Gianluca Ratta è entrato nel Guinness dei Primati alla voce “La più lunga camminata a piedi in compagnia di un cane”.
Gianluca Ratta, 39 anni, torinese, nel 2000 studiava all’università Biologia e, al contempo, lavorava in un’azienda alimentare; la voglia di vivere una vita diversa lo ha per portato alla coraggiosa scelta di mollare tutto e seguire quella che, da semplice passione è diventata una vera e propria “vocazione”: viaggiare camminando.
Gianluca ha compiuto per la terza volta il giro dell’Italia a piedi con zaino, sacco a pelo, marsupio, due bastoni da trekking e un carrellino. E’ l’unico mezzo di trasporto con ruote di cui Gianluca usufruisce per collocare ciò che gli serve durante i suoi spostamenti. “Il viaggio – spiega Gianluca – partire, arrivare, ripartire ancora, in assoluta libertà, confidando solo nella forza delle mie gambe. Già nella fase dei preparativi – continua il giovane maratoneta – sento l’adrenalina che sale, in particolare quando delineo il percorso su cartine topografiche; dopodiché lascio che il viaggio sia una continua sorpresa”.
Accompagnato dall’inseparabile Shira, un husky incrociato con una lupa trovato durante la sua prima traversata della Penisola, Gianluca si è fatto portatore di un messaggio universale: rispetto per l’ambiente e gli animali, pratica dello sport nella sua essenza più genuina, ovvero una sfida contro se stessi ed i propri limiti, e non un business dove domina l’interesse economico e lo starsystem.
Com’é nata questa tua idea?
Fino a pochi anni fa pressavo i prosciutti in un’azienda alimentare a San Candido (BZ), e la sera studiavo Biologia. Mentre ero seduto su una panchina vicino al confine con l’Austria ho preso la decisione di mollare tutto per dedicarmi interamente alle mie principali passioni, che sono viaggiare (rigorosamente a piedi) e scrivere. Dopo essermi allenato in Liguria – correvo sul lungomare all’ora del tramonto in compagnia dei gabbiani -, il primo gennaio del 2000 è iniziata la mia nuova vita ed ho compiuto il mio primo giro d’Italia a piedi (7.634 chilometri in 203 giorni effettivi di cammino e tre paia di scarpe consumate). Durante questa mia prima “camminata”, a Marina di Ragusa, ho trovato colei che sarebbe poi diventata la mia compagna a quattro zampe, in un prato, magra e piena di vermi. Le ho detto: “se vuoi venire con me sappi che c’ è tanto da camminare”. Mi ha scodinzolato ed ha cominciato a seguirmi. Da allora siamo divenuti inseparabili.
Le giornate di una persona sono spesso scandite da impegni di lavoro e obblighi familiari, mentre tu hai deciso di abbandonare questo genere di vita per un’esistenza senza più molte sicurezze.
In effetti ho avuto il coraggio di abbandonare una vita che non mi apparteneva racconta Gianluca- e il coraggio incute timore; l’ho notato negli occhi della gente, quando mi pongono le domande che rispecchiano le loro paure, tipo: “E per i soldi come fai? E per mangiare e dormire? Ma pensi di fare questa vita per sempre?- ed altre ancora che vanno ad aggiungersi ad un vasto repertorio. Per fare certe scelte, come quella di lasciare lavoro e stipendio fisso, ci vuole molta determinazione, ma so per certo che facendo ciò che si desidera per davvero i frutti prima o poi arrivano. Tuttavia, oltre alla forza di volontà servono anche degli aiuti che a volte arrivano da enti pubblici locali, che mi trovano una sistemazione, o dalle parrocchie che condividono i valori alla base dei miei viaggi. Spesso siamo stati accolti con grande ospitalità anche in casa della gente; uno degli aspetti più gratificanti di viaggiare camminando è senza dubbio la possibilità di avere sempre un contatto umano con l’ambiente o le persone che incontro durante i miei spostamenti.
Questo modo di viaggiare cosa ti sta portando?
Mi sento felice solo quando cammino, anche se a volte esagero con i chilometri. Camminando ho avuto la conferma che le sicurezze te le crei dentro di te, custodite o condivise in un pianto, un sorriso con chi incontro lungo la strada. Durante i miei viaggi rielaboro sempre per iscritto gli incontri con persone, animali, paesaggi, le sensazioni vissute. Camminando in qualsiasi condizione mi trovi, non voglio dimenticare nulla di quanto provo, perché è il mio modo di vivere la vita, cercando il contatto con la natura più vera, anche sotto la pioggia o sotto la grandine, addormentandomi nei boschi, camminando accompagnato dalla luce tenue della luna, osserv
ando gli animali selvatici nel loro habitat naturale, anche i più piccoli; noto per esempio le formiche che ci tagliano la strada e confronto i loro ritmi con le camminate frettolose delle persone. Sembrano avere tutti una gran fretta di stare bene e non si accorgono di quanto ci sia di bello attorno a loro. Poi, bisogna mettere in cantiere i chilometri percorsi con Shira, ciascuno dei quali mi rimarrà a lungo sotto i piedi, nella testa, ma, soprattutto nel cuore, perché ciò che ho avuto modo di vedere, sentire ed ascoltare mi ha dato la gioia di vivere, di sentirmi protagonista della mia vita, nonostante la gente spesso debba mettermi addosso etichette di ogni genere, non sempre simpatiche.
Una persona come te, che ha fatto del viaggio il suo stile di vita, come si sente quando per forza di cose deve fermarsi e tornare a casa? Ti mancano la famiglia e gli amici?
La strada mi manca da subito. Camminare, oltre ad essere un modo di viaggiare, rappresenta anche il mio modo di essere e mi piace moltissimo farlo. Io e Shira abbiamo camminato e dormito all’aria aperta in qualunque condizione climatica ciò fossimo trovati: pioggia, nebbia, neve, gelo, afa, con il vento contro… Abbiamo trovato rifugio dappertutto, perché la natura ti può offrire da mangiare, da bere, ed un riparo. Per dormire, la maggior parte delle volte è stata sufficiente una tettoia, ma molte sono state le persone che mi hanno offerto un pasto o un letto. I contatti con i familiari e gli amici, invece, non sono stati mai un problema grazie al telefono cellulare da cui non mi separo mai, perché è sempre importante sentire la vicinanza di chi ti vuole veramente bene. Solitamente torno a Torino, una volta all’anno, in coincidenza con le festività di Natale. Il tempo di incontrare la famiglia e organizzare il prossimo tragitto. Lo scorso anno mi sono fermato un po’ di più per via di un intervento chirurgico ma soprattutto perché dovevo completare il libro che narra di questi anni intitolato “Io e Shira. A piedi con il mio cane ho scoperto la libertà”.
A parte l’Italia, quali giri a piedi sei riuscito a portare a termine e quanti chilometri hai percorso?
“Nel 2001 ho percorso l’intero arco alpino: 1.566 chilometri in quarantuno giorni effettivi di cammino, da Trieste al Principato di Monaco, attraverso venti passi tra cui quelli dello Stelvio, del Sempione e del Gran S.Bernardo; nel 2002 è cominciata la prima fase del Giro d’Europa a piedi e a quattro zampe con il tour che ha toccato la Svizzera, l’Austria, la Slovacchia, la Francia, la Germania ed il Lichtenstein e durante il quale ho consumato undici paia di scarpe da ginnastica. Sino ad oggi, complessivamente, ho percorso oltre 39.000 km in oltre 1200 giorni di marcia, consumando 24 paia di scarpe, con tappe giornaliere di 35-50 km percorsi dal lunedì al venerdì, sempre tenendo la destra delle strade asfaltate comunali, provinciali e statali, così da poter spingere e trainare il Comuni dove sosto richiedo un foglio di passaggio con la firma di un responsabile per attestare su carta la mia presenza e quella di Shira. Documentando i nostri spostamenti con fotografie, articoli usciti sui giornali, interviste a TV, Radio e conservando i fogli di passaggio dai Municipi, mi sono procurato la documentazione necessaria perché io e Shira diventassimo membri del club dei Guinness dei Primati alla voce “La più lunga camminata a piedi in compagnia di un cane”.
E’ un record che ti soddisfa o hai intenzione di migliorarlo?
In effetti, questo giro d’Italia fa parte della seconda fase del “Giro d’Europa” a piedi e a quattro zampe e migliorerà considerevolmente il mio precedente record. Si tratta, infatti, di una camminata che toccherà trentuno nazioni e che prevedo di terminare, vesciche e calli permettendo, nel 2013 a Londra.
P.S. Gianluca lascia il suo cellulare, 3492855643, e l’e-mail, izoard7@libero.it, a tutti coloro che volessero seguire da vicino la sua nuova impresa ed approfondire le tappe tecniche del suo viaggio, i chilometri percorsi in un giorno, la sua dieta e quella di Shira. Le sue avventure sono raccolte nel libro autobiografico “Io e Shira – a piedi con il mio cane ho scoperto la libertà” (Rizzoli 2010) – Incipit: “Ancora un minuto e saranno le 7.17, l’ora ideale per iniziare a vivere come ho sempre desiderato. E’ da mesi che ci penso e finalmente è arrivato il momento giusto: tra sessanta secondi, anzi tra quarantotto secondi esatti spegnerò la pressa, mi pulirò le mani con il solito straccio giallo, saluterò con un cenno i compagni di reparto e andrò all’armadietto a prendere le mie cose. Poi uscirò da qui e mi riempirò i polmoni con la meravigliosa aria fresca di San Candido”.
di Gianmarco Maggiolini