Sabato 2 e domenica 3 dicembre il piccolo borgo medievale di Tussio, frazione del Comune di Prata d’Ansidonia (AQ), si trsformerà nel regno del Natale. Stand con palline colorate, luci, oggetti d’artigianato, decorazioni di ogni genere, prelibatezze e tante sorprese con la nuova edizione di “Natale nel Borgo di Tussio” l’atteso appuntamento organizzato dall’associazione Il Borgo di Tussio.
Un evento caro a residenti e a quanti, da fuori, arrivano per vivere momenti spensierati, nell’atmosfera magica che il piccolo centro aquilano riesce a regalare, tra l’incanto e l’attesa delle festività natalizie. “Natale nel borgo di Tussio” offre due giornate a tema, in cui non mancheranno mercatini, arti e mestieri, presepi, musica, food truck e, ovviamente, animazione per bambini. Con la presenza di…Babbo Natale!
VIAGGIO A TUSSIO
Frazione del comune di Prata d’Ansidonia (AQ), situato sulla piana di Navelli, a circa 890 metri dal livello del mare e a circa 30 chilometri dal capoluogo, il borgo di Tussio sorge ai limiti dell’antico tratturo attraversato, in tempi di transumanza, dai greggi diretti in Puglia. Il paese, situato sul colle Crocus (dal latino zafferano), è riparato dai venti e al di sopra delle nebbie che talvolta insistono nella valle sottostante. Il nome Tussio deriverebbe dall’omonimo Santo che pare abbia trovato riparo e silenzio nelle sue grotte. Ma potrebbe provenire anche dal termine latino Tutius (che vuol dire sicurezza), vista la salubrità dell’aria che nei tempi passati evitò agli abitanti pestilenze e malarie. Una leggenda narra che la villa di Ponzio Pilato fosse localizzata proprio a Tussio. Dell’antico borgo fortificato quale Tussio è diventato in epoca medievale, oggi sono rimasti solo la chiesa di San Martino Vescovo (la meglio conservata delle quattro torri dell’antico castello di Tussio fu trasformata in campanile nel corso del XVIII secolo), la Congrega di San Giuseppe patrono del paese, comunicante con la parrocchiale (notevole esempio di artigianato, vista la presenza al suo interno di pregevoli arredi in legno).
E ancora la suggestiva chiesa della Madonna di Loreto, situata sulla strada che porta verso la montagne che circondano il paese. Si ritrovano anche i ruderi di una quarta chiesa dedicata alla Madonna della Neve e una piazzetta con il nome della quinta chiesa andata perduta, la Madonna in Gloria risalente al 1250. Il borgo gode, nella parte superiore, di ampi spazi aperti dai quali si scoprono panorami invidiabili: dal Gran Sasso fino alla Majella.
Grazie al suo isolamento e all’economia basata sull’agricoltura e la transumanza, Tussio ancora oggi ha mantenuto il perfetto aspetto medievale, con la parte più alta a pianta ovoidale, caratteristica comune dei villaggi longobardi sorti attorno a un castello. Le sue case costruite con malta e pietra rispettano ancora l’impianto originale di borgo fortificato e le sue strade concentriche sono unite da passanti spesso realizzati con archi dalle fondamenta delle case. Nel 1703 il terremoto dell’Aquila sconvolse Tussio che fu in gran parte ricostruita. Un altro terremoto, quello del 2009, ha danneggiato la chiesa parrocchiale, oggi restaurata.
La zona che comprende Tussio e Collemaggiora, subito sopra l’abitato, è un piccolo tour nella storia. Raggiungere la Croce di Collemaggiora, in cima al colle (a circa 1000 metri di altezza) è una bella soddisfazione per ammirare i borghi dall’alto.
VIAGGIO A PRATA D’ANSIDONIA
Cittadina medievale, climatica e panoramica, Prata d’Ansidonia sorge a metri 830 d’altezza, a circa 25 chilometri dall’Aquila. Eretta dopo la distruzione di Peltuinum, città prefettizia romana di origine vestina, è ricca di boschi e luoghi storici ed archeologici (gli fu attribuito in passato anche il nome di Prata, in virtù della grande quantità di prati che tuttora la circondano). Durante il periodo normanno fu data in feudo ad un Siconio, onde Civitas Sidonia e poi Ansidonia, successivamente Prata appartenne alla famiglia Camponeschi, agli Orsini, al condottiero spagnolo Michele de Betrain, ai Carosi, ai Calvisi e, da ultimo, ai Nardis dell’Aquila. E’ dunque località di grande rilievo storico e culturale come dimostrano le numerose emergenze architettoniche e archeologiche presenti sul territorio.
Appartengono al Comune di Prata D’Ansidonia, sede del Municipio, anche le frazioni di S. Nicandro e la già citata Tussio. Il comune di Prata D’Ansidonia, rientra nell’area di produzione DOP (Denominazione di origine protetta) dello Zafferano dell’Aquila, iscritto nel registro nel Registro delle DOP. Eccellenza gastronomica che accompagna diversi piatti locali, questo zafferano si rivela molto delicato al gusto e all’olfatto mai aggressivo ed estremamente saporito. Racchiusi nel fiore di colore lilla, gli stimmi rossi sono l’unico elemento commercializzato della pianta.
Prata d’Ansidonia ed i suoi dintorni offrono molti punti d’interesse per il visitatore. Nel centro del paese sorge la chiesa di San Nicola di Bari il cui interno è una ricostruzione barocca della chiesa eretta nel XII secolo ed inizialmente dedicata alla Madonna. Vi è custodito il coro ligneo della confraternita dell’Addolorata, opera scultorea dell’artista pratese Sabatino Tarquini (1889 -1981). Poco distante dalla chiesa parrocchiale si trova l’oratorio della Madonna del Rosario che conserva un affresco raffigurante l’Annunciazione, risalente al secolo XVI. Fuori dal perimetro dell’insediamento urbano vestino/romano vi è la chiesa di San Paolo di Peltuinum, risalente agli inizi del XII secolo, eretta probabilmente da maestranze benedettine riutilizzando le pietre dell’antica città di Peltuinum. Nel XIII secolo l’edificio subì numerosi rifacimenti tra cui la costruzione del meraviglioso ambone del 1240 (oggi conservato nella chiesa di San Nicola di Bari), la sopraelevazione e l’apertura dei grandi finestroni, la modifica dell’arco trionfale che da tutto sesto venne trasformato in acuto.
Nelle immediate vicinanze del paese sorge il borgo fortificato di Castel Camponeschi con le mura di cinta, le torri e le due porte di accesso ben conservate. Costruito intorno al XIII secolo (rimaneggiato poi nel XV secolo) rappresentava l’originale castrum di Prata. La tradizione vuole che il borgo fosse stato costruito all’epoca dell’edificazione della chiesa di San Paolo di Peltuinum, e che poi il feudo fosse passato nelle mani della famiglia aquilana Camponeschi. Dopo vari passaggi di mano in epoca spagnola, il castello fu feudo della famiglia Nardis dal 1634 al 1806. È stato abitato fino al 1963, quando l’ultima famiglia si trasferì a Prata.
Dal 2003 fino al 2008 seguì un’importante operazione di restauro. L’impianto è costituito da una cinta muraria rettangolare con resti di torri, unite ad abitazioni e palazzi. Le due porte medievali di accesso al cardo e al decumano sono perfettamente conservate. La porta ovest inoltre è affiancata da un grande torrione troncato a metà, e da una chiesa, oggi sconsacrata, dedicata a San Pietro, caratterizzata da una facciata piatta e da due portali e due piccoli rosoni. L’interno è diviso in due navate. Il Castello Camponeschi è simile, al modello toscano di Monteriggioni nel quale le abitazioni sono completamente distaccate dalla cinta muraria. Rimangono tracce di sei torrioni quadrangolari che circondano il perimetro murario. Il borgo fortificato di Castel Camponeschi, sia per i notevoli accorgimenti difensivi che lo caratterizzano, sia per la suggestiva collocazione ambientale ed anche per il diffuso riutilizzo di elementi lapidei tratti dalla vicina Peltuinum, rappresenta un unicum in Abruzzo.
Sulla collina opposta al castello si trova il sito archeologico dell’antica città vestino/romana di Peltuinum, del III secolo. La città, che annoverava oltre 11.000 abitanti, era costituita da diverse strutture tra le quali possiamo distinguere il teatro dedicato al culto di Apollo provvisto di colonnato e la porta cittadina sulla via Claudia Nova, quest’ultima utilizzata per secoli anche come dogana per la conta ed il pedaggio delle pecore da avviare alla transumanza.
Che si tratti di escursioni o uscite in bicicletta, nei dintorni di Prata d’Ansidonia esistono molte cose da vedere e luoghi da visitare. A soli 4 chilometri troviamo le Grotte di Stiffe, un complesso di grotte carsiche immerse nella lussureggiante vegetazione del Parco Naturale Sirente-Velino. Le Grotte sono famose in quanto sorgono su una risorgenza attiva, vale a dire il punto in cui un fiume emerge in superficie dopo aver percorso un tratto sotterraneo. Per questa loro particolare conformazione rappresentano un esempio unico in Italia.
Si sono formate migliaia di anni fa grazie allo scorrere di acque provenienti dall’Altopiano delle Due Rocche che confluiscono in un sistema di doline e inghiottitoi lungo circa 3 chilometri per poi riaffiorare nei pressi della Foce di Stiffe. Il complesso, scoperto negli anni Cinquanta, è stato aperto al pubblico solo all’inizio degli anni Novanta con un primo percorso. Ora qui è possibile intraprendere con una guida un itinerario di quasi un chilometro tra stalattiti, stalagmiti, laghi sotterranei, cascate e stretti cunicoli. Tra le prime cavità che è possibile visitare all’interno del sito c’è la Sala del Silenzio, il cui nome deriva dal fatto che in questa zona il fiume tende a prosciugarsi e così viene meno il rumore del suo corso. Proseguendo lungo l’itinerario si visita la Sala della Cascata dove si trova una prima cascata che presenta un salto di circa 30 metri. Superata quest’area si giunge prima alla Sala della Concrezione e del Lago Nero, dove è possibile ammirare una distesa d’acqua di colore nero, e poi alla Sala dell’Ultima Cascata.
Questa è una zona che è stata aperta recentemente al pubblico e ospita una cascata che dopo un salto di 25 metri si immette in laghetto profondo circa 5. Vicino alle Grotte è presente il Museo di speleologia intitolato a Vincenzo Rivera che è stato il primo rettore dell’Università degli Studi de L’Aquila. Il polo museale ospita reperti archeologici rinvenuti nella zona come lo scheletro intatto di un primitivo orso delle caverne (Ursus Speleus) e sezioni dedicate alla paleontologia, alla mineralogia e alla geologia. In prossimità delle grotte è possibile trovare un bar, un punto vendita souvenir, un area pic-nic, un parco giochi per bambini ed un area Camper.
A sei chilometri da Prata D’Ansidonia, poco sopra il paese di Calascio, sorge l’omonima rocca. La fortezza domina la Piana di Navelli in uno dei punti più alti e gode di una splendida vista sul gruppo del Gran Sasso ed è nota anche per alcune riprese di film di successo (su tutti “Lady Hawke” e “Il Nome della Rosa”).
Secondo alcune fonti il Castello di Rocca Calascio fu costruito da Ruggero II d’Altavilla nel XII secolo sui resti di una preesistente fortificazione d’origine romana. La struttura che era stata edificata interamente in pietra bianca locale si componeva di un mastio centrale di antica origine, quattro torri d’angolo a base circolare e una cerchia muraria. La posizione del castello permetteva di sorvegliare tutto il territorio circostante non solo a scopo difensivo ma anche per controllare i percorsi legati alla transumanza. In seguito ai lavori di ristrutturazione compiuti negli anni Ottanta del Novecento, che hanno permesso un recupero architettonico-funzionale della struttura, il Castello è ora visitabile gratuitamente. Da lassù è possibile ammirare uno tra i panorami più suggestivi d’Abruzzo che comprende i principali gruppi montuosi dell’Appennino. A nord, infatti, si può vedere l’intera catena del Gran Sasso, a sud-est la Majella e a sud-ovest il Sirente-Velino.
Per chi desiderasse alloggiare a Tussio, per apprezzare in tranquillità tutte le bellezze del territorio, consigliamo L’Antica Dimora del Tratturo Magno, un Bed and Breakfast con SPA (bagnoturco, sauna e doccia emozionale, vasca idromassaggio), che recupera il sapore degli elementi antichi e originali, coniugandoli con comfort moderni. La dimora, appena ristrutturata, rispecchia la volontà dei proprietari, la famiglia de Rubeis, di non arrendersi dopo i terribili eventi del sisma del 2009, ma di ripartire dal “bello”, condividendolo, con resilienza e visione del futuro. I lavori sono stati impostati sulla tutela e la valorizzazione del passato per riconsegnare al presente una struttura in cui soggiornare sicura, dotata di comfort moderni e capace di far immergere nella suggestione della storia medievale di Tussio, attraverso l’uso e il recupero della pietra naturale quale materiale dominante dell’Antica Dimora del Tratturo Magno. Di fatto, in questo b&b, è stato attuato pienamente il principio del “riuso”, sia nelle tecniche sia nella scelta dei materiali.
Il restauro attuato nella struttura fa rivivere le antiche grotte di lavorazione del vino, con la conservazione dell’antico enorme caldaio in rame, le stalle con le mangiatoie restaurate, la traccia delle vite precedenti (la scuola, il pagliaio, il cucinone), i camini in pietra, i percorsi pedonali tra gli archi e la piazzetta, per immergersi in una magica atmosfera di rievocazione e modernità attraverso l’inserimento di strutture in corten, la realizzazione della SPA, suites e camere dotate di tutti i comfort. Inoltre il cucinone, adibito a sala colazioni, è adiacente alla vecchia “cantinetta – bottega” che rivive nella nuova veste di “C’era una volta”, raccogliendo attrezzi delle arti contadine. La parte settecentesca dell’abitazione, ancora oggi Casa de Rubeis, presenta alcuni affreschi restaurati ed è la tipica dimora padronale. L’Antica Dimora del Tratturo Magno, con i suoi ambienti differenziati e particolari, ben si presta ad ospitare meeting aziendali, gruppi di team building organizzati nella natura circostante, ma anche degustazioni, mostre e feste private di ogni genere.