Viaggiatori su due ruote lungo il Brenta

La Ciclovia del Brenta: un percorso unico tra fiumi storici, paesaggi incantati e borghi pittoreschi.

«La valle che il Brenta percorre dal luogo in cui nasce sino al suo sboccare nella veneta pianura presso Bassano», scrive Ottone Brentari, trentino di nascita e bassanese di adozione, nella sua Guida storico alpina di Bassano e dei Sette Comuni, «deve andare divisa in due parti ben distinte. La prima, che va da sera a mattina, tutta nel Trentino, si chiama “Valsugana”; la seconda, che va da settentrione a mezzodì, dal confine austro-italiano sin presso Bassano, si chiama “Canale di Brenta”, oggi anche Valbrenta». Se a queste parole aggiungiamo che la prima parte della valle è ampia e coltivata, la seconda è stretta e profonda, abbiamo una perfetta descrizione del territorio dove comincia il nostro itinerario. Naturalmente oggi quel confine austroitaliano non esiste più, dato che dalla fine del Primo conflitto mondiale il Trentino, insieme al Sud Tirolo, è parte del nostro Paese, ma l’eredità di culture e tradizioni diverse permangono e potranno essere apprezzate durante il tragitto. Oggi questo tratto vallivo è percorso da una strada a quattro corsie di scorrimento veloce, costruita quasi per intero tra il fiume e il tracciato della vecchia statale 47 – già strada “Regia” – che attraversa tutti i paesi rivieraschi ed è utilizzata quasi esclusivamente dai residenti.

Bassano

Per venire alla nostra ciclovia, questa prima tranche di percorso è senza dubbio quella più apprezzabile dal cicloturista poiché l’itinerario corre per buona parte su una pista a lui riservata di recente realizzazione, basata su ottimi criteri costruttivi e grande interesse paesaggistico. Inoltre, lungo il tracciato vi sono numerose aree attrezzate alla sosta, occasioni di ristoro e anche di assistenza tecnica.

Raggiunta la provincia di Vicenza, la ciclopista prosegue per qualche chilometro, poi il percorso si fa promiscuo con il traffico motorizzato e necessita della dovuta attenzione, specie la domenica quando la destra Brenta viene utilizzata come alternativa alla superstrada che corre sul versante sinistro. Raggiunta Valstagna, dunque, indicheremo una possibile alternativa che ci porta sulla riva sinistra del fiume per ricongiungersi al tracciato principale a Campese, a monte di Bassano del Grappa.

Pedalando sulla ciclopista del Brenta

CALDONAZZO – BORGO VALSUGANA 20 CHILOMETRI

Il nostro punto di partenza è la stazione ferroviaria di Caldonazzo, a sud dell’abitato. Usciti dalla stazione, prendiamo l’omonimo viale che sale dritto verso il paese. Trascurate le traverse, dopo aver raggiunto un divieto di transito che ci impedisce di proseguire, svoltiamo a destra su via Graziadei. Allo stop successivo giriamo a sinistra, in leggera salita.  Attraversiamo piazza Vecchia e su via Siccone transitiamo davanti al Municipio. Proseguendo su via della Polla, incontriamo per la prima volta la segnaletica blu della ciclopista (che proviene da destra) e in questo modo raggiungiamo la chiesa (sinistra) e la Magnifica Corte (destra) di Caldonazzo. Qui svoltiamo a sinistra su via Spiazzi e poi via Filzi, seguendo le indicazioni della ciclabile. Raggiunto lo stop, giriamo a destra in leggera salita e poi, allo stop successivo, a sinistra (via Dante). Procediamo seguendo sempre le indicazioni della ciclovia, che si fa qualche volta promiscua con gli automezzi destinati alle coltivazioni locali. L’andamento della ciclopista è sinuoso e la sua continuità viene spesso interrotta da qualche attraversamento di strade secondarie e dunque per nulla pericoloso.

Raggiunta la ferrovia e l’emissario del lago di Levico, che con quello di Caldonazzo andrà presto a formare il fiume Brenta, si superano ponticelli e svolte. Raggiunta la strada principale che a sinistra porta a Levico, l’attraversiamo e procediamo seguendo sempre le indicazioni della ciclopista della Valsugana. La ciclopista, indicata anche con apposita segnaletica orizzontale bianca, continua a passare di qua e di là del fiume. Dopo un lungo e piacevole rettilineo, il tracciato piega a destra in leggera salita per circa 500 m, raggiungendo la base del verticale versante settentrionale dell’Altipiano di Asiago, fresca e boscosa. Dopo un po’ incontriamo l’area di sosta delle Monegarie, poi il primo dei due Bicigrill (località Novaledo, apertura dalle ore 10 in poi, chiuso il martedì, tel. 0461720029), passiamo nei pressi di un bed&breakfast e superiamo la bella chiesa di San Silvestro. Poco più avanti, la ciclopista giunge a lambire la superstrada e la ferrovia. All’altezza di un capitello, pieghiamo a sinistra raggiungendo un’area di escavazione, dove pieghiamo a sinistra per immetterci presto sulla strada di accesso allo stabilimento (tratto promiscuo) e poi riprendere la ciclopista all’altezza di un passaggio a livello.

Il lago di Caldonazzo

Il nostro percorso torna sulla riva destra del Brenta e si avvicina a Borgo Valsugana, di cui si vede in lontananza il sovrastante castello. Costeggiando la ferrovia, quasi in coincidenza del viadotto della superstrada svoltiamo a sinistra per passare sotto la ferrovia e raggiungere la vecchia statale, che superiamo attraverso un incrocio semaforico a chiamata. Il percorso costeggia il lato sinistro della strada e quello destro del fiume, che dopo un po’ attraversiamo su un ponticello (si può proseguire anche dritti dato che i due tratti si ricongiungono presto) e, svoltato poco dopo a destra, procediamo paralleli alla strada ma un po’ più lontani da essa (tratto promiscuo). Raggiungiamo così Borgo Valsugana e ci teniamo lungo il fiume, dentro l’abitato trafficato. Raggiunto il primo ponte, lo imbocchiamo sulla destra e subito dopo svoltiamo a sinistra (indicazione APT Lagorai), entrando nella piazza principale del paese dominata dalla bella chiesa di Sant’Anna. Seguendo sempre le indicazioni blu della ciclopista, superiamo la bella fontanella e ci riaccostiamo al fiume, sulla sua sponda destra. Passiamo davanti al museo della Grande Guerra, poi nei pressi di una modernissima costruzione e quindi di un vecchio stabilimento industriale ben recuperato. Imboccati i caratteristici portici davanti a noi, attraversiamo la strada e transitiamo attraverso un’area verde attrezzata al gioco (20 chilometri da Caldonazzo).

Il borgo di Caldonazzo

CALDONAZZO E IL LAGO

Il nome del paese e del lago prende origine dalla famiglia dei Cautonacio che dopo il Mille qui costruì un castello (di cui rimane solo qualche traccia). Nel Quattrocento vi subentrarono i conti Trapp, che presero a dimora la Magnifica Corte, ampliata nel Rinascimento. La merlatura di cinta è ottocentesca. Oggi una parte dell’edificio – composto dall’abitazione padronale e dalle suggestive adiacenze – è stata trasformata in miniappartamenti affittabili nel periodo estivo. Luogo di balneazione, il vicino lago di Caldonazzo rappresenta il più grande lago interamente trentino. Bonificato agli inizi dell’Ottocento e modificato nel Novecento, oggi è meta turistica per tutti gli amanti della vela, del windsurf e dello sci nautico. Da un paio di decenni vi si ammirano anche i Dragoon boats, grandi imbarcazioni di origine cinese con equipaggi di venti persone, un timoniere e un tamburino che tiene il ritmo della voga. Le sue sponde ospitano numerose possibilità di alloggio in alberghi e campeggi.

Testo tratto da “Ciclovia del Brenta. Da Trento a Venezia in bicicletta” di Paolo Perini e Stefano Malvestito, Ediciclo Editore, p. 108, euro 14,50. Per vedere questo e gli altri libri del catalogo www.ediciclo.it

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