Caraibi, mare e non solo….

Antigua, Bahamas, Barbados, Jamaica, Santa Lucia, Grenada e Turks and Caicos, c’è solo l’imbarazzo della scelta.

Sognate i Caraibi, mare cristallino, ricco di vita, spiagge di sabbia bianca, hibiscus, orchidee, bambù giganti, palme da cocco, musica e gastronomia speziata e ricca di gusto ? Allora fa al caso vostro la nuova proposta di Alidays Travel Experiences, resort scontati ai Caraibi per le prenotazioni effettuate entro il 15 febbraio. Non avete ancora le idee ben chiare sulla destinazione e cosa aspettarvi dalle isole caraibiche ? Ecco allora una carrellata cultural-turistica che vi aiuterà a scegliere la “vostra” isola.

Cominciamo da Antigua, il “gioiello delle Piccole Antille”. Ex colonia britannica, conta ben 365 spiagge: “una per ogni giorno dell’anno”, come dicono i locali. Fu scoperta nel 1493 da Cristoforo Colombo, che le diede il nome ispirandosi alla chiesa di Santa Maria La Antigua di Siviglia. Nel 1981 l’isola ottenne l’indipendenza dal Regno Unito. Con una superficie di 281 km², Antigua è la più estesa delle Isole Sottovento. È anche una delle maggiori mete turistiche dei Caraibi. A fare da richiamo ai numerosi turisti che l’affollano ogni anno, sono soprattutto le sue spiagge di sabbia bianca ospitate nelle numerose baie che si aprono sulla sua costa rocciosa e frastagliata. Antigua, però, offre al visitatore anche l’opportunità di visitare un luogo molto particolare, ovvero English Harbour. La zona, dichiarata Parco nazionale nel 1985, è conosciuta soprattutto per i Nelson’s Dockyard, la sede del quartier generale della marina militare britannica di stanza ai Caraibi nel XVIII secolo. Circa un secolo più tardi gli edifici in stile georgiano furono restaurati e oggi ospitano musei, gallerie d’arte, ristoranti e alberghi d’epoca. Ad Antigua a tutt’oggi si producono la canna da zucchero, l’ananas, alcuni agrumi ed il cotone.

Le Bahamas o Bahama sono uno stato insulare dell’America centrale costituito da un arcipelago composto da 690 isole coralline, di cui trenta abitate. Le isole, abitate dai Lucayan, popolo indiano che si dedicava alla pesca e alla coltivazione del tabacco, furono scoperte durante il primo viaggio di Cristoforo Colombo divenendo parte della corona spagnola, prima di essere conquistate dagli inglesi nel XVII secolo per divenire, infine, indipendenti nel 1973. Il 1600 fu il periodo degli attacchi dei pirati (come si può scoprire nel museo a loro dedicato, nella capitale Nassau, situata nell’isola di New Providence). La nazione è famosa per le sue bellissime spiagge e per le acque cristalline, soprattutto a Long Island, il mare raggiunge livelli di tonalità straordinari. In quest’isola si trovano anche due blue hole, cioè punti dove il livello del mare passa da pochi centimetri a diversi metri. Il più profondo si trova proprio a Long Island, ed è il Dean’s blue hole (180 metri). Il mare che bagna la spiaggia di Bonacorde è racchiuso in una sorta di piscina naturale molto visitata mentre Grand Bahama si contraddistingue per l’affascinante sistema di caverne sommerse di roccia calcarea.

La Jamaica, il cui nome significa “terra di legno e di acqua”, è considerata una delle isole più attraenti dei Caraibi. Le sue spiagge, le montagne e i rossi tramonti appaiono regolarmente nei dépliant turistici di tutto il mondo. Ma dietro gli ormai familiari cliché di paese dallo scenario “tropicale” e dalle spiagge “luccicanti” esiste una Giamaica diversa, il cui carattere deriva dalla sua complessa cultura, composta da variegate etnie. La vacanza in Jamaica ha il ritmo easy delle canzoni reggae del movimento “rasta”, i profumi ed i sapori della cucina internazionale e di quella creola, appetitosa e ricca di spezie, l’allegria del rhum o anche della crema di rhum, l’aroma inebriante del caffè e dei sigari. Il calore del sole è temperato dalla leggera brezza di mare che i jamaicani chiamano “Doctor Breeze”. Rigogliosa la natura tropicale, verdissima ed incontaminata, che nasconde alcune famosissime cascate, quelle di Ocho Rios, luoghi cari a Bob Marley e alla cultura “rasta”. In Jamaica sono stati classificati più di tremila tipi diversi di piante e fiori. Generoso anche il mare, da ammirare con maschera e pinne per scoprire innumerevoli varietà di corallo e conchiglie, e incontrare i multicolori pesci tropicali che riempiono la sua barriera corallina.

Kingston, luogo natale della musica reggae, è la più grande città di lingua inglese dei Caraibi. In questa colorata e cosmopolita capitale la maestosità delle Blue Mountains fa da scenario a luccicanti edifici e case arroccate sui pendii. Residenze storiche come la Devon House, la Galleria Nazionale, sede di una collezione di opere di artisti giamaicani, teatri e gallerie d’arte, locali notturni, ristoranti e bar, fanno di Kingston una città ricca di attrattive. Negril, sulla punta occidentale dell’isola, è famosa per la sua spiaggia bianca lunga più di dieci chilometri ed il suo mare cristallino. La sua atmosfera informale ed i suoi locali caratteristici ne fanno una destinazione giovane e attraente. La famosa Treasure Beach è situata ad un’ora e mezza a sud di Negril. Affacciata su una baia riparata, Port Antonio è una cittadina con un vivace mercato dove gli edifici georgiani si trovano accanto a capanne con il tetto di lamiera. Il suo entroterra, con estesi tratti di rigogliosa foresta tropicale, ospita la Rio Grande Valley, particolarmente adatta all’escursionismo, al birdwatching e ad altre attività all’aperto come il rafting.

Un’attrattiva della Jamaica sono le sue bellissime cascate

Lungo l’intera South Coast si viaggia per scoprire tesori nascosti come il fiume Black River pieno di coccodrilli e una popolazione accogliente che ama condividere la propria cultura e le proprie tradizioni insieme ai visitatori. Una gita nella costa meridionale inizia con una visita alle ottocentesche piantagioni di canna da zucchero nei dintorni della cittadina di porto di Savanna-La-Mar, ricca di architettura georgiana lungo la High Street a Black River. Da questa antica cittadina portuale si possono fare escursioni per scoprire la straordinaria flora e fauna giamaicana. Da non mancare una gita al “Lover’s Leap” (il salto degli amanti) per ammirare il panorama dalle scogliere alte 488 metri e quindi effettuare un’escursione a piedi fino alla cima delle cascate YS.

Barbados, con le sue radici inglesi, africane e indo-occidentali, è un interessante mosaico di culture e tradizioni che nel tempo hanno dato vita all’identità dell’isola che si riflette nel suo eccezionale patrimonio storico, culinario e artistico. Sebbene siano stati i marinai portoghesi nel 1500 a dare il nome di “Los Barbados” all’isola, la più orientale delle piccole Antille, gli europei non furono i primi ad abitarla. Il merito va agli Amerindi, che arrivarono dal Venezuela, seguiti poi dagli Aurachi e nel tredicesimo secolo dai Caribi. Colonia inglese dal 1627, Barbados ottenne la completa indipendenza dall’impero Britannico solo nel 1966 pur continuando a far parte del Commonwealth.

Barbados, High Street

L’isola, caratterizzata da numerose piantagioni di canna da zucchero, vanta più di 100 chilometri di spiagge battute dal sole, con palme ed acque cristalline e un clima perfetto tutto l’anno. La costa occidentale di Barbados è chiamata “Platinum Coast” poiché offre acque chiare e tranquille che lambiscono dolcemente le spiagge dalla sabbia bianca. Questa costa è ideale per le famiglie o per una vacanza romantica. La costa sud con le sue sabbie pulitissime e le acque protette dalla barriera corallina, offre lo scenario perfetto per una giornata di nuoto o snorkeling. La costa sud-orientale attrae coloro che sono alla ricerca dell’avventura per dedicarsi al windsurf e seduce le coppie con un affascinante susseguirsi di scogliere a strapiombo e una meravigliosa sabbia rosa. Lungo la costa orientale impressionanti sculture coralline, erose dagli incessanti venti alisei provenienti dall’Atlantico e da onde fragorose, abbelliscono un’area da sempre considerata come uno dei migliori luoghi al mondo in cui fare surf. Con un paesaggio prevalentemente roccioso, le spiagge della costa nord di Barbados ospitano magnifiche scogliere che offrono una vista mozzafiato sull’oceano. Gran parte delle spiagge sono accessibili solo attraverso dei sentieri ma, nonostante ciò, sono comunque famose per i picnic.

Barbados, Crane Beach

La cucina locale è una miscela deliziosa di sapori frutto delle influenze africane, caraibiche, europee e delle Indie Occidentali. Come ci si potrebbe aspettare, il pesce costituisce il piatto forte della cucina Bajan, visto che le acque circostanti offrono un’abbondanza di prelibatezze come tonni, squali, salmoni, merluzzi e martin pescatori, oltre a gamberetti, aragoste, granchi e ricci di mare.

Un coloratissimo piatto di cucina Bajan

Ma è soprattutto il pesce volante, il simbolo nazionale di Barbados, a dare un tocco di raffinatezza ai piatti dei commensali in tutta l’isola. Oltre al pesce, una varietà di carni come pollo, manzo, maiale, tacchino ed anitra completa le ricette di molti piatti Bajan. Questi cibi vengono serviti fritti, alla griglia, al forno, arrostiti o in salamoia. I piatti della tradizione come il cou cou, il riso con piselli, il pelau e il tortino di maccheroni compongono la maggior parte dei pasti assieme ad un assortimento di frutta e verdura come i frutti del pane, la papaya, la manioca, il mango ed i pawpaw. Altro piatto tipico della cucina Bajan è il pepperpot: uno stufato di carni piccanti arricchito con il succo della pianta di manioca. Gran parte delle opere d’artigianato di Barbados sono fatte con la moltitudine di risorse naturali disponibili nell’isola come argilla, legno, foglie di palma, bamboo, cuoio e conchiglie. Con questi elementi essenziali, gli artigiani locali sono abilissimi nel creare lavori di ceramica, batik, gioielli, ceste e legno intagliato. Altro punto forte dell’isola è la musica, frutto della sintesi di diversi stili e influenze di provenienza europea, americana e africana quali il folk, la musica religiosa e popolare nonché la musica classica della civiltà occidentale.

Crop Over Festival

A Barbados sentirete a qualunque ora un caratteristico mix di stili musicali: dalle melodie folk degli abitanti dell’isola, al jazz caraibico, all’opera, per passare poi ai ritmi ondeggianti del calypso, della spouge e della soca. Il calypso trae origine dai canti degli schiavi africani dell’inizio del 1600. Si trattava di canzoni a sfondo satirico che venivano scritte per commentare avvenimenti sociali. Il miglior modo per sentire le note del calypso è partecipare al Crop Over Festival, il carnevale di Barbados. La musica ha sempre rivestito un ruolo fondamentale nella storia e nella cultura di Barbados e ancora oggi continua ad essere un ingrediente essenziale nella vita quotidiana di ogni abitante.

Grenada è chiamata anche l’”isola delle spezie”, difatti in questa splendida isola abitata dagli Indiani Caribi fino al 1498, anno in cui venne scoperta da Cristoforo Colombo, sono prodotti nell’entroterra montagnoso, cannella, zenzero, noce moscata e chiodi di garofano.

Grenada

La principale attrattiva turistica dell’isola è la sua costa frastagliata: un susseguirsi di baie e spiagge riparate che non sono ancora state raggiunte dal turismo di massa. La sua natura è rimasta incontaminata e offre scenari diversi, che spaziano dalle foreste tropicali alle barriere coralline, alle spiagge deserte. Le spiagge più frequentate sono situate nel sud-ovest dell’isola, dove si trova anche l’aeroporto. Proprio in questa zona si trova Grand Anse Beach, una spiaggia lunga 3 chilometri, considerata una delle 10 più belle al mondo. Un certo sviluppo sta conoscendo anche il turismo ecologico, rivolto ad altri centri sull’isola (quali Saint David e Saint John). Il Parco nazionale Grand Etang, situato all’interno, racchiude un lago (Grand Etang) che occupa un cratere, nonché numerose cascate e si presta a bellissime escursioni a piedi.

St George’s, Grenada

St. George’s, situata sulla costa meridionale di Grenada, è la capitale dell’isola. Fondata dai francesi nel 1650 per ordine del cardinale Richelieu, si presenta come una tipica cittadina caraibica e ha una distribuzione a ferro di cavallo attorno al suo porto, Carenage. Camminando lungo le strade ripide e tortuose, che dal porto si inerpicano sulle colline circostanti, si godono panorami eccezionali e si ammirano alcune ottocentesche case creole che conservano ancora i tetti fatti con le tegole rosse utilizzate come zavorra dalle navi provenienti dall’Europa. Al Grenada National Museum, ospitato in una vecchia caserma francese del 1704, si possono ammirare tantissimi oggetti preziosi, come alcuni esempi di vasellame amerindo, alambicchi per la distillazione del rhum e una vasca di marmo appartenuta a Giuseppina Bonaparte. La cucina locale, molto simile a quella di New Orleans, riflette l’influenza francese. Va però aggiunto che, in ambito culinario, sono molto forti anche gli influssi africani oltre che indiani (basti pensare all’uso del dhal e del curry). Il piatto nazionale è l’oildown, il cui nome deriva dal fatto di essere cotto nel latte di cocco.

Turks e Caicos, dipendenza d’oltremare del Regno Unito, è un arcipelago corallino formato da 30 isole. Le isole Turk (Grand Turk e Salt Cay) e le isole Caicos (ventotto tra isole e atolli). Scoperte intorno al 1512, le isole Turks furono occupate nella seconda metà del XVII secolo da coloni provenienti dalle Bermude. Le Caicos, già occupate ed in seguito abbandonate da alcuni americani fedeli al Regno Unito, furono unite alle Turks nel 1848.

Oltre a numerose belle spiagge e al Parco marino nazionale di West Caicos, l’arcipelago, offre un paesaggio tropicale verdissimo ed affascinante ricco di stagni, laghi, paludi e mangrovie abitate da fenicotteri, anatre selvatiche e piccioni. La cucina è quella creola, che nasce da secoli di incontro della cucina indiana, spagnola e inglese, con piatti che sono soprattutto a base del fresco pesce cotto arrosto e consumato con fagioli o riso. Ottimi anche i frutti di mare e i crostacei, così come la frutta da cui si ottengono succhi eccellenti. Ma tra la popolazione locale, e spesso anche tra i turisti, le bevande che si consumano di più sono la birra e il rhum.

St. Lucia è un isola montagnosa e la foresta tropicale degrada verso il mare.

Di origine vulcanica come tutte le isole dell’arco delle Piccole Antille, Santa Lucia ha spiagge di sabbia nera e chiara. La maggior parte delle spiagge chiare si concentra sulla costa caraibica dell’isola a nord di Castries, tra Vigie e Gros Islet, ma non bisogna perdere più a sud, nella regione di Soufrière, le più spettacolari cricche e piccole baie contornate da palme, nello spettacolo di una natura rigogliosa. Santa Lucia è un isola montagnosa, ricca di cascate e corsi d’acqua ed è caratterizzata da vallate di foresta tropicale che degradano verso il mare dando spazio a piantagioni di canne e banane. Il punto più alto è il Mont Gimie di 959 metri ma davvero caratteristici nel panorama di Santa Lucia sono i Pitons, due coni vulcanici spettacolari, Petit Pitons e Gros Piton alti rispettivamente 750metri e 790 metri, diventati il simbolo di Santa Lucia ed eletti dall’UNESCO patrimonio dell’umanità.

I primi abitanti dell’isola furono popolazioni amerinde e l’attuale popolazione é il prodotto di una mescolanza di etnie diverse, con una predominanza di origine africana. II numerosi dread locks che vivono qui sono rastafariani. Ritroviamo l’eredità creola in molti aspetti della vita quotidiana, compresa la serenità e la voglia di fare festa durante i week-end (e non solo), abitudine che spesso coinvolge i visitatori che decidono di trascorree qui la loro vacanza ai Caraibi.