Venezia – Capo Nord in bicicletta

Capo Nord

“Il vento dei fiordi, in bicicletta da Venezia a Capo Nord sulla rotta del baccalà”

Alberto Fiorin

Sette ciclisti veneziani dell’associazione “Pedale veneziano” fondata nel 1913 alla ricerca della fonte del baccalà alle isole Lofoten sopra il Circolo Polare Artico, dove fece naufragio nel 1431 Pietro Querini, capitano dal mar della Repubblica Serenissima. A quella tragica avventura si deve però la comparsa a Venezia del baccalà, portato in laguna proprio da Pietro Querini.

Dall’autore di “Strade d’Oriente” e “Salam Shalom”, Alberto Fiorin, una nuova avventura a pedali, un viaggio in bicicletta verso una meta leggendaria, inseguendo rotte antiche di viaggiatori, mercanti veneziani e pescatori.

Il libro

Il sogno di tutti, risalire il mappamondo e raggiungere Capo Nord. E farlo con un mezzo quasi “umano”, la bicicletta, cavallo d’acciaio che porta alla scoperta di nuovi territori e nuovi popoli senza barriere e confini. Inseguendo il profumo del baccalà, piatto tradizionale della cucina veneta, i sette ciclisti hanno superato il Circolo Polare Artico, toccando le magiche isole Lofoten per approdare a Capo Nord attraverso Norvegia e molti altri paesi dell’Europa.
Vento, fiordi, mari, balene, isole, naufragi, arcobaleni, nevi, ghiacci, cascate, laghi, renne, alci, storia, tradizioni, salite e sudore: tutti elementi che si intrecciano indissolubilmente nel viaggio. L’autore srotola il filo di un’avventura di oltre 4000 chilometri che si trasforma in una sorta di viaggio sentimentale, alla ricerca dei ricordi di un nonno – mai conosciuto – ciclista e importatore di baccalà. Un viaggio in bicicletta verso una meta leggendaria, inseguendo rotte antiche di viaggiatori, mercanti veneziani e pescatori.

Il tragitto percorso in bicicletta

 

 

Il vento dei fiordi, in bicicletta da Venezia a Capo Nord sulla rotta del baccalà” (Edizioni Ediciclo), scritto da Alberto Fiorin, nipote del fondatore dell’associazione Pedale veneziano, è un libro che suscita curiosità, pieno di aneddoti ma anche di ricordi di un altro “conquistatore” di Capo Nord, Raffaele Gatti (1895) e poi di Pietro Querini, il veneziano al quale dobbiamo il baccalà mantecato e pure quello alla vicentina.

Da Querini sappiamo che i veneziani vennero accolti in un isolotto delle Lofoten – Rost – abitato da 120 anime. “Per quattro mesi l’anno – racconta nel suo libro Pietro Querini – giugno, luglio, agosto e settembre, fa sempre giorno e il sole non tramonta mai. Nei mesi opposti hanno sempre la luce della luna. Durante l’anno prendono una quantità di pesce, ma solo di due specie. La prima, in quantità molto maggiore, si chiama qui stoccafisso.La seconda specie è il pesce passera, ma di dimensioni enormi, fino a duecento libre ciascuno. Gli stoccafissi sono pesci dalle carni piuttosto grasse, ma asciutte.

Baccala bollito

Li fanno seccare al vento e al sole, senza sale e diventano duri come il legno. Quando li vogliono mangiare li battono col rovescio della mannaia sfilacciandoli come nervi e aggiungono burro e altre spezie, per insaporirli”.

Insomma se i veneziani, ed i veneti in genere amano e sanno cucinare in tanti modi diversi il baccalà lo dobbiamo a questo straordinario esploratore delle terre del Nord.