
Bolivia, Laguna Verde
Un viaggio interamente dedicato alla Bolivia, “cuore dell’America meridionale, incastonata come una pietra preziosa tra catene di montagne e selve impenetrabili”. Così la descrive Hugo Boero Rojo nella sua “Bolivia Mágica”. Un viaggio per aprire una finestra su uno dei Paesi più affascinanti e meno conosciuti dell’America Latina, a lungo escluso dalle rotte del turismo tradizionale anche a causa della sua difficile geografia, priva di sbocco al mare e chiusa fra le cordigliere andine e la vegetazione del bassopiano.

Sucre, Cattedrale Metropolina
“Bolivia Magica” è un viaggio di iniziazione al Paese, con un itinerario che si sviluppa nella regione andina, l’antico Collasuyu degli Incas e l’Alto Perù degli Spagnoli, da sempre il centro culturale, economico e politico del Paese, che solo recentemente è stato controbilanciato dallo sviluppo di Santa Cruz e dell’Oriente.
Il collegamento più comodo dall’Italia verso la nostra destinazione, è Santa Cruz de la Sierra. E’ importante iniziare da qui il viaggio, e non da La Paz, per acclimatarci gradualmente alle altitudini, unica prevenzione contro il mal di montagna. Santa Cruz, la capitale del tropico della Bolivia, è molto diversa dall’immagine tradizionale del Paese; negli ultimi decenni un rapido sviluppo l’ha trasformata nella città più popolosa, moderna e vivace del Paese, ma l’antico centro, il Casco Viejo, ancora testimonia il suo passato coloniale.
Un breve volo interno ci porta poi a Sucre, l’antica capitale dell’Alto Perù, dove ci dedichiamo alla visita delle chiese coloniali, degli edifici storici e dei musei. Fondata nel 1538 col nome di Charcas (poi La Plata e Chuquisaca), Sucre è una bella cittadina d’aspetto coloniale, dal clima salubre e dalle belle case di un bianco abbagliante (anch’essa, come Arequipa, è detta “la città bianca” e un poco le assomiglia, anche se non ha certo la monumentalità di Arequipa). Il centro della città è Plaza 25 de Mayo, su cui si affacciano la cattedrale seicentesca e la Casa de la Libertad, dove fu elaborata la costituzione della nuova repubblica. Dal 1991 la città, proprio per la forte presenza di storia, arte e cultura, è stata insignita del prestigioso riconoscimento “Patrimonio dell’Umanità” da parte dell’Unesco. Il convento de la Recoleta, il Museo della Casa della Libertà, il Museo Tessile Asur, che spiega le tecniche dei coloratissimi tessuti boliviani e il convento di San Filippo Neri sono i principali luoghi che avremo modo di visitare durante la nostra permanenza.

Sucre, la città bianca
VERSO POTOSI’ LA CITTA’ PIU’ ALTA DEL MONDO
In poco più di un’ora di pulmino raggiungiamo il villaggio di Tarabuco, a 65 chilometri di comoda strada asfaltata da Sucre, per avere un assaggio della cultura indigena ancora così presente e forte in Bolivia. I campesinos, avvolti nei tipici ponchos a strisce orizzontali e con calcata sul capo la montera in cuoio, arrivano dai villaggi circostanti su autobus, camion o in groppa agli asini per scambiarsi i vari prodotti della terra e vendere il loro artigianato, fra cui le stupende stoffe jalqa e yampara.

Al mercato di Tarabuco
Come tanti altri mercati anche quello di Tarabuco non è più il mercato di un decennio fa e ha perso parte del suo fascino, ma resta pur sempre una visita piacevole e un buon posto dove acquistare i bei tessuti boliviani.
Partiamo quindi per Potosì (dove arriviamo dopo circa 3 ore di buona strada asfaltata) che con i suoi 4067 metri d’altitudine è la città più alta del mondo. Una città affascinante e triste, sopravvissuta a se stessa con l’esaurirsi della vena d’argento che la rese famosa, una città che conserva le strade in pietra, gli edifici dal fascino decadente, le chiese con i portali barocchi e gli altari dorati. Giustamente l’Unesco l’ha dichiarata Patrimonio dell’Umanità. Potosì è stata definita “tesoro d’Europa e tomba di schiavi”: il suo nome evoca da un lato la ricchezza dell’impero spagnolo, dall’altro la tragedia di otto milioni di indios e di schiavi africani morti per estrarre l’argento che alimentò lo sviluppo d’Europa. Potosì è comparsa dal nulla ai piedi di Cerro Rico, agli albori dell’epoca coloniale, in seguito alla scoperta accidentale di ricchi filoni d’argento celati nelle profondità della montagna.

Potosì
L’arido picco, che domina isolato una zona inospitale dell’altopiano 450 chilometri sud-est di Nuestra Señora de La Paz, ha una forma vagamente conica ed è alto quasi 5000 metri. Un tempo Potosì era tra le città più popolose del mondo, diretta conseguenza dell’attività estrattiva del prezioso metallo. La zecca reale e le chiese in stile barocco-mestizo, tanto incongrue quanto affascinanti, tradiscono i fasti di un passato di splendore e follia. Le ricchezze strappate alla terra con l’espropriazione della carne altrui hanno arricchito per generazioni i regni e le dinastie in Europa. Per tre secoli i lingotti d’argento dell’Alto Perù, l’attuale Bolivia, hanno finanziato tanto le casse della corona spagnola quanto le tasche dei pirati inglesi, olandesi e francesi. La vena d’argento del Cerro Rico è esaurita da tempo, ma nelle viscere della montagna i minatori lavorano ancora oggi in condizioni non molto dissimili da quelle dei loro avi. Di Potosì è impossibile visitare tutte le numerose chiese, che contano alcuni fra i migliori esempi di barocco andino. Fra le più belle, dove non mancheremo di soffermarci, la chiesa di San Lorenzo, il convento di Santa Teresa e quello di San Francisco con la vista panoramica sui tetti in coppi della città e sull’onnipresente Cerro Rico su cui saliremo per la visita al mercato minerario e per entrare in una miniera.

Reserva Nacional de Fauna Andina Eduardo Avaroa
La visita alla miniera non è certo un’attrazione turistica, ma non si dovrebbe tralasciare perché il Cerro Rico è non solo il simbolo, ma la ragione stessa dell’esistenza della città. Allo sfruttamento dell’argento, ora quasi abbandonato perché antieconomico, si è sostituito quello dello stagno.
VERSO L’ALTOPIANO BOLIVIANO FINO AD UYUNI
Prima di partire in direzione dell’altipiano, visitiamo la Casa de la Moneda, l’antica zecca ora convertita in museo, per un percorso nella storia e nella passata ricchezza. Riprendiamo quindi il bus per dirigerci verso sud, lungo la strada asfaltata che porta a Uyuni. Ha qui inizio un lungo percorso che ci porterà attraverso alcuni dei paesaggi più affascinanti del Paese, circondati dalla natura estrema delle terre alte, in un paesaggio minerale e assoluto. Arriviamo ad Uyuni, una città fredda e ventosa, base principale per la visita dell’altopiano sud. Prima di arrivare in città è d’obbligo una breve sosta al Cementerio de los trenes, con vecchie locomotive abbandonate su binari morti. Riprendiamo il pulmino per una lunga e splendida tappa, tutta sopra i 4000 metri di altitudine, nell’estremo sud della Bolivia per visitare la Reserva Nacional de Fauna Andina Eduardo Avaroa.

Laguna Colorada
Questa zona custodisce lagune salmastre dai colori diversi e cangianti, distese desertiche punteggiate da rocce lavorate dal vento e dal gelo, stenti bofedales che permettono la sopravvivenza a branchi di lama e di timide vigogne. Attraverso gli splendidi paesaggi delle Rocas de Salvador Dalì fin quasi al confine con il Cile, giungiamo al cospetto del perfetto cono del Vulcano Licáncabur (5916 metri) che si specchia nelle acque della Laguna Verde (4400 metri), famosa per le sue metamorfosi di colore, che, con un po’ di fortuna, potremo forse vedere (dipende dal sole, dal vento e dalla temperatura…). Proseguiamo quindi verso le fumarole e le pozze di fango ribollenti di Sol de Mañana, un paesaggio davvero infernale a quasi 5000 metri d’altitudine.

Deserto di Siloli, Arbol de piedra
In poco più di un’ora percorriamo i 35 chilometri fino alla Laguna Colorada (4278 metri), con le acque che mutano colore dal viola al mattone, punteggiate da migliaia di aristocratici fenicotteri di tre diverse specie. Saliamo sul mirador da dove ci godiamo uno dei panorami più belli al mondo! Poi puntiamo verso nord attraversando il deserto di Siloli con spettacolari formazioni rocciose fra cui il famoso Arbol de piedra dove prevediamo di goderci il tramonto. Ecco apparire le piccole lagune che punteggiano il desolato deserto: Ramaditas, Honda, Chiarkota, Hedionda e Cañapa. Sostiamo sul punto panoramico del vulcano Ollagüe (5865 metri), che è ancora attivo e ospita una delle miniere di zolfo più alte del mondo. Poi la strada scende da 4200 metri a 3600 metri di altitudine. Attraversiamo il piccolo salar di Chiguana, ai piedi del vulcano Tomasamil (5900 metri) per arrivare al villaggio di San Pedro de Quémez. Terminiamo il nostro percorso nelle terre alte boliviane con la tappa probabilmente più attesa. Oggi infatti ci attende l’attraversamento della magica distesa lunare del Salar de Uyuni, o meglio del Salar de Tunupa, dal nome del vulcano e dell’antica divinità aymará; un luogo che regala una sensazione unica, l’orizzonte non ha limiti e l’immensità invita al silenzio. Lungo il percorso facciamo una sosta alla grotta de la Galaxia, le cui stalattiti sembrano un lavoro di filigrana.

Salar de Uyuni
Raggiungiamo quindi l’Isla Incahuasi, spesso erroneamente chiamata Isla del Pescado. Qui un breve sentiero segnalato ci porta fra rocce coralline e cactus giganti fino alla cima da dove si gode una vista spettacolare a 360° sulla distesa di 12000 kmq di sale. Dopo una sosta nel salar, durante la quale approfitteremo per pranzare, riprendiamo i nostri mezzi per raggiungere le pendici del vulcano e visitare un antico luogo di sepoltura (chullpas) dove ancora sono conservate alcune mummie. Dal belvedere lo sguardo si apre sull’intera distesa bianchissima del salar punteggiata dalle isole, cime di antichi vulcani. Con gli occhi e il cuore pieni di immagini ed emozioni che ricorderemo a lungo, proseguiamo verso Colchani.
DALLA CAPITALE LA PAZ AL LAGO TITICACA
Il mattino dopo un volo interno ci porterà a La Paz. Posta in fondo a una grande spaccatura, un canyon che sprofonda per circa 1000 metri sotto il livello dell’altopiano, La Paz è dominata dalle lucenti nevi dell’lllimani che raggiunge i 6462 metri d’altezza e del Monte Illampu. La giornata è dedicata alla visita della città, assolutamente unica nella sua incredibile topografia multilivello. Dai suoi quartieri più alti si ammira tutta una cascata di tetti rossi, di strette strade in grande pendenza, congiunte da numerosi ponti, fino alla centrale Plaza Murillo e al Corso El Prado.

Isla Incahuasi
Intorno al centro cittadino si assiepano gli arditi grattacieli che ospitano uffici pubblici, grandi società commerciali, alberghi, banche. Il centro è a 3600 metri, ma la città continua ancora in basso per 500 metri fino ai quartieri eleganti di Calacoto e La Florida, dove scorre il Choqueyapu dopo aver attraversato il centro della città. La Paz perciò ha la strana prerogativa non solo di essere la capitale più alta del mondo, ma anche di estendersi per un dislivello di circa 1 chilometro. Di La Paz colpisce il contrasto degli edifici moderni e delle strade trafficate con l’atmosfera indigena e meticcia, ancora così viva nella sua gente e nei suoi mercati.

Guardando La Paz
Visitiamo il centro coloniale con le chiese in stile barocco mestizo, Plaza Murillo dove si trovano la Cattedrale, il Palazzo del Governo e il Congresso Nazionale, i piccoli musei negli antichi palazzi di Calle Jaén e il Musef, il Museo de Etnografía y Folclore, splendidamente ristrutturato. Non mancheremo di visitare la Valle de la Luna, dove l’erosione eolica, le piogge e il gelo hanno dato forma a un paesaggio davvero lunare.
In pulmino partiamo in direzione di Tiwanaku che raggiungiamo in poco più di un’ora. Si tratta del maggior sito archeologico della Bolivia, dichiarato dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità. Ancora oggi la popolazione aymará, seguendo rituali millenari, vi celebra il solstizio d’inverno e l’inizio del nuovo anno all’alba del 21 giugno quando i primi raggi del Sole attraversano l’angolo superiore sinistro della porta del tempio Kalasasaya. Molto deve essere ancora scavato, ma dopo un’esauriente visita del museo è più facile immaginare l’antico splendore di questa città ancora in parte avvolta nel mistero, capoluogo di un vasto e raffinato impero che si dissolse intorno al 1100 d.C. Rimangono i resti degli antichi palazzi e dei templi, gli impassibili monoliti, le teste “chiodo” o teste trofeo e le porte monumentali, come la famosissima Puerta del Sol con sull’architrave l’enigmatico bassorilievo del Dio dei bastoni.

Lago Titicaca
Proseguimento quindi verso Copacabana, sulle sponde dell’immenso Lago Titicaca. Per arrivarci bisogna traghettare nello stretto di Tiquina che separa i due bacini del lago. Il paesaggio lungo la riva del Titicaca e con lo sfondo della Cordigliera è straordinario. Nella calda luce del tramonto facciamo una breve visita di Copacabana con il suo santuario dove è custodita l’immagine della Virgen de la Candelaria, patrona del Paese. Il Lago Titicaca è un mondo a parte di serena bellezza, senza veicoli a motore, con solo lama e asini come animali da soma. Sull’Isla del Sol, uno dei luoghi più sacri per le civiltà andine, da quella di Tiwanaku agli Incas, ci sono molte rovine di epoca preincaica e incaica.

Lago Titicaca
Sulla costa meridionale Pilco Kaina con l’imponente Palacio del Inca e la vicina Fuente del Inca con l’antica ripidissima Escalera del Inca. All’estremo nord dell’isola si trovano invece le rovine più importanti: la Chinkana, resti di un palazzo forse abitato dalle Vergini del Sole, il Titi Khar’ka, “la roccia del puma” che ha dato il nome al lago e infine il luogo mitico dove, secondo la leggenda, il Sole e la Luna apparvero in due incavi della parete. Rientriamo quindi in barca a Copacabana per proseguire in pulmino verso La Paz. Prima di lasciare la Bolivia dedichiamo un po’ di tempo alla visita del famoso Witch Doctor’s Market aggirandoci tra il mercato e i negozi di artigianato che ben danno l’idea di come la Bolivia sia tra gli Stati con il più spiccato carattere indigeno: il 60% della sua popolazione è costituito infatti da puri discendenti delle antiche popolazioni precolombiane. Un ultimo acquisto e via, lasciamo questo Paese meraviglioso e pieno di sorprese, un Paese soprannominato anche il “Tibet del Sud America” per via dei suoi elevati altipiani e per essere uno degli stati più isolati dell’emisfero occidentale, incontaminato e genuino.

Sol de Mañana