Meroi e Benet sulla quinta montagna più alta del mondo, ora manca solo la sfida all’Annapurna.
Nives Meroi e Romano Benet, la coppia friulana dell’alpinismo, ha conquistato un’altra vetta – la tredicesima – oltre gli 8mila metri. La coppia ha infatti raggiunto lo scorso maggio la vetta del Makalu, a quota 8.473 metri, in Nepal. Già il giorno dopo hanno iniziato la fase di discesa e il ritorno a valle.
Ora alla coppia di alpinisti 54enni, per completare l’ascesa dei quattordici colossi della Terra, oltre gli 8mila, manca soltanto l’Annapurna (8091 metri), vetta che se riuscissero a conquistare farebbe di Benet e Meroi una coppia da record. Sarebbero, infatti, i primi a riuscire a salire in vetta a 14 cime oltre gli 8mila metri in coppia.

Nives Meroi e Romano Benet durante una delle loro imprese
Un ritorno in grande stile come sempre lontano dal clamore e dalla luce dei riflettori, quello di Nives Meroi e di suo marito Romano Benet, la coppia più alta del mondo. I due alpinisti tarvisiani, che nell’inverno 2007-2008 erano stati costretti ad abbandonare per il maltempo e nella discesa Nives si era fratturata una gamba, erano partiti all’alba da campo 4 (a circa 7650 metri) arrivando in vetta – con la loro filosofia fatta di puro stile alpino senza sherpa, bombole e corde fisse nell’ultimo tratto – alle 10 ora locale sfruttando le favorevoli condizioni meteorologiche. Come otto anni fa, infatti, le cose non sono state facilissime a causa del forte vento che spazzava gli 8462 metri della quinta montagna più alta del mondo.
Nives e Romano erano giunti in Nepal incontrando al campo base, tra gli altri, Marco Confortola, Marco Camandona e lo spagnolo Ferran Latorre che aveva omaggiato gli alpinisti friulani scrivendo sul proprio sito: “L’immagine che mi sono fatto di loro è la più emozionante che abbia mai ricevuto nella mia vita. Un vero e proprio esempio da seguire”.
A rendere ancora più memorabile questo successo, il fatto che dal 2009 al 2011 la loro “carriera” himalayana aveva subito una brusca interruzione a causa di una grave malattia che aveva colpito Romano e che aveva messo a rischio le loro scalate. E invece, con la grande pazienza che può avere solo chi da del tu alle montagne, la coppia era riuscita – anche in questo caso in gran silenzio – a vincere questa sfida e per festeggiare, il 17 maggio 2014, si era “regalata” gli 8586 metri del Kangchenjunga.

Romano ha vinto anche una grave malattia
Ora, come detto, manca solo l’Annapurna che già per ben due volte ha respinto i loro tentativi. Una prima volta nel 2006 quando – insieme a Luca Vuerich, altro forte aplinista tarvisiano moro il 22 gennaio 2010 travolto da una valanga di ghiaccio nei pressi di Kranjska Gora – Nives e Romano furono costretti a rinunciare dopo essere stati sfiorati, a circa 7000 metri di quota, da un grande seracco: “Lo abbiamo visto staccarsi e un attimo dopo era sopra le nostre teste. Ci è andata bene una volta, non vogliamo rischiare”, aveva raccontato la stessa Nives. La seconda volta nel 2009, in quel caso a farli desistere furono le condizioni proibitive della neve. Sul Makalu è invece andato tutto bene e già il giorno dopo Nives e Romano hanno fatto ritorno a valle.
Stringere nuovamente i cinghietti degli zaini per raggiungere la cima del loro ultimo Ottomila, però, non sarà una gara: sette anni fa, infatti, Nives si è tolta dalla sfida che la vedeva in corsa per essere la prima donna a scalare tutti i giganti della Terra. “L’alpinismo di oggi perde le caratteristiche del gioco come lo intendiamo noi – aveva dichiarato in quella occasione – ovvero esplorazione di sé stessi in contesti diversi. Il fatto che l’alpinismo himalayano femminile sia diventato una corsa che ha come unico obiettivo il risultato mi ha fatto decidere di non giocare più”.