Licia Colò: Il viaggio dei miei sogni è sempre quello che devo ancora fare

Troppo spesso la gente si porta dietro pregiudizi e convinzioni che “avvelenano” il gusto del viaggiare.

Presentatrice televisiva, reporter, scrittrice, paladina della difesa dei diritti degli animali e della salvaguardia dell’ambiente e, ciliegina sulla torta, anche mamma ! La personalità poliedrica di una viaggiatrice doc come Licia Colò non poteva mancare sulle pagine di Viaggiatori. L’abbiamo incontrata poco prima che ritireaase il premio “Un Bosco per Kyoto”, prestigioso riconoscimento internazionale attribuito a personalità del mondo scientifico, politico, religioso e dello spettacolo che hanno dimostrato un reale impegno verso la salvaguardia dell’ambiente e il risparmio energetico. A Licia il premio è stato assegnato per la seconda volta in tre anni per i programmi RAI “Geo & Geo” e “Alle falde del Kilimangiaro”, appuntamenti televisivi da non  perdere per chi ama viaggiare.

Dopo anni ed anni di viaggi in giro per il mondo, esiste ancora un viaggio dei tuoi sogni?

Sinceramente, nonostante quello che la gente può pensare, mi sembra di avere viaggiato poco. Per questo motivo non esiste nel mio immaginario un “viaggio dei miei sogni” perché sono una persona che cambia meta in continuazione, a seconda di ciò che leggo e delle informazioni che raccolgo sulle località o Paesi che mi interessano. Di conseguenza, il viaggio dei miei sogni è essere sempre quello che devo ancora fare.

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Nel corso degli anni nei tuoi numerosissimi viaggi hai potuto constatare di persona le conseguenze del turismo di massa, sia positive che negative, in particolare nei Paesi in via di sviluppo. Puoi raccontarmi quello che non avresti voluto vedere?

Oggi si riesce a viaggiare molto di più, ma quello che mi intristisce è vedere la gente portarsi dietro pregiudizi e convinzioni che “avvelenano” il gusto del viaggiare. In sintesi si viaggia molto ma la qualità del viaggio è scarsa. La gente ha paura di ciò che non conosce e molto spesso nei viaggi organizzati i Tour Operator elencano una serie di cose da fare o non fare che impediscono alle persone di scoprire realmente il Paese in cui si trovano, come se dovessero essere rapinate appena messo piede giù dall’aereo.

Cosa ti ha, invece, sorpreso in maniera positiva?

Adesso come adesso viaggiare non è più un fatto elitario ma alla portata di tutti e questo è un fatto senza dubbio positivo, soprattutto per una ragione: non necessariamente chi ha soldi ha anche le basi culturali, la curiosità, la tolleranza e l’apertura mentale per assaporare il gusto del viaggio. Anzi spesso è il contrario! Chi ha pochi quattrini riesce, magari con grossi sacrifici, a vivere con più autenticità la scoperta del Paese che ha deciso di visitare.

Profumi, persone, paesaggi: cosa porti dentro te stessa di un viaggio?

Un po’ di tutto. Mi considero una persona molto aperta ed elastica. I ricordi sono la cosa più importante del viaggio, per questo motivo, se non sono in giro per il mondo per lavoro, non porto con me macchine fotografiche o cineprese (forse si tratta di una “reazione fisiologica” al mestiere che faccio). Cerco, piuttosto, di cogliere in altro modo gli aspetti più significativi del luogo in cui mi trovo.

C’è un Paese, una località, in cui ritieni di aver lasciato veramente il cuore?

No. Credo che ogni Paese abbia una propria peculiarità e cose positive o negative ce ne sono un po’ dappertutto. Per mia predisposizione personale, comunque, prediligo viaggiare in Paesi che mi permettono un contatto diretto con la natura piuttosto che i viaggi metropolitani.

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Forse, però c’è un luogo dove proprio non metteresti più piede…

Potrebbe essere quello in cui si ha avuto un’esperienza negativa, ma nel mio caso non me ne viene in mente nessuno… a parte Parigi ! In questo caso, però, si tratta di una storia d’amore che mi ha fatto soffrire molto. Per questo preferisco non andarci. In definitiva credo che se siamo con la persona giusta, anche la città più insignificante può essere meravigliosa, mentre se ci si trova con la persona sbagliata anche il più paradisiaco dei luoghi può diventare un inferno.

Ti consideri più una viaggiatrice, una turista o ambedue?

Non faccio di queste differenze perché credo che ciascun “viaggiatore” sia un po’ turista e che un “turista” debba avere dentro di sé un po’ dell’animo del viaggiatore. Tuttavia, c’è una tipologia di persone, diciamo con la puzza sotto il naso, che credono di essere dei veri viaggiatori solo perché si trovano in zone remote dove pochi sono giunti lì prima di loro. Si sbagliano di grosso.

Cosa metti dentro la tua valigia quando parti?

Il mio modo di fare la valigia è in continua evoluzione. Quando ero più giovane la mia era la classica “valigia fantozziana” perché tendevo a metterci dentro di tutto, diciamo pure la casa intera. Poi sono passata alla “valigia tecnica”, dove selezionavo accuratamente ciò che avrei dovuto portare con me di essenziale eliminando tutto ciò che mi sembrava superfluo. Adesso sono giunta alla “valigia incasinata” che rappresenta una via di mezzo tra le due descritte in precedenza. Si tratta di una valigia comunque sobria dove però c’è spazio per cose che decido di mettere dentro semplicemente perché ne ho voglia in quel momento, anche se magari non utilizzerò mai.

Come mai questa evoluzione?

Ritengo che viaggiare sia sinonimo di libertà e sia la “valigia fantozziana” che la “valigia tecnica” rappresentavano nel mio modo di essere delle catene da cui sentivo l’esigenza di liberarmi.

Com’è cambiato negli anni il tuo approccio con il viaggio? Pensi di avere sempre le stesse aspettative, sei diventata più esigente o ti senti in certi momenti “assuefatta”?

Credo che il segreto per poter vivere con la giusta mentalità il viaggio a qualunque età è quella di partire con la mentalità di un(a) quindicenne alla scoperta del mondo, che non fa paragoni con niente e nessuno. È assurdo visitare un luogo e cominciare a sminuire quanto si sta vedendo perché abbiamo visto qualcosa di simile da qualche altra parte nel globo, o perché ci ricordavamo di stare meglio in un altro Paese. Spesso le persone si lamentano di quello che trovano e pensano di essere stati meglio in altre località. Se si deve viaggiare per lamentarsi, perché le cose non sono come le vogliamo, restando attaccati a ricordi che spesso possono essere anche distorti, allora è meglio starsene a casa.

Hai mai intrapreso un lungo viaggio per conto tuo?

No, non sono una persona che ama i viaggi solitari. Esclusi i viaggi per lavoro, voglio condividere con le persone che amo i momenti più significativi dei viaggi che faccio.

Un bel ritratto di Licia Colò

Un bel ritratto di Licia Colò

Tra impegni di lavoro e la piccola Liala è cambiato qualcosa nel tuo rapporto con il viaggio?

Sicuramente viaggio meno rispetto al passato, anche perché gli impegni di lavoro si sono moltiplicati: ho un sito internet che si occupa di animali, ho un programma televisivo da seguire tutte le settimane, scrivo dei libri e cerco di fare anche la mamma. Per questo motivo quando viaggio cerco molto la tranquillità.

Fare della tua passione per i viaggi un mestiere è stato difficile?

È stata una cosa automatica perché si trattava di una conseguenza della mia passione per la natura. Per realizzare i reportage che mi ero prefissata di fare dovevo necessariamente spostarmi. La motivazione principale non era il viaggio di per sé ma il contatto con la natura.

Che suggerimento daresti a chi desidera fare del viaggio una filosofia di vita?

Forse non sono la persona più adatta a rispondere a questa domanda. Infatti, non sono una persona che, per esempio, se non viaggia per un anno va in crisi di astinenza. Per questo motivo sono perplessa nei confronti di chi si considera un viaggiatore perché ha piantato un bandierina in 30, 40, 50 Paesi nell’arco della sua vita. Sono convinta che si possa andare 30, 40, 50 volte in uno stesso Paese senza conoscerne tuttavia la sua essenza. Invece, pensando al viaggio come ad una mera “raccolta di figurine”, si rischia di sminuirne l’importanza.

di Gianmarco Maggiolini