Langhe, le colline medioevali

    

Gli incantevoli paesaggi di una terra per buongustai.

A sud del Piemonte un mare di verdi e ondeggianti colline si estende sinuoso e armonico: le langhe, custodi di antiche tradizioni, vivi sapori e nobili fragranze, tramandate e consacrate dalla grande letteratura di Beppe Fenoglio e Cesare Pavese.

Un paesaggio incantevole, da scoprire un po’ per volta, partendo proprio dalla sua capitale, Alba, la città delle cento torri. Il centro storico, di prevalente stampo medioevale, accoglie i visitatori con calde tonalità di cotto, conducendoli verso il Duomo di San Lorenzo.

Qui ha sede il Palazzo Comunale, che ospita importanti tele, e sempre qui, in ottobre si svolge il folcloristico Palio degli Asini, memoria dell’assedio subito da parte degli Estensi. Proseguendo nella visita della città, a poca distanza, la chiesa di San Domenico, raro esempio di gotico primitivo, la cui semplicità evoca una bellezza mistica, carica di nobiltà. La vicina via Vittorio Emanuele II – per tutti via Maestra – è il luogo della passeggiata pomeridiana, dove edifici in stile medioevale, rinascimentale e liberty ospitano le vetrine di eleganti negozi. Dopo aver passeggiato per la città ci si può concedere una sosta in uno degli storici caffè o in una delle rinomate pasticcerie, per assaggiare i celebri tartufi dolci o una golosa fetta di torta alle nocciole. I buongustai di tutto il mondo si ritrovano ad Alba in ottobre in occasione della Fiera del Tartufo, gli amanti del buon bere non mancano all’appuntamento primaverile con Vinum, rassegna della migliore produzione enologica locale. Alba si vanta, inoltre, di essere la patria dei tajarine della carne all’albese.

Alba, chiesa di San Domenico

Percorrendo le verdi colline attraverso una piacevole strada panoramica, si giunge a Diano d’Alba, con il suo belvedere, introduce il visitatore nella terra dei vini; qui, oltre a degustare il famoso dolcetto, merita una visita la Chiesa Barocca costruita tra il 1763 e il 1770; si prosegue in direzione Grinzane Cavour, sede di un maestoso castello del 1200 che oggi ospita l’Enoteca Regionale, una raccolta di materiale etnografico e, da qualche anno, il prestigioso Premio Letterario Grinzane Cavour. Grinzane ha voluto legare il suo nome a quello dell’illustre statista Camillo Benso Conte di Cavour, che qui ha soggiornato e che vi fu Sindaco per 17 anni prima di entrare nella politica nazionale. Se i vigneti, che fanno celebre il nome delle Langhe nel mondo, sono presenti su queste colline, lo si deve a lui, che li importò dalla Francia e in Langa identificò i terreni adatti al loro sviluppo fin dai primi anni dell’800. Il Comune si divide in due nuclei abitati ben diversificati tra loro. Una parte storica che si e’ sviluppata intorno al suo prestigioso castello e una parte di fondovalle che sorge sulla confluenza delle vie che scendevano dalle colline sulla direttrice della pianura verso Asti. Grinzanee’ sovrastata dall’imponente Castello a pianta trapezoidale, con quattro corpi irregolarmente disposti attorno  al cortile centrale. Altre occasioni per visitare il paese sono: il premio letterario Grinzane Cavour (giugno), la Festa patronale (luglio), la Fiera Gallese (1a settimana di settembre), la Marcia del Tartufo (novembre).

Cavour, Castello di Grinzane

Scendendo a valle, attraversando Giallo d’Alba, famosa per la produzione del torrone si arriva a Serralunga d’Alba il cui nome deriva da “sera longa” per la sua caratteristica forma di lingua di terra stretta e lunga sulle colline, il cui centro è un tipico borgo medioevale quasi intatto e il castello (ingresso ad offerta libera, in quanto la custode tende a chiedere un piccolo contributo libero per le visite guidate) di architettura semigotica, ex proprietà dell’illustre famiglia dei marchesi Falletti di Barolo. Tappa successivo è Barolo, vanto del Piemonte. Siamo nelle Langhe più conosciute, dolci pendii ricoperti di vigne e noccioleti, veri e propri anfiteatri naturali, dove il recente sviluppo dovuto alle attività enologiche convive con tradizioni antichissime.

Castello di Barolo

Il paese del Barolo viene dominato dal castello della Marchesa Faletti. Adagiato su una sorta di altipiano, il maniero ospita l’enoteca regionale del Barolo gestita dagli undici comuni che producono l’omonimo vino. Nell’enoteca, ricavata dalle antiche cantine, è possibile non solo acquistare e degustare il vino, ma anche visitare il castello dove visse anche Silvio Pellico. Tutti gli anni, nella prima settimana di maggio, viene presentata la nuova annata del Barolo, quella che viene messa in commercio dopo almeno tre anni di invecchiamento, e vengono degustati ben 60 vini. La seconda settimana di settembre, c’è la settimana del Barolo, con serate gastronomiche ed esibizioni di “madonnari del vino” che disegnano le strade del paese. Nella terza settimana di novembre, in occasione della festa di S. Martino, c’è la degustazione del Barolo appena svinato.
Da Barolo a La Morra, la cui particolarità è la cantina comunale situata nei settecenteschi locali del Palazzo dei Marchesi di Barolo; a pochi passi la Parrocchiale, imponente chiesa barocca dedicata a S.Martino. Nella frazione Annunziata è visitabile il complesso romanico barocco dell’ex convento benedettino di S.Martino di Mercenasco. Nella sue cantine si trova il museo Ratti dei vini d’Alba. L’itinerario si conclude in direzione di Alba, attraverso prima Verduno, con il suo castello, quindi, Roddi, anch’esso sede di un pregevole castello. Risalente all’XI secolo. L’edificio ha conservato, nonostante i molti passaggi di proprietà, i caratteri tipici della costruzione medioevale: presenta una torre incorporata finemente decorata nella parte superiore.

Alba, chiesa di San Domenico

LANGHE DA GUSTARE: IL TARTUFO, IL CIBO DELLE STREGHE

Un tempo demonizzato, proprio a causa della sua origine ignota, ora è il re della cucina d’autore. E’ conosciuto sin dai tempi antichi: se ne hanno testimonianze nella dieta dei Sumeri; i Greci lo chiamavano Hydnon; per i latini era il Tuber, i francesi Truffe, gli inglesi Truffle. Apprezzato per l’aroma e il sapore, il tartufo non ha un alto valore nutrizionale, sebbene l’elevato costo potrebbe far pensare il contrario. Tra i vari tipi di tartufo: nero, conosciuto come tartufo di Norcia; bianchetto è ricercato in Toscana, Romagna e Marche; nero invernale e il nero liscio, meno pregiati. E poi il tartufo bianco (Tuber Magnatum Pico) è il migliore, conosciuto come il Tartufo Bianco d’Alba si caratterizza per la sua superficie leggermente vellutata, color crema scuro, gleba bianca o giallo grigiastra con venature bianche. Il profumo è unico. Vive in simbiosi con querce, tigli, pioppi e salici. La raccolta è da settembre a dicembre. In questo periodo qualsiasi giornata è ideale per una “scappata” sulle colline del Monferrato, di Langa e Roero, territorio che nasconde vallate preziosissime: qui nasce infatti il ricercatissimo tartufo bianco

(in latino Tuber Magnatum), delizioso frutto della terra, vero e proprio tesoro sotterraneo. Con il suo intenso profumo e l’originale sapore è tra i più misteriosi “gioielli” del regno vegetale.
Lo sviluppo di questo prezioso tubero richiede determinate condizioni: non ama l’asciutto e necessita di determinati sali, si adatta inoltre ad un certo clima e preferisce terreni argilloso-calcarei, con la presenza di silice. Si sviluppa in simbiosi con parecchie specie di alberi: la quercia, il pioppo, il tiglio, il salice, ecc. La sua rarità lo porta ad essere pregiato. Il più quotato è il tartufo di quercia, abbastanza scuro e bitorzoluto, di maggiore peso specifico, proveniente da terreni compatti. In tavola, abbinato alle portate della migliore cucina monferrina, lasciandosi guidare dagli esperti ristoratori della zona, è una vera delizia, una grazia per il palato e, malgrado la sua valutazione, tra i piaceri colti e fini, è fra i meno costosi. Il tartufo è anche on line con il suo sito internet disponibile in tre lingue (italiano, inglese, tedesco): l’indirizzo è www.truffel.comil portale contiene 80 ricette diverse per cucinare a base di tartufo.

IL FORMAGGIO, GRANDE RISORSA ENOGASTRONOMICA DELLE LANGHE

Il Bra: formaggio crudo, pressato. Il “tenero” viene stagionato per almeno 45 giorni, il “duro” per sei mesi. Il meno stagionato è gradevolmente profumato, moderatamente piccante e sapido. Il “Bra duro” ha sapore piccante e moderatamente sapido, intenso ed aromatico.

Il Murazzano: formaggio grasso a pasta fresca, usato come formaggio da tavola. Le forme sono cilindriche a facce piane, leggermente orlate con un peso variabile tra i 300 e i 400 grammi. La pasta si presenta di colore bianco latte con una struttura morbida, leggermente consistente, a volte con occhiature, finemente granulosa. Le forme fresche non presentano alcuna crosta esterna mentre, con la stagionatura, si forma talvolta una leggera patina di colore giallo paglierino chiaro. Il sapore è fine, delicatamente profumato e con un gradevole gusto che ricorda il latte ovino.

Il Raschera: formaggio semigrasso, crudo, pressato a pasta semidura. Viene commercializzato dopo almeno un mese di stagionatura. Ha sapore fino, delicato, tipicamente profumato e moderatamente piccante se stagionato.

La Robiola di Roccaverano: formaggio grasso a pasta fresca non sottoposto ad alcuna maturazione o stagionatura. Ha forma cilindrica con facce piane, leggermente orlate. Il peso di ciascuna forma può variare tra i 400 e i 200 grammi. La pasta è di colore bianco latte ed è finemente granulosa, mentre non è presente alcuna crosta esterna. Al gusto risulta leggermente acidula con un sapore delicato, saporito e tipico.

La Toma Piemontese: formaggio semicotto a pasta morbida, è stagionato in tradizionali grotte e ambienti idonei per almeno 60 giorni. Ha sapore dolce e gradevole ed aroma delicato.

I VINI DELLE COLLINE DI LANGHE, MONFERRATO E ROERO 

La prima parola che viene associata a queste zone è la parola vino, e non è un caso; la coltivazione della vite risale a tempi immemorabili e la qualità dei suoi prodotti sono riconosciute da sempre a livello mondiale.

Dalle Langhe il Barolo migliore

Il  Barolo: vino d.o.c.g., che per la somma delle sue qualità organolettiche forti è il più grande vino d’ltalia e forse del mondo.

Il Barbaresco: vino d.o.c.g., è considerato eccezionale per la finezza del profumo e del gusto, adatto ad abbinamenti gastronomici con i grandi piatti della cucina locale.

Il Nebbiolo: vino antico noto fin dal ‘600 di cui grande consumatrice fu la “corte” dei Savoia, vitigno “padre” dei due precedenti.

Il Grignolino: tipico delle colline della zona del Monferrato, è un vino dal carattere delicato e dal profumo persistente è di grande pregio e molto raffinato.

Il Dolcetto e il Barbera: due grandi vini da tutto pasto non conoscono confini amministrativi e quindi si alternano, specie il secondo, sui bricchi sia delle Langhe che del Monferrato e del Roero.

Il Moscato e l’Asti spumante: famosissimi vini da dessert, presenti sia nelle Langhe che del Monferrato insieme al Brachetto detto “birbet” sono vini tra i più esportati nel mondo per i loro aromi e profumi unici e irripetibili.

Il Pelaverga: sta affermandosi nel gusto dei consumatori per il suo bouchet simpatico e piacevole, tanto da ottenere la denominazione d’origine controllata.
Questa è terra di vini rossi per eccellenza, ma nel Roero due vini bianchi prestigiosi stanno ottenendo un grande successo per la loro sapore giovane e delicato: l’Arneis, vino d.o.c. e la Favorita.

LA GRANDE SFIDA: CANDIDATURA UNESCO DEI VIGNETI PIEMONTESI

Campagna Langhe, zona del Barolo

I paesaggi vitivinicoli più belli del Piemonte potrebbero diventare Patrimonio mondiale dell’Unesco. Il Gruppo di Lavoro Interministeriale Unesco, composto da rappresentanti dei Ministeri degli Affari Esteri, delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, dei Beni Culturali e dell’Ambiente, ha dato il via libera definitivo alla candidatura dei ”Paesaggi vitivinicoli del Piemonte: le Langhe-Roero e Monferrato”, nella lista dei siti considerati ”Patrimonio dell’Umanita”’. Si tratta dell’unica candidatura italiana per il 2011. Il vino piemontese vanta attualmente 11 DOCG (su 35 DOCG nazionali) e 45 DOC (su 315 DOC nazionali), che coprono circa l’80% dell’intera produzione regionale, in gran parte derivanti da una ventina di vitigni autoctoni. La produzione vitivinicola di Monferrato, Langhe, Astigiano e Roero costituisce circa il 90 percento di quella dell’intera Regione.

LA NOSTRA RICETTA

Patè di tonno al tartufo bianco

(per 4 persone)

– tonno sott’olio 200 grammi

– tartufo bianco quanto basta

– 3 acciughe sotto sale

– 5 capperi sotto sale

– burro 100 gr.

Preparazione

Scolate il tonno, lavate, diliscate e spezzettate le acciughe. Pulite e lavate sotto acqua corrente i capperi. Unite i tre ingredienti, poi passate tutto al setaccio il più’ fine possibile. Aggiungete il burro ammorbidito a temperatura ambiente e frullate sino ad ottenere una crema densa e spumosa. Mettetela in uno stampo rettangolare da patè e lasciate in frigorifero per circa 3 ore. Trascorso questo tempo, sformate in un piatto da portata e ricoprite con fettine sottilissime di tartufo. Servite con dei crostini di pane.

NOTIZIE UTILI

Dormire, i migliori alberghi, hotel e bed & breakfast:
Hotel “Savona”, Alba.  Tel. 0173440440  web: www.hotelsavona.com
Hotel “I Castelli”, Alba. Tel. 0173361978  web: www.hotel-icastelli.com
Locanda del Melograno, Moncalvo. Tel.0141917599  web: www.locandadelmelograno.it Hotel “Barolo”, Barolo. Tel. 017356354

Mangiare, i migliori ristoranti e le migliori trattorie:
Osteria “Vento di Langa”, Alba.  Tel. 0173293282  web: www.langhe.it/vento
Ristorante “La Torre”, Alba.  Tel. 01734416647  web: www.ristorantelatorre.it
Ristorante “Vigin Mudest”, Alba. Tel. 0173441701
Ristorante “Fenocchio”, Barolo.  Tel. 017356387  web: www.fenocchio.com
Locanda “Borgo Antico”, Barolo. Tel. 017356355
Trattoria “Del buon Padre”, Barolo. Tel. 017356192

di Francesca De Vito
foto Daniele Romeo

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