Shamira Minozzi: la parola dipinta per la pace

Una trentina di opere della pittrice Shamira Minozzi sono raccolte nella personale “La parola dipinta per la pace – l’ermeneutica spirituale della calligrafia araba”, mostra di arte calligrafica islamica aperta fino al prossimo 1 aprile a Villa Widmann Rezzonico Foscari di Mira, Venezia. Presenti al vernisage, lo scorso 23 marzo, il sindaco di Mira, Michele Carpineti, lo Sheikh Hamad Mahamed, Imam di venezia e il filosofo Massimo Cacciari.

Con Anna Shamira Minozzi vogliamo oggi parlare di viaggi, soprattutto dei suoi viaggi nei Paesi Arabi, luoghi lontani, apparentamente lontani anche dalla nostra cultura e dalla nostra visione della vita ma che rappresentano la fonte d’ispirazione ed il motivo dell’opera di pittrice di Shamira.

Da dove nasce la tua passione per l’arte, la cultura, le tradizioni dei Paesi Arabi ?

“Sono nata diciamo in mezzo ai colori perché mio padre è un Maestro d’arte e fin da piccola, quando andavo ad osservarlo mentre dipingeva, lui amorevolmente mi preparava una piccola tela con dei colori in un piattino e mi dava un pennello in mano. Io fierissima e orgogliosa di tanta importanza datami, “pastrocciavo” su quella tela chissà quali fantasie, sentendomi già un’artista! Da sempre sono stata attratta dal mondo arabo e dall’Antico Egitto, non so per quale motivo, quasi fosse un ricordo ancestrale. Infatti la prima volta che andai in Egitto mi fu subito familiare tutto, il vento, i profumi e mi muovevo a mio agio come se già conoscessi quel Paese”.

A quale luogo o Paese ti senti più affezionata e perchè?

“L’Egitto! Fin da bambina mi affascinava tutto ciò che riguardasse l’Antico Egitto e amavo il mondo dei Faraoni. Mi recai lì da adulta perché studiosa di egittologia e pittrice di arte egizia, ma in quel magico luogo incontrai un’altra fonte d’ispirazione: La calligrafia islamica“.

Shamira in Egitto

Cosa maggiormente ti attrae in un viaggio ? Cosa cerchi ?

“La bellezza del luogo e la magia della storia passata. Mi affascina sempre pensare di camminare in luoghi dove hanno camminato grandi uomini divenuti immortali nella storia, che hanno fatto la storia con le loro azioni, con il loro pensiero, ma anche con il loro gusto estetico. L’architettura di un luogo è come un libro, l’autore scompare, ma la sua opera e il suo pensiero rimangono e ciò che è stato costruito con la pietra rimane come testimone nel tempo”.

 

Preferisci i tour organizzati o il viaggio “fai da te” ?

Shamira al museo di Arte Islamica di Doha

“Preferisco il fai da te quando conosco già un luogo e voglio approfondirne la conoscenza deviando dagli itinerari prettamente turistici, ma non se il posto mi è estraneo. Un bellissimo detto del Profeta Maometto è questo: “Confida in Allah, ma lega il tuo cammello”. Questo significa usare sempre saggezza nelle nostre scelte, e non essere avventati o sprovveduti”.

Il viaggio dei tuoi sogni sei riuscita a realizzarlo o è ancora un sogno nel cassetto ?

“E’ ancora un sogno e per questo motivo non vi svelerò il luogo, ma lo farò solo a sogno realizzato”.

CHI E’ SHAMIRA MINOZZI

Anna Shamira Minozzi è un’artista occidentale, che si innamora dell’arte islamica a tal punto da diventarne una calligrafa.
È ideatrice di innovative composizioni calligrafiche e, in virtù dei risultati raggiunti in questa sua espressione artistica, è stata invitata nel 2004 dall’Ambasciata del Regno dell’Arabia Saudita a partecipare a un concorso per un bozzetto di un francobollo. Nel 2004 espone all’Ambasciata Egiziana in Roma. Sue opere si trovano al Cairo ad Al Azhar Park, di Sua altezza il principe Karim Aga Khan e nel Palazzo di Sua Maestà Qabus bin Sa’id Al Sa’id, Sultano dello stato dell’Oman. Nel 2006 partecipa alla prima Biennale Internazionale di Arte Islamica a Torino.
Riceve i complimenti come artista dalla prestigiosa IRCICA di Istanbul (è l’ assise più importante al mondo per la calligrafia araba) e da Sua Altezza il Principe di Giordania El Hassan bin Talal. Nel Maggio 2007, al Teatro Regio di Parma, è stata invitata ad esporre la sua esperienza di calligrafa occidentale al convegno internazionale “Islam e Occidente: dialogo tra culture”.

Nel 2008 riceve in dono uno scrigno di gioielli da Sua Maestà il Sultano dell’Oman, come apprezzamento per la sua arte di calligrafa e per l’impegno nel favorire il dialogo tra diverse culture. Nel dicembre 2009 una sua opera è stata offerta in dono a Sua Altezza Al Thani Emiro del Qatar il quale, nel gennaio 2010, l’ha invitata per una visita ufficiale al Paese in riconoscenza al suo impegno culturale. Per la sua competenza e per l’originalità delle sue rappresentazioni calligrafiche è stata invitata poi a tenere dei workshop, per insegnare l’arte della calligrafia islamica, nel Museum of Islamic Art a Doha. Nel 2011 Shamira ha ricevuto i complimenti dal Presidente Giorgio Napolitano per il suo impegno artistico volto a promuovere il dialogo tra le culture differenti.  Napolitano è stato informato di questa mostra finalizzata a promuovere il dialogo tra culture differenti e a tale proposito ha inviato una lettera all’artista rinnovando il suo compiacimento per questo suo impegno.
La mostra a Villa Widmann Rezzonico Foscari è patrocinata oltre che dalla Regione Veneto e dalla Provincia di Venezia, anche dall’Ambasciata del Regno del Marocco e dalla Comunità islamica di Venezia.

Shamira con l’Imam di Venezia e Massimo Cacciari all’inagurazione della mostra

L’ARTE DELLA CALLIGRAFIA ISLAMICA DI ANNA SHAMIRA MINOZZI

Presentazione del prof. Massimo Cacciari
Vi sono nature refrattarie all’esperienza dell’estraneo, dello straniero, a quella Fremderfahung, che grandi storici come Burckhardt o sociologhi come Simmel ritenevano essenziale per lo studio del proprio stesso passato – e nature, invece, che sembrano muoversi a loro agio soltanto in domini, in territori, in linguaggi lontanissimi dalla propria cultura e dalle proprie radici. Per le prime non è que- stione di etnocentrismo e tanto meno di razzismo – “semplicemente” non riescono a collocarsi dal punto di vista dell’altro. Per le seconde non si tratta di vaghi esoti- smi o di “pose” multiculturali, ma di un autentico, direi “fisico” bisogno di vivere altre vite, di assumere la “persona” altrui. Dove il termine “persona” vale insieme nel senso di personalità autentica e di maschera. Questo secondo genere di “personae” può essere interessato a conoscere da un punto di vista “tecnico”, e cioè storico, artistico, religioso, filosofico le culture che intende “partecipare”, anzi: assumere in sé – ma ciò non è necessario. La sua partecipazione o assunzione può anche essere im–mediata. Una sorta di sym–patheia quasi istintiva, che trascende ogni deliberato atto di volontà. Come se fosse il corpo, o una particolare sapienza del corpo, della mano a impadronirsi di quei linguaggi, quelle forme, quei segni, che hanno, come dire, chiamato. Un caso certamente limite di queste nature è quello di Shamira. Da studiare anche soltanto per questo. Un chiaro sintomo di come non soltanto possa esistere, forse, una innata “forma” del linguaggio, che ci permette di riconoscere che sono linguaggi anche quelli di cui non comprendiamo una parola, ma anche un qualche universale “principio” in forza del quale lo spirito sente lo spirito ovunque esso aliti, anche nelle rappresentazioni e immagini più abissal- mente distanti. Avvertire la massima prossimità nell’ infinitamente lontano è lo strano, paradossale tentativo che in queste “scritture” si affaccia.
Massimo Cacciari

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