Domenica 8 maggio, a Isola Vicentina, in provincia di Vicenza dalle 10 del mattino alle 20, si svolgerà nel parco di Villa Cerchiari, la nona edizione di “VieNi in Villa“. L’evento, organizzato dall’Associazione ProIsola, presenta produzioni vinicole di ottima qualità, offerte da diverse aree viticole. Le degustazioni saranno abbinate al racconto degli stessi produttori che hanno scelto di fare emergere le diversità di un territorio, ora seguendo strade abbandonate da tempo, ora percorrendo nuovi sentieri dettati dalla propria sensibilità.
L’obiettivo è quello di recuperare il senso più autentico del legame tra vino e territorio, un legame profondo che nasce dal rispetto per la terra e si alimenta della passione di chi la coltiva, traducendosi in prodotti unici, espressioni autentiche delle potenzialità di un territorio e del carattere del vignaiolo. La manifestazione si completerà con la fruizione di proposte gastronomiche elaborate in una creativa “fucina dei sapori”. Ci saranno anche ospiti speciali: I Canevisti di Breganze, associazione di garagisti che, oltre ad organizzare cene e gite, si dedicano al recupero di vecchi vigneti e vecchie varietà. I canevisti sono un gruppo di amici, appassionati vignaioli, provetti vinificatori, saggi bevitori, che condividono alcuni valori della cultura del vino. Qualcuno è un professionista del vino, agronomo enotecaro, viticoltore, cantinere ecc, ma la maggior parte semplicemente un appassionato del buon bere. Oltre ai Canevisti saranno presenti gli Artigiani del Gusto (“Al Rovere” con i salumi e gli insaccati, “La Capreria” con i formaggi di capra e Michele e Luca Littamé con “l’Oca in onto” e specialità a base di oca).
La “Festa dello Spiedo”, con spiedo di maiale, faraona e polenta onta, spiedo di verdure, caldarroste, vini tipici e la Birra di Mulhausen è l’altro importante appuntamento gastronomico organizzato ad Isola Vicentina. Festa eno-gastronomica autunnale per eccellenza, si rinnova ogni anno, con immutato entusiasmo, sin dal 1962. Teatro dell’appuntamento, che si svolge la terza domenica di ottobre, è Piazza Marconi dove viene allestito uno spiedo gigantesco ed un ricco stand gastronomico che distribuisce ogni leccornia legata alla migliore tradizione della cucina locale. Ovviamente anche in quest’occasione non può mancare anche un fornitissimo stand di vini e birra.
ISOLA VICENTINA E DINTORNI
Isola Vicentina (solo Ìxoła nella tradizione veneta locale) si caratterizza per un paesaggio collinare, le ultime propaggini occidentali dei Prelessini, colline ricche sia di boschi cedui di carpino, roverella, orniello e a tratti castagno, che di piccole proprietà agricole a seminativo-misto a conduzione familiare.
L’origine del comune è da mettersi in relazione alla fondazione della vicina Vicenza, abitata fin dall’epoca preistorica; l’attuale territorio comunale di Isola fu ulteriormente frequentato a partire dall’età romana, perché percorso da due importanti vie di comunicazione che collegavano Vicenza a Schio.
La presenza umana ad Isola è attestata da numerosi reperti archeologici di notevole interesse rinvenuti nel territorio: resti di ceramiche ed oggetti d’uso quotidiano riferibili all’età del Ferro e la famosa stele di Isola Vicentina (oggi conservata presso il Museo Archeologico Naturalistico di Vicenza), sulla quale sono riportate iscrizioni in lingua venetica. Di età romana il cippo che oggi abbellisce il lapidario di S.Corona a Vicenza. Fu scoperto nella demolizione della chiesa parrocchiale nell’anno 1492 e ricorda il medico oculario Quinto Clodio Nigro. Sempre di età romana la lapide del Senatore e Tribuno Marco Salonio, addetto al censo durante l’impero di Claudio ed i resti di una villa rustica del periodo imperiale. Le tombe longobarde scoperte a Dueville confermano la notizia della fondazione da parte del nobile longobardo Anselmo di due cappelle tra Motta e Castelnovo (dedicate rispettivamente a San Michele ed a San Giovanni Battista).
I documenti medievali accennano a Isola come ad un possedimento vescovile, poi feudo di alcune nobili famiglie. La presenza di resti di fortificazione ribadisce l’importanza strategica che ebbe l’intera zona per tutto il Medioevo: il destino di Isola venne modificato solo nel Quattrocento, quando l’entroterra veneto e l’intero vicentino entrarono a far parte del vastissimo dominio della Repubblica di Venezia. I lunghi secoli di pace garantiti dalla Serenissima, interrotti praticamente solo dal drammatico episodio dell’invasione e del saccheggio del territorio da parte della soldataglia della Lega di Cambrai, ai primi del Cinquecento, si conclusero drammaticamente alla fine del Settecento, con l’arrivo di Napoleone. l francesi però non riuscirono a dar vita ad un governo stabile e duraturo e dopo alterne vicende furono sostituiti dagli austriaci. Ma ormai i tempi sono mutati e la popolazione reclamava un governo nazionale: questo voto trova infine compimento nel 1866, quando l’intero Veneto fu annesso al Regno d’Italia.
Isola Vicentina, come altri paesi della Provincia, offre la possibilità di fare escursioni di tipo naturalistico e culturale, a piedi, a cavallo o in mountain bike. Gli splendidi percorsi naturalistici che l’ attraversano conducono a punti panoramici di grande interesse, come la Strada delle Terrosse, amena ed incolta, dalla quale si lascia ammirare Castelnovo. Proseguendo si raggiungono il bosco della Guizza e la chiesa campestre di San Lorenzo. Il ponte di Santa Maria rappresenta un altro suggestivo scorcio, da cui godere dei torrenti del Rio e Giara. Percorrendo la pedemontana, boschi e contrade conducono nei pressi del Capitello di San Rocco.
Arroccata sulla parte terminale delle colline in centro paese troviamo la chiesa di Santa Maria del Cengio, nota dalla fine del XII secolo e alla quale era stato in seguito annesso un convento nella seconda metà del Quattrocento per volontà di Benedetto Zeno. Il suo nome deriva dalla collocazione: una cengia costituita di un misto di roccia bianca, calcare ed arenacea. Il complesso comprende anche un chiostro costruito a partire dal XV secolo e una piccola casa adibita ad eremo nel 1976. L’opera di maggior pregio custodita della chiesa è una statua raffigurante la Madonna e sistemata sul fondo dell’abside. Fu realizzata nel 1490 dallo scultore Girolamo da Vicenza e si discosta dalle altre raffigurazioni scultoree mariane dell’epoca dal fatto che non è rappresentata su di un trono, bensì in piedi con Gesù in braccio.
Nei secoli Santa Maria del Cengio divenne un considerevole centro mariano, grazie all’episodio miracoloso avvenuto durante il drammatico saccheggio della Lega di Cambrai. Si narra che l’immagine della Madonna, affranta dalle truci violenze sulla popolazione civile, lacrimò.
Non lontano da Isola Vicentina troviamo San Vitale, chiesa parrocchiale di Castelnovo. La struttura odierna (terminata nel 1911) fu costruita adiacente alla vecchia chiesa (presente da prima del 1262) e i due templi coesistettero per un breve periodo fino al 1921, data della demolizione definitiva della vecchia struttura. La nuova chiesa di San Vitale, in stile neogotico, fu costruita in circa 18 anni e la cerimonia di ufficiatura si svolse il 28 aprile 1912, giorno di San Vitale, presieduta dal vescovo di Vicenza monsignor Federico Rodolfi. Furono indetti due giorni di festa e invitate le personalità più in vista del Comune, del Vicariato e della Diocesi, tutti i sacerdoti delle parrocchie del comune e gli appartenenti al convento di Santa Maria del Cengio.
Al suo interno presenta una sola navata con un soffitto caratterizzato da una serie di vele e sei cappelle laterali, tre per lato. Il soffitto di coro e abside presenta invece una serie di volte a sesto acuto che dipartono da un tamburo ottagonale. I muri e il soffitto della chiesa sono per la quasi totalità ricoperti da quella che il Berlaffa definisce una “decorazione murale monumentale” ad opera del professore Someda de Marco (che disegnò le matrici in cartone a grandezza naturale) e di Adolfo e Giuseppe Lovato (che ricopiarono il lavoro del professore).
La chiesa consta di sei altari: cinque nella chiesa e uno nell’oratorio. Tutti gli altari, a parte l’altare della Madonna costruito nel 1913, derivano dalla vecchia chiesetta.
San Lorenzo è una chiesetta presente sulle colline di Castelnovo. Venne costruita prima dell’Anno Mille dalla popolazione che si rifugiò sui colli per sfuggire alle orde dei barbari. Nel 1166 fu ricostruita ampliandola e alzando la torre campanaria che si dotò anche delle campane. Nel XIII secolo era ancora la chiesa principale con beni anche nella pianura ma in poco tempo si vide soppiantata dalla nascente chiesa parrocchiale di San Vitale.
Sempre a Castelnovo sorge la fortificazione militare di Castel Nuovo, arroccata su una collina affacciata sulla pianura circostante. La costruzione del castello nuovo (che si contrappone ad una precedente fortificazione ora inglobata nella chiesa di San Lorenzo), insieme alle bonifiche e alle opere di evangelizzazione benedettine, contribuì all’espansione della parte collinare di Castelnovo e fu quindi un importante evento che segnò la storia del paese. Originariamente comprendeva due torri, una minore e una maggiore, e un’area circostante circondata da una zona boschiva ad uso difensivo. Nel 1263 la struttura venne parzialmente distrutta, lasciando in piedi solo la torre minore e parte delle mura della torre maggiore, che fungeva anche da residenza signorile. Nel Quattrocento la torre maggiore venne ricostruita e la torre minore parzialmente ristrutturata per uso abitativo. Attualmente le due torri sono ancora presenti e visibili. La torre maggiore, insieme al pezzo di collina su cui è sita, è denominata dai paesani Torón.
GASTRONOMIA
La cucina vicentina che ci è stata tramandata è ricca di piatti di evidente derivazione popolare e di tradizione contadina e manca dell’eredità di ricche preparazioni, più frequenti dove siano state corti nobiliari potenti.
Ogni piatto è legato ad una parte del territorio e segue l’andamento delle stagioni e dei relativi prodotti, e le preparazioni si basano ancora oggi sui prodotti tipici (molti dei quali inseriti nell’elenco dei Prodotti agroalimentari tradizionali italiani).
La peculiarità e la creatività della tradizione culinaria della gente vicentina si evidenzia in alcuni piatti: dal baccalà alla vicentina, ai capponi alla canevera, al capretto sullo spiedo, al castrato con risi e bisi, ai tanti risotti fra i quali quello con i piselli di Lumignano.
Nel periodo aprile-maggio-giugno, si gustano i bruscandoli che si raccolgono al margine dei sentieri nei boschi dei Colli Berici o lungo il corso dei fiumi; gli asparagi del bassanese, dal sapore delicatissimo, diuretici, depurativi e ricchi di vitamine. Altri piatti tipici sono la soppressa delle Valli del Pasubio e di Recoaro, debitamente accompagnata da una calda fetta di polenta brustolà, le trote della Valdastico, i toresani di Breganze accompagnati dalla polenta onta, i bigoli con l’anatra di Thiene, le tacchine con il melograno di Montebello.
Re della cucina di Vicenza e provincia è sicuramente il baccalà servito con la polenta, comparso sulle tavole vicentine nel XVI secolo. La preparazione è estremamente lenta: deve essere messo a bagno per tre giorni, in acqua corrente, perché si ammorbidisca e solo in seguito pestato e pulito, quindi infarinato e cotto a fuoco lentissimo con abbondante cipolla in un tegame di coccio, ricoperto di latte e olio in uguali quantità. Altra leccornia, la sopressa vicentina, caratterizzata dal marchio D.O.P., una sorta di grosso salame, prodotto con carne di solo maiale (possono essere utilizzate spalla, prosciutto, capocollo, ma anche altre parti del maiale), sale, pepe e salnitro, privo di conservanti. E veniamo ai dolci: il bussolà vicentino con la granella di zucchero (di cui si ha una testimonianza in un affresco cinquecentesco di Giovanni Antonio Fasolo a Villa Caldogno), i grostoli di carnevale fritti nello strutto, la torta di pane e mele, solo per citarne alcuni.