerosi capolavori tra cui la Piazza di Corte con il superbo Palazzo Chigi, uno dei più eccezionali ed unitari complessi urbanistici del Barocco europeo; a dimostrazione della sua sontuosità, basti ricordare che il film “Il Gattopardo” fu girato per intero qui dal regista Luchino Visconti. Il Palazzo che è stato la più importante dimora della famiglia aristocratica Chigi, è un esempio unico di residenza storica rimasta sostanzialmente inalterata nel suo arredamento originario.

MONTE PORZIO CATONE

Assieme a Frascati e Grottaferrata fa parte del prestigioso territorio delle Ville Tuscolane. Queste residenze storiche cinquecentesche, edificate da famiglie nobili e dal Papato sulle rovine dell’antica Roma, hanno un grandissimo valore, non solo dal punto di vista architettonico, ma anche naturalistico e storico-archeologico. Lo straordinario scenario offerto dai parchi, dai giardini e dalle Ville restaurate, offre un impatto suggestivo indimenticabile.
Tra queste la più importante è la splendida Villa Mondragone, oggi sede di rappresentanza dell’Università Tor Vergata di Roma, che dispone di un giardino all’italiana con viali prospettici adornati da bellissime statue, fontane, terrazze e scalinate scenografiche.

Il Barco Borghese

Poco distante dalla villa si trova il misterioso Barco Borghese, importante sito archeologico, la cui visita si svolge in un suggestivo itinerario sotterraneo. Il reale utilizzo di quest’area non è stata ancora del tutto chiarito. Si pensa che la spettacolare sequenza di vani monumentali con volte a botte servisse per i deposito di merci o per la conservazione degli alimenti. La visita culmina nella visione di una rara e preziosa serie di iscrizioni di età romana, tracciate a pennello, a carboncino e a sgraffio, sull’intonaco degli ambienti più interni.

Con la recente apertura del museo del Barco, si è completata la realizzazione di un polo museale che comprende il Museo della Città, ospitato in quattro ambienti in un complesso seicentesco del Duomo e il Museo Diffuso del Vino, dove sono esposti, in distinte sezioni (archeologica, iconografica e documentaria), oggetti e macchinari legati alle varie fasi di coltivazione e lavorazione dell’uva. La visita si completa con la degustazione di vini tipici in una delle cantine sotterranee scavate nel tufo.

 

NEMI

Nemi è il più piccolo e incontaminato paese dei Castelli Romani; si protende a picco sul lago omonimo detto anche “lo Specchio di Diana” per il bosco che in esso si rispecchia.
Il delizioso paesino con i suoi vicoli pittoreschi su cui si affacciano botteghe artigiane e balconi fioriti è tutto raccolto intorno a Palazzo Ruspoli. Nella piazza principale si erge maestosa la facciata del palazzo baronale, mentre dal giardino Comunale è possibile ammirare un panorama unico sulla pianura pontina, sul vicino paese di Genziano Laziale ed in lontananza sul mare.

Nemi

La vera ricchezza di Nemi sta nel suo patrimonio storico e archeologico che ne fa un luogo davvero unico al mondo. Secondo una leggenda che avvolge questi luoghi antichissimi, a Nemi si fa risalire nientemeno che l’origine stessa di Roma; infatti, Romolo era il figlio della Dea Silvia, alla quale sarebbe stato dedicato, prima della fondazione di Roma, il Tempio di Nemus Arcinum; quindi Romolo sarebbe nato a Nemi. A far crescere il mito di Nemi, un misterioso segreto che le acque del lago ha custodito per diversi secoli. I pescatori tramandarono nel tempo racconti e leggende su una città sommersa i cui edifici si riuscivano intravedere nelle acque rischiarate dalla luce. In realtà, intorno al 1930, furono recuperate, grazie al parziale svuotamento del lago, due enormi navi romane, le più importanti che si conoscessero fino ad allora. Si trattava di due navi a fondo piatto costruite da Caligola finemente arredate e decorate: presentavano saloni affrescati con colonnati di marmo, tegole di bronzo e pavimenti marmorei mosaicati. Si suppose fossero ancorate nel lago, fungendo da vere e proprie ville galleggianti legate al culto e alla venerazione della Dea Diana. Sarebbero state affondate deliberatamente dall’imperatore Claudio che voleva così distruggere ogni opera dello scellerato regno di Caligola. Dopo il recupero, gli eccezionali reperti furono portati al Museo Nemorense, realizzato appositamente sulle sue rive e custoditi fino al 1944, quando furono bruciati durante il conflitto; in seguito sono stati realizzati due modelli in scala naturale identici agli originali che possiamo ammirare oggi nel museo assieme ai numerosi oggetti rinvenuti nelle navi.

GENZANO

Genzano, l’Infiorata

Genzano dell’Infiorata“, così ribattezzata per la sua famosa festa floreale legata alla ricorrenza del Corpus Domini che si tiene in giugno sulla centrale Via Belardi, detta anche “Via dell’Infiorata”, dispiega a ventaglio il suo abitato sul ciglio di un altopiano, dominante su un lato la pianura v

erso il mare e sull’altro il cratere del Lago di Nemi.
Genzano diventò in breve tempo una vera e propria cittadina, grazie anche all’espandersi della viticoltura ottenendo il meritato titolo di “Citta del vino”. La città si caratterizza per il particolare assetto urbanistico seicentesco basato su un sistema di triangolazioni dette “olmate”, ossia ampi viali alberati che collegano visivamente alcune sporgenze del luogo, come i due rilievi di Colle Pardo e i due monumenti più significativi della città: il Palazzo Ducale o Cesarini Sforza e la Chiesa di Santa Maria della Cima. Al valore del palazzo, si aggiunge quello del Parco Sforza Cesarini, tipico giardino romantico all’inglese che si estende per circa 92.000 mq. Come in tutte le Ville l’acqua è un elemento importante del parco e raggiunge il massimo effetto scenografico nell’area delle grotte. Cuore palpitante della vecchia Genzano è La Chiesa di Santa Maria della Cima (XII-XVII secolo) che, dominando dall’alto l’intero paese, offre un colpo d’occhio incantevole, specialmente, quando è allestita l’Infiorata.

L’AREA ARCHEOLOGICA DEL TUSCOLO

Tra tutti gli itinerari pedonali della caldera del Vulcano Laziale abbiamo scelto per voi un percorso piuttosto facile che, attraverso boschi selvaggi e affascinanti, lungo sentieri che si inerpicano sino alla sommità dell’orlo del cratere del Vulcano Laziale, raggiunge l’antica Tusculum, patria di Catone il censore, zona archeologica di grandissimo interesse.

L’anfiteatro romano nell’area archeologica del Tuscolo

Secondo una suggestiva leggenda, infatti, la città di Tusculum sarebbe stata fondata nel 1190 a.C. da Telegono, figlio di Ulisse e della maga Circe. Le popolazioni che si attestarono nell’area furono chiamati Latini; essi vivevano di agricoltura e pastorizia e celebravano il culto religioso di Giove al quale edificarono un tempio sulla cima del Monte Albanus (l’attuale Monte Cavo). Nel momento di maggior splendore dell’impero romano, grazie soprattutto al clima e alla sua splendida posizione, probabilmente non vi era, dopo Roma, città più bella di Tuscolo, sito adorno di terme, teatri, ville e di una fertile campagna dove già allora si produceva il nobile vino del Frascati.
Con il declino dell’impero romano e le invasioni barbariche, la città fu rasa al suolo dai Visigoti e venne abbandonata dagli abitanti. Nell’area archeologica, ancora in gran parte da scoprire, riaffiorano le vestigia dell’anfiteatro. Sul fianco nord-occidentale dell’altura tuscolana troviamo la Villa di Tiberio, le rovine superstiti riguardano solo il piano inferiore ma descrivono bene la grandiosità degli ambienti dell’edificio. Senza ombra di dubbio è il Teatro il reperto meglio conservato e più nobile di tutta l’area archeologica di Tuscolo: si presenta solenne, vasto, ricavato nel pendio dell’acropoli ed è in grado di accogliere un migliaio di persone nei 15 ordini tutt’ora conservati.

In montain bike nell’area del Tuscolo

Nel complesso archeologico sono inoltre visitabili l’Odeo: un piccolo teatro coperto per le audizioni musicali, le Terme, l’Acropoli, culla dell’antico Comune e baluardo della città durante il periodo medioevale, e le mura. Lungo le strade di collegamento al Tusculum sorgono numerosi monumenti funerari e ville appartenenti anche a membri delle famiglie imperiali, quali Tiberio, Nerone, Galba e Mathidia.

Per raggiungere il sito archeologico, ci sono due punti di partenza: il primo ha inizio da Piazza Marconi a Frascati, sulla sinistra della Villa Aldobrandini ed è lungo circa quattro chilometri; il secondo, più breve, si estende per 2,5 chilometri. Partendo da Piazza Trieste a Monte Porzio Catone, si sale verso Monte Comparti, percorrendo un tratto di bosco con scorci panoramici di grande impatto visivo per la splendida posizione che predomina sulla Valle del Sacco; alla fine della nostra passeggiata giungiamo alla meta, sbucando proprio al fianco del Teatro romano del I secolo a.C. L’area archeologica, di grande bellezza e importanza storica, sorge su un’altura tra l’antica Via Latina e la Labicana (grosso modo l’attuale Casilina).

IL PARCO REGIONALE DEI CASTELLI ROMANI: UN VIAGGIO TRA STORIA E NATURA

Nel cuore dei Castelli Romani si trova il Parco Naturale dei Castelli Romani, un’area protetta di particolare interesse naturalistico che offre numerose escursioni da fare a piedi, a cavallo o in bicicletta.
Per apprezzare le bellezze di un paesaggio così vario, pieno di valenze naturalistiche, storiche e archeologiche, vi consigliamo d’individuare, in relazione ai vostri interessi specifici, uno dei numerosi itinerari didattici istituiti dal Parco Regionale dei Castelli Romani. L’invito rivolto ai “Turisti fai da te” suggerisce di scegliere un itinerario dei quattro circuiti pedonali che attraversano il territorio dei Castelli Romani: l’area dell’Artemisio, l’area delle Fate, l’area dei Laghi, l’area archeologica del Tuscolo.
I percorsi di facile/media difficoltà offrono un mix emozionante tra paesaggi di elevato valore ambientale e culturale. Gli itinerari sono ben tracciati e segnalati con percorsi che si sviluppano, in parte lungo antichi tracciati e, in parte, lungo sentieri in mezzo ai boschi.
Naturalmente dovete dotarvi di un’attrezzatura di base, come la Carta dei sentieri del Parco, strumenti ed equipaggiamento idonei e valutare attentamente le difficoltà dovute alla durata e al dislivello dell’itinerario in programma. All’interno del Parco potrete trovare quattro aree di sosta attrezzate ai fini ricreativi presso Villa Barattolo a Rocca di Papa, il Bosco Fermentano di Marino, il Lago Albano e il Bosco di Lariano.

Il PARCO A CAVALLO

Il Parco a cavallo

Sono ormai moltissimi i centri ippici che operano nell’area e propongono bellissime escursioni a cavallo accompagnando il “cavaliere” e il suo destriero per colli e valli, rilievi montuosi e laghi, boschi e aree prative. Il percorso “tipo” prevede” un itinerario da completare in due giorni (cinque ore di sella al giorno) che vi permetterà di godere la magia del territorio, immergendovi completamente nella natura.
Partendo di buon ora dal centro ippico del Vivaro si percorre la dorsale della antica Via Appia, sino ad arrivare nella zona delle rinomate vigne di Marino, risalendo le quali si giunge alle pendici del cratere del lago di Castel Gandolfo. Qui, raggiunte le rive, in una delle famose “Fraschette” è possibile gustare i sapori tipici della cucina dei Castelli Romani, nonché l’ottimo vino. Nel pomeriggio costeggiando le rive del Lago si giunge sino all’altro versante, risalito il quale si entra nei meravigliosi boschi cedui del parco. Tra i secolari castagni si arriva ad uno dei punti più suggestivi del viaggio: la veduta dall’alto del lago di Nemi con all’orizzonte il mar Tirreno. Dopo un’oretta si arriva a destinazione, Genzano, in località Quarto della Mandorla, dove è possibile trovare ospitalità nelle antiche capanne dei pastori attrezzate modernamente per passare la notte intorno al focolare come più di cento anni fa. L’indomani il ritorno, seguendo in parte il percorso dell’andata e in parte nuovi sentieri per scoprire angoli diversi di uno stesso ambiente.

ITINERARI DEL GOLOSO

Tra “frasche” e osterie i sapori dei Castelli Romani

Non solo vino, ma anche broccoli, carciofi e l’immancabile porchetta romana

Una deliziosa porchetta aromatizzata alle erbe

Nell’immaginario collettivo i Castelli Romani si identificano con il vino, rigorosamente bianco e secco (Malvasia, Trebbiano, Greco, e altri), da accompagnare alle specialità della cucina romanesca: trippa, coda e pagliata, panzanella, fagioli con le cotiche, cicoria ripassata in padella, fave servite crude con il pecorino e l’immancabile porchetta (è inutile dire che la migliore è quella di Ariccia), la cui preparazione è un mistero gelosamente conservato. Pietanze realizzate con ingredienti di una cucina povera e casereccia, le cui origini sono antichissime e strettamente legate ai prodotti di facile reperimento del territorio o riciclando le parti meno nobili di qualsiasi animale scartate dai ricchi patrizi. Sono molti i prodotti che esprimono al meglio l’eccellenza di questa area geografica, tra i più noti troviamo i famosi i broccoli di Albano Laziale dal gusto delicato, le pesche di Castel Gandolfo che qui chiamano “guance di canonico”, i cavoli e i carciofi di Velletri, il pane e i funghi porcini di Lariano, le fragole e il miele di Nemi, le castagne di Rocca di Papa, la già citata porchetta di Ariccia, il vino di Frascati, grazie alla particolare morfologia del territorio, sulle pendici dei Colli Albani.

I tipici fiaschi di Frascati

Gli storici fanno risalire l’inizio della vitivinicoltura nell’area al VII sec. a.C., quando i Latini entrarono in contatto con gli Etruschi. Plinio il Vecchio e Catone esaltavano nelle loro opere la bontà del vino dei Castelli, addirittura Papa Paolo III bloccò l’importazione dei vini francesi e spagnoli perché li riteneva inferiori a quelli castellani. Questo antico legame è rinnovato in epoca moderna nella tradizione delle osterie, chiamate anche “fraschette” che si trovano dappertutto, nei paesi come nella campagna. Un nome curioso che deriva dall’abitudine dell’oste di esporre una frasca di alloro ad indicare che aveva dato il giro alle botti. Qui il vino era servito in particolari contenitori di vetro chiamati  fojette (mezzi litri) e gli avventori della domenica potevano consumare spuntini portati da casa, un po’ come si fa anche oggi. I seguaci di Bacco saranno felici di apprezzare il vasto patrimonio enologico offerto dal territorio percorrendo la Strada dei Vini dei Castelli Romani che attraversa sette zone a denominazione di Origine Controllata: Colli Albani, Colli Lanuvini, Frascati, Marino, Montecomparti, Velletri e Zagarolo. Per ritrovare invece le calde atmosfere di un tempo vi consigliamo una sosta a Frascati, meglio verso l’imbrunire, sedetevi sotto le pergole fra i tavoli all’aperto di un’osteria e gustatevi un bel bicchiere fresco di Frascati lasciandovi contagiare dall’allegria immediata di un suonatore che accompagna la luce dolce del tramonto con le note nostalgiche di antichi stornelli romaneschi.

NATURA IN CAMPO

Per valorizzare questo immenso patrimonio agroalimentare, l’Agenzia Regionale Parchi dei Castelli Romani, ha creato il marchio “Natura in Campo“, un programma di tutela che annovera già più di settanta prodotti tipici che esprimono l’eccellenza dei sapori del Lazio nel rispetto delle risorse naturali e della biodiversità che esso racchiude. La peculiarità dei prodotti che si fregiano di questo marchio sono: la provenienza delle materie prime che deve essere all’interno di un’area protetta, la tipicità e l’eco-sostenibilità delle produzioni, per i vini il riconoscimento DOCG, DOC e IGT, DOP e IGP per i prodotti alimentari a denominazione, prodotti da agricoltura biologica.

LE MANIFESTAZIONI DA NON PERDERE

L’Infiorata di Genzano
Nel mese di giugno, ogni anno dal 1778 a Genzano si tiene la famosissima Infiorata. Tutta Via Belardi che congiunge in salita la piazza principale del paese alla Chiesa di Santa Maria in Cima, è ricoperta totalmente da variopinti tappeti fatti di 500 quintali di petali di fiori.

Sagra dell’uva a Marino
festa popolare legata alla vendemmia che si svolge la prima domenica d’ottobre. A Marino si ripete il miracolo delle fontane che smettono improvvisamente di erogare acqua per far sgorgare vino. Nel corso degli anni la festa si è arricchita di una spettacolare sfilata storica in costume che   rievoca il ritorno di Marcantonio Colonna vincitore da Lepanto.

Sagra della porchetta ad Ariccia
Si svolge il primo fine settimana di settembre. La preparazione rispetta precisi parametri ed è piuttosto complessa. Il maialino che deve avere un peso compreso tra i 30 e 40 chili è disossato e cucinato lentamente al fuoco dello spiedo con un ripieno di lardo, erbe aromatiche e spezie.

Sagra delle fragole a Nemi
Si tiene ogni prima domenica di giugno. Un evento di grande impatto visivo, superato solo dalla Mostra dei fiori, che si tiene il giorno precedente negli stessi luoghi.

 

Sagra del Pane Casereccio a Genzano

Lo sapevate che   Genzano ha l’unico pane italiano che ha conseguito il primo IGP europeo ? Il panettiere Sergio Bocchini, chiamato Fischiò porta avanti con orgoglio questa antica tradizione nel suo ormai famoso omonimo panificio; il pane prodotto è classificato dal Gambero Rosso ed esportato in tutto il mondo.

 

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