Oggi ho intenzione di approfondire un po’ il tema del turismo da un punto di vista più culturale. Infatti dopo avere fatto varie ricerche, leggendo vari materiali su riviste e anche su blog che approfondiscono i temi relativi all’industria del turismo, si capisce una cosa importante.
Beh non è che vi sto dicendo una scoperta da premio nobel ma sempre meglio che la sappiate, allora dicevo …ho scoperto che anche quando viaggiamo veniamo catalogati, si siamo catalogati in tipologie di turisti. Queste categorie o tipologie sono svariate ma allo stesso tempo connesse tra loro, infatti quello che cambia e solo “il livello intenzionale del turista verso il viaggio”, cioè verso la “scoperta” del luogo, delle persone, delle diversità incontrate o che si incontreranno.
Autori famosi nel mondo del turismo come Stanley Plog, Erik Cohen hanno scritto innumerevoli studi sui turisti, il loro ruolo, la loro percezione creando perfino le così dette “tipologie dei turisti”.
Siamo, alla fine dei conti, divisi in categorie, in classi, tipologie o specie come volete ma pur sempre catalogati, ma vi dirò di più passiamo tutti attraverso uno spettro, un ventaglio, che va dal “classico turista di massa” ( quello che cerca la minima interazione con la comunità ricettiva e cerca di spendere il meno possibile) fino ad arrivare dall’altra parte dello spettro dove troviamo il turista che cerca invece di immergersi il più possibile nella comunità ricevente, cercando di scoprire gli usi e costumi locali, le tradizioni. Imparando cose nuove si sente completamente partecipe e soddisfatto, cioè il “turista culturale”. Adesso, volendo essere anche un po’ razzisti o discriminatori, potremmo dire che questi autori hanno diviso i turisti forse anche a seconda del loro quoziente intellettivo e dalla disponibilità della loro carta di credito.
Infatti, sembra lampante che i turisti, che stanno dalla parte dei “turisti di massa”, cercano solo divertimento senza preoccuparsi dell’interazione con il posto, invece i “turisti culturali” cercano nella vacanza la conoscenza dei posti visitati, spendendo anche di più per poter vivere e sperimentare le cose “ locali”. Inoltre hanno anche scritto che i turisti di massa sono beh come dire…incivili!!! Invece quelli culturali appunto perché pieni di cultura risultano essere più rispettosi e civili dei luoghi visitati e delle persone. (E qua potete sbizzarrirvi nei commenti, aspetto le vostre opinioni).
Ma forza non perdiamoci d’animo vi svelo un segreto: questi sono studi oramai obsoleti infatti questi studiosi hanno , con rispetto parlando, studiato il periodo antecedente l’arrivo di Internet, il nostro caro amato internet, proprio quel mezzo che ora state usando per leggermi.
E’ qui che, secondo me, “casca il palco”, quello che intendo non è che le teorie e gli studi sul turismo in generale siano tutte sbagliate, hanno buone fondamenta e criteri giusti che valgono tuttora ma certamente, lasciatemelo dire, sono appunto sorpassate, obsolete, devono sicuramente essere rivisitate. Non sarò la prima a dirlo, ma sicuramente le nuove tecnologie hanno rivoluzionato il nostro modo di vedere il turismo, in tutte le sue forme e in tutti i suoi approcci e livelli. Direi che dal concepimento dell’idea di andare in vacanza fino al ritorno, tutto si svolge in maniera diversa nel 2012.
Conosciamo tutti una svariata quantità di siti, applicazioni, sconti e molto altro che ci invogliano e che ci aiutano ad andare in viaggio e a sperimentare tante cose diverse e nuove. Sarebbe veramente difficile per me indirizzarvi in maniera corretta verso il “giusto modo di viaggiare”, d’altronde ogni viaggio, ogni vacanza ha il suo scopo, la sua ragione di essere.
Certamente già abbiamo visto la grande capacità che ha Twitter nel connettersi con gli altri nel pezzo su Paul Smith, inoltre oramai tutte le linee aeree, le compagnie dei treni e tutti i vari mezzi di trasporto sono su internet permettendoci di pianificare da casa il modo e il budget da usare per i nostri viaggi, così come le strutture alberghiere. Non dobbiamo trascurare neanche la forte presenza online dei musei , dei ristoranti insomma un po’ di tutto. Una cosa bisogna però ricordarsi che questo tipo di presenza ha dei costi e questi costi vanno pagati, infatti una delle basilari leggi di mercato ci dice che la “visibilità costa”, ed è proprio qui che volevo arrivare . Le grandi compagnie sono più che capaci di essere presenti e di farsi “notare” ma essendo grandi compagnie sono, ed uso un parolone, globalizzate! Cosa intendo con questo parolone? Semplicemente che sono omogenee, che perdono in autenticità.
Le piccole aziende, le realtà vere e veraci del luogo che andiamo a visitare sono “oscurate” e spesso non viste anche dai turisti più attenti. Allora mi sono chiesta se qualcuno avesse pensato a “dar voce” ai più piccoli, a tutte quelle realtà che fanno onore al luogo , mantenendo tradizioni ed autenticità ma che essendo piccole non possono permettersi il lusso di “apparire” ovunque.
Cercando, cercando sono incappata in una nuova applicazione (http://www.itinerelaguna.it/ ) che propone itinerari alternativi, veramente. Questa applicazione al momento si occupa solo della zona di Venezia e della gronda lagunare, incorporando in itinerari diversi dai soliti, attività locali che vogliono in qualche modo farsi notare, per le loro caratteristiche peculiari. Allora possiamo trovare il panificio che fa il pane tradizionale anche la domenica, la decoratrice di maschere originali veneziane che usa le più autentiche arti del decoro veneziano, la scrittrice Anna Castelli che parla di Venezia e ti porta alla scoperta della città attraverso il suo libro “Emozioni Veneziane”, e molto altro.
Certamente un progetto nuovo e in fase di sviluppo ma sicuramente un mondo diverso che porta i turisti di tutte le “tipologie” a scoprire in maniera totalmente tecnologica la bellezza di Venezia e del suo entroterra.
Devo dire che sono rimasta contenta di questa “mia scoperta internettiana” avevo veramente paura di non trovare nulla, paura di accertare che oramai eravamo stati tutti fagocitati dalla globalizzazione, ma non è così. E qui si potrebbe benissimo aprire un nuovo capitolo sulla globalizzazione rischi e opportunità, vantaggi e debolezze, le sue influenze nel mondo del turismo, ma questo è un altro pezzo. Alla prossima.
di Evelin Marin